Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbattuto

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

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Tutti per una

214871
Lavatelli, Anna 1 occorrenze
  • 1997
  • Piemme Junior
  • Casale Monferrato (AL)
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Ma questo pensiero, che gli occhi della mente vedevano come un film, non bastava a placare il suo animo sconvolto e abbattuto dal rapido succedersi di troppe emozioni. Andò dritto al letto che gli era stato assegnato, ripiegandosi su di sé come una lumaca nel suo guscio. - A nome di tutti noi... - continuò il maresciallo Fizzotti, ciondolandogli dietro - vorrei darti il benvenuto a Villa Felice. - "Villa Infelice" - scappò detto al professore, in un moto di fastidio. Poi scrollò le spalle e cominciò a disfare metodicamente la valigia. - Ah, ah... "Villa Infelice"! Questa è buona, buona davvero - fece il maresciallo rivolgendosi agli altri due che erano in camera. - Ha dello spirito, il nostro professore! - Macché, macché! - s'irritò l'omone grasso e grosso, che stava proprio nel letto a fianco, appoggiato a una montagna di cuscini. - Questo signore ha detto la verità, ecco tutto. È inutile che cerchi di farci ridere, Carlo. Qui non c'è proprio niente da ridere. - L'Ernesto ha ragione - borbottò dal fondo un vecchio calvo, tentennando debolmente il capo. - Ci sono delle cose con le quali è meglio non scherzare. Lo diceva sempre il mio collega, quando in ospedale ci proponevano di fare le gare di velocità con le autoambulanze. - Tacque un momento impensierito, rimirando le monete che aveva sparpagliate sul letto. Poi biascicò, con voce desolata: - Ecco, ho di nuovo perso il conto. - E il cervello... - ridacchiò il maresciallo tra sé. Poi, a voce più alta: - E bravo, Attilio. Conta, conta, che ti passa. Il vecchio sembrò non aver udito la provocazione, o forse tutto faceva parte di un gioco tra i due. Difatti riprese a gingillarsi con le sue monete. Le rimise tutte dentro un sacchetto di cuoio e cominciò ad estrarle, contandole a una a una, assorto e concentrato nel suo lavoro. Un silenzio profondo calò nella camera. Anche fuori, il cane non guaiva più. Si udiva solo il gemito lieve degli scaffali dove il professore andava sistemando in bell'ordine decine e decine di volumi. - Ehi, ma quanti libri! - Il maresciallo Fizzotti voleva fare conversazione a tutti i costi. - Certo che devi proprio essere un pozzo di scienza, tu. Io invece son sempre stato una zucca dura - si batté la testa col pugno chiuso, ridacchiando. - A proposito, la sai l'ultima sui carabinieri? - E piantala! Non vedi che gli dài fastidio? È il suo primo giorno qui dentro, lascialo in pace. Anzi, lasciaci in pace tutti, una buona volta! - gridò rosso in viso l'omone di prima. - Scusa, Ernesto - sussultò il maresciallo, afflosciandosi. - Non parlo più. Il professor Zambelli girò la testa verso l'omone, forse per ringraziarlo, forse per dirgli di lasciar correre, ma questi aveva chiuso gli occhi e sembrava riposarsi, appoggiato alla pila di cuscini. Allora afferrò la valigia ormai vuota, la mise sotto il letto, prese un libro e si dispose a leggere. Proprio in quel momento la porta si aprì ed entrò un vecchio sporco e malvestito, che sapeva di funghi e di muschio come una creatura dei boschi. - 'Sera Melchiorre! - salutò dal fondo l'Attilio, che aveva finito il conto delle monete. L'uomo rispose alzando una mano grande, piena di pieghe e di segni come la mappa di un tesoro, ma non fece parola. Se ne andò dritto dritto al letto, vi saltò dentro, si tirò il cappello sugli occhi e non si mosse più. Pareva che si fosse addormentato sul colpo. Il professore l'aveva seguito con lo sguardo, tra il sorpreso e l'irritato, per la scia di cattivo odore che l'uomo aveva lasciato dietro di sé e che ancora aleggiava nell'aria. «Ma dove sono finito» si disperò. «Che cosa ci faccio io, qui?» Di colpo, la vita gli apparve vuota di significato. Vitali, invece, le cose a cui aveva rinunciato per sempre: la sua casa, il suo cane. In altri tempi, quando il vigore degli anni e gli affetti della famiglia lo riempivano di certezze, avrebbe sorriso all'idea di potersi legare tanto a un animale. Quelle erano smanie da gente insulsa, ecco cosa avrebbe pensato allora. Ma adesso aveva soltanto voglia di piangere. «Senectus semper molesta...»ricordò amaramente il professore. «I latini avevano ragione: non v'è nulla di buono, nel diventar vecchi.» Chiuse il libro che aveva in mano, chiuse gli occhi e cercò di chiudere anche il cervello per non pensarci più.

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