Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso

449925
Carlo Darwin 50 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
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Quest’ultimo trovato, forse il più grande, dopo la parola, che l’uomo abbia mai fatto, data fino dal primo albore della storia. Queste varie invenzioni, per cui l’uomo nello stato più rozzo è divenuto così eminente, sono il diretto risultamento dello sviluppo delle sue facoltà di osservazione, di memoria, di curiosità, di immaginazione e di ragione. Io non posso quindi comprendere come vada che il signor WallaceQuarterly Review, aprile 1869, p. 392. Questo argomento è molto più ampiamente discusso nelle Contributions to the Theory of Natural Selection, 1870, del sig. Wallace, nelle quali sono ripubblicati tutti gli scritti riferiti in questa opera. L’Essay on Man è stato criticato con molta abilità dal prof. Claparède, uno dei zoologi più distinti di Europa, in un articolo pubblicato nella Bibliothèque Universelle, giugno 1870. L’osservazione citata nel mio testo meraviglierà ognuno che abbia letto il notevole lavoro del sig. Wallace, intorno alla The Origin of Human Races, deduced from the Theory of Natural Selection, pubblicato in origine nella Anthropological Review, maggio 1864, p. clviii. Non posso tenermi dal citare qui una giustissima osservazione di sir J. Lubbock (Prehistoric Times, 1865, p. 479) che ha relazione con quello scritto, cioè «che il sig. Wallace, con un caratteristico disinteresse l’ascrive (l’idea della scelta naturale) unicamente al sig. Darwin, quantunque, siccome è ben noto, egli abbia esposta quell’idea indipendentemente, e l’abbia pubblicata, se non colla stessa diligenza, nello stesso tempo». asserisca, che «la scelta naturale non avrebbe dato al selvaggio che un cervello poco superiore a quello di una scimmia».

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L’osservazione citata nel mio testo meraviglierà ognuno che abbia letto il notevole lavoro del sig. Wallace, intorno alla The Origin of Human Races, deduced from the Theory of Natural Selection, pubblicato in origine nella Anthropological Review, maggio 1864, p. clviii. Non posso tenermi dal citare qui una giustissima osservazione di sir J. Lubbock (Prehistoric Times, 1865, p. 479) che ha relazione con quello scritto, cioè «che il sig. Wallace, con un caratteristico disinteresse l’ascrive (l’idea della scelta naturale) unicamente al sig. Darwin, quantunque, siccome è ben noto, egli abbia esposta quell’idea indipendentemente, e l’abbia pubblicata, se non colla stessa diligenza, nello stesso tempo».

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Io non aveva dapprima considerato sufficientemente l’esistenza di molte strutture che non sembrano essere, per quanto possiamo giudicare, nè benefiche nè dannose; e questo io credo sia uno dei più grandi errori che io abbia finora trovato in quel mio lavoro. Mi sia permesso di addurre come scusa che io aveva due distinti oggetti in vista: primo, dimostrare che le specie non erano state create separatamente; secondo che la scelta naturale è stata il principale agente di mutamento, sebbene sia stata efficacemente aiutata dagli effetti ereditati dell’abitudine, e lievemente dall’azione diretta delle condizioni circostanti. Nondimeno non mi riuscì di abbattere l’azione della mia primiera credenza, allora molto prevalente, che ogni specie fosse stata creata a bella posta; e questo mi condusse tacitamente a ciò, che ogni particolarità della struttura, tranne i rudimenti, fosse di qualche speciale sebbene non riconosciuta utilità. Chiunque abbia ciò nella mente deve naturalmente estendere troppo l’azione della scelta naturale, sia nei tempi passati come nei presenti. Alcuni di quelli che ammettono il principio dell’evoluzione, ma respingono la scelta naturale, sembrano dimenticare, quando criticano il mio libro, che io aveva in vista i due oggetti sopra menzionati: quindi se ho sbagliato dando alla scelta naturale una soverchia importanza, che ora son lontano dall’ammettere, o se ne ho esagerata la potenza, ciò che è in se stesso probabile, almeno ho reso, spero, un buon servizio, cercando di rovesciare il dogma delle creazioni separate.

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., non senta nel fondo dell’anima il rimorso, sebbene possa celarlo, quando abbia mancato a un dovere che considera sacro.

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Sembra che la struttura corporea, tranne in ciò che la robustezza del corpo produce vigore di mente, abbia solo una piccola azione.

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Perciò sarebbe contro ogni probabilità supporre che qualche antica specie del nuovo continente abbia variato, ed abbia così prodotto una creatura simile all’uomo con tutti i caratteri propri alla divisione dell’antico continente, perdendo nello stesso tempo tutti i suoi propri caratteri distintivi. Non vi può essere quindi dubbio che l’uomo è un germoglio dello stipite delle scimmie del continente antico: e che dal punto di vista genealogico deve essere collocato nella divisione delle CatarrineQuesta è quasi la stessa classificazione di quella adottata provvisoriamente dal signor St. Giorgio Mivart (Transact. Philosoph. Soc., 1867,pag. 300), che, dopo aver separati i Lemuridæ, divide il rimanente dei Primati in Hominidæ, Simiadæ, corrispondenti alle Catarrine, Cebidæ ed Hapalidæ, corrispondenti alle Platirrine..

