Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbellirsi

Numero di risultati: 5 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il tesoro

181879
Vanna Piccini 1 occorrenze
  • 1951
  • Cavallotti editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Ma se tutti si conoscono così a fondo, perchè così pochi approfittano di questa conoscenza per migliorarsi, per abbellirsi all'interno come si tenta di abbellirsi all'esterno? Gli è che ciechi di se stessi se ne contano in cifre astronomiche e per essi vale la massima evangelica della pagliuzza vista negli occhi del vicino e della trave non vista nei propri. Una persona intelligente può, se vuole, arrivare a conoscersi: è un'impresa difficile, abbiamo già detto, che richiede riflessione, chiarezza d'idee, sensibilità. Voi v'imbattete certe volte con persone di una goffaggine incredibile, che parlano, agiscono in modo da urtare i nostri sensi e vi stupite che non se ne avvedano. Sono esseri privi di sensibilità, di spirito critico, che mai hanno pensato a gettare uno sguardo sul loro io. Si ignorano e restano tutta la vita nella loro ignoranza. Non hanno neppure lo spirito d'imitazione, che potrebbe, sotto un certo aspetto, salvarli dal loro primitivismo. Chi si esercita nell'indagine o nell'auto-indagine, sempre più allarga la visione di se stesso e accresce la sua capacità di migliorarsi. Perchè a nulla varrebbe conoscersi, se insieme non si fosse animati dalla volontà di correggere le proprie manchevolezze, di vincere la propria natura, di sfuggire anche le tristi occasioni, se non ci si sente ancora fortificati abbastanza per superarle vittoriosamente. Anche ciò fa parte del saper vivere, e abbiamo voluto concludere la nostra riassuntiva esposizione riguardante l'individuo nei suoi contatti col mondo, invitando i lettori all'esame esteriore e interiore di se stessi; perchè non basta sapersi ben comportare verso gli altri, ma è importantissimo essere a posto con sè medesimi, per procedere sicuri e consapevoli nel cammino che dobbiamo percorrere.

