Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbondante

Numero di risultati: 12 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Otto giorni in una soffitta

204551
Giraud, H. 2 occorrenze
  • 1988
  • Salani
  • Firenze
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Dopo la colazione di Nicoletta, colazione così abbondante che ha durato fatica a finire, Francesco le mostra un grande alfabeto, ma rimane sorpreso di vedere « sua figlia» ridergli sul naso. - Oh, - esclama essa ridendo di tutto cuore - tu hai creduto che non sapessi nemmeno questo! Conosco tutte le lettere e le sillabe, ma non so leggere correntemente, nè leggere i caratteri troppo piccoli. - Occorre dire che Francesco è rimasto un po' deluso? Sperava di avere la gioia completa d' insegnare a leggere a « sua figlia». - Ebbene, - dice però in tono allegro - sarà più facile. Ci vuole il primo libro dì lettura: eccolo! - Oh, Francesco, - esclama Alano - speravi che dopo la prima lezione Nicoletta avrebbe imparato l'alfabeto?! - Ma Francesco non è perfettamente in buona fede quando risponde: - Come vedi, ho fatto bene, poiché ne abbiamo bisogno. - Io, - dice Alano - propongo di far leggere Nicoletta quando

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. - Fatela abbondante, la pietanzina, Leonia, - grida Francesco mentre se ne va. Egli pensa a cc sua figlia ». Quando Maria e i ragazzi sono andati via e Francesco ha sentito chiudersi la porta di casa, comincia a saltare, col cuscino della poltrona nelle braccia, e balla vertiginosamente cantando: - È andata bene, è andata bene.... Sono un genio, sono un genio! - Se Maria rientrasse, che cosa penserebbe? I due fratelli, che non sono riusciti a parlare col loro fratello più grande, s' immaginano che è uno strattagemma, ma non ne sono però sicuri e brontolano che Francesco avrebbe potuto avvertirli o far loro dei segni cabalistici. Nicoletta, malinconica, seduta nella sua piccola poltrona, fa la calza che Maurizio le ha portata; e pensa, che intanto la sorte è segnata: i tre babbi sono partiti per tutta la giornata. Essa sospira e confìda a Matù che si strofina contro di lei, facendo le fusa, che è molto lunga un' intera giornata di solitudine. - Cuccù! - esclama una voce allegra. E Matù, spaventato e stizzito di quei modi bruschi, vede Nicoletta lasciar cadere il suo lavoro, rovesciare la poltrona, alzarsi precipitosamente e correre verso Francesco. E che risate allegre al racconto della caduta! - Sai, - dice il ragazzo - avevo paura che il buon Dio mi punisse della mia menzogna facendomi far male davvero. - Ma non ti sei fatto male davvero? - domanda Nicoletta un po' ansiosa. - No, fortunatamente. Abbiamo una lunga giornata di tranquillità davanti a noi e ci divertiremo, vedrai. - Come sono contenta, come sono contenta! - esclama Nicoletta saltando dalla gioia e battendo le mani. - Cercherò di farti vedere la casa.... Leonia non si muove mai dalla sua cucina, e credo che sarà facile. - Questo mi farà un gran piacere! - dice la fanciulletta. - Ma lo zio Fil? - Ah, lui non lascia mai la biblioteca! Credo che potremmo entrarvi pian pianino senza che lui se ne accorgesse. - Francesco non può rimanere molto con Nicoletta; teme che Leonia venga a vedere come sta e non vuol far dire d'esser guarito prima del desinare. Torna dunque a mettersi nella sua poltrona, e infatti Leonia non sta molto a venire. - Non è gonfiato? - domanda, parlando del piede malato. - No, Leonia. Guardate! - Com' è naturale, il piede di Francesco è perfettamente normale, ma Leonia, suggestionata, è disposta a trovarlo un po' più grosso dell'altro. - In casa mia, - dice essa - vi guarirebbero, signor Francesco, mettendovi il piede nell'acqua fredda. Volete provare?... - Ma, certo, Francesco vuol provare e con gran docilità si lascia curare da Leonia, che ha la soddisfazione di sentirlo dire, poco dopo, che va molto meglio e che quell'acqua fredda lo ha quasi guarito. - Guardate, Leonia; posso posare il piede in terra. - Allora, non c' è più bisogno del medico! - dice Leonia, rapita. - Ah, Maria mi fa ridere! Per un nonnulla correrebbe dal medico.... Da noi, delle buone tisane, acqua fredda per le enfiagioni.... e si guarisce senza tante spese. I medici, li ha inventati la gente di città. - E Leonia, orgogliosa della sua cura, ritorna ai fornelli, mentre Francesco, lieto di poter considerarsi guarito attribuendone il merito alla cuoca, sale da Nicoletta. Per i due fanciulli è davvero una bella giornata. Dopo il desinare Nicoletta prende la lezione di lettura, nella quale fa molti progressi.

