Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso

449948
Carlo Darwin 50 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
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Quantunque le facoltà intellettuali ed i costumi socievoli abbiano per l’uomo una suprema importanza, non dobbiamo diminuire la importanza della sua struttura corporea, a cui dedicheremo il resto del presente capitolo. Nel seguente capitolo discuteremo lo sviluppo delle sue facoltà intellettuali, sociali e morali.

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Non mi sono mai accorto che negli animali socievoli più elevati siasi modificata una qualche struttura pel bene solo della comunità, sebbene alcune abbiano una qualche secondaria importanza per essa. Per esempio, sembra che le corna dei ruminanti e i grossi denti canini dei babbuini siano stati acquistati dai maschi come armi per la lotta sessuale, ma vengono adoperati per la difesa del branco o dello strupo. Il caso, tuttavia, è al tutto differente per ciò che riguarda certe facoltà mentali, come vedremo nel seguente capitolo; perchè queste facoltà sono state principalmente, o anche esclusivamente, acquistate pel benefizio della comunità; mentre gli individui che la componevano venivano a trarne nel tempo stesso un indiretto benefizio.

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Ma se noi ci togliamo dalla mente tutti i casi riferiti nei romanzi e nelle commedie di confessioni fatte ai preti al letto di morte, dubito che molti di noi abbiano veduto espresso il rimorso; sebbene abbiamo spesso veduto vergogna e contrizione per offese più piccole. Il rimorso è un sentimento profondamente nascosto. È incredibile che un selvaggio, il quale sacrifica la propria vita anzichè tradire la sua tribù, o quello che si lascia far prigioniero piuttosto che mancar di parolaIl signor Wallace riferisce alcuni casi nelle sue Contributions to the Theory of Natural Selection. 1870, p. 354., non senta nel fondo dell’anima il rimorso, sebbene possa celarlo, quando abbia mancato a un dovere che considera sacro.

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È stata fatta sovente questa obbiezione alle vedute sopra esposte, che gli uomini più eminenti che abbiano vissuto non hanno lasciato figli che ereditassero del loro grande ingegno. Il signor Galton diceHereditary Genius, 1870, p. 330.: «Mi rincresce non saper sciogliere questa semplice questione se, e fino a che punto, gli uomini e le donne dotati di prodigioso ingegno siano sterili. Tuttavia ho dimostrato che uomini eminenti non sono sterili per nulla». I grandi legislatori, i fondatori di religioni benefiche, i grandi filosofi e scopritori nella scienza, agevolano il progresso dell’umanità in un grado molto più alto colle loro opere che non lasciando numerosa prole. Nel caso delle strutture corporee si è la scelta degli individui lievemente meglio dotati e non la conservazione di bene spiccate e vere anomalie, che produce il progresso della specieOrigin of Species (quinta edizione, 1869), p. 104.. Così seguirà pure per le facoltà intellettuali; cioè, gli uomini dotati in un certo modo un po’ meglio degli altri riusciranno piuttosto che non quelli meno bene dotati, e quindi cresceranno di numero, se non segue nessun altro impedimento. Quando in una nazione il livello dell’intelletto si è elevato ed il numero degli uomini intelligenti è cresciuto, possiamo aspettarci secondo la legge di deviazione, in media, come dimostra il signor Galton, che i prodigi di ingegno compariranno in qualche modo più frequentemente di prima.

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Si può naturalmente ricercare anche, se l’uomo, alla maniera di tanti altri animali, abbia dato origine a varietà e sotto-razze, appena leggermente diversificanti l’una dall’altra, oppure a razze abbastanza diverse per poter essere considerate siccome specie dubbiose: in qual modo queste razze siano distribuite sulla terra; ed in qual modo, quando si sono incrociate, abbiano desse agito l’una sull’altra, tanto nelle prime come nelle susseguenti generazioni. E così per molti altri argomenti.

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Il fatto che gl’Inglesi sono, come colonizzatori, tanto superiori alle altre nazioni europee, ciò che è bene dimostrato dal confronto fra i Canadesi di razza inglese e quelli di razza francese, è stato attribuito alla loro «ardimentosa e persistente energia»; ma chi può dire il modo in cui gl’Inglesi abbiano acquistata la loro energia? Vi è maggiore apparenza di verità nel credere che il progresso meraviglioso degli Stati Uniti, come pure il carattere del popolo, siano l’effetto della scelta naturale; mentre gli uomini più energici, più irrequieti e più coraggiosi, da tutte le parti d’Europa hanno emigrato durante le ultime dieci o dodici generazioni verso quel grande paese, e si sono colà bene propagatiIl signor Galton, Macmillan’s Magazine, agosto 1865, p. 325. Vedi pure Nature on Darvinism and National Life, dicembre 1869, p. 184.. Guardando nel lontano avvenire, non credo che l’idea del rev. sig. Zincke sia esagerata quando diceLast Winter in the United States, 1868, p. 29.: «Ogni altra serie di avvenimenti – come quelli che seguirono nella coltura della mente in Grecia, e che risultarono nell’impero di Roma – sembrano avere scopo e valore quando sono osservate in rapporto con, o piuttosto come sussidiarie a... la grande corrente dell’emigrazione Anglo-Sassone verso l’Occidente». Per quanto sia oscuro il problema del progresso dello incivilimento, possiamo almeno vedere che quella nazione la quale durante un lungo periodo produce un numero maggiore d’uomini intelligentissimi, energici, coraggiosi, patriottici e benevoli, avrà generalmente la prevalenza sopra le nazioni meno bene favorite.

