Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbigliamento

Numero di risultati: 188 in 4 pagine

  • Pagina 1 di 4

Come devo comportarmi?

172520
Anna Vertua Gentile 1 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Quando, con pietà e tenerezze di pianto, la cara salma è vestita dell'ultimo abbigliamento terreno e si è trasformata la camera in cappella ardente, ci invade un dolore violento e muto insieme con un'opprimente stanchezza morale e fisica. Si vorrebbe essere soli, al tu per tu con il proprio cuore; si vorrebbe essere soli a rendere l'ultimo tributo di dolore al taro perduto; si soffre crudamente, acerbamente e si desidera di persistere nel dolore, che è un omaggio al morto. Ogni sentimento, ogni pensiero che sia estraneo a lui che ci ha detto addio per sempre, ci pare una profanazione, quasi un insulto allo stato dell'animo nostro. Che cosa è il mondo per noi in quel momento? che cosa sono i doveri, le convenienze sociali ?... Ci pub essere ancora qualche cosa che ci preoccupi, che ci interessi Ed è con ripugnanza penosa che ci si adatta ai costumi e alle convenienze esteriori.

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Il successo nella vita. Galateo moderno.

174262
Brelich dall'Asta, Mario 7 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
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Negli abitati e nelle case si entri solo con abbigliamento corretto. Se un uomo oltre alla giacca si toglie anche il panciotto, deve togliersi anche le bretelle. E' molto brutto togliersi il colletto. Col torace nudo si passeggi soltanto in luoghi solitari, poichè la visione di simili incontri è antiestetica. In trattoria non si vada a tavola coperti di polvere e sudati, ma si puliscano prima i capelli, la faccia le mani e le unghie e si spazzolino gli abiti e le scarpe. Specialmente le marce lunghe e faticose inducono il turista ad abbandonarsi e a dimenticare i precetti dell'educazione. Ciò si deve assolutamente evitare tenendo sempre il corpo e l'abbigliamento in modo presentabile. Anche sotto l'aspetto marziale del turista si deve rimanere persone

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Prima di entrare in un albergo il turista deve pulirsi almeno i vestiti dalla polvere e presentarsi nei locali del ristorante soltanto in abbigliamento corretto. Gli ospiti abituali di un albergo vengono generalmente trattati con maggior riguardo, tuttavia essi non devono eccedere nelle pretese poichè ogni ospite va trattato alla stessa stregua. Il comportamento nell'albergo dev'essere riguardoso. Quando si rientra a tarda notte, non si dimentichi che vi sono altri ospiti che vogliono dormire, di conseguenza non si gettino le scarpe rumorosamente davanti alla porta, ed in generale si eviti di fare rumore. Al mattino non si deve cantare o zufolare nel corridoio. Anche nella propria camera si eviti di far chiasso, poichè le pareti di separazione sono generalmente molto sottili e spesso dietro gli armadi ci sono delle porte. Bisogna evitare per quanto possibile di deteriorare l'arredamento della camera. Non si gettino per terra mozziconi o fiammiferi; non si puliscano le scarpe in camera; si tenga in ordine il lavabo, non vi si sputi e non vi si gettino detriti. Cucinare nella camera d'albergo è proibito. Quando si esce, bisogna chiudere gli armadi e consegnare la chiave della porta al portiere. Fuori della camera non si deve mostrarsi con l'abbigliamento in disordine e nemmeno al mattino si esca in maniche di camicia. Nella sala di lettura bisogna osservare la quiete; generalmente vi è proibito di fumare. A tavola valgono le norme precisate nei capitoli « Al Ristorante ed al Caffè » e « A Tavola ». Al mattino ed a mezzogiorno si va a tavola in abito da passeggio, mentre di sera conviene indossare l'abito nero e negli alberghi di lusso l'abito da sera. Quando i pasti vengono serviti a tavola comune, si salutano i vicini e le persone di fronte con un leggero cenno del capo e nello stesso modo ci si congeda alla fine. Non è necessario presentarsi e soltanto dopo un prolungato soggiorno si farà la conoscenza dei compagni di tavola. Ma anche senza essere presentati non si devono trascurare piccole cortesie come per esempio porgere qualche piatto, l'acqua, ecc. La mattina, al primo incontro, nonchè incontrandosi per strada, conviene salutare quegli ospiti dell'albergo che abbiamo già ripetutamente incontrati. Il personale d'albergo non dev'essere eccessivamente sfruttato. In Italia le mance sono abolite e vengono computate in forma di una percentuale nel conto del cliente. Osserviamo ancora che trovandosi di passaggio nelle città in cui si hanno conoscenti o parenti, salvo che si tratti dei più prossimi, conviene sempre più prendere alloggio in albergo anzichè sfruttare l'ospitalità di costoro.

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Abbigliamento: Dato il clima abbastanza mite, è inutile munirsi di un abbigliamento eccessivamente pesante. Visitando le grandi metropoli è necessario munirsi di abiti da sera. Nell'Opera di Parigi e nei principali teatri di Londra, frequentando i posti migliori bisogna presentarsi in marsina.

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Abbigliamento: Per i viaggi nei paesi mediterranei conviene prendere un abito grigio non sensibile alla polvere e non troppo leggero. Inoltre un abito scuro per la sera. Nei viaggi d'estate, particolarmente in mare e sui laghi, è molto pratico un abito di tela chiaro. E' sempre consigliabile munirsi anche di un leggero soprabito. Per i viaggi autunnali ed invernali sono necessari abiti pesanti, anche se ci si reca in paesi caldi, per il viaggio di andata e ritorno. Per l'Egitto, conviene munirsi di un abito chiaro di khaki e di un elmo coloniale.

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Conviene munirsi per questi viaggi di un abbigliamento piuttosto pesante, perchè frequenti sono le forti oscillazioni di temperatura. Indispensabile è pure l'abito da sera.

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Darebbe l'impressione d'un abbigliamento imperfetto, ed è specialmente fuori di luogo quando si sia indossato anche un soprabito. Si sollevi il bavero del cappotto soltanto in caso di cattivo tempo. E' molto indecente terminare la « toilette » soltanto per strada; quindi un vero signore non vestirà mai i guanti per strada, se già non li tiene in mano, come si usa. Se si è costretti a rimediare a qualche difetto di « toilette » per strada, non lo si faccia in mezzo al marciapiede, ma si vada in un portone, o si stia fermi almeno in un luogo poco frequentato. Chi, prima di abbandonare il suo appartamento, esaminerà i nastri, o i legacci delle sue scarpe, si risparmierà certamente qualche situazione penosa.