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Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

206159
Garelli, Felice 5 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Non si tema che la spesa di questi lavori sia troppa: essa viene largamente compensata dalla raccolta, bella ed abbondante, che se ne ricava. Avviene delle cattive erbe, come dei nostri difetti: finchè son tenere, le strappi con facilità; se già son ferme sulla radice, lo estirparle è più difficile. Vi son dei coltivatori, i quali ritardano il nettamento del terreno, credendo di guadagnar tempo, e di distruggere una maggiore quantità di malerbe. Costoro s'ingannano. Il lavoro riesce più faticoso, e meno efficace. Molte erbe restano con le radici nella terra, e rimettono presto; altre hanno già fatto il seme, e ricompaiono più tardi. DOMANDE: 1. Come si dà la caccia alle malerbe? 2. Che cos'è la sarchiatura? - Come si eseguisce? - Quali effetti produce? 3. La sarchiatura quando va fatta? - Quando ripetuta? - A ritardarla si guadagna?

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Le cure del coltivatore pel letame debbono essere rivolte prima ad ottenerlo buono, ed abbondante; poi a conservarlo bene; quindi ad applicarlo con giudizio alle terre. 2. Per ottenere un buon concime, bisogna nutrir bene gli animali che lo producono. «La buona greppia fa la buona bestia, e fa pure il buon concime.» Se tu porti della segala al mulino, il mugnaio non ti dà farina di grano. Gli animali fanno come il mugnaio: ti dànno un concime buono, mediocre, o cattivo, secondo la qualità del fieno, o dell'erba che mangiano. 3. Produrrai molto concime, se dài agli animali la quantità di foraggio che loro abbisogna, e se li nutrisci alla stalla. Un bue da lavoro, il quale stia metà del tempo fuori della stalla, produce meno d'un terzo del concime di un bue all'ingrasso. Una vacca nutrita continuamente al pascolo ne produce poco più della metà di una vacca da latte mantenuta alla stalla. 4. Anche la lettiera concorre ad accrescere il mucchio del letame, e a farlo buono. La migliore è quella di paglia, ma conviene che sia tagliata, perchè tanto più raccoglie gli escrementi, quanto più è divisa. Dove scarseggia la paglia, si adoperano per lettiera foglie di piante, i gambi del gran turco, e anche la terra secca, preferibilmente l'argillosa, perchè meglio assorbente. DOMANDE: 1. Le cure del coltivatore pel letame quale scopo debbono avere? 2. Con quali mezzi si ottiene un buon concime? 3. Come se ne produce molto? - Qual differenza si ha nella quantità del concime, secondo che il bestiame è nutrito alla stalla, od al pascolo? 4. Influisce la lettiera sulla quantità del letame? - Quali materie si adoperano per lettiera?

