Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il Corriere della Sera

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AA. VV. 11 occorrenze

Non sembra però che il Governo abbia avuto il coraggio per il momento di rivedere la politica di restrizione sul movimento dei capitali, che a detta dei competenti è la vera causa della sfiducia che indebolisce il franco.

Si pensa che il ladro si sia mischiato nell'andirivieni di persone che si recano negli uffici leva e autoveicoli, siti appunto in quel cortile, e cosi abbia potuto agevolmente fare il colpo e uscire indisturbato dal palazzo con la refurtiva.

Interrogato sul carattere politico del movimento, l'aiutante nega che la rivoluzione abbia carattere politico. Fu soltanto, egli dice, un movimento istintivo della coscienza nazionale per opporsi al dilagare della comizio. Ricorda poi che vi furono reggimenti di cavalleria che vennero spontaneamente al soccorso di Pilsudski, facendo centododici chilometri di marcia per difendere il paese. «Sono fenomeni che nemmeno io - continua il colonnello - riesco a spiegarmi».

Pare che il pilota non abbia avuto il tempo di girare a sinistra, fatto sta che l'apparecchio, scivolandoci ala, è precipitato da circa sessanta metri. Accorsi immediatamente i colleghi, hanno tolto dai rottami i due ufficiali in condizioni pietose, tanto che dopo pochi minuti morivano. Il sergente pilota, trasportato all'ospedale, ha cessato di vivere poco dopo. Si dispera di salvare il caporale motorista.

Vi è chi dice che il perito medico abbia attenuato la gravità della ferita, ciò che inasprì maggiormente il Toscano. Caso volle che il giorno dopo il Toscano, passando davanti ad un'osteria ove trovavansi a banchettare alcuni suoi amici, venisse invitato da uno di loro ad entrare per bere un bicchiere di vino. Il Toscano entrò, ma accortosi della presenza del Foca, gli si avvicinò colpendolo ripetutamente al torace con un acuminato stiletto e dandosi poi alla fuga.

Poiché corre voce che tra i provvedimenti in discussione vi sia quello di porre un fermo sui titoli posseduti da stranieri in Francia, può anche darsi che la minaccia abbia avuto influenza nei rapporti di cambio.

Si teme che l'acqua, abbassandosi di livello, abbia ad accelerare di velocità, causando la rottura dell'argine. Molti cascinali sono già stati sgombrati. Sono sul luogo soldati del 4° artiglieria i quali adattano sacchetti a terra e abbattono lunghe file di gelsi che collocano saldamente contro l'argine per impedirne l'erosione. Anche a Crotta d'Adda e a Pizzighettone si nutre ancora qualche apprensione, poiché l'argine in qualche punto minaccia di franare. Soldati, militi ed operai reclutati sul luogo lavorano ininterrottamente ad allontanare il pericolo.

La guerra è riuscita disastrosa alla Germania perché aveva creduto di poter gareggiare con quel mondo: oggi, ricreduta, mostra la volontà di collaborare con esso, e non si può dire che non ne abbia già avuto dei vantaggi anche finanziari.

Si dice che il visconte Grey abbia dichiarato che non vuol più avere a che fare con Lloyd George. Runciman, parlando alla Camera, ha detto che parlare come ha fatto Lloyd George nei giornali americani di paralisi del Regno Unito, di finanze vacillanti, di avvenire oscuro, è rubbish (spazzature, porcherie); ma non si crede negli ambienti conservatori - che pure non vedrebbero di mal occhio il precipitarsi dalla loro parto di quegli elementi liberali che non differiscono da loro per quel che riguarda la difesa del regime, la proprietà privata e la Costituzione - che la crisi debba avere una soluzione catastrofica immediata. Sarà probabilmente un passo di più verso la scomparsa temporanea o la trasformazione del partito liberale, cioè l'adesione dei suoi elementi di destra al movimento conservatore e l'orientamento degli elementi di sinistra verso il movimento laburista.

