convinti noi pure, e appunto per questo ne abbiamo curato e ne curiamo la diffusione. E perchè il libro abbia meglio a rispondere alle condizioni
, anche il piacere è prolungato, e noi ad ogni tratto confrontiamo il benessere attuale col dolore che abbiamo lungamente provato in precedenza. Le
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: come l'anatomico che avesse voluto studiare se stesso portando il bisturi nelle proprie viscere. In tutti i piaceri studiati fin qui, se non abbiamo
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, produce un piacere, del quale noi non abbiamo coscienza che quando arriva ai massimi gradi. Questo piacere è uno dei più difficili a definirsi, perchè
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può procurarci sono veramente riprovevoli. Ogni giorno abbiamo sott'occhio le più ridicole compiacenze dell'amor proprio, che cammina in sfacciato
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con cui per la prima volta abbiamo da soli portato il cucchiaio fino alla bocca, o la sovrana beatitudine con cui, posti isolati addossati ad una
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qualcosa, ridiamo di compassione, pensando al valore immenso che abbiamo dato ad una parola o ad un premio, che cambiato di forma forse ancora ci
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certa arte per abbellirci e renderci degni delle lodi che, per istinto e per esperienza, abbiamo trovato tanto care al nostro cuore. La natura però in
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piaceri della vanità, che abbiamo divisi artificialmente in tre classi, non differiscono che nella loro origine, e provengono tutti dalla sodisfazione
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delle nostre fatiche coll'avere. L'affetto fisiologico però non viene soddisfatto che quando abbiamo il diritto di possedere, e possiamo, in faccia a
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poi ne abusano per la sodisfazione di piaceri erotici e sessuali. Come abbiamo già detto a questo riguardo, tali piaceri, però, se sono di una
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Abbiamo parlato dell'affetto per noi stessi, cioè del sentimento più puro in prima persona, poi siamo passati a poco a poco ad altri affetti, che
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agli altri l'affetto che abbiamo per essi. Qui stanno i saluti, le carezze, i baci, e tutto l'immenso apparato delle dimostrazioni della cortesia e
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opere buone, il quale ha una scala di infiniti gradi. Allo zero di questo termometro del merito, che qui s'accorda col piacere, abbiamo l'egoista che
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scintilla di gioia si è spenta, e noi, continuando la nostra passeggiata, non ci troviamo più in alcun rapporto morale coll'uomo che abbiamo soccorso
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della nostra pazienza. Anche la morte può essere conseguenza di un solletico troppo prolungato. Da una parte abbiamo una sensazione leggera e
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abbiamo in noi soli l'origine e la ragione. Se siamo spettatori di un atto generoso, esso si riflette nella nostra coscienza, e producendo un piacere, fa
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primo. Qui abbiamo un esempio chiarissimo di questa verità. Se voi credete che un ricco per eredità tragga tanto piacere da' suoi tesori quanto uno che
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primitivo, e derivava soltanto da un errore di quantità o di forma. L'affetto era buono nella sua essenza, ma deforme nella sua attuazione. Così abbiamo
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Ogni dolore nato nelle regioni del sentimento può diminuire o cessare, producendo una gioia, che, come abbiamo già veduto parlando dei sensi, può
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consente di discernere donde vengano o dove s'indirizzino, e non sa nemmeno determinarne l'individualità. Nel regno dei sensi abbiamo molti misteri
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essere, si confonde e si unifica nella coscienza con tutte le altre che emanano da ogni punto dell'organismo. In questo modo abbiamo la coscienza di
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noi abbiamo il merito di leggere nel libro della natura. Vari sono gli aspetti della fisonomia: così un uomo che gode interessandosi ad un nuovo insetto
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casa dove siamo nati che si disegna bigia o vaporosa presso il giardino dove abbiamo tentato i primi passi; ora è un paese e una contrada, che non
