Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbisognano

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Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

205562
Garelli, Felice 5 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Con la pratica sola, o con la sola scienza, non sei ancora un buon coltivatore: per esserlo ti abbisognano studio e pratica riuniti. La ricordi la storia del paralitico e del cieco? Erano vicini; ma nè l'uno, nè l'altro poteva muoversi dal posto: e il perchè, lo intendi bene. Dopo un po' di tempo, il paralitico disse al cieco: «Compare mio, se non ci aiutiamo l'un l'altro, resteremo sempre qui. Tu che hai buone braccia e buone gambe prendimi sulle spalle, ed io che ho buoni occhi ti insegnerò la via». La proposta del paralitico era utile ad entrambi; e il cieco rispose tosto: «Ben trovata, mio compare, ben trovata. D'or innanzi facciamo vita comune; io vedrò coi tuoi occhi, e tu camminerai con le mie gambe». 4. Or bene: chi ha la pratica, senza lo studio, non conosce la ragione delle cose, non impara a far meglio, resta dov'è, perchè non vede dove va: somiglia al cieco. Chi ha studio e non ha pratica, scorge quel che si potrebbe fare, e non sa farlo; non conosce le difficoltà del mestiere; gli manca l'esperienza per muoversi ed operare: somiglia al paralitico. Unisci la scienza alla pratica, e diventi un buon coltivatore. La scienza dirige, e consiglia, la pratica eseguisce, ed osserva i risultati. DOMANDE: 1. Come s'impara l'arte del buon coltivatore? 2. Come si acquista la scienza? - E la pratica? 3. Basta la sola pratica, o la sola scienza? - Raccòntami la storia del paralitico e del cieco. 4. Il coltivatore senza studio, a chi somiglia?

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Le piante non abbisognano tutte d'un egual grado di calore. Infatti tu vedi le diverse specie di piante coltivate in un luogo mettere le foglie, e i fiori, e maturare i frutti in mesi diversi. Vogliono moltissimo calore gli agrumi, e l'ulivo; ne vogliono molto il granturco, la vite, il mandorlo, il pesco; un po' meno il frumento, l'avena, la segala, il pero, il melo, il ciliegio, il castagno; meno ancora l'orzo, la patata, gli alberi da foresta, i pascoli. Alcune tra queste piante (ulivo e agrumi) non reggono a freddi invernali un po' vivi; altre li sopportano; altre (come il granturco, la vite, e il gelso), se un freddo tardivo le colpisce, appena han messe le foglie, ne soffrono assai. 3. Ora tu comprendi che l'agricoltore deve innanzi tutto attenersi alle coltivazioni, che meglio si adattano alla temperatura, ossia al grado di calore del suo paese. Egli non può coltivare con profitto piante di paesi più caldi, perchè non può crescere la temperatura de' suoi campi, come fa il giardiniere nei luoghi chiusi, nelle stufe o serre, e anche nei giardini con ripari di stuoie e invetriate. Bisogna dunque conoscere la temperatura del luogo. Questa ti viene indicata dal termometro, strumento che tu conosci, e adoperi a regolare il grado di calore nelle bacherie o bigattiere. Il termometro ti dà le necessarie indicazioni sul massimo calore dell'estate, sul freddo più intenso dell'inverno, e sulla durata dell'uno e dell'altro. DOMANDE: 1. Un seme può germogliare senza calore? - E una pianta può vegetare? - Chi risveglia la vegetazione sospesa durante l'inverno? 2. Le piante abbisognano tutte di un egual grado di calore? - Quali ne vogliono moltissimo? - Quali molto? - Quali meno? - Quali meno di tutte? - Quali soffrono i freddi invernali? - Quali i freddi tardivi? 3.Quali piante devi coltivare? - Che cosa è la temperatura? - Con quale strumento la misuri? - Quali indicazioni ti fornisce il termometro?

