Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbisogni

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Il successo nella vita. Galateo moderno.

173195
Brelich dall'Asta, Mario 2 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
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In ogni caso di pericolo o comunque si abbisogni di protezione, ci si rivolga alla Milizia Ferroviaria che fa servizio tanto alle stazioni quanto su tutti i treni. Naturalmente ciascuno deve curare le proprie valige ed effetti per non essere derubato dai ladri, molto numerosi particolarmente nelle stagioni di viaggio. Questi malviventi internazionali lavorano di preferenza nei direttissimi e nei treni di lusso, da un lato perchè sperano un maggior bottino, dall'altra, perchè in questi treni i passeggeri si allontanano dai propri scompartimenti per recarsi nella carrozza ristorante: perciò non è assolutamente raccomandabile di affidare il proprio bagaglio a persone assolutamente sconosciute che rimangano nello scompartimento, ma bisogna assicurarlo già alla partenza ciò che può essere fatto allo sportello dei biglietti o negli uffici di viaggi e turismo. Gli oggetti di maggior valore si portino ad ogni modo seco nella carrozza ristorante. Chi però come esperto viaggiatore ravvisasse in qualche compagno l'intenzione di commettere un furto o qualsiasi azione indebita, si curi dell'esattezza delle sue impressioni e non indugi a consegnare immediatamente l'individuo al personale viaggiante, ottemperando con ciò ad un dovere verso sè stesso e verso la comunità.

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Si può trasgredire questa regola soltanto nel caso, che si abbisogni di un'informazione urgente, o che si creda di far con ciò un servizio alla rispettiva persona, con cui si attacca il discorso. Se si vuole pure scambiare qualche parola, in tal caso, si attende un momento dopo il saluto, quasi non si volesse trascurare un accostamento da parte dell'altra persona; il più giovane davanti al più anziano, il signore innanzi alla signora, ed il subordinato innanzi al superiore, restino a capo scoperto sinchè si congedano. Per strada i discorsi non siano di lunga durata, specialmente se si svolgono stando in piedi. Non fermiamoci in alcun caso nel mezzo del marciapiede o magari della strada. L'insistere a voler discorrere per strada con qualcuno, - quando si vede, che l'altro o s'affretta, o non è disposto a discorrere e lo fa intender con uno sguardo deviante, - sarebbe non soltanto indelicato,

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Le belle maniere

179913
Francesca Fiorentina 1 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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La febbre del progresso ha sconvolto tutta la psiche nostra, che pericola come chi cammini su fil di ferro e abbisogni di precauzioni e di calma per mantenersi in equilibrio:un gesto, un grido, un mormorio possono trascinarlo in un rischio mortale, se non lo salvano due braccia robuste o una solida rete.