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Se si ammette che le scimmie antropomorfe formano un sotto-gruppo naturale, allora l’uomo va d’accordo con esse non solo in tutti quei caratteri che egli possiede in comune con tutto lo scompartimento Catarrino, ma in altri caratteri particolari, come la mancanza di coda e di callosità e nell’aspetto generale, e noi possiamo da ciò dedurre che qualche antico membro del sotto-gruppo antropomorfo abbia dato nascimento all’uomo. Non è probabile che un membro di uno degli altri sotto-gruppi inferiori, per la legge di analoghe variazioni, abbia dato origine ad una creatura simile all’uomo, rassomigliante per tanti riguardi alle scimmie antropomorfe più elevate. Non v’ha dubbio che l’uomo, in confronto della maggior parte dei suoi affini, ha sopportato un complesso straordinario di modificazioni, principalmente in conseguenza del grande sviluppo del suo cervello e della stazione eretta; nondimeno dobbiamo porci in mente che egli «non è che una delle varie forme eccezionali dei Primati»Il signor St. G. Mivart, Transact. Phil. Soc., 1867, p. 410..

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Perciò è probabile che abbia sofferto molte estinzioni. La maggior parte dei rimanenti sopravvivono nelle isole, cioè nel Madagascar e nelle isole dell’arcipelago Malese, ove non sono stati esposti a quelle aspre lotte che avrebbero incontrato nei continenti meglio popolati. Questo scompartimento presenta pure molte graduazioni, che conducono, come osserva HuxleyMan’s Place in Nature,pag. 105., «insensibilmente dalla corona e dal vertice della creazione animale a creature dalle quali vi è solo un passo, siccome appare, al più basso, e più piccolo e meno intelligente dei mammiferi placentati». È probabile, secondo queste varie considerazioni, che i simiadi fossero in origine sviluppati dai progenitori dei presenti lemuridi, e questi alla loro volta da forme collocate molto più in basso nella serie dei mammiferi.

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Dalle differenze fondamentali che esistono fra certi linguaggi alcuni filologi hanno tratto la conseguenza che quando l’uomo andò per la prima volta diffondendosi largamente, egli non aveva la facoltà di parlare; ma si può supporre che qualche lingua, molto più imperfetta di qualunque che si parli ora, aiutata dai gesti, potesse venire adoperata, e che non abbia poi lasciato alcuna traccia di sè nelle lingue susseguenti e meglio sviluppate. Senza l’uso di qualche linguaggio, per quanto imperfetto fosse, sembra difficile che l’intelletto umano avrebbe potuto elevarsi fino al livello voluto dalla sua posizione dominatrice in un periodo primitivo.

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Chiunque abbia osservato i costumi degli animali potrà ricordare molti esempi di questa sorta. Giudicando da molti fatti che citeremo in seguito, e dagli effetti che possono venire con ragione attribuiti alla scelta sessuale, la femmina, sebbene sia comparativamente passiva, esercita in generale una qualche scelta ed accetta un maschio di preferenza agli altri. Ovvero può accettare, come ci fanno credere talvolta le apparenze, non il maschio che ha per lei maggiori attrattive, ma quello che è meno sgradevole. L’azione di una qualche scelta per parte della femmina sembra quasi una legge tanto generale quanto quella dell’ardore del maschio.

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Onde comprendere come la scelta sessuale abbia operato, e nel corso dei secoli abbia prodotto effetti notevoli in molti animali di molte classi, è necessario tenere a mente le leggi di eredità, per quanto si conoscono. Nel vocabolo eredità si comprendono due distinti elementi, cioè la trasmissione e lo sviluppo dei caratteri; ma siccome questi generalmente vanno di conserva, la distinzione viene sovente trascurata. Vediamo questa distinzione in quei caratteri che sono trasmessi negli anni primieri della vita, ma che si sviluppano solo nella età adulta o durante la vecchiezza. Vediamo pure la stessa distinzione più chiaramente nei caratteri sessuali secondari, perchè questi sono trasmessi per i due sessi, sebbene vengano sviluppati in uno solo. Che siano presenti nei due sessi, è evidente quando due specie fornite di caratteri sessuali molto spiccati vengono incrociate, perchè ognuna trasmette i caratteri propri del suo proprio sesso maschile o femminile alla prole ibrida dei due sessi. Lo stesso fatto è parimente manifesto quando certi caratteri propri del maschio vengono a svilupparsi occasionalmente nella femmina quando invecchia o si ammala; e così segue all’incontro nel caso del maschio. Parimente compaiono per incidente certi caratteri trasmessi pure dal maschio alla femmina, quando in certe razze di polli si veggono gli sproni venire alle femmine giovani e sane; ma invero sono semplicemente sviluppati nella femmina, perchè in ogni razza ogni particolarità della struttura dello sprone è trasmessa dalla femmina alla sua prole maschile. In tutti i casi di regresso certi caratteri vengono trasmessi in due, tre o più generazioni, e vengono sviluppati in certe favorevoli condizioni che noi ignoriamo. Questa importante distinzione fra la trasmissione e lo sviluppo si terrà più facilmente a mente aiutandola colla ipotesi della pangenesi, sia o no tenuta in conto di vera. Secondo questa ipotesi ogni unità o cellula del corpo getta fuori gemmule o atomi non sviluppati, che vengono trasmessi alla prole dei due sessi, e si moltiplicano dividendosi spontaneamente. Possono rimanere non sviluppati durante i primi anni della vita o durante susseguenti generazioni; perchè il loro sviluppo in unità o celle, come quelle da cui sono derivate, può dipendere dalla loro affinità, o dalla loro unione con altre unità o cellule precedentemente sviluppate nel dovuto ordine di accrescimento.