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Nondimeno mi è passato certe volte per la mente il sospetto che molto tempo dopo che i progenitori della classe dei mammiferi ebbero perduto il loro stato androgino, i due sessi abbiano prodotto latte e nudrito così i loro piccoli; e nel caso dei marsupiali, che i due sessi possano aver portato i loro piccoli entro la borsa ventrale. Ciò non sembrerà al tutto incredibile se riflettiamo che i maschi dei pesci aghi (Syngnatus) ricevono le uova delle femmine nelle loro borsette addominali, le fanno schiudere, e poi, come credono alcuni, nutrono i loro piccoliIl signor Lockwood crede (secondo la citazione di lui nel Quart. Journal of Science, aprile 1868,pag. 269), da quello che ha osservato dello sviluppo del Cavalluccio marino, che le pareti del sacco addominale del maschio somministrano in qualche modo il nutrimento. Intorno ai pesci maschi che fanno schiudere nella loro bocca le ova, vedi un interessantissimo scritto del prof. Wyman, nei Proc. Boston. Soc. of Nat. Hist. 15 settembre 1857; parimenti il prof. Turner, nel Journal of Anat. and Phys., Nov. 1, 1866,pag. 78. Il D. Günther ha pure descritto casi consimili.; che certi altri pesci maschi fanno schiudere le uova entro la loro bocca o nelle cavità bronchiali; che certi rospi maschi prendono dalle femmine i rosari di uova e se li avvolgono alle loro coscie, tenendoli colà finchè i girini siano nati; che certi uccelli maschi si assumono tutte le cure dell’incubazione, e che i piccioni maschi, tanto come le femmine, danno da mangiare ai loro nidacei con una secrezione delle loro ingluvie. Ma il sospetto di cui ho parlato mi venne in mente dapprima da ciò che le ghiandole delle mammelle sono nei mammiferi maschi molto più perfettamente sviluppate che non i rudimenti di quelle altre parti accessorie riproduttive che si trovano in un sesso sebbene siano proprie dell’altro. Le ghiandole e i capezzoli delle mammelle, come sono nei maschi dei mammiferi, non possono guari esser chiamati rudimentali; sono soltanto non pienamente sviluppati e non funzionalmente attivi. Si alterano simpaticamente per l’azione di certe malattie, come gli stessi organi nelle femmine. Alla nascita secernono sovente goccie di latte; e si sa che per incidente nell’uomo e in altri mammiferi si sono bene sviluppati ed hanno somministrato buona copia di latte. Ora se supponiamo che durante un primitivo e lungo periodo i maschi dei mammiferi aiutassero le femmine nell’allevare la loro prole, e che in seguito per qualche causa, come per essere scemata la produzione dei piccoli, i maschi abbiano cessato di prestar questo aiuto, il difetto di esercizio degli organi durante la maturità doveva farli divenire inattivi; e da due ben noti principii di eredità questo stato d’inerzia doveva probabilmente venire trasmesso ai maschi nella corrispondente età matura. Ma in tutte le prime età questi organi dovevano rimanere non alterati, cosicchè dovevano parimente essere bene sviluppati nei giovani dei due sessi.

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Non è mia intenzione descrivere qui le varie cosidette razze umane; ma bensì ricercare quale sia il valore delle differenze che passano fra loro dal punto di vista della loro classificazione, e come abbiano avuto origine. I naturalisti, per affermare se due o molte forme affini debbano essere considerate come specie o varietà, si regolano praticamente secondo le seguenti considerazioni; cioè, la somma delle differenze fra loro, e se queste si riferiscano a pochi o molti punti di struttura, e se abbiano importanza fisiologica; ma più specialmente se siano costanti. La costanza del carattere è ciò che agli occhi del naturalista ha maggior valore e si ricerca maggiormente. Ogniqualvolta si possa dimostrare, o sia reso probabile, che le forme in questione siano rimaste per un lungo periodo distinte, questo diviene un argomento di molto peso per poterle considerare come specie. Anche un lieve grado di sterilità fra due forme quando si vennero dapprima incrociando, o nella loro prole, viene generalmente considerato come una testimonianza decisiva della loro speciale distinzione; e la loro continuata persistenza nel non mescolarsi nella stessa area viene per solito accettata come una sufficiente evidenza, sia di un certo grado di mutua sterilità, o, nel caso di animali, come una certa ripugnanza ad un mutuo accoppiamento.

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Quantunque tutte queste razze, come pure tutte le specie naturali di uno stesso genere, abbiano avuto senza dubbio origine da uno stesso stipite primiero, tuttavia è da discutere se, per esempio, tutte le razze domestiche del cane abbiano acquistato le loro attuali differenze dacchè una qualche specie venne primamente addomesticata ed allevata dall’uomo; o se vadan debitori dei loro caratteri all’eredità da qualche specie distinta, stata già modificata nello stato di natura. Una così fatta questione non può venire pel genere umano, perchè non si può dire che esso sia stato addomesticato in nessun periodo particolare.

