Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbiente

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Vietato ai minori

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Bonanni, Laudomia 3 occorrenze

L'imputato appartiene a famiglia abbiente. Impassibile malgrado i tratti bambineschi, occhi e naso rotondi, bocca a cuore, riccioli _ quindici anni immaturi _ il ragazzo sta fermo al confronto con Zaccù. Zaccù si contraddice, ritratta, non è che vide, fu una. confidenza: al cantiere di rimboschimento, mentre gli operai seguivano una prostituta. Arrestato Zaccù per falsa testimonianza. Pianti disperati. E non se ne viene a capo. Manca la perizia fondamentale. Perdonati entrambi. Omicidio colposo. In bicicletta: motociclista urtato sbanda cade e muore. Mancano tutti i testimoni. Mancano perizie informazioni, ogni elemento di giudizio. Rinvio per accertamenti. Un ragazzo d'onore, lo presenta il suo patrono. Rara avis. Ormai i delitti d'onore si compiono in campagna e solo da ragazzi. Tentato omicidio contro il seduttore della sorella. Il seduttore, un biondone grassoccio piuttosto bello. Fu prosciolto per procurato aborto. Cerca di negare la relazione. Imbarazzatissimo, spaventato. Risulta un accordo con danaro: 300.000. A buon mercato, si osserva. Unico in famiglia il ragazzo ha sentito i motivi d'onore (il patrono). Traducibili in vergogna per quel pagamento elemosina. Gli tirò sassi, lo ammette. "Da quando ha sedotto mia sorella ha sempre smaccato la mia famiglia." Piange rabbiosamente. In montagna (aveva la rivoltella al rifugio) fu di nuovo insultato. "Tua sorella l'ho sempre pagata e sempre la pagherò." Poi: La sposo non sparare. Sparò. Tré colpi. Poco prima, con le ragazze, aveva fatto lo spiritoso. Accendeva il fuoco, s'era trovato un bossolo residuato di guerra, avverti : badate ai pallini, diceva: vuoi la liquerizia? (i pallini o gli escrementi di pecora, somigliano). Scappò. Dormì in una grotta dieci ore e si svegliò tutto strappato, non ricordava niente. La rivoltella non si è mai trovata. Assente la sedotta. Testimoni le robuste ragazze di montagna dall'aria evoluta, che pascolano vacche e cavalli in pantaloni, è zona di sport invernali vanno in giro sugli sci. Anche lui sembra una ragazza, col maglione azzurro e corti ricci in fronte. Ha sedici anni. Grande forte ma ancora pulito in faccia. E ancora offeso. Concessa la condizionale per motivi di particolare valore morale e civile.

