Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

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Donnine a modo

193935
Camilla Buffoni Zappa 1 occorrenze
  • 1897
  • Enrico Trevisini - Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Vestita così può recarsi in stanza dei genitori a dar loro il buon giorno e vedere se di nulla abbisognano. 3. Lesta come una gazzella, che son così pochi quei poveri annetti che tiene sulle spalle, la mia piccola amica rientra nella sua stanza, rifà il letticciuolo accuratamente, dispone gli oggetti di vestiario che deve indossare per recarsi alla scuola, sul letto istesso, spolvera i mobili, e mette a posto tutto quello che potesse trovarsi in giro per la sua stanza. Ordine, fanciulle mie! l'ordine è un'altra preziosa dote delle persone bene educate, ed è apprezzatissima nelle donne. I vostri studi non vi permettono di occuparvi ora molto della casa, specialmente nelle ore del mattino, ma in ogni modo dovete sempre trovare il tempo di riordinare la vostra stanza. Perciò trovo che la fanciulla che impigrisce nel letto, dal quale balza solo allora che ha i minuti contati per la toletta e la colazione, e lascia tutto in disordine per recarsi alla scuola, non è una fanciulla educata. Un noto proverbio dice:« La brava donnina fa il letto la mattina, una così così lo fa il mezzodì, farlo la sera è cosa da versiera». E voi lo sapete, i proverbi sono la scienza dei popoli. 4. Nella vostra casa avrete certo una stanza dove si spazzolano gli abiti, pigliate i vostri e portateveli; spolverateli per bene con la spazzola ogni mattina, e ogni otto giorni batteteli. Queste occupazioni vanno disimpegnate a finestra spalancata, perchè la polvere è dannosa alla salute. Molte di voi avranno una o più donne di servizio, e penseranno che ciò le dispensi di occuparsi della loro cameretta, e dei loro indumenti. Niente affatto, mie belle pigrette: alle persone di servizio tutt'al più potete dare da pulire i vostri stivaletti, ma tutto il resto dovete imparare a farvelo da voi, se volete essere poi in grado di ordinare quando sarete padrone di casa. 5. Rientrata nella sua stanza la mia lettrice chiuderà i vetri, si spoglierà dell'abito da mattina, si laverà per bene le mani, badando specialmente alle unghie che devono essere pulitissime, il viso, il collo, le orecchie e i denti. La pulizia scrupolosa della propria persona è cosa sommamente necessaria a tutti, ma se è possibile, ancora di più ai fanciulli che trovano sempre mille modi di insudiciarsi. Indi si pettinerà, o si farà pettinare, a seconda dell'età e della capigliatura. 6. Quando siete veramente pulite, e pettinate indossate l'abito per la scuola; debbo raccomandarvi di bandire gli spilli dalla vostra toletta, prima perchè pericolosi, poi perchè sono un incentivo al disordine. È tanto comodo, pensa qualcuna, riparare alla mancanza di un bottone con uno spillo; si può tanto bene con esso celare uno strappo, dice un'altra; d'accordo, ma questo metodo qualifica la fanciulla disordinata; ago, filo, ditale, e forbici, non debbono mai mancare nella stanza di una brava fanciulla, e se la disgrazia successa al vostro abito si limita a cosa che potete riparare con le vostre mani, fatelo subito, senza indugio; non rimettete al domani quello che potete far oggi, per non correre il rischio di non farlo mai più. Se invece si tratta di uno strappo troppo difficile ad accomodarsi portatelo dalla mamma, e pregate che ci pensi lei. 7. Un'altra cosa che evita la brava fanciulla è quella di mutare ogni secondo giorno abito e grembiale di scuola lasciandoli poi in giro nè puliti, nè sporchi. Anche questo è disordine bello e buono. 8. Fazzoletto, colletto e altri accessori della vostra toletta debbono anche per la scuola essere pulitissimi. 9. Così riordinate potete recarvi a far colazione. La colazione della mattina, specialmente per chi deve recarsi alla scuola non presenta molti lati a' consigli di educazione; il più delle volte nelle famiglie la fanno alla spicciolata i diversi membri, così che mi limito per essa a esortarvi di non insudiciarvi nè gli abiti, nè le mani. Non così gli altri pasti che vi riuniscono alla mensa di famiglia. 10. Non sedete ad essa prima che vi abbiano preso posto i vostri maggiori, e non l'abbandonate sotto nessun pretesto prima che il pasto abbia termine. 