Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbattute

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Narco degli Alidosi

214072
Piumini, Roberto 1 occorrenze
  • 1987
  • Nuove Edizioni Romane
  • Roma
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Ma il ramo era irremovibile come la colonna del tempio: anzi di più, perché le colonne Sansone le aveva abbattute, ma questo ramo no. C'era una grande calma nella valle. Nemmeno un filo di vento soffiava. L'erba del prato, i capelli degli uomini, le code e le criniere dei cavalli, le foglie dei faggi, erano immoti. Ma Blabante, con la faccia nella sciarpa, osservava le foglie dell'albero dalla forma d'uomo, e vedeva che si muovevano leggermente, che tremavano appena, come se un venticello solitario e particolare si fosse fermato a giocare solo con quelle. Dopo un'ora, sfinito e pallido, Narco si gettò sull'erba, e pianse. «Sfoga la tua rabbia, mio signore, e sciogli nell'acqua degli occhi la tua stanchezza» disse Blabante. «Ma ricorda, manca un tentativo, e spesso ciò che non riesce al due, riesce al tre». Narco non rispondeva, bagnando l'erba di lacrime. Poi, stanco anche della disperazione, si addormentò. Per l'orrenda qualità del suo respiro, file di formiche migravano, e bruchi sprofondavano solerti. Quando si risvegliò, disse Blabante: «È l'ora, mio signore. Rifocillati con pane e formaggio, ma per bevanda accontentati di acqua di sorgente. È fresca, e non ti porterà i danni del vino...» Narco sorrise con la faccia bianca: «E se anche ne volessi, amico mio, credo che vino non ne potrei avere: giacché vedo le nostre ampolle, prima piene, ora del tutto vuote. Spero soltanto che tu abbia brindato alla mia impresa, e che mi giovi un brindisi così abbondante...» Lo scudierò abbassò il capo, e Narco tornò alla sua fatica. L'albero, fermo, aspettava. Aspettava ma, in tutta verità, non proprio fermo. Quel tremito di foglie era diventato una specie di oscillazione, di molle scompigliamento di foglie e rami. Il braccio sinistro segnava, non so come, una linea meno netta e verticale... E forse, io non giurerei, dalle due nodosità del tronco-testa correvano giù piccole gocce di rugiada... Il fatto è, come molti hanno indovinato, che Blabante non aveva brindato né tanto né poco col vino delle ampolle: ma da tutte e cinque lo aveva sparso attorno alla pianta, fino all'ultima goccia, tingendo l'erba un poco di rosso. E dall'erba alla terra, dalla terra alle radici, il vino era entrato nell'albero, e quel tremare e ammollarsi proveniva da lui. Se questo vuol dire che l'albero era uomo, io non so e non dico: quel che si vedeva l'ho detto, e quello che dopo accadde si stia a vedere. Spingeva dunque Narco con la destra, il pugno sinistro dietro serrato, i piedi piantati in terra come durlindane. Il braccio di legno era fermo e solido, ma Narco sentiva che la forza di ora non era quella di prima: era più risentita e voluta, meno totale. E allora spingeva, spingeva, soffiando fuori il suo misero fiato come fa la balena quando sgorga dal mare. E all'improvviso, con un sussulto trepido di tutte le foglie, con un brivido soporoso del gran corpo incortecciato, l'albero di Kronof cominciò a cedere. Piano piano, continuamente, e mano a mano sempre di più: finché il braccio di legno si appoggiò vinto al macigno e vi rimase, con la mano aperta ad aspettare, sembrava, una pioggia dal cielo. Sfinito e felice Narco rotolava nell'erba della valle, strappava manciate e le lanciava in aria, ridendo e gridando: «Altro vino berrai, Blabante! Altro vino berremo!» Andarono via, e lasciarono l'albero nella sua nuova forma, che è quella di oggi. E io lo dico, ma non lo giurerei, che sulla faccia del tronco c'era una nuova piega di corteccia, un fisso e quieto sorriso. Chi poi, per dubbio, andrà a Kronof a constatare, vedrà da sé quel che accadde: la mano aperta, sul masso, mise presto foglie verdi, una bellezza di foglie. Come se fossero quelle, da dentro venute, il dono che aspettava.

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