Pagina 83

L'angelo in famiglia

183069
Albini Crosta Maddalena 2 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Essa, a somiglianza delle Suore del Buon Soccorso, veglia le lunghe notti, prende un breve riposo, indi ritorna al capezzale dell'infermo, prestandogli tutte quelle cure intelligenti o materiali, ma sempre caritatevoli, di cui ha d'uopo; ove abbisogni soccorre col proprio denaro l'altrui indigenza; conduce ai bagni di mare quelli tra i suoi poveri che ne hanno necessità, e tiene in Brianza un piccolo appartamento per condurvi a fare la convalescenza i suoi malati che ci vanno per turno. Si direbbe che quella signora dovesse essere molto ricca per poter fare tutto questo; ma neppur ciò è vero; essa possiede un modesto patrimonio, e industriosamente economa sopra di sè, quasi tutto le resta da disporre a benefizio dei suoi poverelli. La sua casa è la casa di tutto il vicinato; ognuno vi entra quasi padrone, poichè una lunga consuetudine ha mostrato che ivi c'è un cuore che risponde ai bisogni d'ognuno; un'anima che corre a sollevare tutte le miserie corporali non solo, ma altresì le morali; che acquieta le ire; rappacifica fra di loro i conjugi o i parenti discordi; incoraggia il timido, corregge il superbo, e quando taluno si congratula seco lei della sua buona riuscita, essa sorride e mostra l'immagine del Curato di Ars davanti al quale è sempre accesa una lampadina modesta come il cuore che ve la mantiene. Ma qual è la forza motrice che mette in azione un'opera così grandiosa ed insieme così semplice? Nient'altro fuorchè la carità del Nazareno. Non è facile e neppure possibile ad ognuno ricopiare un modello così perfetto della carità, perchè oltre alle disposizioni dell'animo, si richieggono a ciò condizioni speciali di famiglia e di salute; ma e chi non vede che se tanto compendia in sè una sola esistenza, tutte sono tenute a ricopiarne almeno una parte? Oh! la carità deve animare ogni tua parola, ogni tuo atto, ogni tuo sguardo; la carità deve risiedere in te regina, ed allora ti sarà facile l'annegazione, il sacrificio, e non solo facile, ma efficace. La carità come deve comprendere ogni nostra azione, deve anche estendersi ad ogni sorta di persone, senza esclusione alcuna, neppure dei tristi, degli adulatori, di coloro che ci tentano al male; soltanto con essi la carità cambia forma ed invece di essere carezzevole ed amica, si fa maestra ed austera, e s'altro non può si fa vittima nell'incessante e fervorosa sua prece. La carità vuole il bene di tutti ed anche dei tristi, e industriosa ed amante studia il mezzo di convertirli e toccar loro il cuore senza perdere la propria purezza, e senza contaminarsi menomamente. Ripeto, se non puoi far altro, prega; se puoi far altro, prega lo stesso, perchè senza l'ajuto di Dio, l'opera tua sarà nulla. Iddio avvalorerà i tuoi sforzi, se in Lui riporrai la tua fiducia, la tua speranza, il tuo amore. Specialmente una classe di persone ha d'uopo della tua carità, anzi due classi, e sono: le tue amiche e le persone decadute. Fra le tue amiche io amerei molto molto trovare in prima linea le tue sorelle, se ne hai, poichè esse sono le tue amiche naturali; esse hanno per le prime diritto alle tue carezze, alle tue confidenze, alla tua carità. Se tu non hai sorelle, od anche avendole, ti è forza estendere fuori di casa i legami di una vera amicizia (il che è ben differente da una semplice conoscenza), con queste come con quelle devi porre in azione l'amor del prossimo col non dare in te scandalo od eccitamento al male; col troncare, evitare e biasimare i discorsi frivoli o meno puri ai quali non vorresti presente la tua mamma; coll'instillare in esse buoni principj; coll'ajutarle materialmente e moralmente ogni volta il richiegga il caso, anche ad onta di qualche tuo sacrificio. Colle persone decadute poi, io vorrei tu usassi una carità specialissima, trattandole con ogni riguardo, col far loro vedere che tu le tieni sempre in conto di quel che erano, col mostrar loro, senza dirlo, come tu pensi che tu stessa puoi trovarti un dì o l'altro in condizione più deplorevole della loro, e con tutte quelle industriose maniere che serviranno a confortare in esse il morale già soverchiamente abbattuto. Resta la carità della mano, e questa, sempre ove tu lo possa, dev'essere abbondante e dignitosa, in modo di non avvilire chi la riceve. So di alcune signore le quali sotto pretesto di desiderare qualche ricamo dalla mano della signora tale, la pregano a volerlo fare, e poi la supplicano a gradire un piego in cui è il denaro poco o molto che possono offrire. Altre dame pagano l'alloggio o parte di esso a qualche famiglia povera; altre provvedono alimenti o vesti, e senza far sapere il nome del donatore, li fanno pervenire a domicilio della persona necessitosa; altre affidano il loro denaro ad una lettera raccomandata, altre studiano altri molti mezzi che la sola carità informata allo spirito del Vangelo può ideare e realizzare. Nè ci trattenga l'indegnità di coloro ai quali facciamo la nostra offerta, se non vogliamo che Iddio misuri i suoi doni colla dignità nostra; Egli sarà largo e generoso con noi, come noi lo saremo cogli altri; dunque facciamo di avere una generosità d'animo superiore ad ogni prova. Se tu poi avessi parenti bisognosi, con essi più che con qualunque altro ti stringerebbe l'obbligo del soccorso, e sarebbe per te gran vergogna il vergognarti di essi, e il non appoggiarli nelle loro necessità, quand'anche per colpa loro si trovassero decaduti in basso stato. Se il povero ha bisogno di ricevere la carità, il ricco ha bisogno di farla, poichè mentre presta il suo ajuto, egli riceve, col 41 ringraziamento dell'indigente, o anche senza di esso, un gran conforto, e cioè la convinzione di aver fatto un'opera buona; questo lo innalza ai suoi proprj occhi, gli procura il testimonio della buona coscienza, la pace, la gioja, e molte volte la fortuna. Il ricco, anzi ogni uomo, senza la carità lo ripeto è un egoista, e colla carità è un benefattore, un amico, un fratello dell'umanità sofferente. E potremo noi stare in forse? E potrai tu davanti a questa verità non porre in azione con tutte le forze della tua intelligenza, della tua anima, della tua volontà, il sublime insegnamento del Vangelo? Ma il Vangelo dice un'altra parola che suona così: Non sappia la tua sinistra ciò che dona la destra. Oh! sia nascosta agli uomini, almeno da parte tua, la tua carità, e quell'Iddio che legge nelle coscienze te ne darà copiosa mercede. Per carità, mia tenera amica, non ti contentare di rimirarla da lungi la carità; ma bagnati nelle sue acque salutari, vivi della sua vita, mettila in azione in tutte le sue parti, con tutte le tue facoltà, e... sarai virtuosa, quindi felice!