11. Non incominciate a mangiare prima di essi. 12. Potete, sebbene non si usi più, augurare in famiglia il buon appetito: farà sempre piacere ai vostri cari. 13. Non mangiate male: cioè non battete la bocca in modo da produrre rumore, non prendete sul cucchiaio tanta minestra da doverne poi lasciare la metà per un secondo boccone; non vi portate alla bocca ossa da spolpare, non intingete il pane nel sugo del vostro piatto, in modo da ripulirlo come fanno il gatto ed il cane. Non immergete pane nel vino, non sbucciate le mela, le pera, le pesche tenendole con le mani, ma sibbene con la forchetta; non le sbucciate a spira, ma verticalmente dopo averle divise in quattro parti. Aiutarsi, per mangiare la minestra, della forchetta è cosa lecita solo allora che si tratta di pasta molto lunga. Per tagliare e portarsi il cibo alla bocca si tiene la forchetta nella sinistra, nella destra il coltello, ma non si porta mai questo alla bocca. Se si mangia pollo o selvaggina è permesso(badate dico che è permesso, non già che sia bello) portare le ossa alla bocca, servendosi per tenerle di un angolo del tovagliolo. Non s'ha a tagliare tutta la vostra parte in pezzetti come fa la madre amorosa per la sorellina minore, ma boccone per boccone. II pane si spezza, non si taglia, a meno si tratti di pane raffermo o di quello che accompagna il tè. L'insalata, la pasta asciutta, insomma i cibi che fanno molto volume, debbono essere messi in bocca a piccole dosi. 14. Le più giovani delle mie lettrici si vedranno mettere sul piatto dalla madre o da qualche altro della famiglia la loro porzione. Si ricordino bene che il lagnarsi su tale distribuzione è mancanza di educazione. Se proprio quanto si ha ricevuto sembra poco rispetto al proprio appetito potranno poi, quando tutti i maggiori che siedono a mensa avranno preso per la seconda volta, chiederne un pochino anch'essi, ma ciò senza insistere, persuasi che se vien loro rifiutato è unicamente perchè potrebbe esser nocevole alla loro salute. Io vorrei qui aprire una parentesi e dire a tutte le fanciulle buone che mi leggono, che se volessero proprio tutti togliere ogni giorno un bocconcino non all'appetito ma alla gola, unicamente a questo brutto viziaccio che ci conduce tanto facilmente alle più volgari indigestioni, e si volesse regalarne i bimbi poveri che vediamo ogni giorno, ci sarebbero al mondo tanti infelici di meno. 15. Debbo dirlo alle mie lettrici che ogni critica sulle persone che intervengono alla loro tavola è per lo meno inurbana? Che il ridere di un difetto o di un vizio altrui indica poco cuore e poca educazione? 16. Che ogni loro apprezzamento sulla bontà dei cibi, è per lo meno intempestivo? 17. Che l'interrompere il discorso dei grandi per esprimere una loro opinione qualunque è un procedere villano? 18. Che l'appoggiare i gomiti sulla tavola, il battere la bocca, il dondolarsi sulla sedia, o fare di questa una specie di altalena sono tutte cose contro il galateo? 19. Nè mi pare necessaria l'avvertenza che prima di bere si abbiano a pulire la bocca, perché lo spettacolo dei bicchieri orlati di grasso, è per sè cosa talmente disgustosa da ricordare quest'avvertenza alle mie lettrici. 20. E che dirò di quelle di voi che di sotto la tavola urtano i piedi dei vicini o fanno giuochetti con le gambe? 21. E delle altre che si permettono di asciugarsi la bocca nella tovaglia, o peggio nel fazzoletto, anzichè servirsi del tovagliolo ? 22. Nè posso dire a chi mi interroga che sia permesso a reclamare questa o quella parte di ciò che sta in mezzo alla tavola col pretesto che è il loro boccone preferito. 23. E vorrei dire ancora che è ottima pratica di fine educazione il pulirsi il meno possibile il naso durante il pasto, o se vi si è costretti, farlo con il minor rumore possibile, senza mettere in mostra il fazzoletto anche se pulitissimo. 24. Se siete obbligate di assentarvi un momento da tavola per ragioni più forti della volontà, muoversi con modi tranquilli, dicendo un «permesso» a mezza voce, senza lasciar intravedere che miseria di cosa vi chiama altrove. Questo pudore delle cose meno belle che abbiamo nella nostra natura è un sentimento ch'io vorrei coltivato assai nelle mie giovani amiche. Dissimuliamo tutto ciò che è necessità di natura, ma che può in qualche modo urtare a schifo, a nausea, a disgusto. 25.In altri tempi si voleva che le signorine, i poeti, e tutte le altre persone che avevano una pretesa all'idealismo si vergognassero di mangiare con buon appetito, quasichè fosse bello, fosse poetico lo stare a tavola come tanti infermi cui il cibo ripugna. Questa è una esagerazione: mangiate pure volontieri, ciò fa piacere a chi vi vede, ma di ogni altra necessità della vita siate guardinghe a far mostra; perciò se la sete v' incalza preferite l'acqua al vino; se sentite il bisogno di sbadigliare celate la bocca dietro la mano, se lo starnuto sta per vincervi nascondete il naso nel fazzoletto, se tossite portatevi la mano alla bocca; se avete sonno andate a letto. È cosa tanto brutta dar spettacolo del proprio riposo su sedie, poltrone, o peggio con la testa e i gomiti sulla tavola.... 26. Nè dovete passare il tovagliuolo sui piatti, o nei bicchieri, come usasi all'albergo e alla trattoria; nè ridurre così sporco questo arnese da mettere nausea a chi lo vede, nè di esso s'avrà a far mostra spiegandolo, come paludamento reale, sul proprio petto. 