Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbigliamento

Numero di risultati: 13 in 1 pagine

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Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 262 - Approvazione del testo del Codice civile.

960
Regno d'Italia 2 occorrenze
  • 1942
  • LLI - Lingua legislativa Italiana
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La moglie può ritenere, in ogni caso, la biancheria e ciò che serve all'ordinario suo abbigliamento, detratto però il valore di questi oggetti, quando sono stati originariamente dati con stima.

Non sono soggette a collazione le spese di mantenimento e di educazione e quelle sostenute per malattia, nè quelle ordinarie fatte per abbigliamento o per nozze.

Decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 447 - Approvazione del codice di procedura penale.

27032
Stato 1 occorrenze
  • 1988
  • LLI - Lingua legislativa Italiana
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I dati di sopralluogo relativi a 508 tossicodipendenti deceduti in Torino per "overdose" da eroina tra il 1981 e il 1995 - abstract in versione elettronica

84051
Ottolia, M.; Tappero, P. 1 occorrenze
  • 2001
  • DoGi - Dottrina Giuridica
  • diritto
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La maggior parte dei cadaveri venne ritrovata completamente cestita (circa il 75% del totale), l'11% seminuda, il 4% vestita con abbigliamento notturno e circa lo 0,5% nuda. Inoltre circa il 41,5% del totale aveva vicino al corpo la siringa utilizzata, l'8,5% la teneva fra le mani ed il 6,8% l'aveva infissa nel braccio. Dall'analisi dei dati risulta che le morti per "overdose" si verificano prevalentemente in appartamento privato, che i soggetti sono completamente vestiti, che molto frequentemente è presente vicino al corpo una siringa. Tali dati concordano sostanzialmente con quelli pubblicati in letteratura.

L'ulteriore evoluzione interpretativa della Cassazione sul Made in Italy - abstract in versione elettronica

89657
Casucci, Massimo 1 occorrenze
  • 2005
  • DoGi - Dottrina Giuridica
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(Nella fattispecie, trattandosi di capi di abbigliamento sportivo, così come per i prodotti tessili in generale, la Suprema Corte ha disposto che essi non sono identificabili in relazione all'origine geografica, atteso che la loro qualità è assicurata dalla materia prima usata e dalla tecnica produttiva e non certo dall'ambiente territoriale dove il processo produttivo si svolge).

Note in tema di contratto di licenza di marchio - abstract in versione elettronica

91469
Cascione, Claudia Morgana 1 occorrenze
  • 2005
  • DoGi - Dottrina Giuridica
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Marchi denominativi, combinazioni di parole straniere e tutela cautelare - abstract in versione elettronica

95965
Foglia, Guido 1 occorrenze
  • 2007
  • DoGi - Dottrina Giuridica
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Una nota società, attiva nel campo della produzione e commercializzazione di prodotti di abbigliamento, ha chiesto una valutazione del rischio di confondibilità/associazione tra due marchi contenenti la parola "penny", e il Tribunale di Napoli, ha ritenuto che l'uso di una parola straniera, pur avente contenuto descrittivo noto (il significato del termine inglese penny, infatti, è comprensibile ai più), come marchio di un bene il cui ambito merceologico non è in alcun modo rapportabile al contenuto concettuale del termine stesso, conferisce al marchio da esso costituito un forte potere individualizzante, derivante dalla "creazione immaginifica del contenuto ideologico espressivo".