Si direbbe che egli non abbia tempo né pazienza di scegliere la materia che si arroventerà e si fonderà nell'opera sua. Prende quello che trova; un logoro volgare canovaccio, consunto dalla recitazione dei comici e dall'applauso del pubblico; vi immette l'episodio di Gloucester, e dei suoi due figli, uno legittimo e calunniato, l'altro bastardo e calunniatore e micidiale, tolto dall'Arcadia di Sir Filippo Sidney. Si sente che non gli bastavano, per esprimere l'orrore dell'ingratitudine, i freddi cuori crudeli di Gonerilla e di Regana: volle una più demoniaca malvagità, pronta e fulminea, che non avesse bisogno di diventare enorme per gradi. Egli era già ardente di angosciosa ispirazione; parole di tempesta gli gonfiavano il petto. Se le lascia sfuggire anche quando i casi non le giustificano. Re Lear è già un personaggio di tragedia anche quando, intorno a lui non c'è che la commedia: la commedia borghese, direi quasi dialettale. Nei primi atti la perfidia delle figlie si riduce a una bisbetica intolleranza di padrone di casa che non vogliono che i cavalieri del seguito del padre invadono i loro castelli e vi si muovano e vivano senza riguardi. Ecco, in una favolosa Britannia pre-romana, dissensi di anticamera e di cucina fra un padre monarca e due figlie regine, per colpa delle intemperanze della servitù. Come ritroviamo sempre gli stessi elementi, nel teatro di tutti i paesi e di tutti i tempi, nel sublime e nel mediocre! Avrebbero tutti torto, in questa piccola bega, le figliole ingrate e il padre collerico, se non intervenisse il genio di Shakespeare. Allora fra quei contendenti ha eternamente, meravigliosamente ragione quello che dal poeta ottiene un più grande dono di poesia: Re Lear. Le piccole cose diventano allora gigantesche. A guardar bene, sono le vaste proporzioni umane e artistiche di Re Lear che fanno diventare spietatamente inumane le sue due figlie. Le vediamo macchinare infamie sempre più orribili, anche il parricidio, quasi per non essere inferiori a quel mostruoso dolore. Il dolore di Lear scoppia ben più tremendo delle cause che l'hanno originato, ma ha ali impetuose, e porta con sè, ad altezze che danno la vertigine, tutti gli esseri che lo circondano, e le loro passioni. Soltanto nel clima infocato del furore di Re Lear, Gonerilla e Regana si trasformano in figure veramente tragiche. Prima vivevano giù, terra terra, e, non solo non erano eroine del male, ma neppure veramente regine. Questo è il miracolo della tragedia: tutti i personaggi, compreso il protagonista, si creano dentro di essa; non nell'azione, ma nel turbine e nel fosco splendore della poesia. Re Lear, re di stoppa nella prima scena, re spauracchio da bambinelli, va conquistando poi, nella disperazione, la sua regalità senza pari. Solo quando è pazzo, e alla sua pazzia fa da scenario e da coro l'uragano, egli è davvero re «dalla testa ai piedi», come dirà più tardi. Minima era la sua regalità, quando, per viver libero, cavalcando con la sua masnada di cacciatori armati, si scoronò, e spezzò il diadema in parti uguali, tra due figlie, impoverendosi stoltamente di tutto; ma di questa altra regalità, della misteriosa follia, della sventura, del dolore, nessuno lo potrà spogliare. Il vecchio aspro pare quasi un nume selvaggio, quando, tra la fredda pioggia che lo sferza e il vento che rugge con lui, vuol strapparsi le vesti di dosso, per non essere più monarca né padre, ma vile umiliata rabbrividente carne umana, uomo solo, senza nulla, nella miseranda nudità del suo destino. Da quel momento, quanto più cade, più si sublima. Non è più Re Lear, è l'umanità. L'ingratitudine della prole fa parte della spietata indifferenza della natura. Non esiste che II male. Gloucester accecato, con le orbite vuote e insanguinate; il povero buffone che seguì il re nella miseria e nelle tempeste, appiccato; Cordelia uccisa; e non solo gli innocenti, travolti, martirizzati, distrutti così; ma anche i colpevoli; morte Gonerilla e Regana, morto il nefando bastardo Edmondo. Ma non perché le giustizie si compiano, ma perché il cieco destino schiaccia tutto e tutti, inesorabilmente. Davanti a quel cumulo di orrori, Kent si domanda se non sia giunta la fine del mondo.

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