27. Guardatevi, lettrici mie, di non pulire il coltello e la forchetta con un pezzo di mollica di pane; e anche dal brutto vezzo di battere le posate sul piatto statevi in guardia. 28. Di cibo, specialmente di minestra pigliatene sulla posata quel tanto che basta per un boccone. 29. Empirsi il bicchiere fino all'orlo non é da persona bene educata; nè lasciare interi i gusci delle uova; s'hanno invece a frangere. 30. Mangiando bisogna osservare che la sedia sia collocata in modo da non trovarsi nè troppo vicini, nè troppo lontani dalla tavola; di non star curvi sul piatto, di non soffiare sulle vivande perché si raffreddino. 31. È necessario ricordarsi che il coltello deve servire soltanto per tagliare, e che il fargli fare talvolta le veci di forchetta è mostrarsi digiuni di ogni uso di mensa; un'altra avvertenza importantissima è da osservare la regola di non toccare il pesce col coltello. È questa una importazione dall'Inghilterra, che sulle prime parve strana ma che venne poi senz'altro adottata con tanti altri usi d'oltre Manica; e ciò non senza ragione; il pesce a contatto con l'acciajo piglia un sapore sgradevole; quindi, poiché veramente l'inglese è il popolo che può darci dei punti anche pel modo di comportarsi a tavola, seguiamo il suo esempio, e mangiamo il pesce servendoci della forchetta e di un pezzo di pane. 32. Ognuna delle mie lettrici avrà sentito ripetersi più di una volta che parlare a bocca piena è mancanza di educazione; se lo ricordino sempre perché questo è uno dei piu frequenti malvezzi dei giovanetti e delle giovinette. 33. Alcuna fra le più grandi di voi dovrà qualche volta versar da bere alla mamma, al babbo, alla nonna, al nonno, ai fratellini e sorelline minori, ebbene ricordatevi che la bottiglia va presa nel suo mezzo e non già pel collo come usano gli osti. Versar poi da bere tenendo la mano capovolta è la maggiore inurbanità, ricordando questo il modo di mescere l'ultimo bicchiere di vino che si dà al condannato a morte nei paesi dove l'estrema pena è ancora in uso; badate anche di non far cadere il vino sulla tovaglia. 34. Bevendo portarsi colla mano il bicchiere all'altezza della bocca, e non già curvarsi su di esso: non esagerate questa altezza col rovesciarvi all'indietro, né specchiatevi nel liquido come fanno i bambini più piccoli; dopo bevuto asciugatevi la bocca. 35. Mangiando la bocca resti chiusa, poiché come è brutto sentir rumore da chi prende cibo, non è tampoco bello a vedersi. Non stritolate coi denti né ossa, nè nocciuoli, e dalle ossa non succhiate il midollo. Se dovete prendere un po' di sale adoperate la punta del coltello, mai la forchetta nè il cucchiaio. Per servirvi dal piatto comune non adoperate la vostra posata. 36. Se mangiate frutta provvista di nocciuoli guardatevi bene dal mandarli direttamente dalla bocca sul piatto, ma invece raccoglieteli nel pugno socchiuso, per lasciarli poi cadere sul piatto. Così dicasi per le buccie dell'uva. 37. Degli asparagi si taglia quel tanto che si mangia e lo si porta alla bocca con la forchetta e non già interi e con le mani come usano ancora parecchie persone e che ci tengono a una fine educazione; con ciò voglio dirvi che il primo modo è il migliore. 38. Mangiate adagio, è più salutare e più distinto. 39. Per un sentimento di buon gusto proibisco alle mie giovani lettrici l'uso degli stuzzicadenti, anche se alcuno in casa loro ne adoperasse. È brutto veder frugarsi nella bocca, e d'altronde i giovani non ne devono aver bisogno, anche per amore dei loro denti che gli stecchini rovinano; peggio poi far servire la forchetta a questo uso. 40. Se desiderate levarvi da tavola quando il pasto è finito, e gli adulti rimangono per il caffè o far quattro chiacchiere, chiedetene il permesso, e allontanatevi compostamente, non sbrigliandosi come cane sciolto allora dalla catena; se poi vi trovaste a un pranzo d'invito non vi muovete senza esserne invitati dai padroni di casa o dai loro figli. 41. Alle frutta non è permesso, nemmeno nell' intimità di famiglia, che i ragazzi se ne mettano una parte in tasca, e così dicasi del pane, cosa contraria anche alla salute. 42. Vi sono fanciulle alle quali certe qualità di cibo non piacciono. Senza usare del rigorismo antico che non concedeva altro alla figliuola che rifiutava una data qualità di cibo, io prego le mie lettrici di non cedere troppo ai capricci del loro palato. Devono da sè stesse, e con un po' di buona volontà, vincere a poco a poco certe ripugnanze. Se il grasso ripugna, la giovinetta che ogni giorno s'imporrà di mangiarne un pezzetto mescolato all'altra carne, vedrà che in breve tempo lo sopporterà senza disgusto. E cosi di molte altre cose delle quali si direbbe a bella prima: non ne voglio! 