Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbominevole

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L'idioma gentile

209948
De Amicis, Edmondo 1 occorrenze
  • 1905
  • Fratelli Treves Editori
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Da modo. non bello, brutta voce, vociaccia, robaccia, veniva su su a mostriciattolo, mostruoso vocabolo, voce appestata, abbominevole voce, parola infame. Così d' un francesismo tollerabile si contentava di dire: sente di francese, e via via: e' pute di francioso (il francioso aggravava) o di gallico (che era più grave di francioso), francesismo vile, fetentissimo, sgangherata voce gallica, scempiata metafora transalpina. E in diversi modi egualmente fieri e lepidi ammoniva i giovani a rifuggire da quei delitti: - Al fuoco questa parolaccia! - Al gasse! - Alla cassetta della spazzatura! - Deh, non lo dire! - Via quest'orrore! - La lasci agli acciabattoni! - E lascio altre sue maniere usuali: - Goffe eleganze romanzieresche, sconce sgrammaticature segretariesche, stomachevoli parole muschiate, sguaiate leziosaggini, turpi granciporri: n'aveva una collezione infinita. Ma non era mai così bello a vedere e a sentire come quando scorreva un libro nuovo e sospetto, con quel viso sanguigno e minaccioso, con quei baffi irti, che s'appuntavano contro lo pagina come penne d' istrice, con quelle unghie adunche, piantate sui margini, come pronte a graffiare. Egli segnalava il francesismo con una contrazione del viso come se vedesse correre fra le righe un insetto schifoso. La manifestazione più tenue del suo sdegno era un pugno sul tavolino. Quando una parola o una frase lo urtava più forte, prorompeva in invettive contro il fantasma dell'autore: - Ah, italiano rinnegato! - Camerlingo degli spropositi! - Sgrammaticato malfattore codardo! - E l'ultima espressione della sua collera era un riso ironico forzato, che gli scopriva i denti canini, accompagnato da uno scotimento di spalle, con cui fingeva un' ilarità smodata. Ma dopo questo sforzo, sbatteva il libro nel muro e andava fuor della grazia di Dio, - A questo punto siamo arrivati! Ma è un'aberrazione, una demenza universale. L'Italia va in isfacelo. Quando non c'è più lingua non c'è più nulla. È finita. Oh bastarda razza di traditori! Povero professor Pataracchi! Conservarmi la sua benevolenza costò a me qualche fatica; ma deve aver faticato più lui a non levarmela. Chi sa quante volte fu in procinto di dirmi come Virgilio all'Argenti: - Via costà con gli altri cani! - Poichè, in somma, gli dovevo parere un ipocrita, io che per tenermi nelle sue buone grazie gli davo ragione a parole, ma seguitavo a scrivere come un Ostrogoto, non potendomi ribellare alla terminologia dei regolamenti, poichè scrivevo di cose militari. - Ma è proprio proprio costretto - mi domandava qualche volta - a servirsi di codesto orribile gergo caporalesco? - Io rispondevo di si, e mi giustificavo umilmente. Ed egli mi diceva: - La compiango! - E forse fu la compassione che mi mantenne la sua amicizia. Il giorno prima di lasciar Firenze per sempre, m'andai ad accomiatare da lui. Fu più affettuoso che non m' aspettassi. Forse lo impietosiva i pensiero ch'io m'andavo a stabilire a Torino, poichè a lui, per rispetto alla lingua, Torino doveva parere un covo brigantesco, dove io non potessi far altro che una miseranda fine. M'accompagnò per un tratto di via del Cocomero. All'angolo di via degli Alfani, prima di lasciarmi, mi disse qualche parola benevola, raccomandandomi la lingua. Forse gli avrei lasciato un buon ricordo di me, se non avessi più aperto bocca; ma all'ultimo momento guastai la frittata. - Se per combinazione - gli dissi - venisse una volta a Torino, abbia la bontà d' avvertirmene. Mi metterò ai suoi ordini. Sarò felice di rivederla e di servirla. - Grazie, - rispose stringendomi la mano. - Buon viaggio, e a rivederla. E mi lasciò. Ma fatti pochi passi, mi richiamò con un cenno, e mi disse: - Senta. Combinazione, per caso o casualità, mi perdoni, è orribile. E se n'andò senza dir altro. Furon 'quelle le ultime, parole ch' io intesi dalla sua bocca purissima. Fulminò ancora i barbari per sette anni, e poi morì sulla breccia, ravvolto; negli avanzi della sua bandiera.

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