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Io aveva sperato che alcuni allevatori di filugelli avrebbero potuto tenere un esatto registro, ma dopo avere scritto in Francia ed in Italia, ed avere consultato vari trattati, non mi è stato dato conoscere se questo abbia avuto luogo. L’opinione generale sembra essere che i sessi siano quasi uguali, ma in Italia, da quanto ho inteso dal prof. Canestrini, molti allevatori sono convinti che le femmine siano in eccesso. Tuttavia lo stesso naturalista mi ha informato che nell’allevamento di due anni del filugello dell’Ailanto (Bombyx cynthia), i maschi erano molto più abbondanti delle femmine nel primo anno, mentre nel secondo i due sessi erano quasi uguali, o forse abbondavano le femmine.

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Anche nelle classi di molluschi più elevate, cioè i cefalopodi, in cui i sessi sono separati, non si osservano i caratteri sessuali secondari della sorta di quelli che stiamo considerando, almeno per quanto io abbia potuto scoprire. Questa è una circostanza straordinaria, perchè questi animali posseggono organi dei sensi sviluppatissimi ed hanno notevoli facoltà mentali, siccome si potrà riconoscere da chiunque abbia osservato l’astuzia che adoperano per cercar di fuggire ai loro nemiciVedi, per esempio, la relazione che io ho dato nel mio Journal of Researches, 1845,pag. 7.. Tuttavia certi cefalopodi sono caratterizzati da uno straordinario carattere sessuale, cioè, che l’elemento maschile sta dentro uno dei bracci o tentacoli, che viene poi staccato e si attacca per le sue ventose alla femmina, e vive per un certo tempo di vita indipendente. Questo braccio staccato rassomiglia tanto ad un animale separato, che fu descritto da Cuvier come un verme parassita col nome di ectocotile. Ma questa meravigliosa struttura può venir meglio classificata come un carattere sessuale primario che non secondario.

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. – In tutta questa grande divisione (presa nel suo più ampio significato) del regno animale, non si presentano mai, per quanto io abbia potuto vedere, caratteri sessuali secondari come quelli che stiamo qui considerando. E neppure si può sperar d’incontrarli nelle tre classi più basse, cioè nelle ascidie, nei polizoi e nei brachiopodi (che costituiscono i molluscoidi di Huxley), perchè la più parte di questi animali sono attaccati permanentemente ad un sostegno oppure hanno i due sessi riuniti sopra un medesimo individuo. Nei lamellibranchiati, o conchiglie bivalvi, non è raro l’ermafrodismo. Nella vicina classe più elevata dei gasteropodi, e conchiglie univalvi, i sessi sono talora uniti, talora separati. Ma in questo ultimo caso i maschi non posseggono mai organi speciali per trovare, tener ferme, o allettare le femmine, o per combattere con altri maschi. La sola differenza esterna fra i sessi consiste, siccome ho saputo dal signor Gwyn Jeffreys, nell’essere la conchiglia talora di forma un po’ differente; per esempio, la conchiglia del maschio della littorina litterea è più stretta ed ha una spira più allungata che non quella della femmina. Ma cosifatte differenze, come si può comprendere, sono direttamente connesse coll’atto della riproduzione o collo sviluppo delle uova.

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Non si sa che i crostacei maschi combattano fra loro pel possesso delle femmine, ma questo è probabile; perchè in molti animali quando il maschio è più grande che non la femmina sembra che egli abbia ottenuto la sua maggior mole per avere durante molte generazioni sconfitto altri maschi. Ora il signor Spence Bate m’informa che nella maggior parte degli ordini dei crostacei, specialmente nei più elevati o brachiuri, il maschio è più grosso della femmina; tuttavia i generi parassiti, in cui i sessi conducono un differente modo di vivere,

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È una obbiezione molto più valida quella che le larve splendono, e in alcune specie brillantemente; Federico Müller m’informa che l’insetto più luminoso che egli abbia veduto nel Brasile era la larva di qualche coleottero. I due sessi di certe specie luminose di Elater emettono luce. Kirby e Spence sospettano che la fosforescenza serva a spaventare e far fuggire i nemici.

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Non sappiamo con quale progresso abbia avuto origine l’apparato più semplice degli

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Il suono sibilante è dovuto evidentemente ad una stretta raspa che scorre lungo il margine suturale di ogni elitra, ed io potrei del pari produrre quel suono di grattamento sfregando la superficie rugosa del femore contro il margine granuloso dell’elitra corrispondente; ma non posso qui rintracciare nessuna vera raspa; nè è probabile che io abbia potuto non vederla in un insetto tanto grosso. Dopo avere esaminato il Cychrus e aver letto ciò che Westring ha scritto nelle sue due memorie intorno a questo coleottero, sembra molto dubbio che egli possegga una vera raspa, sebbene abbia la facoltà di emettere un suono.