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Coloro i quali non ammettono il principio della evoluzione, debbono considerare le specie o come creazioni separate, o in certo modo come entità distinte; e debbono decidere quali forme abbiano da classificare come specie per la loro analogia con altri esseri organici, che vengono comunemente così ricevuti. Ma non c’è speranza di decidere questo argomento con buone ragioni finchè una qualche definizione del vocabolo specie non sia generalmente accettata; e la definizione non deve inchiudere un elemento che non possa essere possibilmente bene accertato, come, per esempio, un atto di creazione. Sarebbe del pari difficile volere decidere senza una qualche definizione se un certo numero di case possa essere chiamato villaggio, paese o città. Abbiamo un esempio pratico di questa difficoltà negli eterni dubbi per sapere se molti mammiferi, uccelli, insetti e piante, tutti strettamente affini, che si rappresentano fra loro nell’America settentrionale ed in Europa, possano essere classificati come specie o come razze geografiche; e ciò segue pure per le produzioni di molte isole collocate a qualche piccola distanza dal Continente più vicino.

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Nello stesso modo in cui l’uomo può migliorare la razza dei suoi galli da combattimento scegliendo quegli individui che riescono vincitori nella tenzone, così sembra che i maschi più forti e più vigorosi, o quelli sprovvisti delle armi minori, abbiano prevalso in natura, ed abbiano prodotto il miglioramento delle razze naturali o specie. Mercè le contese mortali ripetute, un lieve grado di variabilità, se doveva produrre qualche vantaggio, per quanto fosse lieve, avrebbe dovuto bastare per l’azione della scelta sessuale; ed è certo che quei caratteri sessuali secondari sono eminentemente variabili. Nello stesso modo in cui l’uomo può dare la bellezza, secondo il livello del suo gusto, al suo pollame maschio – può dare al gallo Bantam di Sebright un nuovo ed elegante piumaggio, un portamento più diritto e particolare – così pare che nello stato di natura le femmine degli uccelli, avendo per lungo tempo scelti i maschi più attraenti, hanno accresciuta la loro bellezza. Senza dubbio questo implica certe facoltà di scelta e di gusto per parte della femmina che a prima vista possono parere sommamente improbabili; ma io spero poter dimostrare più tardi che non è così la cosa.

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È intrinsecamente probabile che ogni carattere che fa la sua comparsa nella prima età debba avere tendenza a propagarsi per via dell’eredità ugualmente ai due sessi, perchè i sessi non differiscono molto fra loro nella costituzione, prima che abbiano acquistato la facoltà di riprodursi. D’altra parte, dopo che questa facoltà è stata acquistata ed i sessi sono venuti a differire nella costituzione, le gemmule (se mi è lecito adoperare nuovamente il linguaggio della pangenesi) che sono emesse da ogni parte variante in un sesso, sarebbero molto più acconcie a possedere le affinità proprie per riunirsi ai tessuti del medesimo sesso, e venire per tal modo sviluppate, che non con quelle del sesso opposto.

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Ora i maschi giovani rassomigliano dapprima, per tutti i riguardi, alla femmina, ed hanno macchie bianco-grigiastre, che divengono poi di un bianco candido molto prima che i maschi adulti abbiano acquistato le altre grandi differenze sessuali del loro piumaggio: vedi Audubon, Ornithological Biography, vol. III, 1835, p. 249 e 250.

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È probabile che i maschi giovani negli animali abbiano spesso avuto una tendenza a variare in un modo che non solo sarebbe stato inutile per essi nella prima età, ma che sarebbe stato loro veramente nocevole – come l’acquisto di colori brillanti che li avrebbero resi molto appariscenti, e perciò sarebbero stati più esposti ai loro nemici, o quello di strutture come grosse corna, che avrebbero richiesto un consumo di forza vitale per svilupparsi. Se questa sorta di variazione fosse seguita nei maschi giovani, è quasi certo che sarebbero state eliminate per opera della scelta naturale. D’altra parte nei maschi adulti ed esperti, il vantaggio che deriva dall’acquisto di cosifatti caratteri, nella loro rivalità con altri maschi, avrebbe più che controbilanciato ogni grado di pericolo che essi avrebbero potuto produrre.

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Sembra molto dubbio che quei colori servan loro solitamente a proteggerli; ma andiam molto soggetti a sbagliare per quello che riguarda tutte le sorta di caratteri in correlazione colla protezione, come riconosceranno tutti quelli che abbiano letto l’eccellente lavoro del sig. Wallace intorno a questo argomento. Per esempio, a nessuno potrebbe venire in mente che la perfetta trasparenza delle meduse possa servir loro di protezione; ma quando Fläckel ci fa osservare che non solo le meduse ma molti molluschi galleggianti, crostacei, ed anche pesciolini oceanici hanno la stessa struttura vitrea, non possiamo guari mettere in dubbio che essi così riescano a sfuggire agli uccelli pelasgici e ad altri nemici.

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È assai curioso che i due sessi abbiano la facoltà di emettere il suono, mentre il maschio ha le ali e la femmina ne è priva. È cosa nota che le api esprimono col suono del loro ronzio certe emozioni, come la collera, e ciò fanno pure alcuni insetti ditteri; ma non ho riferito questi suoni perchè non sembra che abbiano alcuna relazione coll’atto del corteggiare.