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Le donne hanno già dalla natura una predisposizione provvidenziale per la cura del loro abbigliamento, cioè provviste di un istinto più delicato, da un'osservazione più pronta e più acuta. Gli uomini invece mancano ancora molto a questo riguardo. Noi vogliamo occuparci, prima di tutto, di costoro. A questi occorrono certi schiarimenti, d'altronde non facilmente reperibili. Alla maggior parte degli uomini manca la capacità di vedere subito, alla prima occhiata, che cosa sia veramente buono ed elegante. La mira del signore, che voglia essere - uomo di mondo, - deve orientarsi verso i modelli più semplici, i quali rispondono, quasi sempre, a una eleganza di tipo internazionale. E' invalsa l'opinione che l'arte del vestirsi consista nell'essere sempre al corrente della moda, in ogni sua minima modificazione. In tal caso la questione sarebbe davvero una preoccupazione materiale degna di considerazione, ma, oltre a questo, simile opinione non è affatto giusta. Infatti quel signore che si assoggetterà all'oscillamento della moda avrà l'aria di un « dandy » o di un « gigerl », sarà cioè ridicolo e tutti diranno di lui che egli non ha nessun gusto, nè coltura personale; sarà insomma una bambola vestita. Il proprio gusto e la coltura personale dovrebbero andare al di là di ogni imitazione della moda, sì da poter giudicare quando la moda resti sulla buona via o quando scarti verso la stravaganza. Colui che possiede gusto personale e dispone di un sarto che eseguisca fedelmente i suoi ordini, potrà essere sempre elegante e corretto in mezzo alle « creazioni » pazzoidi dell'ultima moda. Nel contempo egli dovrà rimanere fedele alla moda, nelle sue grandi linee, in modo da evitare che i suoi vestiti mostrino, da soli, l'anno di grazia in cui furono fatti e di dare agli altri l'impressione di usare sempre vestiti vecchi. L'eleganza maschile è fatta di sottigliezze. Sono sempre dettagli di poca importanza quelli che smorzano o deturpano del lutto la linea dell'abbigliamento. - Perchè non faccio bella figura col mio vestito nuovo, fatto su misura? - Si domandono molti all'atto di ricevere il recentissimo capolavoro del loro sarto.Molte possono essere le risposte e noi ne tenteremo qualcuna delle più probabili: 1) Perchè la giacca aderisce troppo strettamente al corpo, invece di avere la debita larghezza, sì da impedire la libertà dei movimenti di chi l'indossa e da alterare la sua forma originale scivolando da un lato o tirando dall'altro. 2) Perchè le cuciture della spalla, cioè il giro della manica, hanno una fattura senza rilievo, sì da rendere le spalle cadenti, invece di renderle diritti, come si usa, con l'imbottitura d'ovatta. 3) Perchè il bottone davanti, nel vestito a un solo petto, non è proprio al suo posto o perchè le due parti della giacca non combaciano perfettamente per lo spostamento dell'abbottonatura. Può avvenire facilmente di saltare un occhiello del panciotto e trovarsi un bottone di più da un lato e dall'altro un'asola vuota. 4) Perchè il collo della giacca è troppo sottile o s'accosta troppo a quello della camicia o sta troppo sollevato. Il colletto della camicia non deve essere troppo alto, sì da permettere che la testa sia del tutto libera nei suoi movimenti. 5) Perchè i risvolti sono troppo sottili perchè non hanno forma ricurva ma corrono in alto a guisa di « V ». 6) Perchè il taschino è troppo distante dall'attaccatura delle maniche e per ciò troppo piccolo, oppure è coperto in parte dal risvolto. 7) Perchè la scollatura del panciotto è eccessiva o deficiente, sì da mostrare troppo o troppo poco della camicia e della cravatta. E' bene che la stoffa del panciotto non si veda di sotto alla giacca. Le tasche siano piuttosto grandi. 8) Perchè i calzoni sono troppo corti e lasciano quindi vedere troppa calza. E' preferibile che il calzone sfiori un poco la scarpa a che sia troppo sollevato. I risvolti, in fondo, vanno per la maggiore, ma non con tutti i modelli sono adatti. Possibilmente, si eviterà di riempire le tasche posteriori con oggetti di spessore, ad evitare grossezze e goffaggini evidenti. 9) Perchè le pieghe dei calzoni sono troppo poco rigide. Le cinture causano spesso qualche brutta piega, perciò si portino soltanto a scopo sportivo, altrimenti è preferibile adoperare delle bretelle, purchè eleganti ed in ottimo stato. I bottoni delle bretelle saranno sempre cuciti internamente. 10) Perchè tutto è fatto con troppa ricercatezza e minuziosità, così da offrire un aspetto effeminato e niente adatto alla serietà e alla dignità dell'uomo. Spesso basta correggere soltanto una di queste imperfezioni perchè il vestito faccia subito tutt'altra figura.

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Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180770
Barbara Ronchi della Rocca 10 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Quanto al brunch, che è l'occasione più informale, esige un abbigliamento molto casual. Per un invito a cena informale da amici vanno bene, sia per lui sia per lei, anche i jeans, purché abbinati a una camicia pulita, accessori ben scelti, una gradevole fragranza da dopo doccia. Nelle circostanze un po' meno disinvolte, gli uomini vanno sul sicuro con un bel completo grigio scuro, camicia a righe, scarpe e calze nere, e cravatta che, eventualmente, può essere tolta e infilata discretamente in tasca. Non si toglie invece nelle occasioni da «abito scuro», che prevedono un abbigliamento come sopra, ma camicia bianca possibilmente a polsi doppi. Per le signore, un tailleur (con gonna o pantalone), o una bella camicia di seta su una gonna (o pantalone) elegante. anche adattissimo l'abitino nero da evening chic. I padroni di casa sono tenuti a un certo understatement, quindi devono cambiarsi sempre d'abito - anche solo mettendo una camicia/maglietta pulita sui jeans - ma senza ostentare capi e gioielli elegantissimi, bellissimi, firmatissimi. Se il cartoncino riporta in basso la fatidica formula «cravatta nera», non ci sono equivoci: lui in smoking - che in caso di emergenza può essere sostituito da blazer blu scurissimo, pantaloni grigio scuro e scarpe nere - lei in corto elegante, in pantaloni ampi o in lungo non troppo scollato. Una valida alternativa è lo smoking femminile. Da osare con tacchi altissimi, camicia bianca maschile (con almeno tre bottoni slacciati) e pochette gioiello. Arriva dall'America la moda di dress code particolari, quindi può accadere di leggere sull'invito diciture del tipo smart casual, casual elegant, festive attire, che si prestano alle interpretazioni più svariate, e ai più tormentosi dubbi. Diciamo che le prime due indicano un abbigliamento «elegantemente sportivo», quindi niente cravatta per gli uomini, ma bei pantaloni sportivi e camicie (d'estate, meglio di lino) con maniche disinvoltamente arrotolate. Ideali anche per le donne, come pure uno stile etnico, purché non sovraccaricato con paillette o gioielli importanti. Il festive attire richiede per lui un blazer senza cravatta, per lei camicie di seta, ampi pantaloni, qualche bel gioiello. I tacchi a spillo solo in occasioni «eleganti» e «festive» che si svolgono al chiuso, o meglio su pavimenti solidi...