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Sembra che di rado l’opposto abbia luogo; perchè, siccome egli crede, i maschi più robusti lasciano in disparte le femmine deboli, mentre sono attratti da quelle dotate di maggiore vitalità.

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Solo quando conosceremo la storia della vita di ogni specie potremo decidere definitivamente se in ogni specie particolare, in cui i sessi differiscono nel colore, sia la femmina che abbia sopportato speciali modificazioni per un fine di protezione, o se sia il maschio il quale sia stato specialmente modificato per lo scopo della attrattiva sessuale, mentre la femmina conserva il suo primitivo colorito solo leggermente mutato per le azioni sopra menzionate; o se pure i due sessi siano stati modificati, la femmina per essere protetta e il maschio per divenire più attraente.

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Il maschio di questa specie è di un giallo molto più intenso che non la femmina, sebbene essa sia quasi altrettanto bella; ed in questo caso non sembra probabile che abbia specialmente acquistato la sua tinta pallida come protezione, sebbene sia probabile che il maschio abbia acquistato i suoi colori vivaci come attrattiva sessuale. La femmina della Anthocharis cardamines non ha le punte delle ali così riccamente tinte di arancio come il maschio, in conseguenza rassomiglia moltissimo alle farfalle bianche (Pieris) tanto comuni nei nostri giardini; ma non abbiamo nessuna prova che questa rassomiglianza le sia di qualche utilità. Al contrario, siccome essa rassomiglia ai due sessi delle varie specie dello stesso genere che abitano le diverse parti del mondo, è più probabile che essa abbia semplicemente conservato molto i suoi colori primitivi.

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Come esempio di ciò il signor Bates mi informa che il bruco più appariscente che egli abbia mai veduto (quello di una sfinge) viveva sulle grandi foglie verdi di un albero delle aperte pianure dell’America meridionale; era lungo circa dieci centimetri, rigato trasversalmente di nero e giallo, col capo, le zampe e la coda di un rosso splendido. Quindi attirava lo sguardo di chiunque passasse alla distanza di qualche metro, e senza dubbio di ogni uccello che passasse.

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. , «a chi non abbia mai veduto questo pesce nella stagione della fregola, quando i suoi colori sono più brillanti, concepire un’idea della miscela di splendidi colori di cui esso, che per tanti riguardi è così mal dotato dalla natura, si adorna in quel tempo». I due sessi del Labrus mixtus, quantunque molto diversi nel colore, sono belli; il maschio è color arancio con fasce di un bell’azzurro, e la femmina è color rosso-acceso con qualche macchia nera sul dorso.

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Parimente in altri casi i due sessi sono stati coloriti nello stesso modo allo scopo di protezione; ma in nessun caso sembra che la femmina sola abbia avuto i suoi colori od altri caratteri specialmente modificati per questo fine.

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Il rospo più vistosamente colorito che io abbia mai veduto, cioè il Phryniscus nigricans Zoology of the Voyage of the Beagle, 1843, Reptiles, del sig. Bell, p. 49. , ha tutta la superficie superiore del corpo nera come l’inchiostro, colle piante dei piedi e parti dell’addome macchiate di un vermiglio brillantissimo. Si strascinava sulle nude sabbie o nelle aperte pianure erbose della Plata sotto la sferza di un sole ardente, e non poteva a meno di fermare l’occhio di ogni creatura che passasse da quelle parti. Questi colori possono essere utili facendo avvertito ogni uccello di rapina che questo rospo è un boccone nauseante; perchè ognuno sa benissimo che questi animali emettono una secrezione velenosa, che fa venire la spuma alla bocca del cane come se fosse preso da idrofobia. Rimasi tanto più colpito dalla vista dei bellissimi colori di quel rospo, dacchè accanto ad esso trovai una lucertola (Proctotretus multimaculatus) la quale quando è presa dallo spavento appiattisce il corpo, chiude gli occhi, ed allora si riconoscerebbe appena dalla sabbia circostante per le sue tinte screziate.

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Sembra ora provato che il grande sacco gulare del maschio della Starda europea (Otis tarda), e di almeno altre quattro specie, non serve, come si supponeva una volta, per contenere acqua, ma abbia relazione col grido particolare che rassomiglia alla parola ock, che emette nella stagione delle nozze. Mentre l’uccello emette questo suono prende i più strani atteggiamenti. È un fatto singolare che nei maschi della stessa specie il sacco non si sviluppa in tutti gli individuiI seguenti scritti sono stati pubblicati intorno a questo argomento: — Il professore A. Newton, nell’Ibis, 1862, p, 107; il dott. Cullen, ibid., 1865, p. 145; il sig. Flower, nei Proc. Zoolog. Soc., 1865, p. 747; ed il dott. Murie, nei Proc. Zoolog. Soc., 1868, p. 471. In quest’ultimo scritto vien data una eccellente figura del maschio della Starda di Australia in piena pompa col sacco disteso..