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Son le belle spighe che fanno abbondante il ricolto; ma le belle spighe si ottengono solamente in terra buona, o migliorata da larghe concimazioni. Vuoi convincerti che, per ben raccogliere, bisogna ben concimare? Vuoi toccar con mano che a concimar poco si ha una perdita nella coltivazione, ed a concimar molto si coltiva con benefizio? Esamina con attenzione il conto che ti presento. Io suppongo che tu abbia un ettaro di terra coltivato a frumento, alla solita maniera. La spesa di coltivazione non si discosta guari dalle cifre seguenti: Affitto, o interesse del valore del terreno e imposte . . . . . . . . . . . . . . . . L.135 Semente . . . . . . . . . . . . . . . . » 50 Lavori del terreno, mietitura e battit. . » 60 Concime . . . . . . . . . . . . . . . . » 50 -- Spesa totale L. 295 Il prodotto sarà approssimativamente di 11 ettolitri di grano, e 110 miriagrammi di paglia, che valgono: 11 ettolitri di grano a L. 23 l'ettol. L. 253 110 mir. di paglia a L. 0,50 il mir. . » 55 -- Valore totale del prodotto L. 308 Quale è dunque il benefizio ricavato dalla coltivazione di un ettaro di frumento? Lire 13, ossia la differenza che si ottiene sottraendo dal valore del prodotto che fu di . . . . . . . . . L. 308 le spese fatte per ottenerlo, cioè . . . » 295 -- Benefizio L. 13 Ti sembra poco: e hai ragione. Ma io ti dico che molti coltivatori non guadagnano neppure queste povere 13 lire, e vi perdono, perchè non sanno coltivare. 2. Ora prova un po' a concimare meglio il terreno. Spendi in concime 100 lire in vece di 50. Le altre spese rimangono a un dipresso quelle di prima, o almeno crescono ben poco. Supponiamo che invece di 295 lire tu ne spenda 355. Il prodotto aumenta, e sale per lo meno a 16 ettolitri di grano ed a 150 miriagr. di paglia; onde ricaverai da 16 ettol. a L. 23 L. 368 150 mgr. di paglia a L. 0,50 . . . . » 75 -- Valore totale del prodotto L. 443 In questo caso hai già un benefizio di L. 88. Un altr'anno, aumenta ancora a 150 lire la spesa del concime. Portiamo pure le spese di coltivazione a L. 420. Il raccolto non sarà inferiore a 22 ettolitri di grano, e a 200 mgr. di paglia che, ai prezzi sopra indicati, ti daranno un prodotto di L. 606; e quindi avrai un benefizio netto di 186 lire. Da questi esempi tu vedi che quanto più si spende in concime, tanto più si guadagna. Se fai una spesa doppia, o tripla in concime, ne ricavi un guadagno dieci, quindici volte maggiore. Ho dunque ragione di ripetere che nel concime si ha tutto. Esso dà il grano, la paglia, il fieno, e ogni altro prodotto. Quindi chi ingrassa la terra, conosce il fatto suo, e fa fortuna. Chi smunge la terra, smunge la sua borsa. DOMANDE: 1. È vero che la terra rende in proporzione di quel che riceve? - Dimostra, con un esempio pratico, che non coltiva con beneficio chi concima scarsamente il terreno. 2. Prova con altro esempio che raccoglie molto chi concima bene.

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Così nel concime per le viti è più abbondante la potassa; in quello pei cereali l'acido fosforico, e l'azoto, ecc. 3. Questi concimi, al pari del guano, hanno molta efficacia sotto piccolo volume; e si sostituiscono interamente, od in parte, allo stallatico dove questo manca, e si produce in troppo scarsa misura. DOMANDE: 1. A quali concimi si dà il nome di chimici? 2. Come si preparano i concimi speciali per le singole piante? 3. Quale ne è l'efficacia, e l'utilità?

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Dopo una rugiada abbondante, le piante si tengono fresche, anche nelle ore più calde. Ma la rugiada, se fa ancora un passo, divien brina; non ha che a provare un freddo abbastanza vivo per gelare. E le brine, specialmente tardive, fan gravissimo danno a tutte le piante, particolarmente a quelle di vegetazione precoce. La neve nei paesi freddissimi ripara il terreno, e i seminati. Le piante, coperte da questo mantello, sono assicurate dal freddo. «Sotto neve, pane». Ma il troppo nuoce; se fonde, e poi il freddo rincrudisce e l'agghiaccia, allora fa danno. Quanto alla gragnuola, tu sai la strage che mena sui raccolti: è una desolazione. Dio ne scampi le tue terre! DOMANDE: 1. Quando l'acqua si dice viva? - Morta? - Quando fa bene? - E quando fa male? 2. L'acqua dell'aria fa sempre bene alle piante? - A quali piante giovano, e a quali fan danno le nebbie? - Le pioggie primaverili? - Le estive? - Le autunnali? - Come giova la rugiada? - A quali piante fa più danno la brina? - La grandine? La neve fa bene? - Sempre?

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Gemme - Corso completo di letture

206927
Grassini, G. B., Morini, Carla 1 occorrenze
  • 1905
  • Remo Sandron - Editore
  • Milano - Palermo - Napoli
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La pioggia cade abbondante specialmente in primavera e in autunno. D'inverno cade la neve. D'estate cade la grandine che fa tanto male. L'uomo, lavandosi bene, si mantiene sempre in buona salute.» Com'era contenta la signorina! E anche Giulio era molto contento. Che cominci a metter giudizio? Speriamolo.