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A pranzo, possiamo andare a tavola in abbigliamento sportivo, ma non in copricostume, canottiera, ciabatte; alla sera, niente jeans e, nelle sale ristorante più eleganti, obbligo di giacca e cravatta per gli uomini e di abito o pantaloni non sportivi per le signore. Per il resto, la comune buona educazione basterà a gestire tutte le situazioni. Come l'eventuale condivisione di una cabina con uno sconosciuto, che richiede la più assoluta discrezione per evitare promiscuità imbarazzanti. Nei limiti del possibile, stabiliamo dei turni per l'uso del bagno: al mattino, il primo che se ne serve farà bene a uscire dalla cabina, così da rispettare la privacy dell'altro. Naturalmente, è vietatissimo fumare in cabina e sconsigliato cospargersi abbondantemente di profumo.

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Genitori e invitati sfoggeranno un abbigliamento poco frivolo, ma non casual a tutti i costi. Soprattutto le signore eviteranno tutto ciò che è «troppo»: troppo profumo, troppa abbronzatura, troppi gioielli troppo trucco, troppi colori in libertà, fantasie troppo vistose, variopinte, etniche. Durante la cerimonia gli invitati eviteranno di chiacchierare o mostrarsi annoiati, e non disturberanno l'officiante intrufolandosi dappertutto per scattare fotografie. Chi desidera conservare la tradizione del «ricordino» - un po' passata di moda, ammettiamolo - scelga il classico cartoncino bianco, con bei caratteri, e una formula elegante e semplice: PAOLA ROSSI RICORDA LA SUA PRIMA COMUNIONE 10 MAGGIO 2015 BARI, CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ MARIO ROSSI E' BAR-MITZVAH INIZIA LA VITA ADULTA, ACCETTA IL PATTO DEL SINAI SI IMPEGNA ALLE MITZVOT AFFRONTA L'ETÀ DEL GIUDIZIO I ricordini vanno inviati o consegnati a mano solo alle persone con cui si hanno legami di affettuosa amicizia e consuetudine: l'invio a semplici conoscenti potrebbe sembrare un modo per sollecitare un regalo. Anche al ricevimento dovranno essere invitati solo i parenti e gli amici più intimi, e il luogo più adatto e la casa, oppure un locale annesso al luogo di culto; se proprio non possiamo fare a meno di andare al ristorante, chiediamo di poter occupare una saletta privata, e poi cerchiamo di non ridurre la festa alla brutta copia di un pranzo di nozze. Al momento di diramare gli inviti suggeriremo di non fare regali troppo frivoli ed effimeri.

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Ma la sposa elegante, come le sue invitate, sa che il giorno delle nozze non è un qualunque capodanno, e richiede un abbigliamento formale, accompagnato da scarpe chiuse o modello Chanel. Niente occhiali da vista, niente abbronzatura da spiaggia, né mani con le unghie rosse, niente gioielli (concesso solo il «punto luce» di orecchini di diamanti), trucco impeccabile e discreto, niente borsetta. E niente velo per le nozze civili. In chiesa come in municipio la scollatura totale dovrebbe essere velata con una stola o una sciarpa.. La norma che vorrebbe accanto a una sposa in bianco lungo lo sposo in tight non è più così ferrea: ma sarebbe meglio, se lui rifiuta un abbigliamento così formale, che la sposa adottasse la lunghezza alla caviglia, elegantissima, ma un po' meno impegnativa. Oppure, privilegio negato a tutte le invitate, un bel paio di pantaloni. Se la cerimonia è molto mondana e formale, lo sposo, i due padri, eventuali fratelli e i testimoni saranno in tight (ovvero: giacca con le code, panciotto, pantaloni rigati). Che si può benissimo affittare per l'occasione in una sartoria specializzata, insieme con gli indispensabili accessori: camicia in lino o piqué con polsi doppi, cilindro e guanti grigio chiaro, cravatta classica in seta grigio perla o con una discreta fantasia chiara, calze al nocchio di seta grigio scurissimo e scarpe stringate di pelle nera. La scelta classica, per chi vuole evitare il tight, è un raffinato abito grigio scuro con gilet; anche corretti, se pure meno formali, il blu scuro e il gessato. Ma sempre giacca a un petto solo, pantaloni senza risvolto, camicia bianca, cravatta grigio-argento, calzini lunghi grigio scurissimo o blu scurissimo, scarpe eleganti nere, stringate. In nessun caso indosserà lo smoking, che è un abito da sera e non da cerimonia. Per quanto riguarda i signori invitati, la tenuta classica da matrimonio è la stessa di qualsiasi altra occasione elegante: abito blu scuro o grigio scuro con camicia bianca o azzurra e cravatta in tinta unita o a minuscoli disegni. Scarpe nere stringate, calze lunghe grigio scuro o blu scuro. Ricordiamo che non sono affatto obbligati - come sono invece i testimoni - a vestirsi come lo sposo; ma se questi è in tight, ed essi ne hanno uno, lo mettano: sarà un gesto gradito, e in più non perderanno una delle rare occasioni di sfoggiare la giacca con le code. Per le signore l'eleganza da cerimonia ha più regole da tenere a mente: no a pantaloni, microgonne, spacchi, scollature eccessive, paillette. Niente abiti tutti neri o tutti bianchi (colori che sono però consentiti se mischiati con altre tinte); se la sposa non veste in bianco, l'invitata attenta si informa preventivamente presso madri e amiche per evitare di scegliere proprio la stessa tinta pastello. Sì ai tailleur, ai completi abito e giacca; sempre le calze d'estate, anche se è il 15 agosto, e, d'inverno, meglio un bel cappotto che una pelliccia. No anche agli stivali o borsoni sportivi - compresi quelli firmatissimi e di coccodrillo - e agli accessori neri: la cerimonia esige che siano di un tono più chiari dell'abito. Se le nozze sono al mattino, le signore invitate possono sfoggiare un cappello. Possono: non sono affatto obbligate. Ma hanno l'obbligo di «non» metterlo se nessuna delle madri degli sposi lo indossa. Quindi, prima di scatenarsi negli acquisti, è prudente telefonare alle due signore che hanno il privilegio di «dettare legge» in materia di copricapi, così come i loro mariti decidono in merito al tight.