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I maschi degli uccelli mosca (fig. 48 e 49) gareggiano quasi in bellezza cogli uccelli di paradiso, come ammetterà chiunque abbia veduto gli splendidi volumi del sig. Gould o la sua ricca collezione. È cosa notevolissima osservare in quante foggie svariate sono ornati questi uccelli. Quasi ogni parte del piumaggio è stata migliorata o modificata, e le modificazioni sono state spinte, come mi ha mostrato il sig. Gould, ad un punto prodigioso in alcune specie che appartengono a quasi ogni sotto-gruppo. Questi casi sono curiosamente simili a quelli che noi vediamo nelle nostre razze bizzarre, allevate dall’uomo per servire di ornamento: in origine certi individui variano in un carattere, ed altri individui appartenenti alle stesse specie in altri caratteri, e di queste variazioni ha tratto partito l’uomo aumentandole estremamente, come la coda del piccione pavonino, il cappuccio del giacobino, il becco ed i bargigli del messaggere, e così avanti. L’unica differenza che passa fra questi casi è che in uno l’effetto è dovuto alla scelta operata dall’uomo, mentre nell’altro, come negli uccelli mosca, negli uccelli di paradiso, ecc., è dovuto alla scelta sessuale, che è la scelta operata dalle femmine dei maschi più belli.

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Il signor Tegetmeier è convinto che un gallo da combattimento, sebbene sfigurato per essere stato privo delle sue belle piume del petto, viene accettato prontamente come un maschio che abbia conservato tutti i suoi naturali ornamenti. Il signor Brent tuttavia ammette che la bellezza del maschio agevoli probabilmente eccitando la femmina; e la sua adesione è necessaria. Il sig. Hewitt è convinto che l’unione non è per nulla lasciata al solo caso, perchè la femmina quasi sempre preferisce il maschio più robusto, più baldanzoso e più vivace; quindi è quasi inutile, osserva egli, «tentare vero allevamento se un gallo da combattimento in buona salute e buone condizioni gira per la località, perchè quasi tutte le galline quando lasciano il posatoio andranno verso il gallo da combattimento, anche se quell’uccello non abbia scacciato il maschio della stessa varietà della gallina». In circostanze ordinarie i maschi e le femmine del pollame sembrano comprendersi mercè certi gesti, che mi descrisse il sig. Brent. Ma le galline sovente scansano le officiose attenzioni dei maschi giovani. Le galline vecchie e le galline di indole battagliera, come mi informa lo stesso autore, disprezzano i maschi stranieri, e non cedono finchè non vengono costrette a beccate. Ferguson però descrive come una gallina battagliera fu vinta dal gentile corteggiamento di un gallo di ShanghaiRare and Prize Poultry, 1854, p. 27..

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.), che mi è stata più utile di qualsiasi altra Rivista, io non vedeva quanta potenza abbia il caso contro la conservazione delle variazioni, sia leggiere o moltissimo pronunziate, che si presentano solo in individui isolati.

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Quella fu l’unica volta in cui il cane abbia fatto volontariamente male ad un capo di selvaggina. Qui dunque v’ha raziocinio, sebbene non al tutto perfetto, perchè il cane avrebbe potuto portare prima l’uccello ferito e andare poi a prendere quello morto, come nel caso delle anatre selvatiche.

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Gould non conosce una sola specie, oltre l’Urosticte, nella quale il maschio abbia le quattro penne centrali colla punta bianca.

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Dobbiamo in questo capitolo considerare perchè in molte specie di uccelli la femmina non abbia ricevuto gli stessi ornamenti del maschio; e perchè in molti altri i due sessi siano ugualmente, o quasi ugualmente, adorni. Nel capitolo seguente considereremo perchè in alcuni pochi casi la femmina sia più vistosamente colorita che non il maschio.

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Per ciò che riguarda gli animali, osservando solo l’individuo, ognuno che abbia avuto qualche pratica del tendere trappole sa che gli animali giovani si prendono con maggiore facilità dei vecchi; e si lasciano avvicinare dal nemico molto agevolmente. In quanto agli animali vecchi, è impossibile prenderne molti nello stesso luogo e collo stesso agguato, o distruggerli colla stessa qualità di veleno; tuttavia non è probabile che tutti abbiano assaggiato il veleno, ed è impossibile che tutti siano stati colti al laccio. Essi debbono imparare ad esser cauti vedendo i loro compagni presi o avvelenati. Nell’America del nord, ove gli animali dalle pelliccie sono stati lungamente perseguitati, essi mostrano secondo le asserzioni unanimi di tutti gli osservatori, una dose quasi incredibile di sagacia, di cautela e di malizia: ma gli agguati sono stati adoperati tanto lungamente che è possibile che l’eredità sia venuta in giuoco.

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Rispetto ai gruppi di uccelli specificati sopra, in cui le femmine sono colorite vistosamente e fabbricano nidi nascosti, non è necessario supporre che ogni specie separate abbia avuto i suoi istinti nidificatori specialmente modificati, ma solo che i progenitori primieri d’ogni gruppo siano stati indotti graduatamente a fabbricare nidi nascosti o a cupola; ed in seguito abbiano trasmesso questo istinto, unitamente ai loro brillanti colori, ai loro discendenti modificati. Questa conclusione, per quanto possa esser degna di fede, è interessante, cioè, che la scelta sessuale, unitamente ad una eguale, o quasi uguale eredità nei due sessi, abbia indirettamente fermato il modo di nidificazione di interi gruppi di uccelli.