43. A proposito: la parolavoglio" e qualsiasi altro imperativo assoluto sia bandito dal linguaggio di una ragazza educata. Voi lo conoscete, è vero, il vecchio aneddoto dell'erba voglio?No? Ebbene, eccovelo: «In tempi remoti quell'erba cresceva quasi dovunque, ma ognuno tentava di distruggere quella degli altri, e di far prosperare la propria. E fecero tanto che di quella povera pianta che dava tanta potenza a chi la possedeva, ne rimase un solo esemplare nel giardino del re. Quando il popolo seppe la cosa, fu una sommossa, una rivoluzione. Si sarebbe giunti a uccidere il sovrano per impadronirsi di quell'erba. Quando il clamore della rivolta fu così vicino che il re lo potè udire dalle sue stanze, per aver salva la vita e il potere si presentò al popolo tenendo nelle mani la pianticella che gettò sopra il falò improvvisato dalla ciurmaglia. Così anche nella reggia l'erba voglio venue distrutta; non vo' a dire che cosa effimera divenne poi la potenza sovrana, finché all'erba voglio non immaginò quel re sostituire l'erba dolcezza che gli ridonò il suo potere sul popolo.» Per ciò anche voi siate dolci nei modi con tutti, sopratutto con gli inferiori. Siate dolci coi fratelli e con le sorelle di voi minori che hanno duopo del vostro affetto; siate dolci colle compagne di condizione inferiore alla vostra; siate dolci con le persone di servizio. 44. Se nella vostra casa ne avete alcuna cercate di farvi servire il meno possibile; se avete qualche cosa da far fare non dimenticate il tradizionale: fate il favore, che non costa nulla a chi lo dice, e fa tanto piacere a chi lo sente, togliendo al comando quell'asprezza che umilia. Se di questi servi ne avete alcuno vecchio e per di più invecchiato nel servire la vostra famiglia, potete dimostrargli un po' di affetto, senza però accordargli soverchia confidenza. 45. Chiamerò maleducata la fanciulla che per trastullo o per ira mette le mani addosso a qualcuno, specialmente a un servo; quella che riderà se uno di essi viene ripreso; che metterà in burla il modo di gestire o di parlare di essi. 46. Non date deltuai domestici, ma ilvoi,perchè iltuè troppo confidenziale. 47. Non criticate la loro ignoranza, anche perchè l'avere servi analfabeti è una vera fortuna per chi li possiede. 48. Non irridete le loro superstizioni, che per essi sono come un patrimonio di tradizioni popolari che è degno di qualche riguardo. 49. Siate docili con essi per non sentirvi dire quell'umiliante: «lo ripeterò alla sua mamma » che tante signorine ricevono ogni giorno senza badare, mentre se avessero un po' di puntiglio cercherebbero evitarselo. 50. So di molte fanciulle che commessa qualche marachella ne fanno confidente la domestica dicendole: «non dirlo alla mamma.» Questa è un'abitudine pessima, prima per l'inopportuna confidenza che si dà alla persona di servizio, secondo perchè per la giovanetta per bene la prima, l'unica amica è la madre. Potessi dire e far comprendere a tutte le figliole che mi leggono quanto profondo è l'affetto delle madri per le sue creature.... sono persuasa che non una di esse le farebbe più il torto di scegliere una compagna o peggio una domestica per confidente. No, fanciulle mie, non dovete credere che perchè l'amica, o la persona di servizio sorridono a una vostra mancanza, e la mamma vi corregge, questa vi voglia meno bene di quelle. Povero affetto materno, come male lo apprezzate, lettrici mie! se sapeste che inesauribili tesori di indulgenza cela il dolce rimbrotto materno; se sapeste che abissi di biasimo, di critica e di maldicenza sta sotto il sorriso della compagna e della donna di servizio. 51. La signorina cui sta a cuore di crescere educata sta il meno possibile a contatto con i servi; non va in cucina a scoperchiare le pentole, nè a frugare nei cassetti, non si siede, nemmeno per burla, alla loro tavola, non dà mai loro l'umiliante titolo di serva o di servo. Nel caso che uno di essi risponda in cattivo modo alla mia giovane amica essa serba laserenità dei forti,e invece d' ingiuriarlo gli dice con molta dolcezza: «se il babbo o la mamma sapessero che mi rispondete così ne avrebbero dispiacere.» E basta: non si deve discutere con le persone di servizio, nè permettere ch' esse discutano con noi. 52. Le mie simpatiche fanciulle ricordino sempre che non si deve esigere dai domestici ignoranti una perfezione dalla quale anche noi malgrado la nostra educazione siamo ben lungi. Pensiamo spesso che la loro condizione impone la continua assoluta negazione della propria volontà, e compatiamo molto. 53. Se sono malati interessatevi alla loro salute, e se potete, risparmiate loro qualche fatica. In tal modo ve ne guadagnerete l'anima. 