Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Racconti 2

662734
Capuana, Luigi 1 occorrenze
  • 1894
  • Salerno Editrice
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Un'ammonizione, certamente: abbi prudenza!" Che fascino nella voce e nello sguardo! "Lasciatevi adorare!" esclamai. "Non posso vietarlo". "Che sarò per voi?" "Chi lo sa!" "Ci siamo incontrati invano?" "Può darsi". "Per me, no!" "Si dicono tante cose senza aver coscienza di dire una falsità!" Tremavo, intimidito dal suo sguardo glaciale, con un senso di ribellione e di furore in fondo al petto. Cosí devono tremare i leoni e le tigri sotto il fascino della domatrice che li percuote con lo scudiscio e li fa rannicchiare in un angolo della gabbia di ferro. "Sentite! - esclamai. - Mi avete attratto da lontano, per via di una forza misteriosa. Non pensavo affatto di venire qui. Un impulso improvviso mi suggerí: "Va' a Firenze!" E sono venuto e vi ho veduta lo stesso giorno del mio arrivo, quasi fossi accorso apposta per voi. Sono rimasto qui unicamente per voi ... Rompete l'incanto; liberatemi! Siete una maga?" L'amavo e la odiavo. Mi sentivo in piena balia di costei, e n'ero felice e avevo paura ... Ma è vero che io abbia avuto quest'altra conversazione con lei? ... In certi momenti mi sembra che io sia soltanto rimasto lunghe ore nella camera del mio albergo a fantasticare questi incontri, queste conversazioni, compiacendomi di creare le avventure di un romanzo possibile, dopo che il portoncino di via Enrico Poggi si era chiuso dietro a lei, ed ella era sparita e non avevo potuto rivederla. Non è incredibile? Eppure è cosí. Ma il resto? Sono dunque vissuto nove mesi in continuo sogno, in continua allucinazione? ... Se sapeste quel che provo qui alla fronte, e alla tempia! Una stretta, fiere trafitture! ... Non sono già pazzo, dottore? ... Ditemelo ... No; me lo direte all'ultimo, e tenterete di guarirmi ... O mi ammazzerò ... Non può durare a questo modo! Non dovrei dubitare; è assurdo. Si possono fantasticare alcuni fatti, intensamente, secondo il desiderio dell'istante, pensando: "Oh, se avvenisse cosí e cosí!" e credere per un momento che il desiderio vivissimo si fosse mutato in realtà ... Crederlo a lungo però, agire in conseguenza dell'avvenimento fantasticato e goderne e soffrirne e sentirne cosí sconvolta la vita, quasi tra esso e la realtà non ci fosse stato intervallo né contraddizione ... è anche piú assurdo! Non posso sospettare che io non l'abbia riveduta alle Cascine, in carrozza, con un bell'uomo che le parlava calorosamente, gesticolando, ridendo ... Che cosa le raccontava? Ella stava ad ascoltarlo quasi sdraiata, con la faccia rivolta verso di lui, stupita di quel che udiva; si scorgeva dagli occhi intenti e dai lievi accenni del capo. Si fermarono un minuto davanti al monumento del principe indiano; e fu cosí che io potei osservarla bene e notare che il pallore del mio volto e il fosco lampeggiare dei miei sguardi avevano attirato la sua attenzione. Perché anche questa volta ella finse di non riconoscermi? Perché anche questa volta io secondai la sua finzione? La vidi sparire allo svolto del viale; avevo la morte nel cuore. Chi era colui? Il marito o un amante? Dissi subito, risoluto: "Dovrà confessarmelo". Se io non mi fossi riconosciuto in diritto di domandarglielo, se io non avessi avuto la certezza che avrei potuto domandarglielo, avrei mai pensato: "Dovrà confessarmelo"? Intanto perché spesso mi nasce il dubbio se io sia andato quello stesso giorno in via Enrico Poggi? Ci sono andato, questo è certo; ma ho proprio suonato il campanello del portoncino? Sono stato ricevuto da lei? O la mia immaginazione ha creato il dialogo, che pure rammento parola per parola, tanto da riudire oggi la mia voce e quella