Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le buone maniere

202854
Caterina Pigorini-Beri 5 occorrenze
  • 1908
  • Torino
  • F. Casanova e C.ia, Editori Librai di S. M. il re d'Italia
  • paraletteratura-galateo
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Non sarà quindi mai abbastanza raccomandato di non abusare della bontà e compiacenza d'una signora. Tutti questi piccoli particolari sono in verità alquanto più sottili di tutte le regole di civiltà espresse fino a qui. Anche per chi li scrive sembrano superflui: ma un regolamento non sarebbe completo se non ci fossero anche gli articoli addizionali per l'applicazione di una legge, sia pure che essa possa parere insignificante. Ecco perchè è utile di aggiungere che questa parentela spirituale dei padrini tra di loro e dei figliocci verso i padrini e viceversa, crea quei doveri che la cavalleria impone perfino ai padrini dei duelli, di cui non parleremo, ma che pure esistono per una convenzione assai meno lieta e assai più barbara, nella società moderna, come superstiti del tempo in cui gli uomini si richiamavano per le loro passioni, le loro cupidigie e i loro odii al giudizio di Dio. La filosofia e l'umanità reclamano contro la cavalleria; ma noi sappiamo quel che diceva il Cardinale Federigo a don Abbondio: c'è dei violenti a cui è diritto il sangue. Ora se v'hanno obblighi riconosciuti per la cavalleria, ve ne possono essere anche per la spiritualità dei nostri sentimenti, per il dolce richiamo alla vita, di cui i padrini e i figliocci non debbono dimenticarsi, non foss'altro che per una poesia gentile ed amorosa. I padrini e le madrine tanto del battesimo come della cresima (cerimonia presso a poco uguale perchè è una conferma), sono tenuti ad interessarsi del fanciullo che hanno presentato alla vita. Per l'anno nuovo, per la prima comunione, pel suo matrimonio, pel suo primo successo o grado accademico, tesi di laurea o spalline militari, gli debbono un regalo in relazione alla loro fortuna. Il figlioccio scrive o fa la sua visita al capo d'anno e per l'onomastico; sarà di buon gusto non ricordare il compleanno, il quale è una data che dà malinconia, specie alle signore. Se l'intimità, la quale può talvolta rallentarsi pei casi della vita, continua, il figlioccio scriverà loro avvertendoli de' suoi successi e delle sue fortune, senza far mai allusione alla sua qualità, per evitare l'impressione che egli creda di avere diritto a credersi spiritualmente affine; e sopratutto se il compare e la comare fossero in posizione elevata, si imporrà il riserbo di mostrare che egli si è dimenticato di essere figlioccio, salvo la gratitudine e il rispetto. La prima comunione importerebbe pure un cerimoniale ormai invalso in tutte le condizioni della società. E perciò, per quel tanto in cui il cerimoniale esteriore della vita mondana può accordarsi colla religione, si deve esigere che i fanciulli non escano di casa durante gli ultimi otto giorni che precedono questa cerimonia, meno per le cure dell'igiene e per le preparazioni ad una festa così solenne. Il grande apparato che attualmente si dà a quest'ultima cerimonia, suggerirebbe un mucchio di riflessioni melanconiche. I libri di costumi, le osservazioni degli psicologi e dei moralisti sono concordi nell'asserire che le mamme e le maestre, le direttrici di educandati e le istitutrici sono in una falsa via, quando fanno celebrare la prima comunione alle fanciulle vestite con abiti troppo sfarzosi, alla presenza di un popolo che accorre numeroso più per curiosità che per devozione. Anche questo sarà oggetto di speciale attenzione, perchè la fede, che è una virtù, sia esercitata con umiltà e discrezione, e che l'accessorio non diventi il principale. La delicatezza dell'argomento non concede un più lungo esame della quistione: essa però non vieta di notare che le troppo forti commozioni morali a cui vengono esposte le anime delle fanciulle, nel giorno in cui la pace dovrebbe scendere consolatrice nei loro vergini cuori, sono ben lungi dal determinare in esse quei sentimenti pii a cui la cerimonia pubblica della prima comunione parrebbe dovesse mirare.

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Soltanto è da evitare una cosa a cui tutti, seguendo le idee del tappezziere che ha il suo menu come il cuoco, non prestano abbastanza attenzione; bisogna guardarsi dal falso lusso, dalle pretese di eleganza, dalle oleografie e dai falsi ricami, dai falsi merletti e dalle false faenze e dai falsi bronzi, dai fiori di carta e dai gessi dorati di porporina. Nessuno può immaginare l'effetto grottesco di quelle belle arti d'imprestito, di quelle aspirazioni al gusto artistico o alla ricchezza, col combattimento dell' economia e della povertà che ricorda quei famosi versi satirici:

