Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbigliato

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Senso

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Boito, Camillo 1 occorrenze

In un modo o in un altro se la campava, sempre abbigliato, benché con un'ombra di gofferia teutonica, secondo l'ultima voga, in un quartierino di nobile apparenza e pieno di gingilli artistici, dove regnava questa o quella signora, bruna, bionda, fulva o rossa, ch'egli ripescava qua o là e rimutava, al più, ogni sei mesi. Così era giunto al sessantesimo anno, robusto ancora e pieno di vita, che pareva un miracolo pensando a' suoi vizi e disordini; né l'età si manifestava in lui altrimenti che in due cose: nella rotondità del ventre, che con il suo consueto panciotto bianco diventava anche più maestoso, e nel serbare com'egli faceva presso di sé da un anno l'ultima baronessa, rossa di capelli, senza provare nessun desiderio di sostituirne una nuova. Il curato non aveva aperto bocca nel cammino da casa sua alla villa, sebbene il dottore lo andasse stuzzicando. Pareva distratto; guardava le nubi strane, che imbiancavano una parte del cielo. Un domestico, in livrea turchina con la pistagna color cremisi e i gran bottoni dorati, fece entrare i due visitatori nella sala, dove il barone faceva il chilo col resto della compagnia, pregandoli di aspettare che la signora baronessa li potesse ricevere. Il barone, che fumava il sigaro immerso in una larga poltrona, s'alzò, andò incontro al prete, e, stringendogli la mano, gli disse un mondo di belle cose. Aveva bisogno di vederlo, conosceva le sue virtù, desiderava aiutare i poveri del paese, sapeva che la baronessa ne' primi dì del suo soggiorno in villa era stata alla canonica a portare delle elemosine; egli voleva fare qualcosa di più durevole, cento idee di carità gli frullavano nel cervello, ma per metterle in atto attendeva il consiglio del savio e sant'uomo, che lo guidasse, che gl'insegnasse a fare il bene utilmente. Quei modi cortesi, quel sorriso aperto, sopra tutto quelle liberali profferte, mettevano il povero prete in un terribile impaccio. Già rinasceva nella sua mente la solita tenzone: posso io respingere il danaro del diavolo? Posso io togliere a' poverelli i soccorsi di cui hanno tanto bisogno? Non devo io anzi sollecitare codeste larghezze, qualunque sia la lor causa, lasciando a Dio di entrare nell'anima dei peccatori? Il barone continuava a discorrere in piedi, davanti alla finestra, da cui si scorgeva tutta intiera la valle e si vedeva in fondo ad essa il torrente, sinuoso e lucido, come un nastro d'argento puro, svolazzante al sole. Intanto gli ospiti del barone chiacchieravano intorno ad una tavola rotonda piena di libri e giornali, nell'angolo opposto della sala. A un tratto il maestro di pianoforte della baronessa, un giovinetto piccolo, con gli occhiali sul naso a ballotta, allievo poco fortunato del Conservatorio di Dresda, tolta la fascia ad uno dei giornali illustrati, guardando la prima pagina, esclama: - Oh bello, magnifico stupendo davvero! - Poi, fatta vedere l'incisione agli altri, che s'accordano negli ah e negli oh ammirativi, sbalza accanto al barone per mostrargli niente meno che la veduta della sua villa. C'era la loggia con i panneggiamenti; c'erano i padiglioni con le quattro gradinate, ma con l'aggiunta, per verità, di due cupole e di due Fortune sulla cima, rimaste, pare, nella fantasia dell'architetto restauratore; c'erano le fontane con nuovi getti d'acqua: insomma una reggia. Si leggeva sotto: Residenza del direttore della Compagnia siderurgica nella valle di Castra Il barone, dopo avere gettato uno sguardo sul disegno, mormorò tra se stesso: - Astuzie di quella volpe del Viorz - e restituì il foglio al maestro di cembalo, il quale si mise a leggere l'articolo che accompagnava e spiegava l'incisione. Era un inno alla nuova impresa: le miniere gonfie di metallo; le ferriere vulcani; e già le braccia non bastavano più al lavoro, e le richieste del commercio soverchiavano venti volte la produzione dell'industria; bisognava praticare dei nuovi squarci nei fianchi del monte miracoloso, moltiplicare le fucine, emettere nuove azioni alla banca. Seguivano la parte artistica e la parte sentimentale: le descrizioni del palazzo e del giardino; le beneficenze del direttore, vera provvidenza, vero Messia della valle: asili d'infanzia fondati e già frequentati da trecento bimbi, che, oltre all'insegnamento, vi ricevevano gratis la colazione e il desinare; nuove strade in lavoro; farmacie aperte, eccetera, eccetera: una rigenerazione. Il maestro di pianoforte leggeva ad alta voce, con enfasi, facendo spiccare le più belle frasi; né badava punto al barone, il quale, interrompendo il suo ragionamento col prete, gridava: - Basta, basta; leggerete poi -. Ma il prete non porgeva più nessuna attenzione alle lusinghe dell'altro; tendeva invece le orecchie per udir la lettura, avvicinandosi anzi passo passo alla tavola tonda. A un certo punto, senz'aspettare la fine, strappò dalle mani del leggitore il foglio e lo stracciò in più brani, ripetendo: - Sono tutte menzogne, tutte menzogne. Il barone uscì dalla stanza, il medico scomparve. Ci fu un mezzo minuto di silenzio e d'immobilità generale; poi si vide alzarsi un ufficiale dei cacciatori, che stava accanto al maestro di pianoforte. S'accostò al prete e, dopo un formidabile ruggito d'ira, gridò: - Ringrazii la sua chierica ed il suo collare se questo braccio ... - e alzava il braccio in atto di minaccia. In quel momento il servo in livrea turchina con le mostre cremisi e i gran bottoni dorati entrò e annunziò dall'uscio: - La signora baronessa prega il reverendo signor curato di passare nella sua camera. Il curato piegò la testa in atto di saluto e, lentamente, uscì dalla sala.

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