Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Come devo comportarmi. Le buone usanze

184880
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Quei denari che, è proprio il caso di dire, vanno in fumo, spendeteli piuttosto in quei mille gingilli che sapete scegliere con tanto gusto, che adornano la vostra toelette, che abbelliscono il vostro salotto; spendeteli in fiori, degno emblema della vostra gentilezza; spendeteli in opere di carità; buttateli via, piuttosto! Di un'altra cattiva abitudine, sempre a proposito di tabacco, ci sbrigheremo in poche parole. C'è ancora qualcheduno che annusa tabacco: sono, in generale, persone di grave età, che presero quel vizio davvero nauseante una cinquantina d'anni addietro, quando tutti pigliavan tabacco e pochi fumavano. Oggi, se Dio vuole, pigliar tabacco da naso non usa più: i giovani, e anche le persone di media età, non conoscono quell'abitudine; sicchè c'è da sperare che fra un'altra ventina d'anni le nostre Regìe non fabbricheranno più nè macubino, nè semolino, nè scaglietta. E sarà quello un bel giorno. L'annusar tabacco, oltre ad offendere il senso dell'olfatto, è causa spesso di spettacoli stomachevoli, sui quali non è neppure decente insistere. Per finire questo capitolo di miserie, resterebbe a parlare di certi atti sconvenienti, ai quali le persone poco fini si abbandonano non di rado: tali sarebbero, grattarsi, pulirsi le unghie in pubblico o mordersele, ficcarsi le dita nel naso, ecc. ecc. Ma noi non ci spenderemo sopra parole inutili. Sono atti, questi, che tutti sanno non esser permessi alle persone per bene; sono atti che si proibiscono perfino ai bambini, all'inizio della loro educazione. Tanto più dunque debbono astenersene i grandi, per i quali non vale la scusa dell'ignoranza o del poco giudizio, che invece vale tanto per i bambini. Del resto, questi ed altri simili atti o cattive abitudini sono ormai così universalmente condannati dal moderno galateo, che non c'è da temere che qualcuno possa innocentemente crederli leciti. Riassumendo, l'uomo civile deve, in ogni circostanza della vita, attenersi rigorosamente a quelle regole di vita sociale, sancite dalla lunga esperienza di secoli e affinate e ingentilite con l'avvento della moderna civiltà. Più egli si atterrà scrupolosamente ad esse, più osserverà le norme universalmente conosciute e approvate, più avrà fama di persona corretta e finemente educata. Sappia egli adattarsi all'ambiente in cui vive, e, se gira il mondo, sappia anche, pur mantenendo intatti i fondamenti della propria educazione, rispettare le abitudini degli altri paesi; accolga le usanze straniere, se è in paese straniero, senza maravigliarsene, senza criticare, senza alterarsi. Si ricordi che, accanto a certe regole fisse, alle quali ogni galantuomo deve sottostare, ce ne sono tante altre, che dipendono dalla moda, dalle diverse abitudini, dal clima, dal carattere, dalla razza, le quali cambiano da paese a paese, da regione a regione, da città a città; e non si può dire quali siano le migliori, quali siano da preferire. Tutte son buone, quando non contraddicono alla legge suprema della morale, della decenza e della civiltà.

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