di lei con le piú minute particolarità di accento e di gesti? Si può giungere a questo estremo d'illusione? Appena mi vide entrare ella fece una mossa di sorpresa ... Non ero piú capace di contenermi; quella sua mossa però m'impose di forzarmi ad essere calmo. "Mi permetterete un'indiscrezione" dissi. "Chi era colui? ... Ho indovinato". "Non siete maga per nulla. Sí, chi era colui?" "Un mio concittadino, di Pietroburgo". "Nient'altro?" "In ogni caso, è un segreto che mi riguarda". "Non vedete dunque che io fremo ... di gelosia?" "Avete torto. Soltanto il possesso di una donna può giustificare in qualche modo la gelosia. Bisogna essere barbari per essere gelosi. La creatura umana non può appartenere a nessuno: è libera. Esser gelosi significa esser padroni assoluti di un cuore, di un'anima. È bestiale ... scusate la cruda parola". "E impossessarsi violentemente di un cuore, di un'anima, maltrattarli, torturarli come lo chiamate?" "Io rispetto il diritto degli altri quanto il mio. Ho fatto forse qualche cosa per sedurvi? Due mesi fa ignoravo fin la vostra esistenza". "Voi sapete già quel che ha operato la vostra bellezza". "Me lo avete detto voi; non ho obbligo di credervi, perché non ho la possibilità di accertarmi se dite la verità o se mentite per raggiungere uno scopo qualsiasi". "Che cosa debbo fare per essere creduto?" "Niente. Non c'è modo di arrivare alla certezza". "Siete cosí scettica?" "Cosí ragionevole intendete dire". "Mi avete messo l'inferno nell'anima!" "Ci sono degli esorcismi, affermano i popi, per debellare l'inferno". La vedevo in nuovo aspetto. Sul bellissimo viso tremolava un'espressione di crudeltà, di maligna ferocia, di spietata raffinatezza nel godere del tormento altrui. I ceruli occhi limpidissimi sembravano intorbidati da improvviso rimescolamento fangoso. Ai lati delle rosee labbra apparivano due pieghettine lievi ma rigide che davano alla fisonomia il carattere ripugnante di una maschera. Rimasi a guardarla, interdetto. La trasfigurazione durò un baleno. Sorrise, mi stese una mano e soggiunse: "Siete un bambino!" Non avevo forza di risponderle. "Voglio essere creduto!" esclamai. "Voglio la luna!" rispose, contraffacendo il mio accento. "Che cosa debbo fare?" "Continuate ad amarmi! È assai lusinghiero per una donna". "Oh, Kitty!" Era la prima volta che la chiamavo per nome, e mi parve di rivelarle cosí l'immenso amor mio, come non avevo saputo mai fare fino a quel giorno. Sorrise nuovamente; ma tosto che feci atto di voler baciarle le mani, si rizzò in piedi, severa. Mi par di vederla qui, davanti a me, con le mani vietanti, col gesto di congedamento ... Dovrei dubitare? No, no! ... Per qual ragione avrei inventato questo significativo dialogo? Non una ma cento volte l'ho ripensato, senza mutarvi neppure una sillaba; e non una ma cento volte alla convinzione della realtà del fatto son seguiti sempre quel senso di perplessità, di incertezza, quella sensazione ineffabilmente dolorosa che mi stringe la fronte con un cerchio di ferro, che mi conficca due chiodi qui alle tempia ... Credete voi alla malia? Io sí. Credo che l'uomo possa acquistare, per via d'iniziazione, un quasi illimitato potere su la natura e sui suoi simili; benefico e malefico; malefico piú spesso, sventuratamente ... Avete letto il recente romanzo dell'Huysmans, Au de là . Non è un romanzo come gli altri; è storia antica e contemporanea nello stesso punto ... Oh! La mia fede nella magia non proviene soltanto da quel libro. I giornali francesi, mesi fa, hanno parlato a lungo dell'atroce vendetta di u no di questi maghi contro un infelice che era incorso nell'ira di colui, prete, a quel che dicevano ... Fate tacere per un momento i vostri pregiudizi scientifici, riflettete intorno al mio caso. Io ero a