E lo desidero, benchè le autorità del Veneto che hanno parlato a nome del Governo col quale stanno per mezzo del telegrafo in comunicazione immediata d'idee, almeno nelle apparenze, lo abbiano avviluppato nelle responsabilità dei loro arbitrii. Ma io preferisco che sconfessi i prefetti i quali hanno violato la legge, piuttostochè le sue parole che ne facevano un così splendido omaggio.
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Io infatti non dubito che otto individui non compresi nella lista elettorale abbiano preso parte alla votazione, perchè questo è un fatto affermato nel processo verbale; ma dubito che gli otto individui avessero il diritto al suffragio, anche quando ciò sia affermato dall'ufficio. elettorale; perchè questa affermazione, se basta a constatare un fatto, non è sufficiente a stabilire un diritto.
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Ora si verifica purtroppo che, quantunque gli Economati generali abbiano dei mezzi a sufficienza per provvedere a queste fabbriche, essi rispondono che questi fondi non esistono. Ad esempio, come risulta dalla relazione della Commissione, l'Economato di Firenze avendo un avanzo di fondi di lire 203,087, sempre si rispose esservi mancanza di fondi.
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Onorevole Lazzaro, se avessi avuto la ventura di spiegarmi meglio, questa sua osservazione non avrebbe avuto luogo; poichè è evidente che, quando la Camera ha fissato il suo ordine del giorno, sul quale sono iscritti diversi progetti di legge, gli onorevoli ministri hanno il diritto di ritenere che quest'ordine del giorno non sia variato, e se vi è proposta di variazione, essi ne debbano essere avvertiti, onde abbiano modo di esporre alla Camera le loro osservazioni, trattandosi di progetti la cui urgenza essi possono meglio giudicare. È indubitato che la Camera è sola giudice nello stabilire il suo ordine del giorno, ma è ugualmente indubitato che i ministri debbono essere informati delle proposte di mutazioni all'ordine del giorno.
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Noi abbiamo creduto e crediamo, e, a parer mio con grandissima ragione, che gli ordini religiosi nel modo e con le regole con cui sono costituiti, abbiano finito il loro tempo. Utili per avventura, in altri secoli ed in altre condizioni sociali, essi hanno lasciato progredire il mondo, rimanendo immobili e stazionari, e sono diventati ora inciampo ed ostacolo al cammino della civiltà, ora anche peggio, avversari e nemici della stessa. Noi abbiamo perciò negato loro la sanzione legale e tolta la personalità giuridica, di cui prima erano rivestiti.
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Ma il nostro diritto pubblico non vieta che taluni membri di queste associazioni religiose abbiano mandato dalle corporazioni religiose esistenti all'estero, di rappresentare nell'ordine puramente spirituale i loro diritti ed interessi presso la Santa Sede e di mantenere con essa quelle relazioni di che hanno bisogno per fini del tutto estranei all'azione del governo civile.
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Per lo che, pur ritenendo la prima parte dell'articolo proposto dalla Commissione, ne abbiamo in via di emendamento proposto un altro nel quale si dice che, fin quando la Santa Sede non disponga dei beni ad essa, per lo scopo suddetto deferiti, sieno questi assegnati o alle Chiese già appartenenti agli ordini soppressi, se abbiano carattere di enti civili, ovvero alla parrocchia nel cui territorio stava la casa soppressa, onde o nell'un modo, o nell'altro si provveda al mantenimento di essi generali e procuratori generali, finchè duri il loro ufficio. Sono, lo si vede, mezzi diversi per giungere allo scopo medesimo, che è quello di non turbare lo stato presente di questo ministero religioso presso il Pontefice.
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Lo avrei, e mi sarei guardato bene dal procacciarmelo, se vi avessi proposto di abolire per Roma le disposizioni degli articoli 831,833 e 1075 del Codice civile, le quali dichiarano nulle le disposizioni fatte genericamente per l'anima o a favore dell'anima, e le disposizioni e donazioni tutte, che abbiano per oggetto di istituire o dotare benefizi semplici, cappellanie laicali od altre simili fondazioni. Queste disposizioni però, ognuno lo sa, riguardano l'avvenire, non il passato; ed io desidero che sieno mantenute e scrupolosamente osservate per tutto quello che può cadere sotto l'impero della nuova legge. Ma non è dell'avvenire che ci occupiamo adesso, ma della penosa liquidazione di un passato di molti secoli, che lascia vestigio che non possono essere cancellate di un tratto.
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I programmi adunque, stando alle parole, sarebbero identici; ma ad argomentarlo dai comenti che si fanno a quelle parole, ho grande timore che esse non abbiano per alcuni un senso assai diverso da quel che suonano.
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Se non che, a dimostrarvi con quanta gelosia la Commissione attendesse a non trascendere il giusto limite della necessità, avrete osservato, o signori, che il provvedimento proposto si applica soltanto ai generali e procuratori generali di ordini che abbiano case all'estero; e così doveva essere per mantenere la coerenza ai nostri principii; imperocchè, spazzate via tutte le corporazioni religiose in Italia ed anche in Roma, non ci sarebbe stata ragione di provvedere ai generali e ai procuratori generali di ordini i quali non avevano case che in Italia. È solo quando vi abbiano ordini religiosi all'estero che poteva essere giustificato, e fu soltanto proposto il provvedimento pei generali e procuratori generali in Roma, siccome organi di comunicazione fra il Pontefice e gli ordini esteri per l'esercizio del suo potere spirituale.