54. So di alcune brave mammine che esigono dalle loro figliuole una regolare prestazione alle occupazioni di casa. Vorrei che le mie lettrici avessero tutte una di tali mammine. Per esempio, sono in più di una le fanciulle in una casa: ebbene, la mamma vuole che durante una settimana per ciascuna, abbiano a rifare le stanze, preparare e sparecchiare la tavola, mescere il caffè dopo il pasto, ecc. Questa occupazioni mettono in continuo rapporto la signorina con la donna di servizio. Come è necessario che essa sappia serbarsi signora anche nelle umili faccende domestiche! Non ciarle inutili, buoni modi nel comando, ma sopratutto perfezione nel disimpegno di tali occupazioni. L'impazienza, l'ira, il rimbrotto acerbo sono procedere da fanciulla educata malamente. Il farsi ripetere più volte dalla mamma di fare questi semplici servigi è cattiva educazione, e cattivo esempio per i domestici. Siate sempre sollecite al dover vostro sia che si tratti di cosa che ha tutta la vostra simpatia, come di cosa che non vi piace fare. 55. Non permettete mai che la donna si offra di supplirvi in simili occupazioni, commettereste una disobbedienza alla mamma, e un atto umiliante verso voi stesse. 56. Non permettete alla domestica di entrare nella vostra camera senza bussare prima alla porta, e non lasciatela entrare se non siete completamente vestite. 57. Non vi lasciate nemmeno pregare d'aiuto in alcuna faccenda, e se richieste rispondete che si rivolga alla mamma per averne il permesso. 58. Non scrivete lettere per i vostri domestici senza avere l'autorizzazione dai vostri genitori. 59. In Germania le fanciulle, anche se ricchissime, vanno, dopo finita la loro educazione, a passare qualche mese in un albergo dove devono imparare la cucina, tanto in quel benedetto paese si stimano le qualità domestiche nella donna. In Italia molte signorine che sanno cincischiare il francese, e strimpellare sul piano e sul violino, non saprebbero nemmeno mettere al fuoco il bollito. Fra le due cose attenetevi al giusto mezzo, e cercate di imparare almeno le coserelle più semplici. Ma badate, veh; stare qualche ora in cucina non significa avere poi l'abito pieno di macchie, né le mani nere, nè il viso unto. 60. Non vi fate sorprendere mai dalle persone di servizio a dire una bugia, nè a rubare una zolletta di zucchero; se lo ridicono alla mamma voi siete umiliate, se taciono stabilite con esse una specie di complicità che finisce col degenerare in confidenza. 61. Se qualche cosa che non sapete, è a loro conoscenza, non crediate di umiliarvi col chieder loro il modo col quale potete disimpegnarvi. 62. Vi parrà strano che vi abbia parlato prima dei vostri rapporti con i domestici, che di quelli con i parenti; non pensate che sia stato un caso; tutt' altro: ho voluto mettere questi rapporti in capo-linea, perchè cosa più importante di quanto non crediate: i parenti sono pieni d'indulgenza per i fanciulli, ma le persone di servizio sono i loro giudici. Per ciò ho creduto diffondermi in proposito. 63. Mi si chiede se i riguardi che una fanciulla deve ai genitori siano identici per l'uno e per l'altro. Ecco: con la mamma si può essere più espansive, ma l'affetto e la deferenza debbano essere eguali per entrambi. 64. Se alcuna delle mie piccole amiche ha l'uno o l'altro dei genitori più indulgente del compagno non ne abusi per carità! Dimostrerebbe cattivo animo e mancanza di educazione se riserbasse le sue impertinenze per l'ora in cui la presenza del genitore più debole (badate dico più debole, non già più buono) la incoraggia. 65. I comandamenti d'Iddio dicono« Onora tuo padre e tua madre » ma non fanno parola dei sentimenti dei genitori verso i figli. Eloquente silenzio della legge divina che sa i tesori d'affetto che i genitori hanno per la propria prole. Se giovanetti e giovanette fossero persuase di questo affetto, il mondo camminerebbe assai meglio. E infatti come non amare, non rispettare, non obbedire chi dopo averci data la vita, si sagrifica tutto per noi ? Se sapeste quanto costi ai vostri genitori sgridare, castigare i loro figli sono persuasa sareste tutti più buoni. 66. Amore, obbedienza, rispetto, ecco il vostro galateo verso i vostri cari. 67. L'amore vi suggerirà di salutarli con un bacio e un «buon giorno» quando vi levate la mattina; di chieder loro se hanno passata bene la notte; vi dir che quando non stanno bene, la casa deve essere tranquilla, tacere ogni schiamazzo; se sono tristi vi farà intuire che hanno qualche affanno e senza chiedere ragione della loro tristezza vi stimolerà ad essere verso di loro più teneri per confortarli. L'amore vi dirà che essi soffrono se non studiate, se non dimostrate di crescere buone e saggie, e perciò anche la fatica vi sembrerà lieve, fatta in loro nome; l'amore vi ricorderà sempre la loro presenza anche se sono lontani, e perciò non farete, o direte cosa alcuna che sappiate contraria alla loro volontà, anche se non vi possono vedere nè udire. Sarà ancora l'amore per i vostri genitori che vi spronerà ad essere previdenti così da indovinare quasi i loro desideri; e che a tempo e a luogo vi suggerirà di gettar loro le braccia al collo come se foste sempre bambine. 