Pagina 183

In ogni stagione indossiamo materiali di qualità, gonne alla caviglia, al polpaccio o appena sopra al ginocchio, jeans non tagliati o sbrindellati o ricamati, pantaloni non bermuda né a pinocchietto, abbigliamento «a strati», capispalla sobri. Meglio una giacca spezzata che un (più banale) completo intero, meglio un paio di ballerine o di mocassini che le sneakers. Sotto la giacca o il pullover, una camicia, o una polo o una maglietta. Per distinguerci pur rimanendo in perfetta armonia nel gruppo, affidiamoci agli accessori, che sceglieremo secondo il criterio della piacevolezza e della vivacità, non dell'accumulo. La regola vale anche per i gioielli: un paio di orecchini, un anello, un bracciale; purchè senza troppi charms, il cui allegro tintinnio per otto ore consecutive può renderci insopportabili agli altri. Sempre nell'ottica di evitare «l'inquinamento acustico», le signore che amano calzare scarpe con i tacchi si faranno applicare dal calzolaio paratacchi di gomma.

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Soprattutto il modo migliore per far capire di non essere disponibili per una relazione sentimentale è bandire del tutto dal nostro abbigliamento e dal nostro comportamento ogni elemento che possa anche lontanamente apparire seduttivo: battute e complimenti sull'aspetto fisico o sull'abbigliamento, coffee break a tu per tu, fiori e regali personali (cioè non frutto di una colletta). Anche la cortesia deve limitarsi a gesti inequivocabili, cioè che non fanno distinzione di sesso, per esempio aiutiamo a indossare il cappotto o la giacca solo una persona anziana, o chi ha un braccio al collo...

Pagina 232

Prima di aver ben «inquadrato» I'ambiente e di essere stati accettati dal gruppo - non permettiamoci battute di spirito o commenti; curiamo particolarmente il nostro abbigliamento, evitando ogni sfoggio di firme e capi dernier cri: niente di peggio che dare l'impressione di lavorare per hobby! Accettiamo con gioia gli inviti a partecipare ad attività comuni nel tempo libero, ma non sollecitiamoli. Chiedere «Posso venire anch'io?» è sgradevole per chi non può risponderci di no, ma anche per noi, accettati visibilmente a malincuore. Se un collega ha un nome brutto, o molto lungo e «importante», può essere solo sua l'iniziativa di suggerire un soprannome, o un «accorciamento»; fino ad allora, sarà Emerenziano e basta. Ma neanche cinquant'anni di anzianità aziendale ci danno il permesso di apostrofare gli altri con «Caro/a, bello/a, cocca ecc.».

Pagina 236

Pagina 42

Galateo popolare

183618
Revel Cesare 2 occorrenze
  • 1879
  • Vinciguerra
  • Torino
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Un abbigliamento troppo cerimonioso è di cattivo gusto; troppo negletto sarebbe segno manifesto di non saper vivere in società. La famiglia della giovane deve scegliere per questo incontro giorno ed ora in cui niuna visita è aspettata. La giovinetta deve essere in mezzo ai parenti; il suo abbigliamento deve essere semplice ma accurato. La giovane deve essere prevenuta della richiesta fatta della sua mano, nondimeno nessuna allusione deve essere fatta su ciò durante il primo incontro. Se questo primo incontro sembra sufficiente al giovine, egli deve far indirizzare una domanda dalla sua famiglia a quella della giovane per essere ammesso nella casa a titolo di pretendente. Questo passo è fatto dal padre del giovine, o in difetto di questo dalla madre, da un parente prossimo, o anche da un amico. Appena il consenso dei parenti della giovane è accordato, il giovine va tosto a fare alla famiglia della sua pretesa una visita di ringraziamento: però scrive prima per chieder l'ora, nella quale potrà essere ricevuto. La giovane non deve trovarsi colla sua famiglia al momento dell'arrivo del giovine, ma si fa chiamare dopo lo scambio dei rigraziamenti e dell'accettazione. In allora gli si presenta il giovine come suo futuro marito. Ma questa presentazione è una cosa di forma soltanto, poichè la giovane deve essere anticipatamente prevenuta onde evitare sia la sorpresa, sia il malcontento, sia il dispiacere. A datare da questo momento il giovine è ricevuto intimamente, ma non famigliarmente nella casa. Questa distinzione è delicata, noi andiamo a chiarirlo. Sarebbe per esempio una mancanza assoluta di educazione di non presentarsi tutti i giorni con un abbigliamento accurato, altrettanto dicasi per la giovane. Quando è ufficialmente annunciato una giovinetta non deve più farsi vedere al passeggio, al teatro; dippiù il padre e la madre chiudono la loro casa ad ogni persona estranea alla famiglia restringendosi a ricevere i membri soltanto della propria, quelli della famiglia del giovine e i loro amici più intimi.

Pagina 61

La sposa soltanto deve avere dei guanti bianchi, per essere uguali all' abbigliamento. Il libro da messa deve pure essere bianco. Gl' invitati devono condursi in modo gentile. A meno di essere malati, non si può lasciar la chiesa fino al termine della funzione. Sarebbe indizio di pessima educazione il parlare e ridere durante la cerimonia, sopratutto quando il prete da la benedizione agli sposi.