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Questi splendidi colori, che spesso sono disposti in fasce, in macchie, in croci ed altri eleganti disegni, non possono considerarsi molto utili, come protezione, tranne nel caso di alcune specie che si nutrono di fiori; e non possiamo credere che non abbiano affatto uno scopo. Quindi nasce il sospetto che possano servire di attrattiva sessuale; ma non abbiamo nessuna prova di ciò; perchè di raro i sessi differiscono nel colore. Da quanto ho inteso dal signor Waterhouse il giovane, i coleotteri ciechi, che naturalmente non possono vedere la loro reciproca bellezza, non presentano mai colori brillanti, sebbene abbiano sovente un invoglio liscio; ma la spiegazione del loro colore oscuro può ottenersi dal fatto che quegli insetti ciechi abitano le caverne od altri luoghi bui.

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La congettura che sembra essere la più probabile è questa, che alcuni primieri progenitori dell’Onitis abbiano acquistato, come altri lamellicorni, le corna del capo e del torace, e le abbiano poi trasmesse in condizione rudimentale, come in tante specie esistenti, alla femmina, dalla quale sono state d’allora in poi conservate. La susseguente perdita delle corna del maschio può essere stata l’effetto del principio di compensazione dallo sviluppo delle sporgenze della superficie inferiore, mentre la femmina non venne in tal modo alterata perchè non possedeva quelle sporgenze, ed in conseguenza ha conservato i rudimenti delle corna sulla superficie superiore. Quantunque questo modo di vedere sia sostenuto dal caso del Bledius che daremo in breve, tuttavia le sporgenze sulla superficie inferiore differiscono moltissimo nella struttura e nello sviluppo nei maschi di varie specie di Onitis, e sono anche in alcune rudimentali; nondimeno la superficie superiore è in tutte queste specie al tutto mancante di corna. Siccome i caratteri sessuali secondari sono tanto eminentemente variabili, è possibile che le sporgenze sulla superficie inferiore possano essere state acquistate dapprima da qualche progenitore dell’Onitis ed abbiano prodotto il loro effetto mercè la compensazione, ed allora siano state in certi casi quasi al tutto perdute.

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. – I colori vivaci delle farfalle diurne e di alcune notturne sono disposti specialmente per essere messi in vista, abbiano o non abbiano parte nel servir addizionalmente di protezione. I colori brillanti non sarebbero visibili di notte; e senza dubbio le farfalle notturne prese in complesso sono molto meno bene colorite che non le altre farfalle le quali sono tutte diurne. Ma le notturne di certe famiglie, come le Zygaenidae, varie Sphingidae, Uranidae, alcune Archidae e Saturnidae, volano durante il giorno o in prima sera, e molte di queste sono bellissime, essendo molto più splendidamente dipinte che non le specie strettamente notturne. Tuttavia si ricordano alcuni pochi casi eccezionali di specie notturne fornite di brillanti coloriPer esempio la Lithosia; ma il professore Westwood (Modern Class. of Insectes, vol. II, p. 390) sembra sorpreso di questo caso. Intorno ai relativi colori dei Lepidotteri diurni e notturni, vedi ibid., p. 333 e 392; parimente Harris, Treatise on the Insects of New England, 1842, p. 315..

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Ma non è lontano il giorno in cui parrà strano che naturalisti buoni conoscitori della struttura comparata e dello sviluppo dell’uomo e degli altri mammiferi, abbiano potuto credere che ognuno di essi fosse l’opera di un atto separato di creazione.

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Siccome non si può quasi dubitare che i due sessi di molte farfalle diurne e notturne abbiano acquistato colori smorti a fine di esser protetti, così può essere seguìto per le femmine sole di alcune specie nelle quali le successive variazioni verso il colore smorto comparvero prima nel sesso femminile e vennero dapprima limitate nella loro trasmissione allo stesso sesso. Senza questa limitazione i due sessi sarebbero divenuti entrambi di color smorto. Vedremo fra breve, trattando della imitazione, che le femmine sole di certe farfalle diurne sono divenute sommamente belle per lo scopo della protezione, senza che nessuna delle successive variazioni protettrici sia stata trasmessa al maschio, al quale non è possibile che fossero state per nulla dannose, e quindi non sarebbero state eliminate mercè l’opera della scelta naturale. Solo quando conosceremo la storia della vita di ogni specie potremo decidere definitivamente se in ogni specie particolare, in cui i sessi differiscono nel colore, sia la femmina che abbia sopportato speciali modificazioni per un fine di protezione, o se sia il maschio il quale sia stato specialmente modificato per lo scopo della attrattiva sessuale, mentre la femmina conserva il suo primitivo colorito solo leggermente mutato per le azioni sopra menzionate; o se pure i due sessi siano stati modificati, la femmina per essere protetta e il maschio per divenire più attraente.