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Se viene un medico a curarvi, voi lo pagate, ma non fate conti, non discutete; gli rimettete le sue propine a casa, con qualche parola di ringraziamento, senza mostrare di credere di averlo compensato abbastanza per quello che ha fatto per voi. Se un operaio vi porta un lavoro, voi gli dite grazie; se andate in un negozio dove altri sia prima di voi, non cercherete, chiunque voi siate, di andargli avanti; chi è primo al mulino, macina. Sarà opera gentile di far precedere una signora o un vecchio o un fanciullino; ma ciò è in voi che siete primo di sentire questo dovere, non ad altri di imporvelo. Se andate da una modista, da un sarto, avrete la moderazione di non trattenerlo troppo lungamente a scapito di altri che aspettano; userete almeno, se v'è assoluta necessità di farvi attendere, l'attenzione di esprimere il vostro rincrescimento. Se altri vi aggredisce con parole vive troppo più che non convenga, risponderete con moderazione; ciò smorza gl'incendi e attutisce i permali; se donate, fatelo senza formalità o millanteria: se ricevete, aggradite sempre qualunque sia il dono che alcuno vi fa: regalare e non gradire, è anch'essa un'altra cosa da morire. Siate sorridenti e benevoli fin dove e quanto potete: salutate quando entrate e quando uscite dai luoghi pubblici: corrispondete al saluto dei piccini, dei poveri, degli oppressi; rispettate l'altrui dignità in ogni tempo e modo; se non potete o non credete di fare la limosina che vi chiedono, abbiate almeno la carità di rispondere una buona parola; e anche nel far valere il vostro diritto, rispettate non solo quelli degli altri, ma anche quelli che essi credono tali in buona fede. La lotta pel diritto è una lotta filosofica e morale che non esclude la cortesia e l'urbanità; più che essere una guerra anche incruenta, è lo scambio di due idee, di due impulsi, di due dignità e di due principii. Il diritto dà la forza, ma la forza senza modo per farsi valere è ancora al di sotto dell'accortezza di giovarsi di tutti quei mezzi, che possono farlo prevalere praticamente. L'accortezza non è l'astuzia o la furberia; l'accortezza è un'altra virtù che ci fa padroni del nostro ambiente morale e che, come la circospezione, ci rende facile di camminare anche fra le ova senza romperle, o fra i rovi senza lasciarci nessun lembo delle nostre vesti. Un'ultima osservazione si potrebbe aggiungere alle molte altre che si saranno fatte intorno alle massime esposte in questo libro per la gioventù che va a scuola: vale a dire come possa essere possibile che tutte le piccole cose della vita esteriore riescano a fortificare il nostro carattere di cittadini. Le risposte sarebbero in questo caso due: ricominciare a leggere il perchè del libro, e richiamare il detto di Egidio Romano: Nella scienza dei buoni costumi, l'uomo dee parlare leggiermente et per esempli.

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Eppure accade tutti i giorni qualche cosa di simile: chi non sa dove mettere il cucchiaio; chi non sa intingere un biscotto; chi lascia cadere le goccie sul tappeto o sull'abito, chi s'imbratta o rovescia; e perfino chi accostato il the alla bocca non lo trova abbastanza caldo e dopo averlo preso lo rifiuta. L'atto è incivile, ma una padrona di casa, che non ha persone adatte e abili a servire, non deve mettersi in questo cimento, crearsi delle ragioni di malessere e prestarsi ad un ridicolo tanto sicuro quanto inevitabile. Una conversazione di gente che naturalmente sa chi è, ma che o non è presentata o vuol stare su le sue, prova l'abilità della padrona di casa. È da dubitare che ce ne siano molte, perchè il genio della conversazione è raro corne il genio delle arti e della poesia. Ma pur ce n'è qualcuna, e nell'aridità della vita mondana tutta esteriorità e convenzioni una bella e discreta parlatrice è più ammirata che un oratore eloquente. Questa forza non è tutta sprecata: essa eleva il salotto ad una palestra di ginnastica intellettuale, in cui si raffinano i sensi e si acuiscono le facoltà della prudenza, della grazia e dello spirito. Quando una persona sta per partire mentre ne arriva un'altra, se non si è ancora congedata, bisogna attenda un pochino per non lasciar credere che lasci la sala per lei: se è in piedi si sbriga ancora più presto non trattenendo nè l'arrivata se anche la conosce, nè la signora che deve riceverla. Se non la conosce è presto spiegato; se ha rapporti cordiali o solo anche di conoscenza, nota di volo che era già sull'uscire. Ad ogni modo tutto questo deve accadere con prontezza ma senza confusione o incomodando i vicini, ciò che rivela quello che si chiama la mancanza di mondo. All'arrivo in una città di un gran personaggio, che per ragioni di carica o di posizione sociale si è obbligati di visitare senza conoscerlo che di nome o di vista, anche fosse in una famiglia non amica o all'albergo, sarà dovere di ognuno di portare una carta di visita piegata da un lato o di mandarla da un domestico, per mostrare la premura doverosa verso un superiore, un ospite, un nome insigne. Toccherà a chi riceve la carta di mostrare il proprio gradimento o il desiderio di conoscere la persona che ha mostrato di comprendere il proprio dovere e non gli mancherà modo di farlo sapere. Può darsi ch'egli non risponda; e in questo caso il visitatore non ripeterà l'atto ossequioso, che potrebbe diventare molesto o riuscire inopportuno, per chi è costretto di riceverne molti e non può corrispondere a tutti. Ciò del resto non deve esser preso come un'offesa fatta alla vostra persona che gli è perfettamente sconosciuta, e non deve sconsigliare alcuno di rinnovare l'atto ossequioso quante volte se ne presenti il caso e l'opportunità. Infine tutta questa spiegazione dei doveri sociali messa in compendio vuol dire: che la gentilezza delle maniere può diventare potenza fecondatrice di civiltà, e riuscire utile agli uomini dissipando malintesi ed equivoci, appurando fatti male interpretati, sciogliendo i ghiacci dei cuori e le nebbie dell'intelletto, migliorando gli animi nel raddolcire i sentimenti umani e alzando altari dove parevano aprirsi gli abissi degli odii infecondi e delle discordie fratricide.

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Della quale se alcuno ricaverà se non vantaggio reale almeno un qualche diletto, pel richiamo ai costumi antichi nazionali in confronto dei moderni, io mi riterrò abbastanza lieta e soddisfatta.

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