Napoli, tranquillo, spensierato ... e mi sento consigliare, mi sento anzi ordinare, non è eccessiva la parola: "Va' a Firenze!" Quella spiegazione che mi davo poco fa, la malia della melodiosa voce udita per caso nell'Acquario, è insufficiente. Mi si è presentata discorrendo, ed ho voluto manifesta rvela, perché debbo dirvi tutto quel che può aiutarvi nella diagnosi del mio male ... Ma la vera spiegazione è là; ne ho avuto coscienza sin dal giorno in cui dissi a Kitty: "Rompete l'incanto! Liberatemi!" Il mistero però non si schiarisce. Perché ella ha scelto me per sua vittima? Me ignoto a lei, lontano, che non posso averle fatto niente di male? ... Glien'ho fatto poi ... sono stato inesorabile, se è vero che ... Giudicherete ... Procediamo intanto ordinatamente, finché mi riesce. In poco piú di tre mesi, la mia passione era giunta al parossismo. La resistenza che colei mi opponeva, le scarse concessioni che si degnava di farmi, seguite subito da altre e piú vive resistenze, mi tenevano in uno stato di eccitazione di cui non può farsi nessuna idea chi non ha amato a quel modo. E la gelosia era sopravvenuta a metter legna al fuoco che mi divampava nel cuore, terribile! Ella aveva detto: "In ogni caso, è un segreto che mi appartiene". Dunque avevo indovinato! Qual altro genere di segre ti poteva mai esistere tra lei e quel giovane veduto in carrozza con lei alle Cascine? Avevo farneticato una settimana: cercarlo, domandargli impertinentemente: "Siete suo amante?" Insultarlo, sfidarlo ... E avevo insistito presso Kitty ... Mi aveva risposto ridendo. "Ah, non ridete, per carità!" le avevo detto supplicandola a mani giunte. Si era fatta seria tutt'a un tratto: "Io non metto la mia libertà alla mercè di nessuno! Con qual diritto pretendete di strapparmi una confessione, ammesso che ne abbia una da farvi?" "Vi amo!" "Non è una ragione per me". "Mi avete detto: "Continuate ad amarmi!"" "Visto che vi fa piacere!" "Che cosa sono dunque per voi?" "Uno che dice di amarmi". "Nient'altro?" "Anche questo è un segreto che mi appartiene. Può arrivare un giorno, un momento che stimerò opportuno di rivelarvelo". "Come siete crudele!" "Sincera piuttosto". E mentre ella pronunziava queste brevi risposte, mi fissava con gli occhi cerulei, limpidissimi, che però mi turbavano profondamente quasi rafforzassero l'opera della sua malia. Quel giorno sembrava proprio una maga, con quella scura vestaglia trasparente su fodera di seta gialla e con pizzi neri che le coprivano le mani e facevano risaltare gli anelli delle dita e i braccialetti ai polsi, di foggia stranissima, quasi rami attorti, di simboliche piante - immaginavo - con foglioline di smeraldi. Non erano state incoraggianti, subdolamente incoraggianti le sue parole? ... Allora io le domandai: "Lo avete riveduto?" "È stato qui mezz'ora fa". "Volete farmi la grazia di promettermi ... " "Che non lo rivedrò piú? ... E se lo amassi?" Mi avesse detto effettivamente lo amo, non avrei potuto sentirmi trafiggere con maggiore strazio. Impallidii, mi parve di morire! Ebbe pietà di me in quel punto? Mentí per confortarmi? "Non l'amo, no! ... Siete contento?" Scattai con tale impeto ch'ella non fece in tempo per impedirmi di prenderle una mano e di coprirgliela di baci. Dio mio! Com'era fredda quella mano! Infatti pareva esangue, tanto era bianca, senza traccia di vene sotto la pelle fina e lucente. Ho vivissimo il ricordo di questa sensazione di cosa ghiaccia ... Non è un'aberrazione della mia fantasia ... Eppure sono arrivato a dubitare anche di essa. Perché? Ecco: rammento di averla incontrata un giorno nei giardini di Pitti con le sue due amiche dell 'altra volta. Mi passò davanti senza guardarmi, e levava appunto in alto una mano per indicare non so che cosa; ed io, vedendo quella