Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbigliamento

Numero di risultati: 7 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Fisiologia del piacere

170303
Mantegazza, Paolo 1 occorrenze
  • 1954
  • Bietti
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Pagina 112

Come presentarmi in società

200142
Erminia Vescovi 6 occorrenze
  • 1954
  • Brescia
  • Vannini
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Quando il sonno giunge, nei viaggi notturni, ci son di quelli che si sdraiano sui sedili, dopo aver semplificato al massimo il loro abbigliamento, ed essersi persino tolte le scarpe. Costoro seguono la teoria «che si deve f are il proprio comodo», teoria ottima per gli egoisti screanzati. Una signora, si capisce, sarebbe ancor più biasimevole se si accordasse simile libertà. Ma non le sarà proibito, specialmente se attempata e sofferente, appoggiarsi e stendersi per quanto lo spazio lo permette, senza esser d'incomodo ai vicini. Non occorre poi raccomandare a chi viaggia la massima accuratezza nell'abbigliamento intimo. Son tanti i casi che possono succedere! Una signora a cui dia noia il fumo non entra negli scompartimenti dei fumatori. Ma anche dove è permesso fumare, un uomo cortese chiederà se il sigaro disturba e si regolerà in conseguenza della risposta, o forse anche dal modo con cui è data, che spesso esprime assai bene un sì, mentre le labbra mormorano no... Potrà allora uscir un momento nel corridoio. Si intende poi che non sarà così villano da fumare dove è proibito. E non parliamo dell'orribile vizio di sputare in treno, contro cui si combatte ora una multilaterale e accanita battaglia, e che sembra abbia già ottenuto gran parte del suo intento. Una signora non rivolge mai la parola a uno sconosciuto, in treno, se non per chiedergli quei piccoli favori che non impongono se non l'obbligo di un grazie. Sconvenientissimo si mostrerebbe colui che volesse per forza attaccar conversazione con una signora: essa ha diritto di respingere questi tentativi con dignità e severità e, occorrendo, anche con modi più risoluti. Fra uomini poi, e più ancora fra signore, si avviano spesso e volentieri dei dialoghi che poi divengono generali, e spesso, dopo un'ora o due di viaggio comune, lo scompartimento sembra diventato un salottino dove ferve una conversazione ben nutrita, e squillano allegre risate. Niente di male, se quelle conversazioni si aggirano su terni di carattere generale, e danno modo a chi può di palesare il proprio ingegno e la propria arguzia. Ma sarebbe imprudente, e mostrerebbe piccolo cervello chi raccontasse in pubblico i fatti propri. Eppure accade qualche volta che, dopo un breve tragitto, una persona che ci sta accanto ha creduto bene di farci conoscere di sé e la patria e la condizione, e la famiglia, e gli amici, e le abitudini e i gusti, e le speranze e gli affari... Il nome talvolta sì, talvolta no. Questi originali bisogna lasciarli sfogare, e non dar loro troppa ansa, e soprattutto non credersi obbligati a contraccambiare confidenza con confidenza. La signorina che viaggia (ormai ce ne sono tante!) sarà riguardosa e riservata al massimo, e cercherà di non dare soverchia confidenza a nessuno. E' lecito in treno far colazione con qualche cosa che si sia portato seco. Ma siano cibi asciutti e senza troppi odori forti: un panino ripieno, una tavoletta di cioccolata, qualche frutto precedentemente sbucciato o facile a sbucciarsi e basta. Si lascino stare i polli, gli stufati, la roba unta in genere, i formaggi e i salami, che danno così sgradevole aspetto alla refezione. Si abbia un tovagliolo da stendere sulle ginocchia, un bicchierino per bere, e si gettino dalla finestra gli avanzi e le carte e ci si ripulisca bene le dita e la bocca, passando, se si può, nel camerino dove c'è (o ci dovrebbe essere) l'acqua corrente. Non è obbligo offrire agli altri ciò che si è portato per mangiare: se però ci fossero persone di conoscenza o con cui si avesse fatto un po' di conversazione, si può offrire un arancio, una caramella, un cioccolatino ecc. ecc. Coi bambini poi sarebbe quasi una crudeltà fare diversamente. Si tenga aperto o chiuso lo sportello vicino a noi secondo il piacer nostro; perchè questo è un diritto che il regolamento concede; ma si abbia anche riguardo a persona che mostrasse di soffrire, sebben lontana, l'aria corrente, o di sentirsi soffocare a finestrino chiuso. Non si deve muoversi spesso senza ragione, passando e ripassando davanti a chi siede, ma questi, alla loro volta, devono tener composte e non distese le gambe, per non impedire agli altri il passaggio. Chi arriva alla stazione di scesa raccolga con qualche anticipazione i suoi bagagli, si riaccomodi la persona, e stia pronto allo sportello. Con un cortese buon viaggio ai suoi compagni, qualcuno dei quali sarà sempre gentilmente pronto a porgere la valigia e ad aiutare in altro modo che occorra, si scende e si va dritti dritti verso l'uscita, dove si consegnerà al bigliettario il biglietto già preparato prima, per non far perdere il tempo e impedire il libero passaggio degli altri.

