Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbonamenti

Numero di risultati: 2 in 1 pagine

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Galateo morale

196567
Giacinto Gallenga 1 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Se ogni consumatore pretendesse di avere al fianco la sua landwehr di gazzette, oltre quella che ha in lettura, il proprietario sarebbe costretto a prendere una ventina di abbonamenti per ogni foglio. Sarebbe una fortuna pei giornalisti. Altri si contentano di un sol giornale: ma lo studiano da capo a fondo come un trattato di scienza: e prendendo l'aire dalle condizioni d'abbonamento non ismettono più finché non sieno giunti, lemme lemme, alla firma del gerente e tutto ciò mentre il vicino attende i loro comodi per leggere, in fretta, i dispacci o il listino della borsa o gli annunzi della quarta pagina. Per codestoro il giornale è una occupazione - l'unica forse - della vita: un mezzo di ammazzare il tempo: o di sparagnare, se d'inverno, il petrolio della lampada, il combustibile alla stufa. E quei carini che hanno il farnetico di leggere ad alta voce, di commentare, stretti in circolo attorno a un tavolino, o corrispondendo da un capo all'altro della sala, le materie del giornale, gratificando il pubblico dei loro giudizi, delle loro impressioni, delle loro dispute, dei loro alterchi? Il men che tu possa fare in simili casi si è di prendere il tuo cappello e di sgattaiolartela: tanto e tanto non ti verrebbe fatto di poter leggere due righe a modo in quel turbinio di ragioni, di esclamazioni, di smentite e di mi scusi che han nome di pacifiche discussioni.

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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

245420
Grazia Deledda 1 occorrenze
  • 1919
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Verismo
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Doveva sospettare del mio debito ma non sapere completamente come stavano le cose: aprì sul tavolino un avanzo di registro dove venivano segnati gli abbonamenti alle capanne dei bagnanti, e mi accennò di scrivere. E io mi misi a scrivere, sotto il chiarore esasperato di un lume ad acetilene che mi ricordava il luogo orribile dove mi ero accorto del furto. Dissi come il droghiere mi aveva prestato i denari, a usura, e come mi erano stati rubati. E accennavo, senza spiegarmi bene, all'altra mia disgrazia, e al mio dolore di vivere a carico della zia e di non essere buono a nulla, di non aver aiuto da nessuno. Per questo volevo morire. Era una specie di atto d'accusa che facevo contro gli uomini. Il vecchio mi guardava, aspettando che finissi di scrivere. Quando ebbi finito strappò il foglio dal registro, lo piegò e se lo mise sul petto sotto Ia maglia: allora ricordai che egli non sapeva leggere.

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