mano cosí bianca che pareva esangue, pensai cosí: "Dev'essere fredda come il ghiaccio! ... " Se l'avessi realmente baciata, avrei pensato: "È fredda come il ghiaccio!" Avrei ricordato la impressione ricevuta ... Ah, se poteste sentire che male mi produce questo cerchio qui! Se poteste sentire come mi si conficcano piú addentro i chiodi delle tempie! ... Vorrei non poter pensare! Soltanto non pensando avrei un po' di requie! ... Ma ci accostiamo alla fine. Sopporterò questa tortura; voi troverete un rimedio per addormentarmi il pensiero ... C'è un rimedio? Ah! ... Benissimo! Vivevo di odio, di gelosia, di amore sfrenato ... Avrei voluto fuggire lontano, ma non potevo. Restavo per lunghissime ore nella camera del mio albergo; mi aggiravo per Piazza dell'Indipendenza passavo e ripassavo davanti al fatale portoncino di via Enrico Poggi senza osare di stendere la mano al campanello, quasi quel portoncino non fosse mai stato aperto per lasciarmi entrare, e con l'angoscia che forse non si sarebbe aperto mai, mai per me! Non è strano che mi torturassi per questo, se ormai bastava che stendessi la mano al campanello per venire introdotto nel salottino azzurro, varcando l'andito coi busti, coi vasi di spetriste e di cactus, e in fondo, la vetrata medievale con vetri a colori? Passavo e ripassavo, sconvolto dal sospetto: "In questo momento forse egli è là! ... Forse la stringe tra le braccia! Forse ella si abbandona a lui, follemente! O, forse lo fa soffrire al pari di me, assaporando il maligno godimento della sua potenza di nuocere ... !" Suonai violentemente. Il campanello ondulò a lungo per l'andito, mentre io mi pentivo di essermi annunziato a quel modo; e il ritardo del servitore che doveva venir ad aprire mi faceva imaginare che ella avesse ordinato di fingere che nessuno era in casa. Invece ella mi accolse con aria lieta. "Oh! ... E venite qui cosí fosco?" "L'unico mezzo di farmi accorrere raggiante di felicità, voi lo sapete, è in mano vostra". "Non posso adoperarlo. Una fatalità mi perseguita ... " "Siete voi, voi, la terribile fatalità!" "È vero! E non so piú attristarmene, né commovermene. Contro l'ineluttabile non si combatte". La sua fisonomia aveva mutato espressione; la qual cosa mi faceva pensare che l'aria lieta con cui ella mi aveva accolto non fosse stata sincera. "Eravate ... sola?" "Sola ... coi miei pensieri, come dicono i personaggi di certi drammi". Voleva riapparir gaia ... E anche questo mi mise in sospetto. Guardavo attorno, se mai scoprissi nel salotto un indizio di disordine, nelle seggiole, nelle poltrone, non potuto riparare per la fretta ... Niente! "Che cercate con quegli occhi gelosi? Il vostro preteso rivale?" E, dopo una breve pausa, soggiunse: "Si è ucciso ieri; per me, ha lasciato scritto. Che pazzia! ... Voi non ne commettereste una simile ... " "Forse! ... " risposi cupamente. E la lasciai. Mi era parsa coperta dal sangue del misero che si era ucciso per lei. E non aveva nell'accento nessun fremito di compassione! Non una lagrima negli occhi azzurri limpidi, impassibili! Che terribile creatura era ella dunque? Aveva bisogno di sangue umano per le sue orrende incantagioni? "Forse!" mi era sfuggito. Ma sentivo che mi spingeva furiosamente verso l'abisso, verso la morte. Chi sa di quanti altri disastri era colpevole! ... Ed io non volevo morire! Amarla, possederla volevo, sentirla tremare sotto la forza della mia volontà, domarla ... annullarla, volevo! Annullarla! Per parecchi giorni fui sotto l'ossessione di questa idea! Vendicare gli altri e me, impedirle di esercitare sopra nuove innocenti creature la sua malefica influenza! Nello stesso tempo, mi sembrava di compire un gran sacrilegio attentando soltanto col pensiero alla sua perfetta bellezza. Chi ero io da pretendere di