Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbattimento

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PROFUMO

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Capuana, Luigi 2 occorrenze

Gli tenne dietro un grande abbattimento. Eugenia non tollerava la luce, nè i rumori più lievi. Il dottore però si accor- se che quella repugnanza per la luce non era soltanto degli occhi. La malata voleva restar sola, allo scuro, per pensare, per fantasticare con maggior libertà. La crisi dello spirito era dunque più grave che non apparisse. Questo lo rallegrò. Guarito lo spirito, sarebbe venuta, di conseguenza, la guarigio- ne del corpo. E ne disse qualcosa a Patrizio per consolarlo, per spingerlo a sormontare le ingenue titubanze. Non ce n'era più bisogno. Un lievito di vaga gelosia fermentava nel cuore di Patrizio. Fino a due giorni fa, egli non aveva mai sospettato che il malinteso tra sua moglie e lui sarebbe potuto diventare una rottura o peggio. Si sentiva tutta- via amato in quel dispetto di Eugenia che non si vedeva amata a modo suo; il chiuso rancore, lo sdegno di lei gli sem- bravano una forma dell'amore, non bella, nè invidiabile, ma da contentarsene in mancanza di meglio. Non era egli rima- sto e non rimaneva tutto di lei pur soggiacendo alle influenze della propria mitezza ai bisogni della gelosia materna, alle conseguenze dell'educazione e dei casi della vita? Così Eugenia rimaneva tutta di lui anche nello slancio vacuo, nella ricerca inutile, che rappresentavano la direzione di quel povero cuore, non ismentita un solo giorno da che il matrimonio li aveva uniti. Il dottore intanto aveva detto benissimo: "Ogni resistenza ha un limite!". Riflettendo intorno al possibile disastro, Patrizio dava sbalzi, tendeva le braccia quasi ad afferrare la dolce creatura che vedeva sfuggirsi di mano. "Non accadrà! Non accadrà!" Sentiva fitte punture di rimorso, smaniava domandandosi: "Farò in tempo?" E i primi tentativi lo scoraggiarono. Eugenia gli resisteva; non sopportava una carezza, respingeva i baci, e con tale vivacità da sembrare che le ispirassero orrore. Infatti era proprio così. Sconvolta, indignata dal ricordo dei baci di Ruggero, dopo lo sbalordimento di quel giorno, ella avrebbe voluto portarli via assieme con la pelle della fronte e delle labbra. Invece, macchia indelebile, la loro im- pronta persisteva; e l'idea che le labbra di Patrizio dovessero posarsi là dove si erano posate quelle dell'altro le produce- va intensa nausea, la faceva fremere da capo a piedi. "Baciata! ... Baciata!" Le pareva tanto enorme, che in certi momenti dubitava di quel ch'era accaduto, cercava persuadersi di esserselo so- lamente sognato. E quando non poteva dubitare più, abbrividiva al pensiero che, pur indignandosi, pur non volendo, a- himè, forse sarebbe stata trascinata, un giorno o l'altro, molto più in là! "E per colpa tua!" avrebbe voluto gridare come una forsennata a Patrizio, vedendolo aggirarsi per la camera, a capo chino, con le mani dietro la schiena, senza sospetto, senza turbamento, soddisfatto del presente, sicuro dell'avvenire! "Già stai meglio, è vero?" Ella chiudeva gli occhi, e si stirava sul canapè, irritata da quella domanda, sempre la stessa! Ma quando Patrizio non le domandava niente e le si accostava per accarezzarle i capelli, o si chinava a darle un bacio, mormorando qualcosa che non prendeva suono distinto e non si lasciava intendere, gli opponeva subito le braccia irrigidite dallo sdegno: "Soffro! ... Lasciami stare! ... Soffro!" Non gli credeva più; si sentiva irrisa da quel che le pareva sembiante di carezza e di bacio, mostra senza significato nè valore alcuno. "Soffro! ... Lasciami stare! ... Soffro!" Non mentiva: soffriva torture ineffabili, e si augurava di morire. Ah, se uno di quegli accessi nervosi l'avesse fatta restar là, stecchita sul colpo! Ma no, non sarebbe morta così presto! Doveva penare ancora, Signore Iddio! Che delitti aveva mai commessi da doverli scontare così duramente?

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