Uscendo con loro, curi in modo speciale il proprio abbigliamento, ove nulla vi deve essere di sciatto o di men che pulito. Non è bello che i due camminino a braccetto, come fossero sposi, ma a un passo difficile, o in mezzo alla folla, il giovanotto deve aiutare e tutelare la sorella porgendole la mano e anche stringendola a sè. Ma una signorina di giudizio non si caccerà volontariamente tra la folla, se proprio non vi è seria ragione, nè sola, nè accompagnata. Colle amiche della sorella, il giovane deve tenersi in quei debiti riguardi, o concedersi quelle oneste libertà che sono segnate dal grado di confidenza. Se son cresciuti insieme e le forme cerimoniose sembrano loro un'affettazione, le chiamino pure col nome di battesimo. E nel giocare, nello scherzare si mostrerebbero veramente indiscreti e villani se osassero metter loro le mani addosso per qualsiasi motivo. E se un giovane comincia a sentir per qualcuna di loro qualche cosa che è più dell'amicizia, se gli par che il suo sentimento sia anche condiviso, non lo lasci trapelar troppo presto, e procuri di assicurarsi, nella intimità libera da tal genere di preoccupazione se farà bene o non farà bene a parlare. Sarebbe poi uno sciocco e un malvagio se si divertisse a turbarle con inutili corteggiamenti, con lusinghe, con adulazioni e sarebbe per soprappiù un vigliacco, se ne facesse argomento di conversazione e di vanto fra i suoi amici. Per guarirlo di tale inclinazione, non molto rara tra i giovanotti, basterebbe domandargli se saprebbe tollerare che altri mancasse così di rispetto alle sue sorelle. S'intende però che la signorina deve, per conto suo, mostrarsi meritevole di ogni rispetto, anche nella massima confidenza. E cominciando dalle pareti domestiche, è forse permesso che le fanciulle si lascino vedere dai fratelli mezze scoperte nel succinto vestito da camera? Ciò è tanto male, quanto è sconveniente permettere che i giovanotti ciondolino per casa in pantofole e maniche di camicia. Nelle famiglie numerose, suole ogni sorella avere incarico della guardaroba d'un fratello: ottimo uso per avvezzarle alla diligenza, alla previdenza; mentre i fratelli per tal modo sentono maggiore l'affezione per le gentili creature che hanno cura di loro, che cercano di compiacerli in qualche scusabile vanità, e le ricambiano con gratitudine e con qualche piccolo favore. Ma se non trovassero poi le cose sempre fatte a modo loro, si guardino bene dall'insolentire o strepitare. Pensino che la compiacenza e la tolleranza si devono prima che in ogni altro luogo mettere in pratica tra le pareti domestiche, e che quello che a loro sembra una inescusabile trascuratezza è spesso null'altro che una svista, una dimenticanza, dovuta a qualche seria preoccupazione o a un lavoro eccezionale. La buona giovanetta alla sua volta cerca di compatire e scusare il fratello se egli cade in qualche errore, ed è causa di qualche screzio in famiglia. Talvolta una fanciulla, vero angelo di pace, riuscì a ricondurre al bene il fratello un po' traviato, e a comporre dolorose questioni. Nelle sue relazioni cogli altri giovani, quando sia tra di loro una certa libertà, non permetterà mai che ne abusino. Non li ecciti allo scherzo, non tolleri che la giovanile allegria passi i limiti della confidenza, e sappia con garbo e con fermezza mettere a posto chi le paresse troppo audace. Si mostri sempre disinvolta e amabile, pronta a render un servizio, fraternamente, ma senza mai farsi troppo avanti. Abbia cura della sua persona, e non si presenti mai a nessuna riunione, sia pure all'aria aperta, nella confidenza campestre, in abito troppo succinto. Se i suoi capelli, correndo, o danzando, si scomponessero troppo, se il suo volto si accendesse, si ritiri e si fermi, tanto che scompaia dalla sua persona quell'aria di baccante che invero è poco propizia a destar rispetto. Non parli mai a giovanotti di altre signorine, se non genericamente, e per dirne bene; si guardi poi da quello scherzo di pessimo genere, e talora di gravi conseguenze, che consiste nello stuzzicar un giovanotto fingendo di crederlo corteggiatore o innamorato di qualche amica. Nelle passeggiate, nei giuochi, può la signorina rimaner per un momento isolata con un giovane della compagnia, ma eviti che questo a parte, si prolunghi oltre lo stretto necessario, e nel lasciarsi porger la mano, sorreggere pel braccio, senza atteggiarsi a ridicola rigidezza, guardi bene di non concedere soverchia libertà. Un'amabile e disinvolta naturalezza sarà la migliore delle regole. E pensi pure la signorina che tra quei giovani che ella frequenta... può darsi benissimo che si trovi il compagno della sua vita; ma che ogni preoccupazione da parte sua sarebbe inopportuna, e bisognerebbe, se mai, saperla dissimulare. Li tratti pure fraternamente, li studi, li esamini, cerchi di scoprire quel che valgono e... se saran rose fioriranno. Ma di ciò ad un altro capitolo.

Pagina 170

Pagina 207

Pagina 222

Pagina 278

Cerca

Modifica ricerca