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avida sempre più di sforzi maggiori. Oggi abbiamo dato un giro alla manovella che serra le nostre passioni, domani ne daremo due, poi tre, poi quattro; si
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altamente la loro dignità. In questa gioia entra sempre una dose più o meno grande di malignità, o di quell'odio diluito di cui abbiamo parlato a
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un'immagine morale che contrasta in modo particolare coi sentimenti del bello, del buono o del vero che abbiamo in noi. Un cozzo più forte delle immagini
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fermarci più a lungo nelle regioni che abbiamo impreso a studiare. Ma ora, prima di prendere commiato da voi, vi farò ammirare per un istante la
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Il piacere, come abbiamo già visto, è un fenomeno nel quale si produce una forza che diffondendosi lungo le fibre sensibili dal punto in cui si
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proposte eterodosse; ma sulla terra noi non abbiamo nè razze, nè specie, ma famiglie; e queste per molti caratteri comuni formano gruppi naturali, nei
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non deve essere l'ultimo e unico scopo della vita, noi non abbiamo il coraggio di confessare la nostra fame ingorda di gioia, e, mentre con tutti gli
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fortuna, della quale pur troppo abbiamo, così nelle piccole come nelle grandi cose, la vanità di compiacerci. Il secondo elemento, che è quasi
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lotte e difficili vittorie riportate sul desiderio; ma noi abbiamo a sopportare le mille avarie e i mille danni ai quali va soggetta la felicità, il più
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cambiamento materiale, non abbiamo il diritto di rifiutarci a credere che il pistillo possa vibrare alle oscillazioni del piacere nel ricevere il
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Siamo alla fine. Dall'analisi minuziosa e particolareggiata, a cui abbiamo fatto seguire la sintesi relativa, risalta evidente che il piacere non è
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dagli altri, e che tutti esercitano la loro influenza sul risultato finale. La costituzione organica, che abbiamo fin dalla nascita, come influisce su
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contatto dei due sessi. Nella copula abbiamo un eretismo straordinario, che viene spento da un proporzionato piacere , per cui si ha poco sviluppo di
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estate beviamo con delizia l'acqua ghiacciata, o sentiamo fondersi nell'arsa bocca la neve mollissima e granulosa d'un gelato, noi abbiamo il massimo
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eccezione ad una delle leggi più elementari che governano il piacere. Fino ad ora noi abbiamo veduto che le voluttà più intense accompagnano la
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Dal senso più semplice e primitivo, che è quello del tatto, abbiamo veduto che le sensazioni si vanno sempre più elevandosi, nell'associazione con
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contrasto che presenta col tipo di perfezione che abbiamo in noi, ovvero ci ispirano un ribrezzo che può anche essere piacevole. Quanto al bello, che
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noi alcuni effetti comuni, i quali ci dànno comuni piaceri. Nei primi stadi dell'ebbrezza, noi abbiamo la coscienza della vita più piena e più
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onoratissimi gentiluomini; noi non abbiamo più bisogno di dirlo se non ai contadini, e talvolta anche essi, per un istintivo pudore o per una
cuore a quelli che sanno comprenderci? - Questo, si dirà, è per la corrispondenza intima. - Ebbene, per le altre lettere, valga quello che abbiamo detto
tratto, la parola, il gesto più opportuno, se l'animo è abitualmente gentile, o ci induce a commettere goffaggini e inurbanità se non abbiamo la norma
dal passeggio o da altro luogo pubblico, e anche diciamo tutto, se abbiamo dovuto stringer le mani del nostro prossimo; mani immacolate, vogliamo
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Noi invece, fortunatamente, abbiamo cambiato opinione, e il pubblico giustamente s'inquieta quando, a metà del primo atto o più oltre ancora ode
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sono in uso adesso i giuochi all'aria aperta: il tennis, la pallavolo, la pallacanestro, tutti quelli che abbiamo importati dall'Inghilterra anche
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ABBIAMO DATO LA BIRRA A TUTTI SULL’AUTOSTRADA!
SULL’AUTOSTRADA, CON GASTO, ABBIAMO FATTO I CENTOCINQUANTA!