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Questo può essere stato operato da ciò che un antenato maschio della passera mattugia avendo variato dapprima quando era quasi adulto abbia trasmesso il suo piumaggio ai due sessi adulti e, per la mancanza della legge di eredità alle età corrispondenti, ai piccoli in qualche periodo successivo.

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È impossibile decidere quale di questi tre modi abbia generalmente prevalso in tutta la presente classe di esempi. La credenza che i maschi variassero mentre erano giovani e trasmettessero le loro variazioni alla loro prole dei due sessi, è forse la più probabile. Io posso qui aggiungere che ho cercato, con poco buon esito, consultando varie opere, di decidere fin dove il periodo di variazione abbia, negli uccelli, generalmente determinato la trasmissione dei caratteri ad un sesso o ad entrambi. Le due regole cui abbiamo spesso menzionato (cioè che le variazioni seguite tardi nella vita sono trasmesse ad uno e medesimo sesso, mentre quelle che seguono di buon’ora nella vita sono trasmesse ai due sessi) sono vere da quanto pare nella primaPer esempio i maschi della Tanagra aestiva e della Fringilla cyanea richiedono tre anni, il maschio della Fringilla ciris quattro anni, per compiere il loro bel piumaggio (vedi Audubon,Ornith. Biograph., vol. I, p. 233, 280, 378). Nel Quattr’occhi prende tre anni (ibid., vol. III, p. 614). Il maschio del Fagiano dorato, come ho udito dal sig. J. Jenner Weir, si può distinguere dalla femmina quando ha circa tre mesi di età, ma non acquista il suo pieno splendore fino alla fine del settembre dell’anno seguente., seconda e quarta classe di casi, ma non hanno effetto in un numero eguale, cioè nella terza e sovente nella quintaCosì l’Ibis tantalus e la Grus Americana prende quando quattro anni, il Flamingo parecchi anni e l'Ardea Ludovicana due anni, prima di acquistare il loro pieno piumaggio. Vedi Audubon, vol. I, p. 221; vol. III, p. 133, 139, 211. e nella sesta piccola classe. Tuttavia, da quanto ho potuto giudicare, si verificano in una notevole maggioranza di specie di uccelli. Sia questo vero o no, noi possiamo conchiudere dai fatti riferiti nell’ottavo capitolo che il periodo di variazione è stato un elemento importante per determinare la forma di trasmissione.

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., non sembra al tutto incredibile che qualche animale come la scimmia insolitamente dotato di ingegno superiore abbia cercato d’imitare il ruggito di una belva tanto per indicare alle scimmie sue compagne la qualità del pericolo che le minacciava. E questo sarebbe stato il primo passo nella formazione di un linguaggio.

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Il tricheco, sebbene abbia un collo così corto ed un corpo così tozzo «può colpire tanto all’insù, quanto all’ingiù o lateralmente con eguale destrezza» Lamont, Season with the Sea-Horses, 1861, p. 141.. L’elefante indiano combatte, come mi disse il defunto dottor Falconer, in un modo differente secondo la posizione e l’incurvatura delle sue difese. Quando queste son rivolte allo innanzi ed allo insù egli può sbalzare una tigre a grande distanza – si dice anche a nove metri; quando sono corte e rivolte all’ingiù cerca di infilzare repentinamente la tigre sul terreno, e quindi è pericoloso per quello che gli sta sopra, che in tal modo può essere sbalzato dalla hoodahVedi pure Corse (Philosph. Transact, 1799, p. 212) intorno al modo in cui il mooknah dalle corte difese, che è una varietà di elefante, aggredisce gli altri elefanti..

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Il signor Blenkiron non ha mai conosciuto una giumenta che abbia respinto un cavallo; ma questo ebbe luogo nella scuderia del signor Wright, cosicchè la giumenta dovette essere ingannata. Prospero LucasTraité de l’Héréd. Nat., tom. II, 1850, p. 296. cita vari esempi presi da autorità francesi, ed osserva: «On voit des étalons qui s’éprennent d’une jument, et négligent toutes les autres». Egli riferisce, sull’autorità di Baëlen, fatti consimili intorno ai tori. Hoffberg, descrivendo la renna addomesticata della Lapponia, dice: «Foeminae majores et fortiores mares prae caeteris admittunt, ad eos confugiunt, a jumeribus agitatae, qui hos in fugam conjiciunt»Amoenitates Acad., vol. IV, 1788, p. 160.. Un ecclesiastico, il quale ha allevato molti maiali, mi assicura che le scrofe respingono sovente un maschio e ne accettano immediatamente un altro.

