Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188350
Pietro Touhar 1 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Chi avesse ritegno d'accordare la propria stima allo sveuturato farebbe mostra di stolto orgoglio; chi lo soccorresse con sdegnosa altierezza, opererebbe abbiettamente; chi osasse mortificarlo, avvilirlo, opprimerlo, commetterebbe un delitto. Badate dunque bene di non investirvi mai di quella colpevole arroganza che pare non voglia degnarsi di guardare con occhio compassionevole e benevolo la persona che soffre; badate bene di non cedere mai alla tentazione di farle acquistare a prezzo di umiliazione, di servile sommissione e nemmeno d'inumana noncuranza quei soccorsi addivenuti gravosi, e dei quali ha pur bisogno per trovare qualche sollievo nella sua miseria. A chi vuole adempire tutti i doveri della beneficenza, non basta gettare un po' d'oro nelle mani del povero. Per sostenere con pace e con forza d'animo il suo misero stato, il povero ha bisogno ancora e principalmente dei vostri consigli, del vostro esempio, dei vostri andamenti. I riguardi, le attenzioni con le quali farete la vostra offerta, riusciranno al suo cuore mille volte più consolanti della stessa elemosina; allora soltanto voi sveglierete in lui il nobile sentimento della riconoscenza, e gli farete dimenticare, almeno per poco, l'ineguaglianza delle condizioni; allora sarà ben disposto a non invidiare la vostra ricchezza, la sua miseria non lo spingerà a dolorosi lamenti, ad ostili rimproveri. Non sempre la magnanima rassegnazione accompagna i molti patimenti del povero, e talora ei si abbandona alla disperazione e maledice la giustizia e i capricci della sorte; ciò nondimeno voi non dovete mai respingerlo col vostro disdegno, istigarlo coi vostri rimproveri, accusarlo se non sa vincere la debolezza di guardare con occhio invido i beni di cui la fortuna vi ha dato larga copia. Sventuratamente l'ingratitudine è un vizio molto comune all'umanità, e si annida nell'animo, generatavi da vano orgoglio o da un sentimento anche più abbietto; ed allora lo inaridisce, lo deprava, e gl'impedisce di sentire alcuna rinoscenza dei benefizi di cui una mano amica si dà premura di ricolmarlo. Per l'esercizio della beneficenza vi avverrà certamente d'incontrare spesso degl'ingrati; ma non vi pentite mai di ciò che fatto avrete per essi; chè anzi farete ciò che a voi s'appartiene alleviando i patimenti dei vostri simili, e la memoria delle vostre buone azioni lascerà sempre al cuor vostro una bastevole e soave ricompensa. Osservate il precetto del Vangelo: soccorrere il povero senza che l'una mano sappia quello che l'altra avrà dato; e dovete massimamente usare molta delicatezza verso i poveri vergognosi, le donne timide e i novizi nel crudele tirocinio Nel crudele tirocinio, nel crudele esperimento. della povertà. Questi sventurati, rattenuti da un sentimento superiore a quello della fame, morirebbero sul loro meschino giaciglio piuttostochè andare a stendere la timida mano per implorare una carità incerta; ma voi sappiate prontamente far verso di loro quei passi ai quali non sareste obbligate se non fossero in così deplorabile stato, e studiatevi di confortari, con riguardi e premure sollecite: e recando sollievo al loro infortunio, badate che per cagion vostra il rossore non abbia a coprire la loro fronte. Vi sono peraltro molte miserie, a cui non è possibile recar soccorso segretamente; ed allora unitevi con spontaneo e modesto zelo a quelle pie associazioni, che hanno per oggetto di soccorrere il prossimo; siate prodighe dei vostri consigli e degli averi che a tale oggetto potete destinare, e non vi lasciate mai scoraggiare dalle difficoltà dell'impresa o dai sarcasmi dell'avarizia. Dobbiamo: Mostrarci benevoli verso gli sventurati; soccorrere la miseria senza umiliarla; tenere occulti i benefizi, e farli con accorta delicatezza quando si tratta di poveri vergognosi; far parte volentieri ed efficacemente delle associazioni caritalive. Non dobbiamo: Contentarci di fare sterili elemosine; offendere la sventura con insolente e stolta arroganza; nè rinunziare all'esercizio della beneficenza ancorchè talora avvenga che sia corrisposta da ingratitudine.

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