Pagina 578

Le buone usanze

195518
Gina Sobrero 1 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Ad una sposa oggi si regala tutto: dalla lampada di mille lire alla piccola bomboniera d'argento di mitissimo prezzo; il lavorino, l'astuccio cogli arnesi per cucire o per abbellirsi, la cartella, il gioiello, la trina antica il ventaglio, lo specchio; insomma tutto quello che l'arte e l'industria creano, si presta per dimostrare la parte che si prende al lieto avvenimento. La difficoltà sta nel saper adattare l'oggetto ai gusti della sposa e al genere di vita che condurrà la futura signora. Ad una fanciulla ricca un'amica non regala certo un oggetto di utilità a meno che esso rappresenti pure un valore artistico; quindi scegliere per lei le piccole saliere cesellate, le tazzine d'argento, i portaliquori di finissimo cristallo e tutti quegli accessori della tavola e della casa che la moda ha reso modelli di eleganza. Anzi adesso è assai più prezioso questo genere di regali; per i gioielli occorrono forti somme, e poichè il gusto della casa si va sviluppando tutti i giorni, si preferisce il dono destinato ad abbellire il regno gentile della donna. Un amico della famiglia deve essere più severo nella scelta; se è artista può regalare un'opera del suo ingegno altrimenti mostrerà buon gusto se limiterà le sue preferenze ai gingilli, escludendo le cose di uso domestico. Vige adesso il costume che gli amici dello sposo o della sposa, i giovanotti che frequentano la casa della sposa, si riuniscano per offrire un ricordo; sarebbe meglio abolirlo, impone sovente un sacrifizio a giovanotti che hanno appena quel tanto necessario alla loro vita materiale. Gli sposi debbono a questi donatori, oltre la partecipazione delle nozze celebrate, un invito a pranzo o ad una serata nella nuova dimora. Trattandosi di una sposa non ricca è delicato cercar di saper che cosa le tornerebbe più gradito e utile; sarebbe ridicolo offrirle un ventaglio di piume o un oggetto artistico, quando si sa che la sua vita è destinata ad essere casalinga e laboriosa; ma bisogna andare molto guardinghi, ed è necessaria una grande intimità per non urtare la sua naturale fierezza coll'offerta, per esempio, di una pezza di tela o di un servizio da tavola. Per i parenti: fratelli, nonni, cugini, ecc., oramai di prammatica il dono di oggetti per uso della nuova famiglia, quali argenteria, porcellane, mobili; ed è una bellissima e pratica abitudine, che permette di utilizzare cose antiche e spesse volte vere ricchezze; e poi francamente tra una collana di perle scadenti, e un bel servizio in porcellana di Ginori, io non esito un istante. L'arte di chi riceve un regalo sta nel mostrare ugnale compiacimento, tanto per la ricca offerta quanto per il modesto ricordo, frutto di pazienza, di economia, di lavoro personale. Se il dono fu portato da un domestico, da un fattorino, magari da un facchino; chi lo riceve è obbligato ad una mancia. Se il donatore porta in persona la propria offerta, colei cui è destinata, apre subito il pacco, e non si rivela troppo entusiasta se il dono soddisfa i suoi gusti, come non resta fredda e indifferente se esso urta il suo senso artistico; lo allinea con grazia e con compiacimento accanto agli altri precedentemente ricevuti. Chi ha voluto ricordarsi a lei nella circostanza che decide del suo avvenire prova di nutrire a suo riguardo una certa affezione, e sarebbe sconveniente che ella mostrasse di attenersi solo alla manifestazione di questo affetto trascurandone la parte sentimentale. Mi è piaciuto tanto il pensiero di una novella sposa dei nostri giorni, che esponeva il regalo delle sue cameriere, due piccoli orrori, negazione assoluta di buon senso e di gusto, vicino ad un quadro del Delleani, e ad una quantità di oggetti artistici e di cose di valore. In molti paesi una fidanzata negli ultimi giorni che passa nella casa paterna, regala alle sue amiche d'infanzia i minuscoli gioielli, i gingilli che le furono compagni durante la sua vita giovanile. Per questa cerimonia ella riunisce qualche giorno prima del matrimonio tutte le sue amiche. Ella ha già disposto sopra una tavola del salotto i piccoli ricordi, quei tanti nonnulla che le furono cari, e nel dì del convegno li distribuisce affidando la scelta alla sorte per evitare urti e gelosie. Se lo sposo ha i mezzi, dà alle compagne della sua futura sposa in questa stessa circostanza una medaglietta, un porta-fortuna qualsiasi, colla data del giorno e le iniziali della coppia fortunata. È un'usanza molto gentile, poco comune finora, e che corrisponde al pranzo d'addio dato sovente dallo sposo ai suoi compagni di gioventù. A questa festicciuola di congedo data dalla sposa non assistono i genitori di lei, ma solo lo sposo che si presenta in abito di società: ella indossa una veste chiara e può portare qualcuno dei gioielli offerti dal fidanzato. È un modo grazioso di mostrarli e che soddisfa la vanità del suo futuro signore e padrone. La sposa deve un ricordo ai suoi maestri, alle maestre, alla sua bàlia, se le è rimasta affezionata, infine a tutti quelli che hanno avuto cura della sua infanzia, fisica ed intellettuale; non si fa mai abbastanza per farsi amare; ora io credo giusto il proverbio francese: Les petits cadeaux entretiennent l'amitié. Cambiano alquanto le cerimonie, se la sposa ha oltrepassato i trent' anni; in questo caso ella darà prova di buon senso non facendo pompa dei suoi sentimenti; il suo matrimonio, anche se ispirato soltanto dall'affetto, ha, per il mondo piuttosto scettico, l'apparenza di un affare; quindi ella evita tutto ciò che aggiunge grazia al matrimonio di una giovinetta. Non annunzia il suo fidanzamento, non fa visite, salvo che agli amici intimi, i quali per la tenerezza che li lega a lei, capiscono che qualche ruga, qualche capello bianco non invecchiano il cuore e che ai suoi trent'anni, fossero pure suonati, non è negata tutta la poesia, l'entusiasmo di un primo amore. Lo stesso dirò per una vedova che si rimarita; fortunata o no nelle sue prime nozze, ella, se anche giovanissima, non fa sfogo di sentimento per il nuovo imeneo; mette a parte della notizia pochi intimi, Per lettera, non in istampa; non parla di regali, di viaggio nuziale; la società che è disposta a perdonarle la sua, magari giustificata, infedeltà, riderebbe delle puerili, per quanto sante manifestazioni, che sono giustificabili appena in una sposa giovanetta.