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Quando la mia voce svegliava una serie di antiche associazioni nella mente del cane sopra menzionato, egli doveva aver conservata la sua individualità mentale, sebbene ogni atomo del suo cervello abbia sopportato probabilmente più di un mutamento nell’intervallo di cinque anni. Questo cane può avere afforzato l’argomento addotto ultimamente per schiacciare tutti gli evoluzionisti, ed essersi detto: «Io rimango in mezzo a tutte le modificazioni mentali ed i mutamenti materiali... La teoria che gli atomi lasciano le loro impressioni, come un legato agli atomi che prendono il posto lasciato vacante dai primi, è contraria alla manifestazione della consapevolezza di sè, e quindi è falsa; ma è la teoria necessaria all’evoluzionismo, in conseguenza l’ipotesi è falsa»Il R. dottor J. M’Cann, Anti-Darwinism, 1869, p. 13..

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Ora, quando due uomini sono messi in lotta, o un uomo con una donna, che hanno ogni qualità mentale nella stessa perfezione, tranne che uno abbia maggior energia, perseveranza e coraggio, questo diverrà in generale più eminente, qualunque possa essere lo scopo, ed otterrà la vittoriaJ. Stuart Mill osserva (The subjection of Women, 1869, p. 122): «le cose in cui l’uomo supera di molto la donna sono quelle che richiedono moltissimo studio e lavoro pel solo pensiero». Che cosa è questo se non energia e perseveranza?. Si può dire che quello che possiede il genio – perchè il genio è stato dichiarato da una grande autorità essere la pazienza; e la pazienza, in questo senso, vuol dire inflessibile, indomabile perseveranza. Ma questo modo di considerare il genio è forse deficiente; perchè senza le potenze più elevate dell’immaginazione e della ragione, non si può ottenere nessun eminente successo in molte cose. Queste ultime come le precedenti qualità saranno state sviluppate nell’uomo in parte per opera della scelta sessuale, – cioè per la lotta fra i maschi rivali, ed in parte per opera della scelta naturale, – vale a dire dalla riuscita nella lotta generale per la vita; e siccome nei due casi la lotta deve aver avuto luogo durante lo stato adulto, i caratteri acquistati così saranno stati trasmessi più compiutamente alla prole maschile che non alla femminile. Questo è concorde coll’opinione che alcune delle nostre facoltà mentali sono state modificate e rinforzate mercè la scelta sessuale, che, prima di tutto, esse sopportano, come è ammesso generalmente, un notevole mutamento alla pubertà, ed in secondo luogo, che gli eunuchi rimangono per tutta la vita inferiori in queste stesse qualità. Così l’uomo è infine divenuto superiore alla donna. È stata invero una fortuna che la legge di eguale trasmissione dei caratteri ai due sessi abbia comunemente prevalso in tutta la classe dei mammiferi; altrimenti è probabile che l’uomo sarebbe divenuto in doti mentali tanto superiore alla donna, quanto è superiore il pavone nell’ornamento del piumaggio alla pavonessa.

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Sia che i progenitori semi-umani dell’uomo possedessero o no, come il sopramenzionato ilobate, la facoltà di produrre, e senza dubbio di apprezzare le note musicali, abbiamo ogni ragione di credere che l’uomo abbia posseduto queste facoltà in un periodo remotissimo, perchè il canto e il suono sono arti estremamente antiche. La poesia, che si può considerare come la figlia del canto, è parimente tanto antica che molte persone provano meraviglia pensando che abbia avuto origine durante le epoche più antiche di cui abbiamo memorie.

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Dobbiamo ora ricercare se questa preferenza e la conseguente scelta durante molte generazioni di quelle donne, che appaiono agli uomini di ogni razza le più avvenenti, abbia alterato il carattere delle femmine sole o dei due sessi. Nei mammiferi la regola generale sembra essere che ogni sorta di carattere acquistato mercè la scelta sessuale delle femmine venga comunemente trasmessa alla prole dei due sessi. Se un qualche mutamento fosse stato in tal modo operato, è quasi certo che le differenti razze sarebbero state differentemente modificate, siccome ognuna ha un concetto suo particolare intorno alla bellezza.

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V’ha tuttavia ragione per credere che la scelta sessuale abbia avuto qualche effetto nelle nazioni semi-incivilite. Molte persone sono convinte, come sembrami giustamente, che i membri della nostra aristocrazia, comprendendo in tal nome tutte le famiglie ricche nelle quali ha prevalso da lungo tempo la primogenitura, per aver scelto per mogli durante molte generazioni da tutte le classi le donne più belle, sono divenuti più belli, secondo il concetto europeo della bellezza, che non le classi medie; tuttavia le classi medie sono collocate in condizioni di vita ugualmente favorevoli pel perfetto sviluppo del corpo. Cook avverte che la superiorità nell’aspetto della persona «che si osserva nei nobili di tutte le altre isole (del Pacifico) si incontra nelle isole Sandwich»; ma questo può essere dovuto principalmente al loro miglior nutrimento e al loro modo di vita.