Pagina 90

Galateo ad uso dei giovietti

183837
Matteo Gatta 1 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
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Miei cari, non è bisogno che io vi dica quale dei due esempi proposti dovete imitare; solo aggiungerò un consiglio, ed è che anche quelli tra voi cui non mancano fantesche e servitori faranno molto bene ad attendere in parte da sè stessi alla pulizia del proprio abbigliamento.

Pagina 36

Come devo comportarmi. Le buone usanze

184891
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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Lo so, la mancanza di proprietà non deriva sempre da trascuratezza; spesso c'è sotto l'eterna questione economica, la quale, se permette una certa decenza esteriore, deve poi per dura necessità passar sopra alle esigenze dell' abbigliamento più intimo. È quella miseria nascosta della piccola borghesia che è spesso più grave e più dolorosa di quella, aperta e visibile, dei miserabili. Ma anche in questo caso si può e si deve curare, se non l'eleganza e la proprietà, almeno la pulizia: una camicia rattoppata non fa vergogna come una camicia sudicia o strappata. Se tutta la persona deve essere oggetto delle nostre cure, le parti di essa che sono esposte agli sguardi altrui richiedono, naturalmente, una cura speciale. Tali sono il viso e le mani. Ma prima di parlarne, ci sia concesso dedicare poche parole a un'abitudine eccellente, che per fortuna si va facendo strada ogni giorno più anche nel nostro paese: vogliamo parlare del bagno.

Pagina 43

Il saper vivere

186958
Donna Letizia 3 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
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Adeguerà il suo abbigliamento a quello del padrone di casa. Se la cameriera chiede quale abito debba essere stirato non se ne indicano tre o quattro, ma solo quello che si desidera indossare. Non si trasforma il bagno in una stanza da bucato stendendo ovunqui i nylons lavati. Meglio portare qualche capo di biancheria supplementare e metter via, man mano che ci si cambia, gli indumenti usati. Un paio di calze o di guanti potrà tuttavia essere lavato dall'ospite e steso sul porta-asciugamani. Se il soggiorno è prolungato e la cameriera chiede se si ha qualcosa da lavare, si può consegnarle camicia da notte, sottovesti, ecc. Ma sempre con moderazione.

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Pagina 210

L'uomo "fatto" resiste alle tentazioni sgargianti, veste con sobrietà in ufficio e soltanto al mare o in montagna si concede qualche originalità di abbigliamento. Tuttavia anche il "classico" ha i suoi trabocchetti: il vero signore baderà bene a non inciamparvi: niente quadrettoni per recarsi alla partita, né rigoni bianchi su fondo marrone per recarsi al cocktail. Se ha il tipo marcatamente "meridionale" non aspira a passare per un gentleman inglese : lascia da parte panciotti fantasia e calze scozzesi e preferisce lo stile classico a quello sportivo. Profuma leggermente alla lavanda i suoi fazzoletti, ma se costretto a far uso di brillantina, pretende che sia assolutamente inodore. Non porta gioielli; portasigarette e accendisigari né massicci né troppo vistosi. Si concede un anello al mignolo solo se ha bellissime mani. Se è freddoloso indossa la canottiera, magari a mezza manica, ma i mutandovi alla caviglia, mai. I mutandovi sono uno squallido addio

Pagina 228

Galateo per tutte le occasioni

188075
Sabrina Carollo 7 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
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Pagina 10

Pagina 126

Di seguito una serie di consigli spiccioli, su abbigliamento, accessori e look. Abbronzatura: mai eccedere. Non solo l'eccesso di esposizione fa male e invecchia la pelle, ma fa tanto anni Ottanta, rampantismo e tristezze varie ormai superate. Un po' di colore rende tutti più piacevoli, ma cerchiamo di rispettare le sfumature originali di ognuno. Trucco: al di là delle preferenze personali, delle occasioni speciali, delle necessità psicologiche, la vostra regola sia sottolineare, non colorare. Profumo: la scia odorosa lasciatela a Greta Garbo. Il profumo deve cogliere all'improvviso chi si avvicina molto al vostro viso, per un sussurro, un tango o un bacio. Gioielli: uno rende eleganti, tanti ridicole. Non tramutatevi in un'esposizione, ma godetevi in piacere di indossare le cose giuste al momento giusto. Occhiali da sole: il sole, se c'è, è all'aperto. Solo Jack Nicholson e Neo (protagonista del film Matrix, per i non adepti) possono permettersi di portarli ovunque. Iniziali sulle camicie: e basta. Un tempo potevano forse essere un vezzo di chi si faceva fare la camicia su misura. Ora, spesso aggiunte sul preconfezionato, sanno davvero di ridicolo e ostentato. Cappello: ricordarsi di toglierselo. Gli uomini in qualunque luogo chiuso, appena entrati, le donne sicuramente al cinema e a teatro. Tutti, assolutamente in automobile, anche se sfortunatamente il gesto non garantisce automobilisti brillanti.

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Suggerimenti utili sono stati attinti anche dal volume Galateo, ovvero l'arte del buon vivere (2004, Gribaudo), mentre le note di abbigliamento sono tratte da Storia della moda di Anderson Black e Madge Garland (1974, De Agostini), da Moda - arte, storia, società di Grazietta Butazzi (1981, Fabbri) e dalle guide del sito www.supereva.it, a cui si devono diverse curiosità e notizie storiche. Ma le vere, indiscusse maestre di stile e modi garbati cui chiunque voglia stilare un libro sulla buona educazione deve rifarsi sono sicuramente Lina Sotis, maestra di eleganza con il suo Bon Ton, il nuovo Dizionario delle buone maniere (1984, Mondadori), e Barbara Ronchi della Rocca, i cui numerosi volumi sul Galateo - dal pratico Si fa, non si fa (1992, Garzanti) alle più dettagliate e specifiche pubblicazioni sempre della stessa casa editrice - sono una vera miniera di indicazioni di buon senso, ironia e, in buona dose, saggezza.