68. L'obbedienza vi farà dimenticare la vostra volontà ogni volta che essa non è conforme a quelle dei vostri genitori, vi farà sfuggire quelle persone e quei luoghi ch'essi non stimano adatti a voi, ecc. Sempre per obbedirli non vi farete pregare se essi vi chiamano per salutare persone che fossero da loro in visita, non rifiuterete di farvi vedere dal medico, nè di prendere medicine se siete malate. 69. II rispetto vi porterà innanzi a loro sempre linde e ravviate; vi inculcherà l'ordine in tutto ciò che vi riguarda; vi impedirà di parlare scorretto, o di leticare tra voi come ciane. È rispettando i genitori che non farete mai cosa contraria all'educazione, come una scortesia, un'alzata di spalle, una risposta arrogante, uno sbadiglio rumoroso, un'osservazione al loro operato, una critica al loro modo di dire o di fare. 70. La fanciulla ben educata cerca di essere un aiuto alla madre, un conforto per il babbo: so di fanciulle che vedono la loro genitrice lavorare come una macchina, e desse fanno le signorine, leggono, suonano il piano, ecc. Come danno esempio di poca educazione e di poco cuore queste signorine! Nessuna occupazione é umiliante quando fatta nel santuario delle pareti domestiche. Certo che non è bello farsi vedere da tutti con la scopa o lo strofinaccio della polvere nelle mani; ma dall'innalzare in aria la granata, proclamandola «l'arma di famiglia» come faceva una signora che ho conosciuta, a restarsene a dipingere o a leggere come fanno certe fanciulle mentre la mamma riordina la casa, ce ne corre! L'intenzione nobilita ogni cosa, e io stimo di più la fanciulla che obbliga la mamma a starsene tranquilla e la supplisce magari nel lavare i piatti, che quella cui accennavo. 71. Un' occupazione che piace poco alle ragazze quella di aiutare a ripassare il bucato, così che cercano di esimersene, o se lo fanno, riesce cosa da chiodi. Signorine care, anche quest'occupazione fa parte di quell'ordine indispensabile a ogni fanciulla per bene, e io vi esorto a interessarvi al suo disimpegno. E quando avrete in bell'ordine la vostra biancheria, disponetela ben divisa nei cassetti tenendo ogni singolo oggetto diviso da quello di un'altra specie. Esprimo qui un giudizio che vi potrà sembrare esagerato e non lo è: vorrei dire che aprendo il cassettone di una signorina si conosce se la sua educazione è profonda o superficiale. 72. Mi raccomando a quelle signorine che hanno il babbo il cui impiego lo tiene assente di casa meno l'ora dei pasti, di evitare in quelle ore qualsiasi cosa poco piacevole, in modo che quel povero uomo che lavora tutto il giorno per la sua famiglia non trovi nella casa un pandemonio, e possa dire veramente, entrando fra le pareti domestiche, di trovarsi inpiù spirabil aere. 73. Alcuna di voi avrà la sventura di esser orfana d'uno dei genitori, inutile vi dica che dovete al superstite tutta l'obbedienza, l'amore, il rispetto che avreste avuto per entrambi. 74. Se avete una matrigna o un patrigno siate rispettosi verso di loro come lo siete col vostro vero genitore, anzi, se è possibile, siatelo maggiormente, considerando che il babbo e la mamma vi amano spontaneamente, mentre l'affetto del patrigno o della matrigna fa duopo conquistarselo. 75. Così non vi lagnate col genitore vostro dell'altro che tiene luogo di quello perduto; ogni lagno è cosa puerile, e può suscitare fra essi deplorevoli discordie. 76. Spesso le fanciulle che hanno una matrigna si atteggiano a vittime, e naturalmente essa deve far la C. BUFFONI-Z APPA parte del carnefice. Come vorrei poter dissipare dalla mente delle mie giovani amiche questa cattiva prevenzione del volgo contro la matrigna; come vorrei poterle persuadere che spesso un semplice malinteso genera discordie irritanti e deplorevoli. Dimenticate, amiche mie, che non è la vostra vera mamma; il pensiero della vostra povera morta s'innalzi sine a considerarla come una santa, alla quale chiedete protezione, ma non confrontate con essa la donna che ne tiene le veci. Non pigliate in mala parte le correzioni che è obbligata a farvi; non permettete a nessuno di chiedervi se vi vuol bene, come non vorreste ve lo si chiedesse trattandosi di vostra madre; siate orgogliose di poter mostrare che le volete bene, e che vi vuol bene, a differenza delle ragazze del volgo che con la matrigna sono sempre in lotta. I suoi figli trattateli da fratelli e non da nemici; obbeditela, rispettatela, e io vi prometto che il vostro buon cuore e la vostra buona educazione potranno evitare contese indegne di persone per bene. 77. Forse in casa vostra si trovano anche i nonni? Quali i doveri della fanciulla educata verso quei cari vecchi, ch'io vorrei considerati come il buon genio della casa? Tutti i riguardi che vi ho consigliati verso i genitori, più tutto ciò che vi può