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«Voi e dietro di voi (parlava ai ministri), voi e dietro di voi la maggioranza della Commissione, con una competenza che sembra singolare in uomini di Stato, poichè in verità non si può pensare che essi abbiano trovato il tempo di tener dietro ai sandali dei Francescani è dei Barnabiti, soprattutto all'autorità di Soarez, di Rovero e di Nardi, voi siete venuti a levare all'altezza di una questione internazionale, ecc.»
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Non ripeterò le ragioni che furono cosi ampiamente svolte tanto dall'onorevole guardasigilli, quanto da parecchi dei nostri onorevoli colleghi, per le quali non si possa assolutamente immaginare, non si possa assolutamente temere che intorno ai locali di residenza dei generali e del loro ufficio abbiano a ricostituirsi le corporazioni religiose soppresse. Mi permettano gli oppositori di dire che bisogna fare un grande sforzo d'immaginazione per accogliere tale preoccupazione. Intenderei benissimo che, ad evitare qualsiasi pericolo, gli oppositori chiedessero una legge di ostracismo dal regno dei generali e procuratori generali…
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Quali pur siano le cagioni che abbiano potuto togliere o rallentare quest'accordo in qualche luogo, io credo che faremo opera di buoni cittadini, procurando che questa armonia rinasca, e rinasca completamente in tutte le Provincie idrauliche.
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Nel qual caso non si domanda più, che le opere come condizione per essere classificate, abbiano figurato nei bilanci dopo il 1860; tanto è vero che l'articolo così continua: «peraltro la classificazione non sarà attuata se non dopo che saranno stanziati i fondi nel bilancio.»
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dell'onorevole signor ministro, cioè che le linee in esercizio al 1° del corrente gennaio abbiano una lunghezza di 724 chilometri.
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Io colgo questa occasione per domandare all'onorevole ministro dei lavori pubblici quale fondamento abbiano quelle voci e se egli continui nel divisamento d'istituire le cartoline postali, contro le quali ormai mi sembra non vi possano esistere altre obbiezioni che quelle del più gretto e del più oscuro fiscalismo.
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Credo che basti la semplice enunciazione della questione, perchè avversari ed amici abbiano a dirci: evidentemente voi dovete uscirne o non ministri, o ministri col convincimento di avere l'appoggio della Camera.
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Al sentir questo, signori, io credo che gli onorevoli ministri abbiano diritto di protestare altamente contro questa posizione che loro si vuol fare dopo quattro anni di rilevantissimi servizi resi al paese; poichè nessuno negherà all'attuale Gabinetto una grande benemerenza, la quale è stata acquistata con un lungo lavoro, e non per troppa fortuna che abbia sorriso alle cose ministeriali, ma per una rara costanza di volontà e di opere, che nessuno, che abbia sentimento di giustizia, potrà disconoscere.
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contribuito all'andamento dell'amministrazione attuale ed a sostenere il presente Gabinetto, del che ed i ministri e tutti quelli che siedono da questa parte non possono a meno che rendergli grata testimonianza; ma nemmeno l'onorevole Minghetti io credo abbia diritto di richiedere a questi ministri di rimanere in seggio altri quattro mesi con insufficiente autorità; neppur esso io credo abbia il diritto d'imporre loro una posizione che, lo ripeto, il paese non vuole che i ministri che governano la cosa pubblica abbiano a mantenere, e soprattutto non lo vuole in un'epoca in cui non siede il Parlamento.
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Per parte nostra, noi non sentiamo di poter mutare le nostre opinioni, e mi giovi ripetere che, in ordine alla difesa nazionale, intendiamo che gli armamenti non si abbiano a spingere innanzi con una precipitazione capace di compromettere le nostre finanze, ma non vogliamo dall'altra parte che si abbiano a condurre con una fiacchezza capace di mettere in pericolo la nazione.
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Ora io credo, o signori, che bisogna contemperare una cosa coll'altra, che, quando si tratta di decidere dei grandi interessi della nazione, bisogna metterli insieme e librarli accuratamente, acciocchè gli uni non abbiano a distruggere od offendere gli altri. Se vi è un esempio da seguire in una questione di questa natura, è l'esempio nuovo e glorioso che ha dato la Francia e l'uomo illustre che ne presiede il Governo.
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Io credo che queste diffidenze non abbiano, nè possano aver ragione d'esistere. Queste diffidenze potrebbero solo essere giustificate, quando invece di preparare la nazione a far fronte ad una guerra futura, si facessero allestimenti per un'immediata entrata in campagna. È allora soltanto che i nostri vicini potrebbero insospettire degli apparecchi militari.
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Ora, ripeto, mi pare che gli onorevoli Nicotera, Finzi e Di Rudinì non abbiano abbastanza chiaramente e precisamente formulato che cosa desiderano.
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Si autorizzino a frequentarle anche tutti i cittadini appartenenti all'ordine civile che non abbiano oltrepassato i 35 o 40 anni, colla promessa che, scoppiando la guerra, gli uffiziali da sottotenente a maggiore sarebbero scelti fra essi cittadini civili, previo concorso. Con simile agevolazione voi vedreste tutti i giovani di buone famiglie ed istrutti accorrere con entusiasmo alle anzidette scuole; e state pur certi che, dopo un anno di studio e di pratica militare, voi avreste un numero di uffiziali superiore al bisogno. S'intende praticare un tale temperamento per avere dei sottotenenti di artiglieria e genio, e perchè non potrebbe farsi altrettanto per ottenere uffiziali di fanteria? E che forse è necessario l'ingegno di un Archimede per comandare una compagnia od anche un battaglione?
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Accademia della crusca