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Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188209
Pietro Touhar 1 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
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Giova dunque aver cura dello abbigliamento, avvegnachè sembri che questa parte materiale sia come specchio della parte morale. La smania eccessiva di comparire in assetto può da un lato esser contraria a modestia, e rivelare vanità e leggerezza; ma la negligenza dall'altro, quasi sempre nemica della nettezza, indizio certo d'incuria e di pigrizia. La moda, il sappiamo, è incostante o capricciosa; una novità che oggi ottiene grande incontro cade tra un mese in spregevole abbandono. Non siate mai la prima a seguirla nè ultima a lasciarla, dice un vecchio proverbio; ed è opportuno aggiungere, non vi curate d'inventarla, chè sarebbe meschinissima vanagloria. Prima anche d'adottare una moda qualunque, aspettate che sia tanto divulgata da non esporvi ad essere mostrata a dito. Che niuno abbia a dire vedendovi: Ecco un vestito, ecco un cappello nuovo foggiati sopra una moda che non s'era ancor vista. Vedasi spiccare il buon gusto nel vostro abbigliamento, ma senza ombra d'affettazione; ogni specie d'esagerazione può farci soggiacere al ridicolo. Oggimai la ricchezza delle vesti non è più distintivo dei diversi ordini di cittadini; il lusso è arrivato a tal punto da agguagliare condizione ed età; e il servire di tutto punto alla moda non basterà, a prima vista, per far conoscere se appartenete o no alla società più educata: sicchè soltanto la semplicità elegante, la lindura delle vesti e il modo di portarle con decorosa disinvoltura potranno conciliarvi favorevole opinione. Nemmeno è cosa conveniente attenersi sempre al taglio e alla foggia di vesti ormai da tutti poste in disuso, chè sarebbe volersi rendere singolare per altro verso; e, in ambedue i casi andare incontro al ridicolo. Queste avvertenze hanno assai maggiore importanza di quello che per lo più le fanciulle non credano; perciò è necessario dar loro per tempo a conoscere come la ricercatezza del vestiario e il tener dietro a tutte le bizzarrie della moda non aggiunga loro alcun pregio, ed anzi le faccia apparire vanerelle agli occhi delle persone di buon senso. Se può mai essere lecita l'ambizione di distinguersi fra le altre, abbiano soltanto quella del sapere, dell'intelletto ornato e delle buone maniere. Ma anche in ciò vuolsi moderazione grandissima, che è quanto dire, modestia, indizio certo del vero merito. Dobbiamo: Prima di seguire una nuova moda aspettare che sia generalmente accellata; vestirci con gusto, ma con semplicità e senza alcuna affettazione. Non dobbiamo: Essere le prime a seguire una moda nè le ultime a lasciarla; nè curarci d'inventarla.

Pagina 26

Marina ovvero il galateo della fanciulla

193642
Costantino Rodella 1 occorrenze
  • 2012
  • G. B. Paravia e Comp.
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Pagina 24

Le buone usanze

195831
Gina Sobrero 2 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Una signora per bene non esce dal camerino senza aver compiuto il suo abbigliamento; se i capelli sono bagnati, avrà tempo di farli asciugare a casa sua, ma è un'affettazione mostrarsi sotto il manto naturale delle chiome, anche se sono copiose come quelle di Berenice. Per fortuna gli uomini non portano più la semplice mutandina che serviva appena a salvaguardare il più elementare pudore: ora hanno tutti adottata la maglia fino al ginocchio, o quasi, il collo e le braccia nude; stanno esteticamente meglio e sono più decenti. Una signora non si allontana in mare con un uomo che non conosce; non si fa insegnare a nuotare; non si lascia invitare a pigliar parte a nessun giuoco, nè si mostra troppo libera, neanche coi suoi più intimi. La semplicità del vestiario, la ginnastica del nuoto, si prestano a scherzi un po' spinti; gli uomini hanno torto di accordarsi la licenza e le signore doppio torto di permetterla. Non trovo parole sufficienti per indicare la sconvenienza di quelli che dalla spiaggia commentano, criticano o anche ammirano le bagnanti; per ogni civetta che si compiace del volgare omaggio, vi sono dieci donne per bene che chiedono al mare la salute e che si trovano imbarazzate e molestate dalla stolta contemplazione.

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Per le visite ad un vescovo non v'è obbligo di un abbigliamento speciale, ma sarebbe sconveniente indossare una toeletta troppo originale e vistosa per questa circostanza. Gli uomini vestono l'abito da visita solito anche se sono ricevuti nelle ore del mattino.

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Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200425
Simonetta Malaspina 9 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
  • paraletteratura-galateo
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A Borsa Breakfast Brindisi Brodo Buffet Abbigliamento Accento Aereo Albergo Alla pari Amicizia Anello di fidanzamento Apparecchiare Arancia Arredamento Ascensore Asparagi Auguri Autobus Automobile

E così pure eviterà di mettersi calzini di tinta troppo shocking, a meno che non armonizzi con la cravatta o con un golf (e beninteso se il suo abbigliamento è tutto in tono sportivo); si guarderà dal comprare camicie fiorate e dal portare calzini corti; non metterà mai i sandali in città; rinuncerà al fazzoletto bianco al taschino che ormai è definitivamente passato di moda; come anche al fermacravatte; eliminerà tutti i gemelli fantasia e di pessimo gusto; non porterà alcun anello (eccettuata la "fede"), tanto meno braccialetti. La sera, con lo smoking, toglierà l'orologio da polso, assolutamente inadatto, e lo sostituirà con un orologio da taschino. Difficilmente un uomo riesce ad essere elegante con più di tre colori. Una maggior fantasia gli è permessa nella scelta della cravatta, la quale può anche essere molto vivace purché non stoni col resto dell'abbigliamento. La camicia bianca è sempre la più consigliabile, ma ciò non significa che gli azzurri, i grigi chiari, i tessuti a righine sottili siano esclusi: una camicia colorata, anzi, può far risaltare un abito troppo spento e a tinta unita, senza contare che in certi periodi è addirittura la beniamina della moda. D'inverno l'eleganza sia più sobria che durante l'estate. Nel guardaroba dell'uomo elegante non deve mancare un cappotto grigio scuro, che ha il pregio di intonarsi a quasi tutti gli abiti e di andar bene di mattina, pomeriggio e sera. I guanti sono necessari. Il cappello non è indispensabile come lo era un tempo, e i più giovani preferiscono di solito farne a meno. Durante le vacanze un uomo può permettersi un abbigliamento più "colorato" e vivace. Le camicie vistose, escluse per la città, possono andar bene in un luogo di villeggiatura, così come sono accettati i sandali (ma senza calzini), le magliette colorate, gli shorts. Ma sempre e ovunque un uomo deve diffidare della stravaganza, specialmente se ha superato la trentina o ha un fisico sgraziato. Come devono vestire, gli uomini, di sera? Un abito grigio scuro con un'impeccabile camicia bianca e una bella cravatta e l'abbigliamento classico. Lo smoking, che dev'essere sempre di ottimo taglio e di buona stoffa, viene indossato in occasioni particolari: per esempio a un ballo, a una prima, all'opera, ecc. Cravatta nera a farfalla, scarpe e calze nere sono indispensabili per lo smoking.

