Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbiate

Numero di risultati: 7 in 1 pagine

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Le belle maniere

179935
Francesca Fiorentina 7 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Abbiate per loro tutte le premure, preparate la modesta bevanda preferita, o l'occorrente per fumare, o il mazzo di carte per una partita, nella quale, sebbene con un po'di sacrifizio, farete il quarto, se occorre. Non sfoggiate la vostra cultura; non vi date delle arie; dite pure il vostro parere, quando si tratta di cose attinenti alla famiglia, alla casa; ma non prendete parte alle conversazioni non adatte a giovinette; del resto sarà facile per voi isolarvi, pur rimanendo nella stessa stanza, con un semplice lavoretto. Non c'è bisogno, si sa, di mettere in mostra toppe e rammendi:un ricamo, una trina, un grembiulino saranno più adatti.

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E abbiate la stessa cura per i vini, più o meno abbondanti secondo l'importanza del pranzo, e di cui i comuni saran serviti in bocce di cristallo, i più fini nelle loro bottiglie. Tutto qui? No, care; bisogna che anche l'occhio abbia la sua parte, bisogna che la tavola sia degna di ricevere i cibi squisiti da voi preparati, e che i vostri invitati ammirino l'eleganza pratica della padroncina, in ogni particolare. La tavola dev'essere sufficentemente ampia per il numero dei commensali, a cui non garberebbe certo starsene striminziti come acciughe nel barile. Se c'è diversità di seggiole, guarderete sempre di riserbare le più comode alle signore, che avranno più cara l'attenzione d'un panchettino. Alla tovaglia, me l'immagino, avrete dato una sferrata di fresco:non si sa mai, alle volte nel guardaroba si formano delle pieghe secche così antiestetiche! Una leggerissima insaldatura non nocerà, ma sarà indispensabile un perfetto nitore. Della medesima qualità della tovaglia dovranno essere i tovaglioli:o damascati, o di Fiandra, senza o con iniziali. Ma, per carità! non vi scervellate a immaginare forme bizzarre per le salviette: un quadrato quasi perfetto sarà preferibile a qualunque poligono. Le metterete, per caso, dentro il bicchiere? Scusate, ve l'ho domandato per eccesso di prudenza. Mi par già di vedere i coperti disposti in una bella fila: ognuno ha il suo piatto, a cui fan da sentinella tre o quattro bicchieri, quelli necessari per tutto il pranzo, e tengon compagnia il coltello e il cucchiaio a destra e la forchetta a sinistra, dalla qual parte trovo anche il panino posato sul tovagliolo. Non manchino i fiori dal profumo tenue, o disposti in ghirlanda, o affacciati a graziosi vasetti sparsi qua e là, non in trionfi ingombrati, come s'usava una volta, nel Seicento! Se a ogni portata non v'è possibile cambiar le posate, sarebbe almeno necessario farlo quando l'invitato ha lasciato le sue sopra il piatto e, anche, dopo il pesce, il cui gusto è appiccicaticcio. Mi sembra superfluo dirvi che per il dolce bisogna aggiungere al piccolo coltello la forchettina dello stesso servizio, e per le frutta in composta o per la crema il cucchiaino. E guardate di preparare con una certa eleganza anche le frutta e le paste, che devono essere fini e leggere. Sicuro, anche nella loro disposizione si rivelerà il vostro gusto! Il caffè sarebbe meglio servirlo in una tavola a parte, non in quella seminata di bicchieri e di bricciole. Le tazzine si usano piccolissime, perchè s'immagina che la qualità del caffè ne compensi la quantità. Prima che gl'invitati vadano via, sarà bene servire il tè o qualche rinfresco, secondo la stagione. Per finire:non ripiegate neppure in casa vostra il tovagliolo. Sa di provinciale! Badate, io v'ho parlato soltanto di pranzi relativamente modesti, pe'quali basti, a servire, una cameriera giovine, ravviata, con un bel grembiulino bianco ricamato, e, magari, la cuffietta in testa; lascio quelli di gala, a cui bisogna rassegnarsi a sopportare, impalata alle spalle, l'ombra nera de'camerieri, e a vedere i loro guanti bianchi portarci via il piatto, magari nel momento che si cominciava a gustar la pietanza. Che soggezione, mamma mia! Ma di questi pesi sullo stomaco non ne auguro nè a voi nè a me. Intrattenendovi su questo vostro ufficio di padroncine, v'ho immaginate sole col babbo e col ricordo della povera mamma. Se ci sono fratelli, toccherà ugualmente a voi a fare gli onori di casa; se c'è qualche sorella, con lei dividerete i vostri piccoli doveri.