essere riamato da lei? Non era anche troppo ch'ella mi avesse permesso di continuare ad amarla e di ripeterglielo quante volte mi fosse piaciuto? "Può arrivare un giorno, un momento! ... " Non significava: "Sperate?" Cercai nei giornali la notizia di quel suicidio; nessuno ne faceva cenno. Aveva ella mentito? ... Riflettei che non mi aveva detto che colui si fosse ammazzato a Firenze o in qualche altra città italiana. Era tornato, probabilmente a Pietroburgo, lusingandosi di sfuggire al letale potere di lei ... Ma inutilmente! Ella aveva reciso il filo di quella vita come una inesorabile parca, da lontano! ... Neppure io avrei potuto evitarla, se tardavo ancora, se non mi decidevo ... E mi decisi, una no tte, dopo lungo dibattermi tra le smanie dell'insonnia e della passione che piú non distinguevo se fosse amore o odio, o l'uno e l'altro insieme. E mi immersi subito in un sonno cosí profondo da impensierire le persone dell'albergo. Quando risolsero di accertarsi se stavo male, erano le due pomeridiane. Mi sentivo calmo, e non me ne maravigliavo. Il mio primo pensiero, appena scosso dalla voce del cameriere, era stato: "Annullarla!" Certamente il mio spirito aveva continuato durante il sonno l'intenso lavorio della giornata precedente, e aveva maturato e rafforzato la mia decisione. Io non so qual uso voi farete della rivelazione che sto per farvi. Se la vostra professione di dottore v'impone dei doveri, adempiteli senza esitare. Ho preveduto questo caso. Qualunque cosa sia per accadere, non potrà mai raggiungere quel che dovrei continuare a soffrire tacendo ... Notate: ho la visione netta, evidentissima della terribile scena, come se fosse accaduta poche ore fa. Ciò non ostante ... Oh! È spaventevole, dottore! Aveva ella qualche tristo presentimento? Non si sedette accanto a me al solito posto, ma dietro al tavolino con la scusa di accendere una sigaretta. Io rifiutai quella che mi era stata offerta, sottilissima, troppo profumata pel mio gusto. "Non dite nulla? Che guardate? Questo spillone?" "Sembra un pugnaletto". "È un ornamento femminile di certe regioni del Caucaso." "D'argento?" "Di acciaio, e ben temprato". Tirò due o tre boccate di fumo, socchiudendo gli occhi deliziata, poi soggiunse: "Vi do una notizia che vi farà gran piacere". "Finalmente!" "Non quella che voi imaginate. Parto". Balzai in piedi, sbarrando gli occhi. "Non è vero!" balbettai. "Poiché ve lo dico!" "E io? ... " Ogni possibilità mi era passata per la mente all'infuori di questa ch'ella partisse, che si sottraesse cosí alla mia vendetta! ... Credetti che me lo annunziasse quasi ad irrisione, per sfida, mentre io non avrei potuto mai levarmi di addosso il funesto dominio del suo filtro, del suo misterioso potere, che forse avrebbe operato piú terribilmente da lontano ... Infatti, se ella mi avesse detto in quel momento, invece di: "Parto!" "Domani non spunterà piú il sole, tutto rimarrà sepolto in tenebra ete rna! ... " anche credendole, ne sarei stato assai meno atterrito. "E io? Io? ... " replicai. "Che volete che ne sappia? Farete quel che vi piacerà ... Mi dimenticherete, innanzi tutto". "Fatemi prima dimenticare! Datemi qualche vostra magica bevanda di oblio!" "Si dimentica cosí facilmente!" "Non quando si ama come io vi amo! Neppure in questo momento mi credete? E mi vedete agonizzare!" Parlavo a stento, ansavo; sentivo gorgogliarmi nel petto un rantolo di morte; gli occhi mi si erano annebbiati, un lentore mi invadeva. Dovetti appoggiarmi al tavolinetto per non cadere. "Ho visto uno dei vostri grandi attori fare qualche cosa di simile. Siete inarrivabili voialtri italiani nella espressione di certi stati d'animo". Era come dirmi: "Commediante!" Afferrai lo spillone, lo brandii minacciosamente. "Bravo! - esclamò - Ferite!" E