Abbigliamento e giudizio di confondibilità - abstract in versione elettronica

102156
Alari Ghigi, Eugenia 2 occorrenze
  • 2008
  • DoGi - Dottrina Giuridica
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Abbigliamento e giudizio di confondibilità

Tramite due distinti procedimenti oppositivi, una nota azienda di abbigliamento, titolare di marchi anteriori, ha chiesto all'UAMI di pronunciarsi sulla somiglianza fra i propri marchi e due diverse domande di marchio comunitario, nonché sulla notorietà dei principali marchi anteriori, ai sensi degli artt. 8 par. 1 lett. b) e 8 par. 5 Regolamento (CE) del Consiglio 20 dicembre 1993, n. 40/94 sul marchio comunitario. Le pronunce che si annotano hanno fatto propri i principi giurisprudenziali prevalenti, statuendo che in presenza di una forte somiglianza fra i segni in conflitto, i prodotti di abbigliamento facenti parte di una classe indivisibile comprensive sia di prodotti in cashmere che in altro tipo di lana e anche in caso di ridotta somiglianza tra i prodotti che i marchi sono destinati a contraddistinguere, come tra prodotti in pelle e capi di abbigliamento, sussiste un rischio di confusione per il pubblico destinatario, che può credere che i prodotti abbiano la medesima origine commerciale.

Il settore tessile - abbigliamento - abstract in versione elettronica

131352
Bordin, Alessandro 2 occorrenze
  • 2012
  • DoGi - Dottrina Giuridica
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Il settore tessile - abbigliamento

Strisce nel mondo della moda: funzione distintiva o elemento decorativo? - abstract in versione elettronica

157437
Ferretti, Niccolò; Tavolaro, Serena 1 occorrenze
  • 2015
  • DoGi - Dottrina Giuridica
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La sentenza in rassegna offre agli AA. lo spunto per alcune riflessioni su un tema molto dibattuto dagli operatori del diritto nel settore della moda, ossia l'uso descrittivo ovvero distintivo delle strisce sui capi di abbigliamento e sugli accessori. Partendo, quindi, dalla decisione in commento - dove il Tribunale, sulla base di un giudizio in concreto della confondibilità, ha ritenuto insussistente la contraffazione tra i segni, perché la diversità di colori, sequenza, numero e dimensione delle bande, rappresentano diversità idonee ad escludere il rischio di confusione - gli AA. offriranno una rassegna di casi analoghi aventi come denominatore comune l'uso di strisce in funzione di abbellimento (e non solo).

Tutela dell'immagine: nozione estensiva del Tribunale di Milano - abstract in versione elettronica

158913
Del Re, Claudia 1 occorrenze
  • 2015
  • DoGi - Dottrina Giuridica
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La tutela dell'immagine della persona fisica si estende a ricomprendere anche elementi non direttamente riconducibili alla persona stessa, come abbigliamento, ornamenti, trucco, anche indossati da una modella-sosia che ne riproduce gli elementi essenziali. Questo perché nella mente del consumatore essi richiamano immediatamente e direttamente quel personaggio cui essi sono legati. Pertanto, l'utilizzo non autorizzato di una sosia che impieghi gli elementi caratterizzanti il personaggio della Audrey Hepburn impersonificato in "Colazione da Tiffany" senza il consenso degli eredi costituisce violazione del diritto all'immagine ex art. 10 c.c. in quanto oggetto di tutela sulla base della normativa civilistica e dei relativi fondamenti costituzionali (art. 2 Cost.). Non pare rinvenirsi, invece, lesione della normativa propria del diritto d'a. (artt. 9697, L. n. 633/1941) poiché entro siffatta fattispecie si rinvengono solo le possibili ipotesi che scriminano la diffusione non autorizzata del ritratto e non la ripresa dell'immagine altrui. Ecco allora che se gli eredi della Hepburn spiegavano azione davanti alla Sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale di Milano qualificando erroneamente l'illecita ripresa dell'immagine dell'attrice a mezzo sosia come una violazione rilevante anche sotto il profilo autorale tecnicamente la suddetta Sezione non sarebbe stata competente a decidere la controversia. Senonché, anche secondo la più recente giurisprudenza di legittimità, la ripartizione delle funzioni tra sezioni specializzate e sezioni ordinarie del medesimo Tribunale non implica l'insorgenza di una questione di competenza, attenendo piuttosto alla distribuzione degli affari giurisdizionali all'interno dello stesso ufficio e pertanto la causa rimaneva in decisione presso la Sezione specializzata del tribunale meneghino.

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