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. , nei quali non si sa che i sessi abbiano colori differenti; e parimente cogli spinarelli (Gasterosteus), in cui i maschi assumono colori brillanti nella stagione delle nozze. Il maschio del Gasterosteus leiurus compie per lungo tempo l’ufficio di nutrice con cura e vigilanza esemplari, ed è continuamente occupato a far tornare con bel garbo i piccoli al nido quando se ne allontanano troppo. Egli respinge arditamente tutti i nemici, comprese le femmine della sua propria specie. Davvero non sarebbe un piccolo sollievo pel maschio se la femmina dopo aver deposto le uova venisse subito divorata da qualche inimico, perchè egli è continuamente obbligato a respingerla lungi dal nido Vedi l’interessantissima descrizione dei costumi del Gasterosteus leiurus del sig. Warington, negli Annals and Mag. of Nat. Hist., novembre 1855. .

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Meraviglia vedere che le rane ed i rospi non abbiano acquistato differenze sessuali più marcate; perchè, sebbene siano animali a sangue freddo, hanno forti passioni. Il dottor Günther m’informa che egli ha trovato parecchie volte un disgraziato rospo femmina morta e soffocata per essere stata strettamente abbracciata da tre o quattro maschi.

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Quantunque le tre corna differiscano tanto nell’aspetto dai due grandi prolungamenti del cranio del C. bifurcus, non possiamo guari porre in dubbio che non abbiano lo stesso scopo generale nell’economia di questi due animali. La prima congettura che si presenterà a chiunque è quella che siano adoperate dai maschi per combattere insieme; ma il dottor Günther, al quale vado debitore dei precedenti ragguagli, non crede che creature così pacifiche possano mai divenire battagliere. Quindi siamo indotti a supporre che queste deviazioni di struttura quasi mostruose servano come ornamenti maschili.

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Ma l’uomo, forse, ha un minor numero d’istinti di quello che abbiano gli animali che lo seguono immediatamente nella serie degli esseri. L’urango delle isole orientali, ed il scimpanzè dell’Africa, si costruiscono piattaforme per dormire; e siccome queste due specie hanno lo stesso costume, si potrebbe asserire che ciò è prodotto dall’istinto: ma non possiamo essere ben certi che questo fatto non sia invece l’effetto di una somiglianza di bisogni e di potenza di ragionamento pari in entrambi questi animali. Per quanto possiamo riconoscere, queste scimmie sanno distinguere e scansare molti frutti velenosi dei tropici, e l’uomo non possiede questa cognizione; ma siccome i nostri animali domestici quando vengono portati in paesi forestieri e condotti al pascolo in primavera mangiano spesso erbe velenose, che in seguito imparano a scansare, così noi non possiamo esser certi che le scimmie non abbiano imparato per l’esperienza propria o quella dei loro genitori a scegliere i frutti. È tuttavia cosa certa, come vedremo ora, che le scimmie hanno un terrore istintivo dei serpenti, e probabilmente anche di altri animali pericolosi.

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Nella serie dei vertebrati, i meno intelligenti come i pesci e gli anfibi, non sono forniti di istinti complessi; e fra i mammiferi l’animale più notevole pei suoi istinti, cioè il castoro è intelligentissimo, come potranno persuadersene coloro che abbiano letto l’eccellente lavoro del signor Morgan intorno a questo animaleThe American Beaver and his Works, 1868..

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In quanto agli animali vecchi, è impossibile prenderne molti nello stesso luogo e collo stesso agguato, o distruggerli colla stessa qualità di veleno; tuttavia non è probabile che tutti abbiano assaggiato il veleno, ed è impossibile che tutti siano stati colti al laccio. Essi debbono imparare ad esser cauti vedendo i loro compagni presi o avvelenati. Nell’America del nord, ove gli animali dalle pelliccie sono stati lungamente perseguitati, essi mostrano secondo le asserzioni unanimi di tutti gli osservatori, una dose quasi incredibile di sagacia, di cautela e di malizia: ma gli agguati sono stati adoperati tanto lungamente che è possibile che l’eredità sia venuta in giuoco.

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Rispetto ai gruppi di uccelli specificati sopra, in cui le femmine sono colorite vistosamente e fabbricano nidi nascosti, non è necessario supporre che ogni specie separate abbia avuto i suoi istinti nidificatori specialmente modificati, ma solo che i progenitori primieri d’ogni gruppo siano stati indotti graduatamente a fabbricare nidi nascosti o a cupola; ed in seguito abbiano trasmesso questo istinto, unitamente ai loro brillanti colori, ai loro discendenti modificati. Questa conclusione, per quanto possa esser degna di fede, è interessante, cioè, che la scelta sessuale, unitamente ad una eguale, o quasi uguale eredità nei due sessi, abbia indirettamente fermato il modo di nidificazione di interi gruppi di uccelli.