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I progenitori semi-umani dell’uomo, come i quadrumani loro affini, saranno stati quasi certamente così modificati; e siccome i selvaggi combattono ancora del possesso delle loro donne, è probabile che un consimile processo di scelta abbia prevalso più o meno fino ai nostri giorni. Altri caratteri propri dei maschi degli animali più bassi, come i colori brillanti e vari ornamenti, sono stati acquistati da ciò che i maschi più attraenti sono stati preferiti dalle femmine. Sonovi, tuttavia casi eccezionali in cui i maschi, invece di essere stati scelti, hanno operato una scelta. Noi riconosciamo questi casi dal fatto che le femmine sono divenute molto più adorne che non i maschi – e i loro caratteri ornamentali sono stati trasmessi esclusivamente o in gran parte alla prole femminile. Un caso di questa fatta è stato descritto nell’ordine cui appartiene l’uomo, cioè nella scimmia Rhesus.

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Suppongono alcuni autori che l’uomo in principio abbia vissuto in famiglie isolate; ma oggi, sebbene famiglie isolate, o riunione di due o tre insieme, scorrano le solitudini di certe contrade selvagge, esse sono sempre, per quanto mi sappia, in relazione amichevole con altre famiglie che vivono nello stesso distretto. Quelle famiglie si raccolgono occasionalmente in consiglio, e si uniscono per la difesa comune. Non è ragionevole dire che l’uomo selvaggio non è un animale sociale, perchè le tribù che abitano località adiacenti son quasi sempre in guerra fra loro; perchè gl’istinti sociali non si estendono mai a tutti gl’individui di una medesima specie. Giudicando dall’analogia che ci presentano il maggior numero dei quadrumani, è molto probabile che gli antichissimi antenati dell’uomo somiglianti alle scimmie fossero pur essi sociali; ma ciò non ha per noi grande importanza. Quantunque l’uomo come è al presente, abbia pochi istinti speciali, avendo perduto quelli che potevano avere i suoi primi progenitori, non è una ragione perchè non abbia potuto conservare da un periodo sommamente remoto un certo grado di amore istintivo e di simpatia pel suo simile. Invero siamo tutti ben consci di possedere cosiffatti sensi di simpatiaHume osserva (An Enquiry concerning the Principles of Morals, ediz. del 1751, p. 132) «doversi confessare che la felicità e la sventura degli altri non sono spettacolo al tutto indifferente per noi, ma che la vista della prima.... ci dà una segreta gioia; l’aspetto dell’altra.... stende un velo di malinconia sulla nostra immaginazione».; ma non siamo consapevoli se siano istintivi, ed abbiano avuto origine molto tempo addietro nel modo stesso in cui si sono originati negli animali a noi inferiori, o se ognuno di noi li ha acquistati durante i nostri primi anni. Siccome l’uomo è un animale sociale, è anche probabile che egli abbia ereditato la tendenza ad essere fedele a’ suoi compagni, perchè questa qualità è comune alla maggior parte degli animali sociali. In tal modo egli potrebbe avere una qualche facoltà di padroneggiarsi, e forse di obbedienza al capo della comunità. Mercè una tendenza ereditaria, egli sarebbe sempre volonteroso a difendere, unitamente agli altri, i suoi confratelli, e li aiuterebbe in ogni modo che non compromettesse troppo il proprio buon essere o i suoi più forti desiderii.

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Non abbiamo nessuna ragione di supporre che qualche animale sottostante all’uomo abbia questa capacità; quindi allorchè una scimmia affronta un pericolo per soccorrere un compagno, o adotta una scimmia orfana, noi non diciamo che quella condotta è morale. Ma nel caso dell’uomo, che solo può essere con sicurezza considerato come un essere morale, una certa classe di azioni vengono chiamate morali, sia che si compiano con proposito deliberato dopo una lotta fra opposti sentimenti, o derivino dall’effetto di un’abitudine acquistata lentamente, oppure impulsivamente per opera dell’istinto.

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È chiaro che chiunque non abbia difficile la coscienza può soddisfare i propri desideri, se non si mettono di mezzo coi suoi istinti sociali, cioè col bene degli altri; ma per poter essere al tutto esente dalla propria disapprovazione, o almeno da inquietudine, è quasi necessario che egli eviti ogni disapprovazione, ragionevole o no, de’ suoi confratelli. Nè deve egli rompere colle abitudini più forti della sua vita, specialmente se sono sostenute dalla ragione; perchè ciò facendo sentirà certo scontento. Deve inoltre evitare la disapprovazione di un Dio o degli Dei, nei quali secondo la sua fede o la sua superstizione egli possa credere; ma in questo caso il timore addizionale della punizione divina si aggiunge sovente.

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La principale sorgente di dubbio che io abbia intorno ad ogni cosiffatto retaggio viene da quegli usi insensati, da quelle superstizioni e da quei gusti, come sarebbe l’orrore dell’Indo pel cibo immondo, dovuto allo stesso principio della trasmissione. Quantunque ciò per se stesso forse non sia meno probabile che non quello che alcuni animali ereditino un gusto particolare per certe sorta di cibo, o il timore per certi nemici, non ho mai incontrato nessun esempio per sostenere la trasmissione di usi superstiziosi o di sciocche abitudini.

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Perchè sebbene egli non abbia più la volontà nè il potere di adoperare quei denti come armi, senza saperlo «farà contrarre i suoi muscoli ringhianti» (così chiamati da sir C. Bell)The Anatomy of Expression, 1844, p. 110, 131. mostrandoli pronti all’azione, come un cane che si prepara per la battaglia.

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