Ed è per questo che i trompe-l’oeil, anche se non abbiano propriamente stile, appartengono sempre ad un’epoca, e un trompel’oeil del ’700 non si può confondere con un quadro di Sciltian o di De Francesco. Comunque, il procedimento comune a tutti, è la riesistenzializzazione di qualcosa che già era risalita dalla mera percezione all’intenzione formale.
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Con questo non si intende dire che critici acuti come Jakobson e Lévi-Strauss non abbiano il senso della specificità dell’opera d’arte, come qualcosa di bloccato, di unico; lo dicono anzi chiaramente: «Riunendo ora i pezzi della nostra analisi, vediamo di mostrare come i differenti livelli ai quali ci si è posti, si sovrammettano, si completino o si combinino dando così alla poesia il carattere di un oggetto assoluto» 14. Ma resta il fatto che il punto d’arrivo dell’analisi non è già l’opera d’arte ma il suo contenuto, il significato: per cui, nel sonetto dei gatti, si va dal reale al surreale attraverso l’irreale.
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