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I, On the Variation of Animals and Plants under Domestication. e sebbene non abbiano progredito in malizia, e possano aver perduto un certo grado di diffidenza e di sospetto, tuttavia hanno progredito in certe qualità morali, come in amorevolezza, confidenza, carattere, e probabilmente nella intelligenza in generale. Il topo delle chiaviche, o surmulotto, ha conquistato e vinto parecchie altre specie di topi in tutta Europa, in alcune parti dell’America del nord, nella Nuova Zelanda, e recentemente in Formosa, come pure nel continente della Cina. Il signor SwinhoeProc. Zoolog. Soc., 1864, p. 186., che descrive questi ultimi fatti, attribuisce la vittoria del topo comune sul grosso Mus coninga alla sua maggiore malizia, e quest’ultima qualità può essere attribuita all’esercizio abituale di tutte le sue facoltà per sfuggire alla distruzione che ne fa l’uomo, tanto che quasi tutti i topi meno maliziosi o meno intelligenti sono stati successivamente distrutti da lui. Lo asserire, senza nessuna prova diretta che nessun animale nel corso dei secoli abbia progredito nell’intelligenza o in altre facoltà mentali, è chiamare in campo la questione della evoluzione della specie. Vedremo in seguito che, secondo Lartet certi mammiferi viventi che appartengono a parecchi ordini hanno il cervello più grande di quello dei loro antichi prototipi dell’epoca terziaria.

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Ciò sembra più probabile che non che queste specie abbiano in tutti i casi avuto originalmente una tendenza a conservare il loro piumaggio ornamentale durante l’inverno, ma che furono salvate da ciò mercè la scelta naturale, onde ovviare all’incomodo o al pericolo che ne poteva derivare.

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Dobbiamo tuttavia esser cauti nel conchiudere che i colori che ci sembrano così smorti non abbiano attrattive per le femmine di certe specie; dobbiamo tenere a mente certi casi, come quelli della passera domestica, in cui il maschio differisce molto dalla femmina, ma non ha colori brillanti. Nessuno probabilmente vorrà negare che molti uccelli gallinacei che vivono all’aperto non abbiano acquistato i loro colori attuali, almeno in parte, per scopo di protezione. Noi sappiamo ora bene come si sanno nascondere; sappiamo che le pernici di montagna, mentre mutano il loro piumaggio invernale in quello estivo, i quali entrambi servono loro a proteggerli, hanno molto da soffrire dagli uccelli di rapina. Ma possiamo noi credere che lievissime differenze nelle tinte e nelle macchie, per esempio, fra la femmina del fagiano di monte e quella del Tetrao scoticus, servono per scopo di protezione? Sono forse le pernici, col loro colore attuale, meglio protette che non le quaglie che loro rassomigliano? Servono forse di protezione le lievi differenze fra le femmine del fagiano comune e quelle del fagiano dorato e del fagiano del Giappone, oppure i loro piumaggi possono essi essere stati scambiati impunemente? Da ciò che ha osservato il sig. Wallace dei costumi di certi uccelli gallinacei di Oriente, egli crede che cosifatte lievi differenze siano utili. In quanto a me dirò solo che non sono convinto di questo.

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È pure un fatto in certo modo strano, supponendo che le femmine ed i giovani abbiano partecipato durante ogni stadio del processo di modificazione di una tendenza ad essere tanto brillantemente coloriti quanto i maschi, che le femmine non siano mai state rese più smorte, senza che i giovani partecipassero allo stesso mutamento; perchè non vi sono esempi, per quanto io abbia potuto scoprire, di specie in cui le femmine abbiano colori smorti e i giovani colori vivaci. Tuttavia i giovani di certi picchi presentano una parziale eccezione, perchè hanno «la parte superiore del capo tinta di rosso», che in seguito va diminuendo in una semplice linea circolare rossa negli adulti dei due sessi, o scompare affatto nelle femmine adulteAudubon, Ornith. Biography, vol. I, p. 193. Macgillivray, Hist. Brit. Birds, vol. III, p. 85. Vedi pure il caso riferito sopra dell’Indopicus carlotta..

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. – In questa classe i giovani e gli adulti dei due sessi, abbiano essi colori brillanti od oscuri, si rassomigliano fra loro. Questi casi sono, credo, più comuni che non quelli dell’ultima classe. Abbiamo in Inghilterra esempi di martin pescatori, di alcuni picchi, di ghiandaie, di gazze, di cornacchie e di molti uccelli piccoli dai colori smorti, come la passera scopaiola o lo sgricciolo. Ma la somiglianza del piumaggio tra i giovani e gli adulti non è mai al tutto compiuta, e va gradatamente mutandosi in dissomiglianza. Così i piccoli di alcuni membri della famiglia dei martin pescatori non sono coloriti meno vivacemente degli adulti, ma molte delle piume della superficie inferiore sono marginate di brunoJerdon, Birds of India, vol. I, p. 222, 228. Gould, Handbook of the Birds of Australia, vol. I, p. 124, 130.– traccia probabile di una primiera condizione di piumaggio. Frequentemente nello stesso gruppo di uccelli, anche nello stesso genere, per esempio in un genere di parrocchetti di Australia (Platycercus), i giovani di alcune specie si rassomigliano strettamente, mentre i giovani di altre specie differiscono notevolmente dai loro genitori dei due sessi, che sono similiGould, ibid., vol. II, p. 37, 46, 56.. I due sessi ed i giovani della ghiandaia comune sono intimamente simili; ma nella ghiandaia del Canadà (Perisoreus canadensis) i giovani differiscono tanto dai loro genitori che furono primieramente descritti come specie distintaAudubon, Ornith. Biography, vol. II. p. 55.

