Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbigliare

Numero di risultati: 2 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Eva Regina

203821
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

È un esercito formidabile dove sono rappresentati tutti i gradi: dalla ragazzetta quindicenne, astuta, arrogantella, sfacciatella, che ha limitato il suo ufficio a recare dal mercato le provviste alimentari giornaliere e rigovernare le stoviglie sudicie, alla cameriera che parla due o tre lingue, porta il cappello e la camicetta di seta: dalla giovine cuoca sciatta e disordinata che ruba sul conto ai padroni, alla domestica intelligente che sa pettinare come una pettinatrice, abbigliare come una sarta, stirare come una stiratrice ed ha un salario pari allo stipendio d' una maestra elementare: dalla donna di servizio preziosa che fa tutto, da cuoca, da cameriera, da guardarobiera, da stiratrice e all' occasione da tappezziere e da facchino, alla governante fidata che cura le robe dei padroni come fossero proprie, ma è bisbetica, lunatica, e gli altri domestici la riguardano come uno spauracchio. E tutta questa gente collocata per gradi d' abilità e di raffinatezza presso famiglie appartenenti a tutte le classi sociali, da quella del piccolo impiegato o del piccolo commerciante a quelle della plutocrazia e dell'aristocrazia, vivono la nostra vita, la seguono passo passo, ora per ora, penetrano i segreti più intimi, imparano i lati più nascosti del nostro carattere, le debolezze che possiamo nascondere a tutti, non a questi testimoni perenni, che spesse volte si trovano mescolati ad intrighi, a scandali, a drammi, a tragedie. «Il n' y a pas de grand homme pour son valet de chambre» scriveva uno spiritoso letterato francese, a significare che le persone di servizio ci conoscono sotto un punto di vista diverso da quello dal quale ci giudicano gli altri. E le informazioni sulla moralità di una signora, sulla sua vanità, sulla sua bontà di carattere, sulla sua gentilezza di maniere ed anche sulla sua accuratezza personale, nessuno è in miglior grado di fornirle della sua cameriera. Ma quanto diverse queste ancelle del secolo ventesimo dalle schiave dell'êra greca e romana, dalle devote donne addette nell'evo medio al servizio della castellana a capo delle quali era quasi sempre la vecchia nutrice di lei: dalle astute confidenti degli amori muliebri nel settecento galante che diedero il modello del tipo di Colombina: dalle affezionate domestiche del Risorgimento patriottico che seguivano nel carcere, nell'esilio, i loro padroni e li soccorrevano nella povertà coi loro risparmi! Ora nessuna donna di servizio resiste all'esca di un salario maggiore, e per cinque lire di più al mese abbandona con indifferenza una casa dove viveva da anni e dove era ben trattata. Ora bisogna studiare la frase per fare un'osservazione, per dare un ordine, altrimenti si corre il rischio di sentirsi rispondere in malo modo : e la crisi delle serve non accenna a risolversi, anzi si fa ogni giorno più grave per la insufficienza di quelle che si trovano e le esigenze di quelle che fanno le preziose. — Una signora mi raccontava perfino questo, che ad una sua amica accadde di prendere a servizio una giovane dall' aspetto un po' grossolano e sgarbato, la quale non era altri che.... un uomo in abiti femminili, introdottosi in casa sua chissà per quale scopo! E questo fatto mi pare possa stabilire un bel récord e non abbia bisogno d'altri commenti.

Pagina 395

L'idioma gentile

208870
De Amicis, Edmondo 1 occorrenze
  • 1905
  • Fratelli Treves Editori
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Metterà Rinanta cura ad abbigliare la sua graziosa persona e non ne vorrà metter punto a vestire i suoi pensieri? Porrà tanto studio a camminare con grazia e nessun impegno a parlar con garbo? Cercherà con tant'arte di modular dolcemente la sua voce e non le importerà di pronunziare con dolcezza parole spurie e frasi barbare? E le parrà che non abbia a studiar la lingua la donna, che per ragione di natura e per gli uffici a cui è destinata, di madre, di consigliera, d'educatrice, di consolatrice della famiglia, avrà tanti sentimenti amorosi e pensieri gentili da esprimere, tante cose da dire, delle più difficili a dire e a sentire, e che può e sa dire essa sola, e che da lei sola si vogliono udire? E come farà, se non avrà studiato la sua lingua, a compiere con la voce e con la penna questi uffici, per i quali occorre conoscer della lingua tutte le grazie e le sfumature, possedere tutte quelle parole e locuzioni proprie, morbide, agili, sottili, che entrano quasi inavvertite nella coscienza e nel cuore, persuadono e commovono, accarezzano e consolano? Non è uno studio per la donna? Ma direi che è il primo studio che ella ha da fare, poichè la madre è la prima maestra dei suoi figliuoli, e perchè in ogni società colta sono, e non, possono esser che le donne quelle che insegnano ed impongono nella conversazione la dignità del linguaggio, la finezza dello scherzo, l'urbanità della contraddizione. E come si può far questo non conoscendo la lingua? Ah, ella scuote il capo, con un sorrisetto: ho capito. È bella, ed ha vanità femminea, non ambizione letteraria, e pensa che un viso come il suo, basterà, senza il sussidio del vocabolario e della grammatica, ad attirarle da per tutto l'ammirazione e l'ossequio. Ma s'inganna, signorina. Se sapesse che peggior effetto fa una parola brutta sur una bocca bella, e com'è più ridicola la sgrammaticatura detta con un sorriso vanitoso! E se sentisse con che barbara compiacenza le belle amiche commentano e portano in giro il piccolo sproposito dell'amica bella! Andiamo, mi confessi che ha torto, e mi conforti anche lei, almeno per un tratto di strada, della sua cara compagnia.

Pagina 23

Cerca

Modifica ricerca