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Ebbene, abbiate compassione dell'angosciosa melanconia che ogni persona priva di simpatiche attrattive deve sentire; compensatela voi con la vostra benevolenza. Non vi consiglio di fingere, perchè non è finzione, sotto qualunque suo aspetto, la carità; e voi siete caritatevoli nell'atto d'offrire un sorriso, una parola buona a chi ne soffre la miseria, come sareste porgendo il vostro borsellino al mendico che non ha da sfamarsi. Forse più ancora! E, d'altra parte, non tutti i momenti della nostra vita sono quali noi li vorremmo, non tutti i bocconi adatti al nostro palato; ma anche a quelli che non ci gustano noi non dobbiamo fare boccacce. Non c'è merito a sorridere ai visi belli, freschi, simpatici, a trattenersi in conversazione con chi ha la voce melodica e la pronuncia gradevole:il merito sta nel far buon viso a chi non ci attira con alcuna grazia d'aspetto o di maniere, con chi è brutto, sciancato, disprezzato dagli altri; il dovere nostro è di dare a chi ne manca un po' dell'amore che noi riceviamo. Perchè dovremmo anche noi concorrere a commettere un'ingiustizia? E grande ingiustizia è quella di schierarsi tutti dalla parte di chi è lieto e sereno o per natura o per circostanze favorevoli, e lasciare sole nell'ombra le creature disprezzate, senza gioia, senza sorriso. Badate, figliole mie, che vi potrà accadere, se voi non avrete compatimento, di divenire un giorno voi stesse antipatiche e di non ottenere dagli altri quella benevolenza ch'io vi consiglio.

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E allora abbiate la pazienza di starmi a sentire. Quanto allo scolparmi di trattare un argomento estraneo, sono súbito pronta. Parlando del contegno che dovete tenere in istrada, accennerò alla tentazione delle vetrine. Vedete? C'è un punto di contatto:e ve lo dimostro. La nonnina o lo zio compiacenti una mattina hanno regalato a Renza una lira:è sua dunque, e Renza non deve renderne conto a nessuno. La via è aperta per le tentazioni, che scivoleranno giù giù fino al cuoricino palpitante di riconoscenza e di gioia. Eccola in istrada; non una vetrina passa inosservata. Guarda, guarda! Qui c'è tutta una profusione di ninnoli; quanti! C'è un bel fermacapelli ricamato e rotondo, proprio come lo desidera lei; un cerchietto per trattenere le ciocche sulle tempie, semplice ma grazioso; un giro di perline leggermente crema, che rassomigliano molto alle vere. Ecco, questo le farebbe comodo con la camicetta scollata. Costa un franco, più venticinque centesimi che toglierà dai denari dati dalla mamma per la spesa: a farsi perdonare penserà lei. Oh, che respiro! Li ha proprio impiegati bene quei soldi. Ne aveva bisogno:quale giovinetta non possiede neppure un gingillo per il collo? Ma, tornando a casa, guarda altre vetrine, prima di sfuggita, poi più attentamente. Le pare che quel vezzo sia ben misero in confronto ad altri, che al posto di quel nonnulla avrebbe potuto comprare una dozzina di forcine, un golettino bianco per casa, un bello spillo per appuntare la sottana che dietro le pende sempre un poco; s'accorge, ora, che facendosi anticipare o. . . regalare due lire e ottanta centesimi, sempre dalla nonna o dallo zio, si sarebbe arricchita del taglio d'una bella camicetta di mussola. Peccato che non fosse passata prima da quella parte! Le avrebbe súbito dato nell'occhio lo sfoggio di quelle stoffe vaporose. Ce n'è una, color paglierino, ch'è un amore. Che rabbia! E stringe nel pugno l'innocente giro di perle a rischio di stritolarle. Ebbene, la signorina ch'è uscita di casa con una lira tutta sua e una folle smania di spenderla, che cosa s'è comprata? Un pentimento. Quella lira poteva starsene tranquilla nel cantuccio d'un cassettino chiuso a chiave, ad aspettarne altre, che sarebbero venute più facilmente sapendo di trovar compagnia:e presto Renza si sarebbe veduta crescer sott'occhio un bel gruzzoletto, frutto di qualche minuscola lotta, di qualche lieve sacrifizio, ma prova palpabile d'altrettante piccole vittorie e causa d'una grande, completa sodisfazione.

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Nel caso poi che riceveste voi stesse, con vostra madre, qualche visita, invece di farla, abbiate tutta la cortesia modesta che riveli in voi la padroncina di casa e, nello stesso tempo, la fanciulla; non arie, non pedanterie, non sfoggi inutili d'abiti e di parole. In casa vostra, della vostra mamma, la ritenutezza può sembrare superbia. Siate sempre pronte al gesto umile, all'offerta semplice; correte incontro alla signora che entra, chinatevi per metterle sotto i piedi un panchettino, aiutatela a indossare la pelliccia che s'era tolta, apritele l'uscio del salotto e accompagnatela fino a quello di casa; mostratevi, insomma, fanciulle che sanno d'esser donne domani e dell'adolescenza conservano le piccole mossette graziose, ma della femminilità vera hanno già il buon senso e l'accortezza. Norme per le visite ad amiche e compagne vostre sono inutili:vero? Basterà che sappiate tener conto dei consigli sparpagliati qua e là ne' diversi capitoli, dove si tratta di discrezione, di curiosità, di maldicenza, di arie, e d'altro e d'altro ancora.

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