suggerire la considerazione della loro età. Tante volte essi sonnecchiano e vi è forza rinunciare a aprire il pianoforte; dà loro noia l'aria, e voi dovete rinchiudere quella finestra che vi dava un'arietta deliziosa; vorreste leggere un libro che vi interessa e l'ava vi invita a leggerle una pagina che vi fa sbadigliare; vorreste correre in giardino e il nonno vi racconta per la centesima volta un fatterello de' suoi vent'anni. Ebbene,fa duopo che vi prestiate, senza far capire che vi costa noia, alla lettura ad alta voce di un libro che magari non vi piace; fa duopo che rinunciate senza rincrescimento alla passeggiata in giardino, e ascoltiate invece attentamente un racconto che forse sapete a memoria. Non dovete credere, del resto, che questa lettura che siete costrette a fare sia inutile per voi; vi abitua a leggere ad alta voce, cosa necessaria per una fanciulla educata, e cosa che far bene non è facile come pensate. Per leggere bene conviene avere una pronuncia chiarissima, ciò che si ottiene solo da un lungo esercizio; non balbettare; dare ad ogni vocale il suono giusto; far spiccare nettamente le doppie consonanti; e prender fiato senza far subire a chi ascolta impressione di una grave fatica. Bisogna capire il senso di ciò che si legge per dare quell' intonazione di voce, quelle cadenze, e osservare scrupolosamente quella punteggiatura che sole possono far risaltare la bellezza di una pagina. Fa duopo anchesentireciò che si legge, per far gustare a chi ci ascolta le emozioni che la lettura procura ad ogni anima eletta. Leggere con giusta misura, cioè nè troppo in fretta, perchè chi ascolta non potrebbe afferrarne il senso, nè troppo lentamente, dando noia e monotonia. L'enfasi è pure nocevole a una lettura ben fatta, che deve essere improntata a naturalezza e semplicità. Una signorina che sa leggere bene è un tesoro per la società; ma credete a me: come è un tormento sentir strimpellare e stuonare sul pianoforte, è pure un tormento sentir leggere male. La lettura ad alta voce, come dice Legouvé, è più adatta alla donna che agli uomini, e queste hanno più di quelli occasione di adoperarla come sollievo in famiglia. Il modo più proficuo per imparare a leggere bene è di prestare molta attenzione a chi emerge per la lettura ben fatta; quest'insegnamento pratico vale più d'ogni lezione teorica. Il nonno vuol ripetervi un suo vecchio racconto? come deve comportarsi la fanciulla che ci tiene a una squisita educazione? «Ascolta» mi rispondete in coro. D'accordo, ma c'è modo da modo di ascoltare. Chi si occupa d'altra cosa mentre ascolta, chi giuoca con i piedi o con le mani, chi sbadiglia, chi si rovescia sulla sedia, chi interrompe il narratore non si può dire che ascolti. Bisogna che tutto l'esteriore della nostra persona lasci indovinare che prendiamo interesse a quanto ci viene narrato. L'arte d'ascoltare non è più facile di quella di parlare e di leggere, e io ho conosciute parecchie fanciulle che leggevano bene, parlavano meglio, suonavano a perfezione, ma in quanto ad ascoltare non sapevano nemmeno il principio. Eppure avviene spesso a una fanciulla di mettere a profitto questa che chiamo una virtù. 78. Anche ai nonni dovrete dare il buon giorno appena levate, e interessarvi della loro salute. Offrirete sempre in modo premuroso ad essi i vostri servigi, che disimpegnerete volontieri. 79. Se non sono istruitissimi (settanta o ottanta anni or sono l'istruzione era assai più limitata, specie per le donne) guardatevi bene dal farglielo sentire. Con ciò voglio dire di non contraddire le loro osservazioni anche se esse non vi sembrassero troppo giuste; di non intrattenerli in argomenti dei quali sono ignari, di non ridere di qualche sproposito che potessero dire; di non mettere in ridicolo le loro idee, o il loro modo di parlare, di vestire, di porgere. 80. Obbedienza ad essi, e premure affettuose non meno che ai genitori. 81. Ascoltate e seguite i loro consigli che sono spesso il risultato dell'esperienza, e cioè più apprezzabili ancora degli altri. 82. Alle più adulte fra voi incombe, se siete loro vicini di mensa, di versar loro da bere; ma ciò con bel garbo, badando di non versare il liquido sulla tovaglia; è pure vostro obbligo di tenere il piatto mentre si servono, porger loro la sedia, offrire il posapiede all'ava, incontrarli quando entrano in una stanza dove vi trovaste; badare alle correnti d'aria delle quali hanno tanta paura i vecchi; infine aver sempre presente che la loro età abbisogna di una continua vigilanza d'amore. 