Pagina 52

Come presentarmi in società

200222
Erminia Vescovi 1 occorrenze
  • 1954
  • Brescia
  • Vannini
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La fanciulla ha istintivo il culto della propria persona, il desiderio di abbellirsi. E' la natura che glie lo ha messo nel cuore, come ha dato i petali variopinti ai fiori, e le ali screziate alla farfalla. E' il desiderio di attirare, di piacere: desiderio spesso inconscio, e che si accompagna spesso, senza contraddirle, con le doti più belle dell'anima. Ma accade talvolta che, dopo il matrimonio, la cura della propria persona, il desiderio di piacere cedano alla negligenza e alla svogliataggine. E allora la sposina, la giovane madre, girano per la casa spettinate e malvestite, o in pantofole o in veste da camera, scusandosi colle faccende domestiche, e dichiarando che non hanno ambizione... che ormai son piaciute a uno e basta così. Ma proprio quell'uno prova un senso di disgusto e di mortificazione nel veder così sciatta la bella personcina che aveva presentato, a lui, la incarnazione del suo ideale. E' una caduta lacrimevole dalla poesia alla prosa! E sarà feconda di molti guai se egli farà, forse anche involontariamente, il confronto colle signore che vede fuori, linde, agghindate, eleganti. La saggia sposa, dunque, non creda che soltanto le sue virtù domestiche possano bastare: procuri di conservar sempre le sue attrattive fisiche; si pettini con garbo e si mostri sempre con un vestitino accurato e grazioso. Se vuol attendere alle faccende domestiche si copra d'un ampio grembiulone, se non vuol sciuparsi le mani faccia uso di grossi guanti. Ma procuri di mostrare al marito, quand'egli la ritrova tornando dalle sue occupazioni, una donnina graziosa e piacente. E i suoi modi siano sempre gentili, il suo aspetto sempre sereno. Bisogna pensare che l'uomo che talvolta rincasa, stanco e di cattivo umore, ha bisogno di chi l'aiuti a dimenticare i guai della vita, e che proprio a lei è affidato questo ufficio gentile. Largheggi pure di saluti e d'accoglienze affettuose, e insegni ai figliuoli a fare altrettanto. Se lo vede burbero, se riceve qualche parola pungente, non s'indispettisca, non ribatta: lasci passare quel momento, e la serenità non tarderà a comparire. E procuri che la mensa abbia un gaio aspetto, e che nei cibi sia accontentato il suo gusto. Talvolta basta un'inezia di questo genere per rasserenare un animo torbido. Se ella ha avuto qualche fastidio domestico, se la donna di servizio si è licenziata, se i bambini sono petulanti, procuri di dimenticare queste piccole contrarietà e di frenare il malumore. Ma che dire, invece, di quelle mogli che, appena il marito rincasa, lo assalgono col racconto di ogni spiacevolezza, e guastano al pover'uomo quel poco riposo che gli è concesso? S'intende che negli affari domestici esse devono prendere consiglio dal marito, e partecipargli ciò che riguarda la servitù o i figliuoli, ma devono saper scegliere il tempo, e farlo con modi discreti. La saggia moglie gli risparmi tutto quello che può inutilmente infastidirlo; non gli introni il capo con pettegolezzi di vicini, con ciarle sconclusionate. Cerchi invece di portare il discorso su argomenti piacevoli e cari ad entrambi, cerchi d'interessarsi a quanto egli racconta, e se le par il caso di esprimere un giudizio e di dargli un parere, lo faccia con modi prudenti e cortesi e non manchi mai di ringraziare alle piccole cortesie ch'egli le usa a mensa o altrove, e cerchi alla sua volta di mostrarsi servizievole e pronta ad ogni suo desiderio. Talvolta il marito desidera uscire a passeggio o passar una serata al teatro, ma da solo, dice, non si divertirebbe: ci vuole la compagnia della moglie. E allora essa sappia apprezzare quel sentimento, e lo assecondi: anche se il suo desiderio sarebbe stato invece di rimanersene a casa, si vesta ed esca, e procuri di fargli buona compagnia. Solo nel caso che avesse bambini piccoli, il dovere verso di loro l'assolverebbe da ogni altro. Ma, del resto, bisogna ricordarsi che la vita in comune è fatta tutta di piccole condiscendenze e di piccoli sacrifici, i quali però trovano sempre ampio compenso. E a questo mondo non c'è nulla che valga la pace domestica. Se il marito è uomo di studi, se occupa un posto pubblico molto elevato, la donna si ricordi che sarebbe una vera colpevolezza da parte sua molestarlo con esigenze personali, turbargli l'ordine delle sue occupazioni. Sappia comprendere e rispettare il raccoglimento che spesso egli impone intorno a sè, e non mostri un volgare egoismo nel pretendere che i grandi interessi della scienza o della cosa pubblica cedano alle sue voglie e ai suoi gusti. Mostri in tal caso una onesta compiacenza dei meriti di suo marito: si guardi però bene dal forzare le sue confidenze o, peggio, di darsi importanza in pubblico. La casa è il regno della donna. Nel farla bella, ella non deve soddisfar solo una sua personale inclinazione, ma deve anche pensare di gradire al marito, assecondando le sue inclinazioni. Se a lui piacciono i fiori, le piante, gli oggetti d'arte, è una vera fortuna: sarà tanto più facile a lei accontentarlo in cose sì facili e belle e guadagnarsene la gratitudine e l'ammirazione. Abbia poi la moglie tutta la cura verso la biancheria e i vestiti del marito. Anche se vi fossero persone di servizio in abbondanza, ella si riservi di sorvegliar la sua guardaroba, perchè nulla vi manchi. E se il marito ha a questo proposito una qualche mania, una esigenza un po' esagerata, procuri di compatire di assecondare. E' forse meglio che un uomo pecchi di soverchia ricercatezza che di trascuratezza volgare. E, del resto, quando un uomo si presenta in società, si giudica spesso dal suo vestire l'abilità della moglie il grado del suo affetto per lui... Un bottone ciondolante, una camicia male stirata sono stati origine, talvolta, di scene domestiche assai disgustose, e di commenti estranei molto... pungenti per la signora.

