Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

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Per essere felici

179513
Maria Rina Pierazzi 5 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Nulla si perdona così malvolentieri come l'inganno premeditato; perciò nelle piccole come nelle grandi cose della vita, non si sarà mai abbastanza franchi e leali. Non è con la dissimulazione che si accomodano e si appianano le faccende di questo mondo! Perciò, specialmente in un contratto di tanta importanza come il contratto nuziale, devesi presentare con chiarezza e precisione il vero stato finanziario delle due famiglie, senza ricorrere al mezzuccio di voler far apparire una maggior ricchezza di quanto non vi sia in realtà. Non è purtroppo un caso raro che certe doti subiscano dei tagli all'ultimo momento; e qualche matrimonio, appunto per questa ragione, è andato in fumo con gravissimo danno alla reputazione degli sposi.

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Non sarà mai abbastanza accurata ed elegante per l'uomo che l'ama. Ella avrà molto riguardo alla propria persona; non si farà mai vedere nè sciatta, nè spettinata, nè mal vestita da suo marito. I suoi abiti da casa, invece, saranno semplici, chiari, ben fatti; ella si mostrerà inappuntabile ed elegante in ogni ora del giorno. Avrà cura che la casa sia perfettamente in ordine, la tavola linda, i cibi ben preparati e gustosi, in una parola, avrà il dovere di rendere dolce la vita familiare all'uomo che deve starle al fianco fino all'ultimo dei suoi giorni. L'amore è composto di grandi, ma anche di piccole cose; e troppo spesso le famiglie si sfasciano per l'incuria della donna la quale non ha saputo compiere qualche sacrificio, mostrando al suo compagno di aver più a cuore l'esteriorità della sua posizione che l'intima gioia della propria casa. Essere bella e piacente verso il marito, non è civetteria: è dovere. Quale idea, altrimenti, egli si farebbe della sua moglie, vedendola elegantissima in società e sciatta e disordinata in famiglia? Ahimè! Le apparenze hanno purtroppo il loro diritto, e l'uomo per ammirare un bel quadro vuol vederlo in degna cornice.

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Naturalmente ella stessa fornirà queste cuffiette le quali non devono dare alla cuoca l'apparenza di una "pappina„ d'ospedale, ma devono essere abbastanza graziose e ben fatte da essere accettate senza rimostranze anche dalle donne più schizzinose. ln quanto alle governanti dei bimbi piccoli è necessario che sieno provvedute per casa di grembiuli bianchi di una certa eleganza e si pretenderà che vestano di chiaro. Per fuori si farà loro indossare il costume inglese che è così elegante nella sua semplicità. Abito e cappa turchina o grigia; in capo un lungo velo azzurro chiuso attorno alle tempie secondo la foggia dei veli portati dalle Dame della Croce Rossa. Tale costume è preferibile a qualsiasi abito "particolare„ perchè talora, onde sfoggiare una tal quale eleganza, queste governantine si camuffano in mille modi sfoggiando certi copricapo da far venire i brividi...

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Rammento a questo proposito un episodio abbastanza significativo. Certa dama, rendendo visita a una "nuova ricca„ fu condotta da questa a visitare l'alloggio suntuoso, nuovo fiammante, offertole dall'opulento marito, ex negoziante in pellami. Giunti nel salone, la signora additò alla dama, con visibile compiacenza, il grande ritratto di una gentildonna in parrucchina bianca, adorna di trine antiche e di perle superbe. Era un'antenata comprata a caro prezzo dal più accorto antiquario della città. La dama lasciò che la sua interlocutrice ripetesse la lezioncina d'araldica acquistata col quadro, ma allorchè colei pronunciò un titolo ed un nome immaginari, ella sorrise: — La conosco bene quella signora — disse tranquillamente — È la marchesa x, nonna di mia madre. Ho venduto io il quadro, l'anno scorso, per ragioni di famiglia...