83. Badate di non parlare mai in loro presenza di morte non solo, ma badate anche di non farvi sentir dire di qualche loro coetaneo che é vecchio. Vi farà ridere, ma essi si credono sempre giovani, e se qualche volta accennano essi stessi alla loro vecchiaia, credete a me, è per il bisogno di sentirsi smentire. Mi ricordo un giorno che a casa nostra si era ricevuta una partecipazione di morte di una signora. La nonna mia, allora di ottan- tasei anni, si rivolse a un amico di casa che pure conosceva la defunta: «povera signora Margherita!... non era nemmeno vecchia.» A una specie di obbiezione dell'amico essa soggiunse: «avrà avuto cinque o sei anni più di me!» Ci volle del bello e del buono per non scoppiare in una risata. 84. Nella famiglia si possono trovare altri parenti, siate con tutti rispettosi e affettuosi. Specialmente con i congiunti dovuti al caso, cioè con quelli venuti in casa nostra da famiglie estranee, grazie a un matrimonio, raddoppiate di cortesia. 85. Avete dei fratelli, delle sorelle facilmente. Ai primi protezione e compatimento se di voi minori, rispetto e obbedienza se maggiori. Verso le sorelle affettuosa compiacenza, e non già litigi continui come usano molte fanciulle di mia conoscenza. 86. Se aveste perduto il padre e aveste un fratello maggiore ricordatevi che dovete ad esso quel rispetto e quella obbedienza che avreste avuto pel vostro caro defunto. 87. Ai fratelli e alle sorelle minori siate larghi di aiuti negli studi, ma in modo di far quasi loro una ripetizione di ciò che sentirono alla scuola, anzichè dettare il compito che non sapessero fare. 88. Non vi fate l'una l'altra delatrice dei falli dei fratelli e delle sorelle, che anzi dovete cercare di coprire e scusare, a meno che il vostro buon senso non vi dica che si tratta di cosa grave, e per la quale l'intervento dei genitori sia più che necessario. 89. Amatevi fra voi, anche se i vostri caratteri fossero assai diversi, e compatitevi. 90. Ora che credo avervi parlato abbastanza dei vostri rapporti con le persone della famiglia, vediamo alcune regole generali dalle quali non vi dipartirete mai nè in casa nè fuori. 91. Non canterellate fra i denti, non alzate le spalle, non fate delle dita scopetta al naso, non vi rodete le unghie, cosa contraria all'educazione a alla salute; non strappate le pipite coi denti, non parlate all'orecchio di una persona in presenza di un'altra, non dite bugie, non fate scricchiolare i denti nè le dita. 92. A'miei tempi quando una fanciulla aveva ricevuto un castigo si faceva un dovere di chiedere scusa a chi l'aveva rimproverata; oggi è tutt'altro: pare che il domandar perdono avvilisca; tornate al vecchio uso, fanciulle mie, e sentirete che la piccola umiliazione inflitta al vostro amor proprio, sarà ben compensata dalla gioia che sentirete dopo esser state perdonate. 93. Non vi mettete in ginocchio sulle sedie, non appoggiate i piedi sulla sedia occupata da un altro, non gridate nelle orecchie alle persone, parlate adagio in modo chiaro sì da non obbligare chi vi ascolta a farvi ripetere quanto avete già detto; parlate sempre la lingua nazionale, e non già i dialetti che vi abituerebbero a cadenze di voce, a un gergo che difficilmente riuscirete poi a perdere. 93. Non tenete una gamba accavallata sopra l'altra, nemmeno per lavorare. 94. Non vi mettete a leggere ad alta voce in presenza altrui se non ne siete state invitate. 95. Debbo ancora parlarvi di una circostanza nella quale vi potrete trovare di frequente: trovarvi sole in salotto quando la donna di servizio introduce una visita.Come vi diporterete? Trattandosi di un'amica di vostra madre, tanto più se ha con sè qualche bambina o bambino, vi consiglio di fermarvi, rispondendo graziosamente alle sue domande. Se si tratta di persona sconosciuta, specialmente se di un uomo, salutate con un cenno del capo, e ritiratevi. Se di persona che vedete qualche volta in casa vostra, o in casa di qualche amico della vostra famiglia salutate gentilmente, accennate alla pronta venuta dei vostri genitori, e chiedete il permesso di ritirarvi. Ma guardatevi sempre in questo caso dalle esagerazioni, come dal fuggire, dal rimanere incantate a squadrare la persona che vi sta davanti come fosse l'esemplare di una specie rara, dal tormentare il visitatore con domande che per quanto graziose, lo possono seccare. 96. Qualche volta invece la mamma vi farà chiamare per salutare chi venne a visitarla. Allora siate disinvolte senza sguajataggine, non vi permettete d'interrogare persone maggiori di voi, ma rispondete pronte alle loro interrogazioni. Non lasciate mai intravvedere che vi annoiate. 97. Se nel salotto si trova una fanciulla o un fanciulletto chiedete a chi li accompagna il permesso di portarli con voi a giuocare in un' altra stanza, e invitateli con buon garbo a seguirvi. 98. Inutile vi dica che all'ospite dovete lasciare la preferenza nella scelta dei giuochi, compiacerlo in tutto, sopportare anche qualche noia che vi potesse causare, ricordando che l'ospitalità è fino dai tempi più remoti cosa sacra. 99. Se escite di casa non dimenticate di salutare prima chi vi rimane.

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