Pagina 632

Il Confessore potrà giudicare se tu sii dispensata, ove tu ne abbisogni; ma di tua testa, o pel comando di superiori civili, non puoi esserne prosciolta. Supera la gran tentazione degli spettacoli cospiratori contro la modestia e l'onestà, ed ai divertimenti ed agli spassi preferisci un po' d' aria pura o lo svago utile che viene dai viaggi o dallo studio di essi. Ama e tieni care le domestiche pareti nelle quali la sincerità, l'affetto, la pietà, ti daranno quelle gioie intime che sono altrove un enimma. La sanità del corpo è un gran dono; ma quella dell'anima è un dono infinitamente maggiore, e questo pensiero come balsamo cada ad allenire i dolori delle tue infermità, le quali ti parranno leggiere e dolci se saprai prenderle dalle mani stesse di Dio. Non ho temuto di farti le intime mie confidente, di palesarti le pene, le trepidanze ed i desiderj del mio cuore, e segnando a dito le pratiche, le preghiere fatte senza spirito, senz'anima, non ho temuto paragonarle ai fiori artificiali i quali pajono e non sono. Se tu hai bisogno d'espansione, come lo zampillo di chiara fontana, riversa le tue acque sulle zolle fiorite che la circondano, voglio dire sui cari parenti, sulle persone intime e di antica e provata probità, nè, rimproverata, rispondi con mal garbo, nè voler esser tu mai l'ultima a parlare. Gli è d'uopo estinguere in noi la soverchia suscettibilità, fonte perenne della maggior parte dei guai, e farci piccini riconoscendo la nostra miseria, affinchè essendo gli ultimi in questo mondo possiamo diventare i primi nell'altro, secondo la cara promessa del nostro divin Salvatore. La perdita dei Beni, della sanità, della riputazione, ci colpisce amaramente, la nostra mente si smarrisce, il cuor nostro cade quasi spezzato e dilaniato aspramente?... Oh! Cuore adorabile del nostro Gesù, dateci Voi grazia di pronunciare fiat, ad imitazione vostra, quel fiat che ci faccia accettare le croci, ce ne renda dolce, leggiero, soavissimo il peso! Che se l'animo mio sdegnoso in attesa di grandi occasioni per mostrare e per esercitare il bene, disprezzasse quelle virtù minute che si presentano ogni giorno, ogni ora, anzi ogni istante, fatemi capire la mia somma stoltezza, fatemi capire che in tal modo io perdo meriti immensi! E tu, mia dolce amica, non ti lasciar sfuggir mai la benchè minima occasione di porre una nuova gemma nella splendente corona che ti s'apparecchia nel cielo, moderando il tuo carattere, sacrificando le tue inclinazioni, sopportando senza lagnartene una mancanza di riguardo, uno sgarbo, un disappunto. Quando poi le lacrime ti cadono amare dal ciglio e l'angoscia ti opprime, cerca nell'esercizio della cristiana carità la tua gioja, la tua pace, il tuo conforto, e dagli occhi tuoi sgorgheranno abbondanti le lacrime di consolazione. Oh! prova e vedrai, come alleviando i mali e le miserie altrui saranno addolcite le tue miserie, i tuoi mali! Prova e vedrai quanta virtù e quanta letizia è nel sacrificio e nell'eroismo di dimenticar sè per gli altri!