Pagina 234

Eva Regina

203814
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 2 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
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Giovani e graziose perchè hanno appreso per tempo l'arte d' adornarsi, di abbellirsi, nel lungo contatto con le cose belle ricche e fini che hanno raggentilito il loro gusto e le loro maniere, un nonnulla basta alla loro ingenuità. I vestiti che indossano, di lanetta, di zeffirina, non hanno un valore di dieci lire, ma le lor mani sapienti, ben destre nel foggiare eleganze, ne hanno fatto delle toilettes fresche e armoniose, di un fascino incomparabile. Vanno in gaio sciame al lavoro nei magazzini e ne escono ancor più liete a sera, occhieggiando se qualche nota figura virile si trovi poco lontano ad aspettare la preferita. La loro vita è piena di facili — — amori e di facili oblii, una vita di farfalle in primavera, ebbre di luce e di fiori. Qualche volta però la passione ne afferra alcuna, la impallidisce, l'attrista, la fa languire: e allora la piccola artefice di vanità è capace di tutto, del sacrifizio più eroico, dell'abbandono più assoluto, della morte più tragica. Giacchè in esse tutto è impulso, tutto è sincerità: desiderio di vivere, desiderio di morire. L'opera delle loro mani è squisita, eppure non si adorneranno mai di quei fini capolavori creati per la ricchezza. E molte volte una direttrice troppo esigente sfrutta il loro lavoro, le trattiene oltre l'ora fissata, le obbliga all'opera anche nei giorni di riposo. Recentemente in qualche città civile d'Italia si sono costituiti comitati di signore per la protezione delle giovini operaie. Osservano che siano tutelati i loro diritti e che venga rispettato per esse il riposo festivo. Le artefici di vanità sono sempre state quasi naturalmente le amate degli studenti e dei poeti, le loro confidenti, le loro compagne di gioia e di sventura. La canzone A Mimi Pinson di Alfred de Musset è per l'una d'esse:

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Se è bella, continui ad aver cura di sè come quando cercava ogni giorno un mezzo nuovo per accrescere la sua bellezza e piacere di più all' innamorato : se è solamente simpatica, continui a scegliere l'acconciatura e le mode che mettono in miglior evidenza il suo tipo; e procuri di abbellirsi con la grazia, lo spirito, o la soavità, secondo il suo carattere. Sia elegante, anche nel vestire dimesso, giacchè l' eleganza, non è lo sfarzo ma l'armonia delle tinte, la semplicità, la cura dei particolari : sopratutto sia linda nella persona e negli indumenti. Pare impossibile, eppure molte signore che se s' incontrano per le vie sembrano figurini di moda, si permettono poi di portare nell'intimità certe vestaglie, certi colletti, certi grembiuli che potrebbero dare un' efficace ma triste idea del loro senso d' ordine e di pulizia, e spiegherebbero il disgusto dei loro mariti o ne ginstificano la trasandataggine degli abiti e della persona. Una signora maritata ha doppio obbligo di essere linda, d'una donna nubile, giacchè oltre che per rispetto a sè stessa, deve esserlo per rispetto al suo compagno ed ai rapporti della loro vita comune. Quindi bagni, abbondanti lavacri, nitidezza nella biancheria, minuziosa cura in ogni dettaglio della toilette intima: semplice eleganza negli abiti e nella acconciatura. Come nella persona, così nei modi. Lo sposo rimanga sempre un poco il fidanzato a cui si desidera esser cara e gradita. Nulla di più poetico e di più dolce che il vedere fra marito e moglie di vecchia data, continuate quelle premure, quelle cortesie, quegli atti d'urbanità, quelle minute e tenere dimostrazioni d'affetto che abbellirono il primo periodo della loro vita in due. E la casa, il nido, rispecchi sempre, per opera della donna, l' accordo, la serenità, la freschezza inalterabile dei cuori. Sentite in che modo delicato e commovente madame Rostand, che vi citavo dianzi come esempio di moglie, esprime il proposito di conservare intatto il suo prezioso tesoro d' amore attraverso la fuga degli anni e le offese del tempo:

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