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Due altre condizioni abbisognano ancora pel germogliamento: l'aria e l'acqua. Se manca una delle tre condizioni, il seme non si muove. Togli al terreno tutta l'acqua, o solamente togline troppa, e il seme non germoglia. Perchè la seminagione nei terreni leggeri va a male se, appena fatta, seguono giorni di vento, o di gran sole? 2. Anche le piante per vegetare abbisognano d'acqua, come i semi per germogliare; più cresce il calore, più le piante ne abbisognano. In terreni aridi, se manca il benefizio della pioggia, della rugiada, o dell'irrigazione, esse languiscono e muoiono. 3. Il calore vivissimo dell'estate brucierebbe le piante, anche quelle che amano i paesi caldi, se il terreno e l'aria non porgessero loro un po' di umidità per ristorarle. Accade alle piante come a noi: se nel cuor dell'estate non potessimo bevere molto, per poi sudare, non resisteremmo all'ardore del sole; il sudore ci rinfresca, e ci fa sopportare l'alto calore di quelle giornate. Così le piante, se non possono succhiare acqua dalle radici, o dalle foglie, per poi traspirare, ossia svaporarla, restano addirittura bruciate dal sole. 4. Ecco perchè taluni luoghi caldissimi sono sterili affatto: manca l'acqua; e niuna pianta vi regge. Ma se in qualche punto di questi deserti infuocati scaturisce una polla d'acqua, là si presenta una vegetazione rigogliosa, stupenda. Ciò dimostra che il calore e l'acqua sono indispensabili alla vita delle piante. DOMANDE: 2. Basta il calore a far germogliare le sementi? - Quali altre condizioni sono necessarie? 2. Basta il calore da solo a far vegetare le piante? 3. Quale effetto produce sulle piante il calore senza l'umidità? 4. Perchè taluni luoghi caldissimi sono sterili? - L'acqua come cambia questi luoghi?

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L'acqua è necessaria alla vegetazione, altrettanto che il calore: Ne abbisognano le radici, e anche le foglie. Quindi la provvidenza sparse l'acqua in gran copia nel terreno, e anche nell'aria. L'acqua apparisce nell'aria sotto varie forme, quali utili alle piante, e quali dannose, di nebbie, di nuvole, di rugiada, di brina, di pioggia, di neve, e di grandine. Anche il vento, secondo la sua forza, e i cambiamenti che porta nell'umidità dell'aria, giova, o nuoce alle piante. Tutte queste ricerche sarebbero inutili, se tu, nel coltivare la terra, volessi seguitare le antiche usanze; perchè l'esperienza ha già dimostrato, per ciascun luogo, quel che conviene fare, e non fare. Ma se desideri far meglio che non s'è fatto fin qui, e vuoi tentare coltivazioni più proficue, lo studio del clima ti è non solo utilissimo, ma necessario.

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Il drenaggio, benchè costoso, è sempre economico nelle terre che ne abbisognano. E giova a tutte le specie di terre, ma specialmente alle umide, compatte, tenaci. L'aridezza dei terreni si tempera con l'acqua, distribuita in diversi modi: per innaffiamento, per irrigazione, per imbibizione, e per sommersione. La irrigazione, come il drenaggio, muta l'aspetto dei terreni che la ricevono; e grandissimi benefizi può da essa aspettarsi l'agricoltura nazionale.

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La giovinetta campagnuola

208035
Garelli, Felice 2 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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La cura dell'orto spetta alla massaia: essa sa quali legumi le abbisognano nelle diverse stagioni. Gli uomini han troppe altre cose da fare nei campi, nei prati, nei vigneti; e manca loro il tempo, e la volontà di occuparsi dell'orto. Avrai dunque un orticello di bastevole ampiezza, e tu stessa lo coltiverai nelle ore di libertà. I lavori dell'orto ti saranno un sollievo dalle cure domestiche. S'intende che gli uomini ti faranno le vangature necessarie: al resto penserai tu. Prima di tutto preparerai l'ingrasso che ti occorre; perchè di letame non ce n'è abbastanza nemanco per le grandi coltivazioni del podere. Perciò raccoglierai, in mucchio separato dal letamaio, la spazzatura della casa e dell'aia, lo sterco delle galline, le ceneri livisciate, la fuligine del camino, e il tutto bagnerai con le acque del bucato, e di lavatura dei piatti. Così, senza uscire dall'aia, e quasi senza fatica, avrai più ingrasso per l'orto, che non ne abbia il letamaio pei campi, e con esso otterrai legumi più che ne abbisognino alla famiglia.