si rizzò e mi offerse il seno coperto di trine. Ebbi la forza di sorridere, di rispondere con profonda dissimulazione "Sapete bene che non posso! ... Ah, Kitty!" "Non mi amate fino al delitto? Misero amore, il vostro!" Mi provocava, mi aizzava ... Era proprio sicura che non avrei potuto colpirla? Con una mano si tolse la sigaretta di bocca, esalò lentamente con voluttuosissimo godimento il fumo dalle labbra ristrette e dalle rosee narici, e aperse le braccia, ripetendo: "Ferite!" "Sí, è vero - dissi -. Se vi amassi in modo estremo ... " Mi accostai, scartai con una mano la trina, appuntai lo spillone in direzione del cuore ... " ... farei ... cosí!" Lo spillone era penetrato senza nessuna resistenza fino alla capocchia ... Non diè un grido ... Travolse gli occhi e mi si rovesciò addosso, con un lieve sussulto per tutto il corpo. Che cosa io abbia fatto dopo non so. Ricordo soltanto che passai la nottata presso San Domenico su la strada di Fiesole, seduto su un muricciolo, e che la luna inondava la campagna col suo pieno lume sereno, e che i grilli zirlavano? tra le erbe dei prati attorno e che un cane abbaiava, a intervalli, lontano. Ricordo che, a giorno alto, tornai a Firenze e che dovetti mettermi a letto con la febbre ... Volli leggere i giornali ... E vidi con stupore che nessuno di essi parlava dell'assassinio della bella signora russa in via Enrico Poggi. Tre giorni dopo, non interamente guarito, mi levai da letto, e mi feci condurre colà da un fiacchere, senza dare indicazione precisa ... La via era silenziosa, come al solito; tutti i portoncini chiusi; tutte le persiane delle finestre o chiuse o socchiuse ... Ne ssun indizio che in quella via, in quella nota casa fosse avvenuta qualche cosa di straordinario. Sapevo che gli assassini sentono una irresistibile attrazione verso i luoghi dov'essi hanno commesso un delitto, e pensavo: "È vero! È vero!" giacché un vivo impulso mi dominava, un'imperativo suggerimento mi diceva: "Scendi dal legno! ... Domanda a qualcuno ... Saprai!" E il terrore che mi invadeva non era quello di ottenere la certezza del mio delitto, ma l'opposto. Suonai replicatamente al portoncino. Nessuno venne ad aprirmi. Una donna che usciva dalla casa accanto si fermò a guardarmi esitante, poi mi disse: "Sa? Non c'è nessuno". "Abitava qui ... una signora ... " "È partita, da un pezzo. L'appartamento è sfitto". "Da un pezzo?" domandai stupito. "Eh! Da tre settimane, almeno". Mi sentii dare un tuffo al sangue ... E da quell'istante ho questo cerchio, qui, attorno alla fronte, e questi chiodi confitti nelle tempie ... Com'era possibile! Non l'avevo uccisa giorni addietro? Partita da tre settimane! ... O dunque? In che modo io sono vissuto questi ultimi due mesi? In che modo tutto quel che vi ho narrato si è andato formando nella mia mente con la suprema evidenza della realtà? Io la ho vista ... le ho parlato, ho udito la sua voce. È certo che ella abitava colà, in quel villino di via Enrico Poggi. È certo che io sono stato piú volte in quel salottino azzurro ... Visitai la casa, col pretesto di prenderla in a ffitto ... Non c'erano piú i mobili, niente; le nude pareti ... E c'era tuttavia il suo profumo, il profumo acutissimo di quelle sue sigarette ... Se non fossi stato colà altre volte, avrei potuto riconoscerlo? Il guasto è qui, nel mio cervello ... Dottore, liberatemi da questo cerchio alla fronte! ... Strappatemi questi chiodi dalle tempie! ... Non voglio impazzire! ... È orribile! ... Se non è morta, se ha potuto sopravvivere al colpo dello spillone conficcatole nel seno ... è lei, la maga, che continua a tormentarmi! ... Non crollate la testa ... È lei! ... Che male le ho fatto? L'amavo! ... Oh! Immensamente! ...

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