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È pure possibile che le femmine possano avere scelto i maschi più belli, e questi maschi a loro volta abbiano scelte le femmine più belle, ma è dubbio se questo doppio processo di scelta possa aver avuto luogo, a motivo del grande ardore di un sesso per l’altro, e se sarebbe stato più efficace che non la scelta operata da un lato solo. Perciò il modo di vedere più probabile è che, nella presente classe, la scelta sessuale abbia operato, per ciò che riguarda i caratteri di ornamento, concordemente colla regola generale in tutto il regno animale, cioè sopra i maschi; e che questi abbiano trasmesso i loro colori acquistati graduatamente, sia ugualmente o quasi ugualmente, alla loro prole nei due sessi.

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Swinhoe, nell’Ibis, luglio 1863, p. 68) si riproducono parimente prima che abbiano assunto il loro pieno piumaggio.

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In un gran numero di specie, di cui cinque prese dalle nostre sei classi di casi, gli adulti di un sesso o di entrambi sono coloriti vivacemente almeno durante la stagione delle nozze, mentre i giovani sono invariabilmente meno brillantemente coloriti che non gli adulti, o hanno al tutto colori smorti; perchè non v’ha esempio, per quanto mi sappia, dei giovani di specie dei colori smorti che spieghino colori brillanti, o di giovani di specie vivacemente colorite che abbiano colori più vivaci dei loro genitori. Tuttavia nella quarta classe, in cui i giovani e gli adulti si rassomigliano fra loro, sonovi molte specie (sebbene non tutte) di colori brillanti, e siccome queste formano gruppi interi, possiamo dedurre che i loro primieri progenitori erano parimente brillantemente coloriti. Tranne questa eccezione, se osserviamo gli uccelli di tutto il mondo, sembra che la loro bellezza sia stata ampiamente accresciuta fino da quel periodo di cui abbiamo una memoria parziale nel loro piumaggio giovanile.

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Cosiffatte facoltà non possono essere pienamente sviluppate nell’uomo se non quando le sue potenze mentali abbiano raggiunto un livello molto elevato, e ciò implica l’uso di un perfetto linguaggio. Nessuno può supporre che un animale sottostante all’uomo mentre va e viene faccia riflessioni intorno alla vita e alla morte e simili. Ma possiamo noi essere certi che un vecchio cane, dotato di eccellente memoria e di qualche potenza d’immaginazione, come lo dimostra nei suoi sogni, non rifletta mai alle antiche cacce ed ai piaceri che gli hanno procurato? E questa sarebbe una forma di coscienza di se stesso. Inoltre, come osserva BüchnerConférences sur la Théorie Darwinienne, traduzione francese, 1869, p. 132., la moglie di un selvaggio dell’Australia degradata e dedita a opere manuali, che non adopera quasi vocaboli astratti e non sa contare oltre quattro, non può esercitare molto queste facoltà, o riflettere intorno al problema della propria esistenza.

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In questi ultimi casi abbiamo ogni ragione per credere che i colori furono acquistati mercè la scelta sessuale; e siamo naturalmente indotti ad estendere lo stesso modo di vedere alle precedenti specie, sebbene i due sessi quando sono adulti abbiano la faccia colorita nello stesso modo.

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Nessuna creatura potrebbe provare un’emozione tanto complessa, senza che le sue facoltà morali e intellettuali abbiano raggiunto un certo grado di elevatezza. Nondimeno noi vediamo qualche lontano barlume di questo stato della mente nel profondo amore del cane pel suo padrone, unito ad una piena sommissione, un po’ di timore e forse altri sentimenti. Il contegno di un cane quando ritorna al suo padrone dopo un’assenza, e, posso anche aggiungere, quello di una scimmia verso il suo diletto custode, è molto differente da quello che mostrano al loro simile. In quest’ultimo caso le dimostrazioni di gioia sono meno intense, ed ogni azione dimostra il sentimento della uguaglianza. Il professore BraubachReligion, Moral, ecc., der Darwin’schen Art-Lehre, 1869, p. 53. giunge al punto di asserire che il cane considera il suo padrone come un dio.

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Infine, Humboldt crede che gl’indigeni Americani preferiscono di colorire il loro corpo di rosso onde esagerare la loro tinta naturale; e fino a poco tempo fa le donne europee accrescevano il loro vivace colorito naturale con liscio bianco e rosso; ma dubito che molte nazioni barbare abbiano avuto una intenzione particolare nel dipingere il loro corpo.

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Rispetto all’altra sorta di scelta, cioè quella operata delle donne per gli uomini più seducenti, sebbene nelle nazioni incivilite le donne abbiano libera o quasi libera la scelta, ciò che non è il caso nelle razze barbare, tuttavia la loro scelta è sommamente sottoposta alla ricchezza ed alla posizione sociale degli uomini; e la riuscita degli ultimi nella vita dipende grandemente dalle loro forze intellettuali e dalla loro energia, o dai frutti di queste medesime forze nei loro antenati.

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Io non pretenderò congetturare se i selvaggi i quali ora seguono una qualche forma di matrimonio, sia poligamo o monogamo, abbiano conservato questo abito dai tempi primitivi, oppure se siano ritornati a qualche forma di matrimonio, dopo aver passato per uno stadio di commercio promiscuo.