Pagina 850

Galateo morale

196654
Giacinto Gallenga 2 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
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Presso gli stessi Indiani testè accennati, appena viene segnalato l'arrivo di un forestiero, escono due vecchi al suo incontro, e lo conducono a una casa destinata ad alloggiarli, e ognuno che il può manda loro in dono cibi e rinfreschi per ristorarsi; si offrono a lui delle guide e ogni altra cosa di cui abbisogni e ciò senza accettare la minima mercede. Ma sono, come abbiam detto, costoro, degli Indiani selvaqgi. A molte di queste emergenze provvedono bensì oggigiorno i camerieri d'albergo, le guide, i ciceroni: ma l'aversi, come si lagnava il Giusti, alle costole uno di quei soliti custodi a dirti: qui russava Sallustio, qui si lavava le mani Marco Tullio, là si pettinava la signora Livia è una noia indicibile. V'ha un mondo di cose in cui un cittadino cortese può render servigio a un forestiere meglio di un mercenario e di un interprete officiale: e per le quali procaccierà a sè e al paese bella riputazione di colto e di gentile. Così, a mo' d'esempio, vedendolo in contesa con facchini o cocchieri indiscreti che vorrebbero abusare della sua inesperienza, non dovete titubare un istante a prenderne le difese contro i truffatori e gli scrocconi.

Pagina 132

«L'insegnare la buona creanza ed i rudimenti del vivere sociale è un servigio che si rende alla Società, che ogni dì più si vede quanto abbisogni di ammaestramento anche in questo genere. Nella gentilezza del tratto si racchiude pure in qualche parte quella dell'animo, ed il Galateo, quale ella lo ha concepito ed espresso, va più in là della scorza esteriore e prepara frutti maggiori del semplice pregio delle apparenze ». FEDERIGO SCLOPIS. AVVERTENZA In quest'opera s'incontreranno moltissime, qualcuno potrebbe anche dire, non a torto, soverchie citazioni. La scusa si comprende in una modestissima confessione che io sono costretto di fare, checché ne costi al mio amor proprio d'autore. In uno scritto qualunque il nome dello scrittore entra in grandissima parte a destare e sostener la curiosità e l'interesse di colui che lo legge. Quindi chi è totalmente sconosciuto, quando non possa, con segni di straordinario ingegno, vincere d'un subito l'apatia con cui viene accolto il suo primo esperimento, non ha altro mezzo di procacciarsi un po' di benevolonza dal pubblico, fuorché quello di circondarsi dei nomi, dell'autorità, di quei sommi, che in altre epoche e in varie maniere hanno trattato lo stesso argomento. E subito, per farne un'applicazione, vi citerò le belle parole del Manno. «Due cose principalmente muovono il lettore alla confidenza: il senno degli scrittori che rende sempre testimonianza a se stesso ed il valore dei documenti nel quale si fa fondamento. Se chi scrive palesa fedelmente le fonti dalle quali derivò le sue relazioni, tanta maggiore sarà in chi legge la fiducia, quanto in chi scrive è maggiore l'impegno di non toccare una troppo facile mentita». Io poteva è vero, con qualche maggior fatica ed astuzia, ma, certo con molto minore sincerità, come pur troppo veggo essersi fatto da taluni in qualche opera da cui ebbero a riscuotere — non so con quanta soddisfazione della loro coscienza - lodi, onori e ricchezze, poteva raffazzonare in qualche modo le cose dette da altri, vestire di altre forme i loro stessi pensieri, per modo che qualche inesperto potesse credere che io ne fossi stato lo inventore. Ciò mi vietava, all'infuori di ogni morale considerazione, l'indole stessa del libro: con che coraggio avrei inculcato agli altri la civiltà e la cortesia, la decenza e la giustizia, quando avessi io primo, scrivente, data esempio d'inurbanità , di latrocinio , spigolando nei campi di quei grandi ingegni, senza rendere avvisati i lettori, che quelli, non io, erano i proprietari della messe raccolta? «Letteraria ingiustizia - conchiuderò col Manno - può essere appellata l'ingratitudine di quegli autori, i quali dopo aver arricchiti i loro volumi di pensieri altrui, non degnano di un'annotazione il nome dello scrittore da essi saccheggiato, confidandosi, o della distanza dei luoghi o della diversità della lingua, per cui torni più malagevole il riscontro delle due scritture». Di un tale sconcio io non volli poter essere accusato: e se ebbe a soffrirne da un tal procedere la mia superbiuccia, non potrà, dirsi almeno che, in urto ai principi nel libro stesso raccomandati, io mi sia reso colpevole di letteraria pirateria.

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