Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Della scultura e della pittura in Italia dall'epoca di Canova ai tempi nostri

251427
Poggi, Emilio 7 occorrenze
  • 1865
  • Tipografia toscana
  • Firenze
  • critica d'arte
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Si può dagli altri far tesoro dei precetti per apprendere la buona maniera di studiare la natura stessa, ma non già ricevere da speciali teorie la educazione a discernerla nelle sue forme, nei colori, nei rilievi, nella vita, nel sentimento; dalle quali cose tutte insieme unite, si ottiene la più perfetta imitazione del vero, unico scopo cui debbono tendere gli artisti, i quali abbiano il dono di saperlo comprendere e farsene un immutabil modello.

Se i grandi esempi dell'antichità furono adunque di norma anco al genio più sublime che abbiano avuto le arti, perchè dorranno da alcuni esser questi disprezzati e banditi, reputandoli dannosi alle nostre ispirazioni? E allorchè la scultura è costretta a comparire nel campo mitologico ed allegorico, dove troverà essa ricchezza di precetti se non nel classico artistico dei Greci? E quando in specie deve trattare argomenti che richiamano a quei tempi, a quei luoghi? lo studio di quelli diventa necessità, ed è la più giudiziosa investigazione. In quali altri tempi dovrà la Scultura rinvenire la più nobile parte di sè, quando specialmente deve campeggiare in soggetti mitologici o greci, se non la ritrova là dove ebbe la scultura la sua prima origine e la sua maggior perfezione?

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Ma si abbiano cura che nella scelta di quei materiali l’occhio del genio sia educato e capace di informarsi nel vero bello sparso in tutti gli esseri del creato, i quali dalla mente riuniti, debbono formare il poema della sua produzione, perchè, lo ripeto, la sola scorta delle cose create non basta a formare un'opera che istruisca e risvegli interesse. E che sono le più famose produzioni dell’arte se non che il complesso di tutte quante le bellezze intellettuali e fisiche sviluppale in una tela per dar vita e sublimare un gran fatto? Fu la natura o Parte che fece ideare a Raffaello le due grandi composizioni della Disputa e della Scuola di Atene? Nella scena della umana vita le trovò egli disposte in quel modo artificioso e sublime? E in quali delle nostre abitudini domestiche avrebbe egli potuto ricevere la scintilla della ispirazione, per rappresentarci le immagini della Vergine, e, meraviglia del mondo, la Trasfigurazione?

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Però è da osservare che fra i molti pittori tacciati di manierismo ve ne furono e ve ne possono essere alcuni che abbiano in una parie dell’arte genio non comune, come per esempio lo ebbe fra i moderni il Professore Luigi Ademollo, il quale dotato di una fervida immaginazione e profonda cultura, seppe ideare componimenti biblici, mitologici, e storici con una scienza straordinaria, sicchè tutti gli artisti intelligenti e spassionati dovranno ammirare le sue composizioni, deplorando al tempo stesso che sieno prive affatto di disegno, di forma, di sentimento e di colorito. Da questo apparisce che un pittore può, anco che sia troppo convenzionale, e manierato per eccellenza distinguersi in qualche ramo dell’arte. Credo che questa mia logica basterà per far comprendere che mentre ammetto la convenzione, desidero però che sia usata dentro quei limiti che possono render l’arte più vera e più bella.

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Il Bartolini, il Sabatelli, il Fedi, il Duprè saranno andati in traccia di un tipo che meglio si avvicinasse al carattere del soggetto che volevano rappresentare: ma nella difficoltà di trovare sempre riuniti in un solo, per le ragioni esposte, tutti i pregi richiesti e voluti per la creazione di quelle figure o gruppi che volevano compiti, nulla di più facile che abbiano dovuto risolversi di comporle da più e diversi modelli. — Il Fedi, per esempio, avrà per caso posto gli occhi sopra un barocciajo, un renajolo, un contadino etc: i lineamenti di alcuno di essi lo avranno colpito, ed esaminatigli con più accuratezza, avrà giudicato che nobilitandoli con la estetica dell’arte, potevano a meraviglia servire a comporre il fiero volto del Pirro; e così avrà fatto. Però, se al carattere della faccia e della testa corrispondevano il collo e le spalle, al contrario avrà osservato che le braccia, la mani, il torso e la parte inferiore del corpo non armonizzava con quelle, ed in tal caso avrà dovuto l'artista ricercare in altro modello quella perfezione di parti che non trovò tutte raccolte nel primo, onde ottenere il bell’insieme che si aveva ideato. Ora così facendo, non difettò il Fedi, ma invece adempì al dovere di artista classico e intelligente che sa studiare e scegliere la natura nel suo vero bello.

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classici autori, quando modella, disegna o dipinge una figura, non avrà bisogno, allorchè lavora col vero sotto gli occhi, che sia questo assolutamente perfetto, ma col tesoro delle sue vaste cognizioni, formatosi, come ho detto, collo studio dei buoni maestri, e dell'anatomia, ancorchè abbia davanti un modello che difetti in qualche parte del corpo, e manchi del carattere e della scelta di quelle forme che gli abbisognano, potrà e saprà come e dove abbiano luogo le correzioni onde rendere fra loro in armonia tutte le parti della figura e senza difetti.

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. — E come mai, o nostri odierni pittori naturalisti, che predicate le novità straniere e a quelle prostituite e cuore e mente, ignorate, o volete disconosce come anco all'estero abbiano fatto e facciano così poca breccia le stranezze nell'arte? E se gli accennati pittori francesi e belgi divennero grandi, oltre al genio naturale, lo debbono anco allo studio che essi fecero sulle opere dei grandi maestri italiani, che voi, italiani, vorreste oggi senza arrossire porre in oblio.

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