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Gli animali abbisognano di esercizio, di moto, e di riposo, come l'uomo. Tenuti continuamente alla stalla diventano fiacchi, pigri, e deperiscono. La dimora alla stalla, o stabulazione, deve quindi alternarsi col movimento all'aria libera. Ciò è specialmente necessario agli animali giovani. L'esercizio dei muscoli ne favorisce il crescimento, e fortifica la salute. Un vitello, appena è messo in libertà, salta e corre all'impazzata, come fai tu quando esci dalla scuola. Le vacche lattaie trovano anch'esse giovamento nell'uscita giornaliera. Vedi come guadagnano di robustezza, e di vigore le vacche, e i vitelli, che d'estate si mandano ai pascoli alpini. Non è il solo nutrimento, più sostanzioso, ed aromatico, che loro fa bene; ma l'aria pura che respirano, e la libertà di muoversi come e quanto loro piace. Le giovenche aspettano con impazienza l'ora di avviarsi all'alpe. Ai primi apparecchi son tutte in attenzione, e col muso alto fiutano il vento. Quando poi si attacca a una d'esse la campanella, indizio di prossima partenza, è un caracollare, un muggire, un cozzarsi, finchè la conduttrice si avvia. Allorchè a settembre scendono al piano, le trovi cresciute di tanto! Gli animali da lavoro compiono, con le ordinarie fatiche, un esercizio sufficiente. Queste fatiche riescono salutari, se moderate, e seguite da un riposo proporzionato alla intensità, e alla durata del lavoro. Il bestiame, mentre riposa, vuol essere tranquillo; ama la quiete intorno a sè. Non si deve quindi inutilmente disturbare. Anche per questa ragione è cattiva usanza quella di tenere volatili nelle stalle.

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Il giovinetto campagnuolo I - Morale e igiene

215521
Garelli, Felice 1 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
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Gli animali abbisognano di esercizio, di moto, e di riposo, come l'uomo. Tenuti continuamente alla stalla diventano fiacchi, pigri, e deperiscono. La dimora alla stalla, o stabulazione, deve quindi alternarsi col movimento all'aria libera. Ciò è specialmente necessario agli animali giovani. L'esercizio dei muscoli ne favorisce il crescimento, e fortifica la salute. Un vitello, appena è messo in libertà, salta e corre all'impazzata, come fai tu quando esci dalla scuola. Le vacche lattaie trovano anch'esse giovamento nell'uscita giornaliera. Vedi come guadagnano di robustezza e di vigore le vacche, e i vitelli, che d'estate si mandano ai pascoli alpini. Non è il solo nutrimento, più sostanzioso ed aromatico, che loro fa bene; ma l'aria pura che respirano, e la libertà di muoversi come e quanto loro piace. Le giovenche aspettano con impazienza l'ora di avviarsi all'alpe. Ai primi apparecchi son tutte in attenzione, e col muso alto fiutano il vento. Quando poi si attacca a una d'esse la campanella, indizio di prossima partenza, è un caracollare, un muggire, un cozzarsi, finchè la conduttrice si avvia. Allorchè a settembre scendono al piano, le trovi cresciute di tanto! Gli animali da lavoro compiono, con le ordinarie fatiche, un esercizio sufficiente. Queste fatiche riescono salutari, se moderate, e seguite da un riposo proporzionato alla intensità e alla durata del lavoro. Il bestiame, mentre riposa, vuol essere tranquillo; ama la quiete intorno a sè. Non si deve quindi inutilmente disturbare. Anche per questa ragione è cattiva usanza quella di tenere volatili nelle stalle.

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