Anzitutto raccomandiamo che si addica non soltanto al proprio abbigliamento ma anche al proprio fisico: niente cappelli che allungano per donne molto alte, né cappelli grandi e vistosi per donne piccole e formose. Inoltre nessuna signora andrebbe al supermercato con un'acconciatura da teatro o a un matrimonio con un berretto sportivo. Le riviste di moda, a questo proposito, possono dare consigli più preziosi di un semplice libro di saper vivere. Una donna, se mette il cappello, non deve mai toglierselo: al ristorante, al pranzo di un'amica, in chiesa, e via dicendo, non deve mai commettere l'errore madornale di scoprirsi il capo. Soltanto se è in casa di una sua intima arnica, può permettersi di farlo (naturalmente non alla presenza di altri ospiti). Al cinema e a teatro bisogna evitare di mettersi il cappello: a teatro sarebbe del resto fuori luogo, e una donna elegante non cadrebbe comunque in questo sbaglio. Una graziosa acconciatura è viceversa permessa purché non dia fastidio a chi è seduto dietro o vicino. Anche a un matrimonio si può ripiegare sull'acconciatura, qualora il cappello non stesse troppo bene. L'acconciatura è comunque sempre preferibile e consigliabile per le signorine molto giovani.

La maggiore libertà non deve certo consentirvi di mostrarvi in abbigliamento intimo o trasandato, giacché anche per un campeggiatore valgono le solite regole della decenza e del rispetto per il prossimo. Se andate al campeggio con altre persone, state al gioco sino in fondo, e non fatevi venire nostalgie per le comodità di casa vostra o dell'albergo: fareste la figura del guastafeste, incapace di apprezzare i vantaggi di una vacanza insolita, all'aria aperta. Per evitare sorprese, comunque, partite bene organizzati, con le idee chiare su quello che vi aspetta, con spirito di adattamento e con un po' di spensieratezza.

L'eleganza è fatta di stile, di misura, di buon gusto (v. anche la voce Abbigliamento). Non c'è una ricetta per garantire l'eleganza a chi non ha il senso dei colori e istintivamente identifica lo stile con lo sfarzo. Eleganza significa anche scegliere i tessuti adatti a ogni tipo di vestito, prediligere un buon taglio, armonizzare l'insieme, conoscere perfettamente i propri difetti e i punti a proprio favore. Significa essere al corrente degli sbalzi della moda, senza esserne subito schiavi. Una persona elegante non è necessariamente vestita come un figurino o un'indossatrice. L'eleganza è personale, e questo significa che lo stesso abito può risultare di classe su una persona e volgare su un'altra: è una questione di sfumature, di taglio, di corporatura, di accessori, di modo di camminare, di portamento, e di tante altre cose che concorrono a fare di un uomo o di una donna un signore o una signora chic.

Pagina 166

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Quando si parla di abbigliamento e di aspetto, il gusto ha quasi sempre attinenza con la moda. Ciò che era di buon gusto ieri, può diventare di cattivo gusto oggi: non esiste altra misura che quella del tempo. Ma nei rapporti di vita comune, il giudizio è meno variabile. Il gusto di una persona è sempre misurato dalla sensibilità e dalla buona educazione. È di cattivo gusto giudicare la gente, lanciare frecciate velenose con il solo scopo di ferire l'orgoglio di qualcuno, comportarsi con grossolana cordialità: non si danno pacche sulla schiena delle persone, non si fanno complimenti volgari, né paragoni tra persone amiche, non si parla di denaro per vantarsi o per piangere miseria, non si parla ad alta voce, non si ride sguaiatamente, non si chiama una persona da un marciapiede all'altro, e così via. Più difficile è dire in che cosa consista iI buon gusto. In parte nella discrezione, nella riservatezza, nell'intuito. Il buon gusto consente di non essere mai inopportuni, di agire secondo educazione, di essere giudicati con simpatia e stima. Il buon gusto si manifesta anche nel saper evitare qualsiasi stonatura estetica nel vestire, nell'arredare la casa, nel preparare un pranzo, ecc.

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Eva Regina

203259
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 5 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
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Per esempio una figurina alta e snella, dall'aria alquanto tragica, di donna bruna, non dovrà scegliere lo stesso abbigliamento di una brunetta piccola e vivace; come una giovinetta sottile e bionda, dall'aspetto diafano, dovrà vestire diversamente dall'altra biondina grassoccia e rubiconda. Alla prima s'addiranno gli abiti di foggia spagnuola o inglese ai tempi di Maria Stuarda; — alla seconda qualche costume fantastico o giapponese; — mentre la biondina ideale potrà vestire da fata, da fiore, da Gretchen nel Faust o da Desdemona, l'altra indosserà qualche artistico costume da contadina o da dama del settecento. E questo non per civetteria, ma per quel buon gusto estetico, per quel senso del bello armonioso che conduce poi a discernere e ad apprezzare la vera bellezza nell'arte e nella natura. Intanto, una signora o una fanciulla, indossando un costume hanno modo di mettere in evidenza anche la propria personalità spirituale, giacchè dalla grazia, dall'arguzia, dalla disinvoltura con che una donna porta il costume e incarna il personaggio scelto, si può dedurre la sua intelligenza, la sua coltura, la sua finezza.

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— se di sera, l'oratrice potrà indossare un abbigliamento da pranzo o da piccolo ricevimento, un po' scollato, o velato : maniche corte, lunghi guanti, e senza cappello, a meno di non mettere un cappello da teatro elegantissimo. Quanto allo stare sedute o in piedi, ognuna può fare come vuole, come si sente, od anche regolarsi secondo la durata della conferenza. I discorsi inaugurali che sono brevi di prammatica, si leggono in piedi.