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., unico fra i cinque di famiglia abbiente e persino in possesso, oltre a qualche palmo di vigna, del "diploma" di quinta elementare, viene condannato. A suo carico un precedente: furto di ciliege. Gli s'infligge una pena mite con la condizionale. È il turno dell'altro minore in uniforme. Quindicenne, pallidissimo, macilento, un'aria logora. Rubò qualche dolciume e qualche sigaretta allo spaccio di caserma dove faceva servizi: abuso di prestazione d'opera. Non avevo mai un soldo, dice. E provoca un rabbuffo del presidente sulle solite frasi a effetto, l'avevi preparata chi tè l'ha messa in bocca. Orfano di guerra, due sorelle, la madre inserviente nella stessa caserma dei carabinieri. Con lui si procede senza ritirarsi in camera di consiglio: perdono. Assegnato a rieducazione (come metterlo in collegio alleggerendo la famiglia, le donne). Guarda i giudici con occhi adulti, disperati. L'ultimo, che si stacca a malincuore dal termosifone, è Benito T., un piccoletto, occhi cigliuti micanti da bestiola. Avrebbe rubato nel comò mentre lavorava in una casa a seguito del mastro muratore. (Il portafogli venne ributtato nel portone della casa, intatto.) Nega, affermando che gli fu estorta la confessione a calci in culo. La solita storia, può magari rispondere a verità, ma a dargli credito dove si andrebbe a finire, per principio bisogna rintuzzarla. Ciò che il presidente fa con asprezza. Letta la sentenza, spiega che il perdono non significa essere assolti (a quelli del centro non occorre spiegare niente, sanno già tutto come legali). Esprime la convinzione che a questo Benito ladro e bugiardo il perdono non gioverà: lo rivedremo lo rivedremo, per ora vattene. (Altri congedano con un meccanico: e non commettere più reati.) È un presidente anziano, stizzoso e scettico, il suo comportamento non sembra ispirarsi alle solenni dichiarazioni inaugurali. Inevitabile che ogni uomo porti se stesso sullo scanno del giudice: la sua bonomia o la sua durezza, il suo acume o la sua mediocrità. Ve ne sono di austeri e di scherzosi, di irascibili fino al furore, di plateali come se recitassero per un pubblico, di gelidamente affabili. Rari i paterni, gli umani. L'autorità della legge neutralizza l'umanità come elemento di debolezza. Lavoro difficile, in cui la deformazione professionale è più vistosa e grave che in qualsiasi altro, compreso quello del medico. Dicono (celie fra gli avvocati) che il giudice bello sia più raro del prete bello. E sembrano tutti senza famiglia, dediti a una castità non certo come voto ne impegno, ma conseguenza di una condizione in realtà assai particolare e tormentosa. L'avvocato no, l'avvocato è sempre bello, lui non deve condannare, lui deve aiutare, aiuta anche il delinquente. Si termina in un paio d'ore, udienza rapida e agevole, ordinaria amministrazione. Il profano resterebbe deluso, aspettandosi qualcosa di diverso, che so, del fervore, date le premesse. Resto delusa io stessa. Essendo dalla parte dei ragazzi e presa dagli aspetti umani, rimango tetragona alla comprensione della procedura, incapace di penetrarne i segreti, il meccanismo. Continuerò sempre a stupirmi del risultato in anni mesi giorni _ quasi aspetto l'aggiunta di ore _ che esce dall'alchimia del codice, e multe e spese fino alla lira. Altra impressione da profani è che l'avvocato generalmente non serva. Per regolarità procedurale basterebbe quello d'ufficio, agli incensurati applicandosi automaticamente la legge col perdono. L'avvocato anzi a volte disturba, impone lungaggini inutili, irrita. Sono ascoltati con riguardo i principi del foro, i vecchi i giovani i modesti con sopportazione, perfino consultando l'orologio, togliendo addirittura la parola. C'è ruggine. Gli avvocati abusano della psicologia, hanno sempre in bocca Freud o Lombroso, secondo l'età. Al contrario i giudici sembra non ne tengano alcun conto, come se il codice la escludesse facendo prevalere la lettera. Non appaiono psicologi neanche nel modo di trattare il ragazzo, d'interrogarlo, cercare di capire com'è, almeno le cause del comportamento. E ci sarebbe, oltre la psicologia del minore, da interpretare quella di chi ha messo per iscritto i primi verbali, compilato le informazioni. Qui ragazzi ne passeranno tanti entro l'anno, un centinaio. D'altronde sono stati perdonati, anche quell'unico con la condizionale che non comporta l'iscrizione al casellario giudiziario. (I perdoni che deludono la parte avversa: "cornuto e mazziato" ha detto un contadino.) Tutto è predisposto per l'indulgenza dalla legge speciale che istituisce il giudizio sui minori, manca soltanto la prevenzione. È stato come sempre, ormai da anni. L'aula troppo grande estranea e fredda. Negli intervalli il fumo delle sigarette subito accese ed emesso in fretta dagli avvocati in gruppo fra loro o attorno al PM. Uno che si dimentica d'indossare la toga, occorre richiamarlo alla dignità della funzione. Sfuriate e strapazzate a chi dimentica di cavarsi il cappello. Iterati richiami agli imputati che si tolgano le mani di tasca, e ce le rinfilano, via le mani, tornano nervosamente a insaccarle, via via quelle mani, non se ne accorgono, confusi e spaventati. Quel: guardatelo, che alcuni PM hanno come intercalare. Mette alla gogna. (Ed è l'età che vorrebbero scomparire. L'età che tentano di coprirsi coi lembi della giacca. Erezioni importune. Visti al centro. A scuola i più grandi e bambini che si masturbano ingenuamente sotto il banco. Ma in tribunale, capire perché gli succede, è impressionante, forse la paura, uno sconcerto violento di paura come al momento dell'impiccagione.) Richiami ai testi che non sanno dove volgere gli occhi, da quale parte parlare, non capiscono perché, interrogati dal pubblico ministero debbano rispondere al presidente: parla con me, rivolgiti a me. Sembrano ignorare là difficoltà di comprensione degli imputati e dei testimoni, incapaci di un linguaggio accessibile. (Passaggi dal voi al lei quando si presenta persona di ceto, abito talare, una signora, riscivolando nel tu coi seguenti miseri mortali.) Veloce lettura della sentenza, intelligibile solo agli addetti ai lavori. Spesso se ne vanno senza aver capito. Non intendono nemmeno i parenti. Poi il difensore spiega e si attribuisce il merito o si giustifica con alzate d'occhi e gesti significativi contro gli scanni vuoti. E i giudicati che rimangono lì a veder aprire e chiudere le porticine come un gioco di scatole a sorpresa. Lì a sentire ogni cosa. Di regola si dovrebbe farli uscire volta per volta, è stato detto e ripetuto che debbono essere allontanati dall'aula. Ma se l'agente è uno aspetta per riportarseli insieme, se sono in coppia si dimenticano lo stesso, nel corridoio gela. Si dimenticano anche i giudici. E i ragazzi sono stati a sentire. Oggi non si trattava di reati sessuali, hanno solo imparato come rubano gli altri.

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Appello a tutta la cittadinanza abbiente. E l'istituto di osservazione al centro minorile? Risposte evasive, come se non si sapesse che è, il Gabelli viene sempre chiamato riformatorio. Bene, milioni se ne sono già raccolti. C'è stato il famoso ballo, ne parlarono le rubriche mondane. Mi si mostra il ritaglio di un diffuso quotidiano: civettuolo titolo "II ballo dei nastri," cronaca d'un "avvenimento mondano di memorabile eleganza" a totale beneficio della erigenda "Casa del fanciullo". Le vie della provvidenza sono infinite: questa forse, gira e rigira, alla fine arriverà.

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