Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbigliamento

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Come devo comportarmi. Le buone usanze

184891
Lydia (Diana di Santafiora) 3 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Si può spendere migliaia di lire per il proprio abbigliamento e non riuscire a raggiungere quell'eleganza, che altri ottiene con poche centinaia. Tanto vale una scelta giudiziosa della stoffa, dei colori, degli ornamenti. Non possiamo dare qui norme precise sulle fogge di vestito più convenienti. La moda, specialmente quella femminile, muta tutti i giorni, e quel che oggi sarebbe ridicolo, domani diviene comune. Ci limiteremo dunque a dare dei consigli generali, conformi al buon vivere civile. Nel seguire la moda non bisogna essere esagerati: tanto è ridicolo colui che veste secondo le abitudini di trent'anni fa, quanto colui che non appena una moda cambia, corre dal sarto a ordinarsi un abito nuovo. Le signore specialmente, parlo soprattutto di quelle che appartengono a quel medio ceto borghese, per le quali è scritto in particolar modo questo libro, evitino ogni esagerazione, e anche nel seguire la moda sappiano regolarsi con tatto e con buon gusto. Se le gonnelle usano corte, non siano però troppo corte, se le maniche devono esser larghe, non siano troppo larghe. Certe mode che dilagano all'improvviso, e divengono comuni a tutti, sono da seguire con gran prudenza: una signora ben educata rinunzia subito a tutto ciò che diviene o sta per divenire volgare e troppo comune. Sappiate scegliere i vostri vestiti nelle varie circostanze della vita: lasciate i colori vivaci alla gioventù, contentatevi, se siete d'una certa età, di colori sobrii e severi. Una signora coi capelli bianchi è ridicola se veste da giovanetta. Se andate in visita, riflettete, prima di vestirvi, a chi fate visita. Sarebbe sconveniente, e dimostrerebbe cattivo cuore o poca testa, vestirsi in gran gala per recarsi in un ospedale, presso un malato, in una casa di persone povere o infelici, da una famiglia in lutto. Sarebbe un modo indiretto di offendere il dolore altrui, di provocare un giusto risentimento. L'infelicità, la miseria, il dolore hanno diritto, sempre, ad ogni riguardo. Se non si tratti di casi speciali, come battesimi, matrimoni o altre feste di simil genere, è un segno di cattivo gusto vestirsi la mattina in abiti da società, o con toelette sfarzose e troppo eleganti. Una persona distinta preferisce sempre, prima di mezzogiorno, abiti d'una elegante semplicità! È abitudine comune delle famiglie borghesi indossare la domenica gli abiti migliori e curare con maggiore attenzione la toelette della persona: abitudine riprovata da molti, specialmente in Francia, dove è stata anche coniata la parola endimanché, per indicare chi si presenta in pubblico, in circostanze speciali, con una particolare eleganza forzata e di cattivo gusto. Noi non crediamo che una tale usanza sia del tutto riprovevole. Al solito, guardiamoci dalle esagerazioni: ma è troppo naturale, è troppo umano che chi lavora tutta la settimana, ed è perciò costretto a vivere in mezzo agli affari, nei fondachi, nei magazzini, negli uffici, nelle fabbriche, in ferrovia, senta, alla domenica, insieme col bisogno di riposarsi e di darsi buon tempo, anche quello di presentarsi in pubblico in una veste più corretta e più elegante. Soltanto gli oziosi e i fannulloni, per i quali è sempre domenica, possono dedicare tutti i giorni qualche ora alla cura della propria persona. Ma l'abitudine dell'eleganza domenicale non sia scusa o pretesto per una colpevole trascuratezza negli altri sei giorni della settimana. Una persona ben educata veste decentemente e propriamente anche in casa: e lo fa non solo per rispetto verso i suoi familiari, ma anche per un certo riguardo verso sè stessa. I calzoni e le sottane piene di fango o di pieghe, le giacchette o le camicette sparse d'unto o di macchie devono esser buttate via o date a lavare e a smacchiare: non si devono portare per casa fino a rifinizione. Lo stesso si dica delle pantofole, delle ciabatte, delle papaline, delle berrettine: tutta roba che non dovrebbe neanche esistere, se non per gl'infermi e per i vecchi: e in questo caso siano sempre pulite e non manchino, se è possibile, d'una certa eleganza. In campagna, in montagna, si vive più liberamente che non in città; e perciò si deve e si può concedersi una maggior libertà anche nel vestiario. Un uomo può girar per casa o anche uscire nei campi in maniche di camicia, purchè la camicia sia pulita e d'una certa eleganza; una signora può usare più largamente della veste da camera, la quale, come dice la parola, a cose regolari si deve indossare in camera solamente. Lo stesso si può fare al mare, in quei luoghi dove l'eleganza e le regole d'etichetta non siano più esigenti che in città: il che accade purtroppo molto spesso. Vestirsi tutti i giorni con una certa cura per il pranzo della sera è un'abitudine che viene dall' Inghilterra; ed è una bella abitudine. Ma purtroppo, nelle famiglie dove si lavora molto, non è sempre attuabile. Si può tuttavia dare al pranzo serale una certa impronta di festività e d'allegria con qualche piccolo ritocco al proprio abbigliamento, con qualche segno esteriore di cura maggiore. È cosa a cui devono pensare soprattutto le signore: il marito, il padre che torna la sera affaticato dal lavoro giornaliero, prova un senso di benessere se si siede ad una tavola bene apparecchiata, in mezzo alla moglie e ai figli vestiti con proprietà e con una certa eleganza. La questione del vestiario è, come si vede dalle norme che abbiamo suaccennate, del massimo interesse e tutt'altro che facile a trattare. Forse, a trattarla a fondo, non basterebbe un libro intero. A noi basti aver fatto capire al benevolo lettore e alla gentile lettrice tutta la difficoltà dell'argomento, e averli indotti così a non trascurare questo aspetto particolare della vita civile, al quale di solito non si dà tutta l'importanza che merita.

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Lo so, la mancanza di proprietà non deriva sempre da trascuratezza; spesso c'è sotto l'eterna questione economica, la quale, se permette una certa decenza esteriore, deve poi per dura necessità passar sopra alle esigenze dell' abbigliamento più intimo. È quella miseria nascosta della piccola borghesia che è spesso più grave e più dolorosa di quella, aperta e visibile, dei miserabili. Ma anche in questo caso si può e si deve curare, se non l'eleganza e la proprietà, almeno la pulizia: una camicia rattoppata non fa vergogna come una camicia sudicia o strappata. Se tutta la persona deve essere oggetto delle nostre cure, le parti di essa che sono esposte agli sguardi altrui richiedono, naturalmente, una cura speciale. Tali sono il viso e le mani. Ma prima di parlarne, ci sia concesso dedicare poche parole a un'abitudine eccellente, che per fortuna si va facendo strada ogni giorno più anche nel nostro paese: vogliamo parlare del bagno.

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