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Siccome le donne sono state lungamente scelte per la loro bellezza, non fa meraviglia che alcune delle successive variazioni siano state trasmesse in un modo limitato; ed in conseguenza che le donne abbiano trasmesso la loro bellezza in un grado alquanto maggiore alla loro prole femminina che non alla mascolina. Quindi le donne sono divenute più belle, come ammetteranno taluni, che non gli uomini. Tuttavia le donne trasmettono certamente la maggior parte dei loro caratteri, compresa la bellezza, alla loro prole dei due sessi; cosicchè la preferenza continuata dagli uomini di tutte le razze per le donne più avvenenti, secondo il modello del loro gusto, deve tendere a modificare nel medesimo modo tutti gli individui dei due sessi che appartengono alla razza.

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E sembra che queste due forme di scelta abbiano attualmente avuto luogo, sia o no simultaneamente nel genere umano, specialmente durante i più remoti periodi della nostra lunga istoria.

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Questi caratteri avranno quindi probabilmente avuto un’azione mercè la scelta sessuale; ma non abbiamo mezzi per giudicare, almeno per quanto mi pare, se abbiano operato principalmente dal lato del maschio o da quello della femmina. Le facoltà musicali dell’uomo sono state già parimente discusse.

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Non si può credere che tutti questi fatti abbiano un significato falso. Colui il quale non si contenta di credere, come un selvaggio, che i fenomeni della natura, non abbiano un legame fra loro, non può credere per nulla che l’uomo sia l’opera di un atto separato dalla creazione. Egli dovrà per forza ammettere che l’intima somiglianza dell’embrione umano con quello, per esempio, di un cane – la costruzione del suo cranio, delle sue membra e di tutta la sua impalcatura, – indipendentemente dagli usi a cui possono essere destinate le varie parti, secondo lo stesso disegno di tutti gli altri mammiferi – la ricomparsa eventuale di varie strutture, per esempio di parecchi muscoli distinti, che l’uomo non possiede normalmente, ma che sono comuni ai quadrumani, – ed una folla di fatti analoghi – tutto conduce nel modo più piano a conchiudere che l’uomo è il condiscendente con altri mammiferi da un progenitore comune.

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Nel maggior numero dei casi possiamo dire soltanto che la causa di ogni lieve variazione e di ogni mostruosità sta molto più nella natura della costituzione dell’organismo che non nella natura delle condizioni circostanti; sebbene le nuove e mutate condizioni abbiano certamente una parte importante nel promuovere ogni sorta di mutamenti organici.

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I caratteri che abbiamo ogni miglior ragione per supporre siano stati acquistati in tal modo sono limitati ad un sesso; e questo solo rende probabile che in certo modo abbiano relazione coll’atto della riproduzione. Questi caratteri in un numero infinito di casi si sviluppano pienamente solo all’età adulta: e sovente solo durante una parte dell’anno, che è sempre la stagione delle nozze. I maschi (lasciando in disparte alcuni pochi casi eccezionali) sono più attivi nel corteggiamento; sono i meglio armati, e sono resi in vari modi i più attraenti. Giova osservare specialmente che i maschi spiegano le loro attrattive con gran cura in presenza delle femmine; e che raramente o mai ne fanno pompa, tranne nella stagione degli amori. Non si può credere che tutta questa mostra possa non avere uno scopo. Infine abbiamo prove distinte in alcuni quadrupedi ed uccelli che gli individui di un sesso possono provare una forte antipatia o preferenza per certi individui del sesso opposto.

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Non sappiamo quale origine abbiano avute certe assurde regole di condotta, e certe sciocche credenze religiose; nè in qual modo abbiano posto, in tutte le parti del mondo, sì salde radici nella mente degli uomini; ma è cosa degna di nota che una credenza inculcata costantemente durante i primi anni della vita, quando il cervello è più impressionabile, sembra acquistare quasi la natura di un istinto; e la vera essenza di un istinto è che vien seguito indipendentemente dalla ragione. E neppure possiamo dare la ragione del fatto che alcune mirabili virtù, come l’amor della verità siano apprezzate molto di più da certe tribù selvagge che non da altreIl signor Wallace nella Scientific Opinion, 15 settembre 1869, ce ne dà buoni esempi, che sono ancora più ampiamente svolti nelle sue Contributions to the Theory of Natural Selection, 1870, p. 353.; e neppure perchè così fatte differenze prevalgano anche presso nazioni civili. Sapendo noi quanto inveterate siano divenute molte strane leggi e superstizioni, noi dobbiamo sorprenderci che le virtù particolari ci debbano ora sembrare così naturali, mentre sono rette dalla ragione, tanto da sembrare innate, quantunque l’uomo nella sua primiera condizione non ne tenesse conto.

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Onde un essere somigliante alle scimmie potesse venir trasformato in uomo, è necessario che questa primitiva forma, come pure molte successive forme intermedie, abbiano tutte sopportato mutamenti nella mente e nel corpo. È impossibile avere prove evidenti intorno a questo particolare; ma se si può dimostrare che l’uomo varia oggi, che i suoi mutamenti sono indotti dalle stesse cause generali, ed obbedisce alle stesse leggi generali come nel caso degli animali sottostanti, non vi è guari dubbio che gli anelli intermedi precedenti non abbiano sopportato consimili mutamenti. Le variazioni debbono essere state parimente, in ogni successivo stadio di provenienza, in qualche modo accumulate e determinate.

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