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Ma qualora esistesse qualche difetto inguaribile che smorza la limpidezza vocale, occorre avere abbastanza spirito per riconoscere tale difetto e cercare di farlo sentire agli altri il meno possibile allorchè ci si trova in società. Mi è accaduto più volte di udire voci stridule raggiungere un diapason tale da rintronare i timpani dei loro vicini, sopraffacendo la conversazione, imponendosi sgarbatamente, dominando con l'impertinenza d'un timbro elettrico. Ed essendo impossibile che la proprietaria di simile malanno non se ne accorga è facile congetturare il grado di educazione di tal persona, anche poco accorta, giacchè non si perita di accentuare un proprio difetto. E se di tali voci se ne trovano disgraziatamente due o tre in un salotto, e ciascheduna vuol inalzarsi sulle altre, vi lascio immaginare che cosa avviene! È indispensabile, quindi, nelle cose tanto grandi che piccole della vita avere il coraggio di "anatomizzarsi„ la persona e di guardarsi bene allo specchio, "Anatomizzarsi„ cioè scrutarsi per entro, osservare i propri difetti e le proprie qualità, senza fare come lo struzzo che per non essere visto chiude gli occhi. In quanto a guardarsi bene nello specchio, ne parleremo più in là... Un semplice e popolare dettato c'insegna: "È il tòno che fa la canzone„ Vale a dire: ha più importanza il tòno della voce con cui si pronunziano le parole che le parole stesse. — Infatti provate a rivolgere una frase gentilissima e lusinghera in tòno brusco o canzonatorio e vi accorgerete subito, dal viso del vostro interlocutore, il, bell'effetto che ha prodotto! Ecco dunque la necessità di avere specialissime cure per la voce senza credere, con questo, di dover diventare un' Adelina Patti.... Saper parlare con gentilezza, con proprietà, è dote posseduta purtroppo, da poche signore; dote, però, che si può, volendo, acquistare con un po' di buona volontà. Anche una voce difettosa è suscettibile di correzione come ogni altra manchevolezza umana. Benchè il timbro non si possa cambiare si riesce sempre a saperla modulare, non alzandola nè abbassandola troppo, soprattutto in società, quando un certo numero di persone parla contemporaneamente. Nelle discussioni, in modo speciale, questa benedetta voce non deve mai oltrepassare il "diapason„ normale. Parlo, s'intende, di discussioni femminili, perché la donna partecipa, generalmente, in modo così attivo all'andamento politico- sociale, da dover gareggiare talvolta in eloquenza coi depuntati d'opposizione.... Ho già detto che nei salotti, in visita, è sconsigliabile qualsiasi genere di discorsi politici; ma qualora in grazia a speciali avvenimenti si divenga a uno scambio d'idee, per carità che la discussione non degeneri in comizio! E la voce non si alzi, e il gesto non infuri, e le opinioni sieno espresse in quella maniera cortese, sebbene schietta, per la quale pur sostenendo le proprie opinioni, non si offende coloro che pensano in un altro modo! Non è certo con l'alzare il diapason della propria voce che si riesce a cambiar le idee nelle teste altrui! A questo dovrebbero pensare e provvedere le mamme allorchè i loro bambini o per averla vinta o per esprimere qualche cosa che ha colpito la loro fantasia, strillano come gazze assordando coloro che hanno la gioia di udirli. Certe forme di educazione devono essere insite nelle animuccie infantili senza ch'esse se ne accorgano, così come le piccole menti imparano a leggere a scrivere senza sforzo e senza fatica; quasi, direi, istintivamente. "L'arte della parole„ è un'arte difficile e preziosa; bisogna tenerne conto, coltivarla, perfezionarla per la grazia compiuta della donna, la quale — checchè ne dicano le suffragiste — è ancor lontana dalla necessità di scendere in piazza e arrochirsi nelle dimostrazioni, per ottenere dei diritti di cui non solo può fare a meno, ma che messi tutti in un mazzo non valgono, per lei, l'ineffabile poesia di un sorriso, nè di una buona parola. Imparate a parlare con dolcezza, signorine gentili; e molte piccole vittorie saranno per voi.

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