Pagina 370

Recandoci a visitare una signora colpita da grave sventura, faremo in modo che la visita, per l'ora, per il nostro abbigliamento, per l'intonazione dei nostri discorsi non abbia nessun carattere di etichetta. Meglio prevenire prima con un biglietto per informarci se la dolente è in grado di ricevere chicchessia e se la nostra visita non le arrecherà troppo dolore. Se si farà scusare di non poterci ricevere, non le serberemo rancore e alla prima occasione le dimostreremo il nostro sentimento fedele. Dal giorno luttuoso le proferiremo i nostri servigi ma dovremo lasciarle ogni iniziativa d' invito. Se verrà nella nostra casa, le faremo un' accoglienza intima e affettuosa, e se si troveranno da noi altre persone, la riceveremo sola in un' altra stanza, giustificandoci coi primi visitatori. La maestà del dolore ha tutti i diritti di privilegio senza che alcuno possa offendersene. Ci ricorderemo di lei quando compie il mese dalla morte, e nell' anniversario, con un piccolo ricordo pio, se ci è legata d' amicizia : un libro religioso o di severi insegnamenti morali, un' immagine sacra, un rosario, una medaglietta, dei fiori da recare al cimitero,accompagnati da qualche parola d' affetto e di conforto, sono dimostrazioni che è bello e pietoso dare a chi ha bisogno d' esser consolato.

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La vita non ha più misteri per la sposa che non ha più diritto di cingersi il capo col simbolico fiore d'arancio e che pur se ne cinge per ingannare il mondo; che molte volte sotto il semplice abbigliamento da viaggio cela le forme della sua incipiente maternità. Triste questa cerimonia di poesia, di purezza, a contrasto della contaminazione, dell' umiliazione segreta, talvolta dell' intima angoscia... Triste questa sposa che non ha più il profumo della vergine e non ha diritto ancora al rispetto per la donna, per la madre. E sia il vizio o la passione che l' ha trascinata alla caduta, ella in quell'ora sente tutto il peso della sua vergogna, tutto l'amaro della sua debolezza ; e il tormentoso pensiero che quell'uomo che le sta a fianco sullo sgabello nuziale possa avere prima o poi per lei un sentimento di disistima, di nausea, di stanchezza, è fisso nel suo cuore, pungente e terribile come un assillo. In questi dolorosi casi è da consigliarsi nelle nozze la massima semplicità. Meno cerimoniale che sia possibile : non ricevimenti, non ostentazione di doni e di toilettes. Sposarsi in qualche cappella privata, vestiti dimessamente, e partire subito per un viaggio di nozze lunghissimo, per qualche villa solitaria. Se poi la sposa è costretta alla commedia dell' abito nuziale e dei fiori d'arancio perchè il suo fallo è segreto, allora abbia coraggio e reciti la sua parte meglio che può. Ma solo con gli estranei, con chi non sa. Con lo sposo si mostri quello che è : si commuova, esulti, gli si getti nelle braccia, gli dica una di quelle parole che riabilitano ogni colpa, che non si possono più dimenticare. Non commetta leggerezze, non ostenti ingenuità fuori di posto, né fierezze inutili. Avvolga sè e lui in una calda onda di passione purificatrice e affidi al tempo e alla sua vita futura l'incarico di ricomporle un'aureola di castità.

Pagina 48

Nessun oggetto del nostro abbigliamento è così spirituale e materiale ad un tempo come il guanto che si può serbare, memoria tangibile d' un sentimento come d' un avvenimento : ideale e realtà insieme. Io so d' una signora che serba tra i suoi ricordi più sacri i guanti candidi del suo abbigliamento nuziale ; e tra i suoi ricordi più dolorosi un altro paio di guanti neri che le rammentano un giorno, un'ora, un luogo indimenticabili. Un guanto rievoca tutto un avvenimento, tutta una catena di pensieri, tutto un ordine di sensazioni. I lunghi guanti bianchi, infilati sempre un po' nervosamente, ci parlano di ore mondane, del parapetto di velluto d'un palchetto mentre una musica divina ci invadeva l' anima e ne risvegliava appassionati accenti all'indirizzo d'un lontano, d'un perduto... ; a una sala da ballo, a un' ora d'innocente ebbrezza, mentre quel guanto bianco posava su un frak nero e soavi parole erano susurrate al nostro orecchio e ci trasportava un' armonia nella leggerezza d' un volo. Quell' altro guanto grigio ci ricorda un addio, triste come la morte, all' angolo di una strada; quel guanto oscuro ci parla di un' altra mano audace che cercò la nostra mano e la trattenne il tempo per confermarci quello che già sapevamo, per inondare l' anima di gioia. Ah quante volte un amore non conosce altra gioia che questa, preludio ed epilogo insieme ! Quante volte una stretta di mano è l'unico abbandono, l'unico possesso ! E allora la sottile spoglia, conscia della dolcezza profonda e fuggitiva, diventa a chi ha amato e desiderato e sperato indarno, qualche cosa di privilegiato che non guardiamo senza tristezza profonda e senza un intimo amaro orgoglio.... Il guanto non fece la sua apparizione che all'epoca del Rinascimento e furono l' Italia e la Spagna a produrre i primi campioni. Nel Medio Evo i guanti erano ancora molto primitivi, giacchè consistevano in un paio di ruvidi sacchetti di cuoio in cui si chiudevano le mani nell' inverno. Più tardi Caterina de' Medici e la sua corte fecero uso di guanti elegantissimi ornati di ricami, pizzi, perle e pietre preziose. Il prezzo dei guanti di quell' epoca era addirittura favoloso. Ai tempi di Luigi XIII un paio di guanti semplicissimi costava settanta scudi ; ma nonostante il prezzo elevato il consumo era enorme. Un uso molto in voga alla Corte, allora, uso che si estese poi alle famiglie nobili, consisteva nel far girare attorno dopo le cene un bacile contenente varie paia di guanti profumati che le signore sceglievano, secondo il loro gusto. Nei secoli XVII e XVIII il portar guanti era considerata una assoluta mancanza d' eleganza e di riguardo. Gli aristocratici tenevano i guanti piegati nella mano che reggeva il cappello. Di quell'epoca ci rimangono però dei veri capolavori del genere. Pochi anni fa fu venduto a Londra un guanto della regina Anna ricamato in oro con merletti dell'epoca, per quattromila lire. E settemila fu pagato un guanto veneziano del secolo XVI adorno di risvolti dipinti a guazzo. Ricordate il sonetto del Petrarca per il guanto di Laura ? Un giorno la donna bella e schiva lasciò cadere uno dei suoi guanti di seta. Petrarca lo raccolse agognando serbarlo come una reliquia del suo amore ardente e infelice ; ma la donna non lo consentì ed egli dovette restituirlo.

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