Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Manuale per i dilettanti di pittura a olio, acquerello, miniatura, guazzo, pastello e pittura sul legno (paesaggio, figura e fiori)

258405
Ronchetti, Giuseppe 14 occorrenze
  • 1902
  • Ulrico Hoepli Editore Libraio della Real Casa
  • Milano
  • manuale di pittura
  • UNIFI
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Si abbia per massima, che l’acqua deve essere trattata con un fare largo e disposta contemporaneamente e colle medesime tinte di quanto la circonda, perchè riflette un’immagine fedele di tutto ciò che in essa si specchia, salvo però, qualche differenza di tono generale, che sarà più basso, e che verrà poi modificato, a suo tempo, colle velature.

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Prima di decidervi a dipingere un quadro dal vero, dovete porre molta cura nella scelta del soggetto, il quale deve sempre essere piacevole e che presenti possibilmente il vantaggio di tutti e tre i piani; che abbia cioè spazio di terreno e aria il più possibile, poichè, un muro, un gruppo d’alberi, una collina troppo a ridosso, che avrebbero servito benissimo per lo studio dal vero, per il quadro, non presenterebbero certamente dei soggetti piacevoli, non permettendo all’occhio di spaziare liberamente nell’infinito. È vero, anche questi motivi possono essere resi interessanti coll’introdurvi qualche figura, ma questa, assorbendo e concentrando sopra se stessa tutta l’attenzione, ridurrebbe il paesaggio in un quadro di genere; e noi, qui, ci occupiamo solamente del paesaggio, il quale deve far quadro da sè stesso, e la figura non deve entrarci, salvo l’indicazione di qualche macchietta.

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In seguito è importantissimo di decidere convenientemente la sua inquadratura, cioè, se compone meglio dipinto su tela che abbia i lati più lunghi nel senso orizzontale (più estensione laterale di terreno) (Tavola XIV) oppure, al contrario (Tavola XV).

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Per raccogliere maggiormente i raggi luminosi rimandati dalla parete cb, pongasi, in a b, un paravento che abbia la superficie lucida e levigata (che non sia però uno specchio, poichè non rimanderebbe la luce, ma l’assorbirebbe) e, preferibilmente, di tinta verde. Quando avrete compreso abbastanza il chiaroscuro dei solidi, passerete alla copia dal gesso.

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Poi, con un grosso pennello di cammello o una spugna morbidissima inzuppata d’acqua pura, inumidite il foglio d’ambo le parti, avviluppandolo o coprendolo in seguito con un pezzo di tela pulita, e anch’essa bagnata, lasciando così la carta, fino a quando non abbia assorbito una quantità sufficiente d’acqua. Il tempo impiegato per far questo, dipende naturalmente dallo spessore della carta; e per accertarsi se essa ne è abbastanza imbevuta, rovesciate uno dei suoi angoli, che, se esso conserva ancora la propria elasticità riprendendo la posizione primitiva, allora è segno che la carta non è bagnata abbastanza; ma se l’angolo, anche senza essere troppo carico d’acqua, non torna indietro, allora considerate il foglio come bagnato abbastanza.

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Prima di lavorare nei dettagli, si abbia cura di strofinare il pennello carico, rotolandolo su di un pezzo di carta, per disporre i peli a fare buona punta, senza la quale sarà difficile ottenere tocchi netti e precisione di disegno.

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Quantunqe si abbia un grande assortimento di materie coloranti, e tutte distinte col loro nome particolare, pure, in pittura, non si riconoscono che tre colori semplici o primitivi: il giallo, il rosso e l'azzurro.

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Per avere un fondo di lunga durata e tosto servibile, si immerge l’assicella nella colla calda diluita in modo che raffreddandosi non abbia a rapprendersi in gelatina. Quando l’assicella sarà completamente asciutta, colla spatola e sulla parte buona vi si stende uno strato sottile di gesso purgato (gesso da pittore) preparato con acqua collata; lisciando la superficie appena che sia asciutta con olio e pomice.

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Fatto questo, si prepara una soluzione di gr. 200 di colla, aggiungendovi qualche goccia di glicerina, per ogni litro d’acqua; e, a caldo, si stende questa soluzione con una pennellessa morbidissima, con prestezza, perchè non abbia a condensarsi, prima di essere messa sulla garza; e con leggerezza per schivare che non sgoccioli dall’altra parte. Per evitare tale inconveniente, abbiate pronta una lastra di cristallo sulla quale, all’istante, passerete uno strato leggero di alcool finissimo, facendovi aderire il rovescio della garza. L’alcool rifiuta la colla e la fa congelare in una superficie liscia e trasparente quanto il vetro. (La pittura sulla garza, per il carattere stesso del tessuto, richiede un’esecuzione vaporosa, con un fondo a colore sfumato, tanto più se si vuol dipingere figure o oggetti che devono essere relativamente finiti).

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Pongasi a bagnomaria, che bolla, l'olio purificato, cioè lavato in un fiasco di vetro che abbia il collo aperto, sì che molta superficie dell’olio sia tocca dall’aria. Se si adoperano ossidi metallici, come il litargirio, la biacca e la capparosa bianca, si hanno a mettere in un sacchetto che si sospende al collo del fiasco, in modo che nuoti nell’olio. Di biacca se ne mette 1/4 o 1/5 o 1/6 dell’olio, a seconda, se si vuol fare più o meno seccativo. L’ossido di zinco o la capparosa, che fanno un olio seccativo più leggero si possono adoperare in quantità maggiore. Dovrà bollire almeno 16 ore, ma dopo 12, si apra il sacchetto e si mescolino le sostanze nell'olio, poi si lasci in riposo per una settimana o due, acciocchè le impurità vadano al fondo. Si farà anche migliore, mettendolo in un fiasco di vetro coperto, esposto o al sole o vicino ad un forno.

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La vernice d’ambra così preparata, quantunque abbia gli stessi difetti di quella fatta con olio grasso; ha però il vantaggio di seccare più presto.

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Sciolta che sia, vi si getta sopra a riprese l’essenza già riscaldata a parte; si tiene ancora sul fuoco finchè abbia ripreso il bollore, poi si lascia freddare e si filtra per cotone.

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Questa è la vernice di coppale più colorita di tutte, sebbene la resina non abbia sofferto alterazioni. Per decolorarla alquanto si fa uso di vetro pesto, e quando è chiarita si decanta e si filtra per cotone o per carta assorbente.

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Le velature si applicano quasi sempre quando il quadro è quasi terminato, e il loro effetto nella pittura è di addolcire l’esecuzione; perciò quando si vuole che una parte destinata ad essere velata abbia risolutezza, bisogna esagerare un poco di fermezza allorchè si dipinge d’impasto.

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