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La giovinetta campagnuola

207666
Garelli, Felice 4 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Se la perdita è troppo abbondante, la arresti alzando, per alcuni minuti, le due braccia in aria; immergendo le mani in acqua freddissima, e poi stropicciandole con forza; applicando sul fronte pannilini inzuppati d'acqua pura, od acetata.

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Alla cura esterna aggiungi subito l'interna, con bevanda ammoniacale (cinque o dieci goccie d'ammoniaca in un cucchiaio d'acqua ogni ora, e soprabevendovi abbondante infuso caldo di camomilla); acquavite, vino generoso, ecc. Morsicatura di cane rabbioso. Lega, come ti dissi or ora, e fa sanguinare la ferita; brùciala con ferro rovente, senza paura, per entro alle più piccole e più profonde sinuosità di essa. In mancanza di ferro e di fuoco, prendi un gomitolo di bambagia, lo inzuppi d'olio, lo metti sulla punta d'un ferro, lo accendi, e fai colare sulla ferita le goccie infocate. Aggiungi qualche bevanda cordiale, ed eccitante. Asfissia. Per rianimare un asfissiato da vapori di fermentazione del vino, o di carboni accesi, si espone tosto all'aria aperta; si sveste; si frega su tutta la superficie del corpo; s'involge in coperte di lana ben calde; si applica sul petto, sul ventre, e sul dorso, pezzuole di flanella ben calde; e tratto tratto si asperge di acqua fredda la faccia, e il petto. Se la respirazione non si ridesta, si spinge artificialmente l'aria nei polmoni con un soffietto, oppure chiudendogli il naso e ponendogli bocca contro a bocca, si soffia dentro aria; si fregano le narici con le barbe d'una penna; s'introduce in bocca qualche goccia d'acquavite, o di vino generoso; si fa passare rapidamente, e a più riprese, dell'ammoniaca sotto le narici, ecc. Annegamento. Si sveste subito l'annegato; si asciuga con panni caldi; si avvolge in una coperta calda; si corica su un fianco, con la testa un po' rialzata, ed inclinata da un lato, perchè possa facilmente vomitare. Si guardi bene dal metterlo boccone, o con la testa in giù, perchè lo si ammazzerebbe davvero. Si frega il corpo con panni caldi; si eccita il vomito, solleticando l'ùgola con un fuscellino di paglia, o premendo con due dita sulla base della lingua. Intanto si cerca di ristabilire la respirazione, premendo fortemente sul petto, e sulla bocca dello stomaco colle due mani distese orizzontalmente, ed innalzate ed abbassate alternativamente al fine di stringere e dilatare la cavità del petto. A questo fine si allontanano più volte di seguito le braccia dal corpo, e si rialzano fino a congiungere le mani al disopra della testa. Se queste operazioni non valgono a ridestare la respirazione, si ricorre all'inspirazione artificiale di aria, e agli eccitanti, come ti dissi per gli asfissiati. Morte apparente per freddo. Guai a scaldare improvvisamente una persona assiderata dal freddo, e a trasportarla in letti riscaldati, o nel letame caldo, come talvolta fanno i contadini! È farla morire. Al contrario bisogna stropicciarne tutto il corpo con neve, o con pezzuole bagnate d'acqua fredda. Solo dopo mezz'ora almeno di frizioni fredde, si può por mano alle calde. Si procura il ritorno della respirazione coi mezzi che già ti ho indicati; e più tardi si ristora l'ammalato con qualche sorso di vino generoso, ecc.DE PETRI, Manuale di igiene. In questi diversi accidenti, di cui ti ho parlato, non c'è da perder tempo per salvare la vita agli infelici, che ne sono colpiti. Quindi mentre applichi i primi rimedi, manda tosto pel medico.

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I contadini faticano molto; hanno dunque bisogno di un nutrimento abbondante, e sostanzioso. Più lavorano, più hanno bisogno di mangiare. Perchè lavorino bene, bisogna che mangino anche bene. Chi mangia bene è più forte, e fa maggior lavoro. Ma il mangiar bene non vuol dire mangiare a crepapelle. Tutt'altro. Gli eccessi, e le indigestioni, non fan bene a nessuno. Il mangione si scava la fossa coi denti. Mangiar bene vuol dire mangiare cibi sani e quanto basta, non di più, e non di meno. In ciò consiste la virtù della sobrietà, o temperanza. Chi pratica questa virtù, unita a quella del lavoro, vive bene, e lungamente.

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