Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbastanza

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Nuovo galateo

190117
Melchiorre Gioja 6 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
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Siate breve nelle vostre lettere colle persone occupate d'affari o di scienze; colle persone amate le vostre lettere non saranno mai lunghe abbastanza.

Pagina 206

Non si può abbastanza ricordare ai giovani il credito o lo scredito che ci fruttano i compagni che frequentiamo, e come dalle qualità buone o ree di questi inclina il Pubblico a giudicare delle nostre. Infatti,

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Allorchè in mezzo ai pericoli pubblici la forza del governo non protegge abbastanza i cittadini, i cittadini si proteggono da sé stessi, associando reciprocamente le loro forze. Il desiderio intensissimo d'uscire illesi dalla burrasca annoda molte amicizie. Diminuite i pericoli pubblici, fate crescere la protezione del governo, e vedrete molte amicizie sciogliersi o raffreddarsi. La debolezza, e scarsità delle amicizie ne' tempi moderni a fronte dei secoli di mezzo non prova dunque decremento di morale privata, ma piuttosto aumento di tranquillità e sicurezza pubblica. Nella gioventù le amicizie sogliono essere calde, ma poco durevoli, perché i desiderii sono nel tempo stesso forti ed incostanti. 4.° Un uomo può conservare degli amici nelle sventure, principalmente se sa soffrirle con coraggio; ma se perde la stima pubblica per azioni infamanti, resta isolato e solo. Tra le persone dotte che non siano rivali, l'amicizia suole essere forte e costante, perchè alta e costante la stima. Si possono avere de'grandi difetti, e ciò non ostante conservare degli amici se si hanno grandi qualità, cioè se si conservano molti diritti alla stima pubblica. 5.° A misura che le persone s'alzano a cariche maggiori, perdono degli amici; giacché scema la confidenza a misura che cresce il rispetto; senzachè l'elevazione trae seco la realtà o l' apparenza dell'orgoglio che offende l'amicizia.

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Voi non rinfaccerete dunque all'amico traditore i beneficii di cui lo colmaste, non isvelerete i segreti ch'egli vi confidò, né porrete segni a' vostri motteggi le debolezze che in lui scopriste; ma direte piuttosto tra voi stesso: Non sono stato abbastanza avveduto nella scelta, ed è giusto che io porti la pena della mia ignoranza.

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Io non sono abbastanza ricco per salutarvi in piazza, diceva uno scroccatore d'impieghi a un ministro decaduto. All'opposto Voltaire celebrò Turgot nella sua celebre Epitre à un homme, allorché Turgot fu balzato di carica. Isocrate comparve sulla pubblica piazza in abito di duolo il giorno in cui l'Areopago fece bevere la cicuta a Socrate. Gli amici comuni sono simili a quegli uccelli che la stagione del ghiaccio e della neve allontana, e che solo a' bei giorni di primavera ritornano. L'onore e la giustizia sono il primo limite ai sacrifizi che si possono ricercare agli amici: ogni lesione all' uno o all'altra non debb'essere nè chiesta né concessa: Ab amicis honesta sunt petenda . Generalmente gli amici volgari, cioè quelli che professano amicizia per interesse, per vanità, per convenienze sociali, pretendono che sagrifichiate loro il vostro onore e la giustizia che dovete a voi stesso e agli altri: per amicizia, se siete giudice, dovete tradire la giustizia; se testimonio, la verità; se impiegato, l'interesse pubblico! Voi dovete decantare i difetti di questi amici come virtù, e seguire il loro partito anche quando hanno torto. Alla loro presenza voi non potete dar lode al merito eminente di chi loro spiace, nè condannare la loro condotta allorché dalle leggi del giusto e dell' onesto si scostano. Comparisce un libro nuovo? Voi non dovete censurarne le nocive teorie, perché l'autore é loro amico, parente, conoscente od altro, ecc. In somma le pretensioni degli amici volgari, promosse da, affezioni private, non mai hanno per norma l'idea dell'utilità pubblica, e spesso direttamente le si oppongono. =* Cosi nella 3.ª edizione; nella 4.ª fu fatta sostituire (ed é facile vederne il motivo ) « emergenti » da affezioni private, si scostano dalla verità e dalla » giustizia, che sono la norma dell'uomo onesto ». Il secondo limite si trova paragonando il sacrifizio col vantaggio; allorché il sacrifizio, che vi richieggo, è maggiore del vantaggio che ne traggo, la mia dimanda é inurbana, e questa inurbanità si desume da quella maggioranza. Un fatto spiegherà meglio la mia idea. Francesco I re di Francia assisteva ad un combattimento di lioni che davasi nel suo serraglio. Una donna di corte lascia avvertentemente cadere dalla loggia, in cui trovavasi, il suo guanto nell'arena ove combattevano quelle fiere, e dice al cavaliere di Lorges, giovine bello, ben fatto e bravo: Se voi mi amate, come dite, andate a prendere il mio guarito. Il giovine discende di sangue freddo, raccoglie il guanto, risale, lo getta con disdegno in faccia alla dama, le volta le spalle, e non vuole più vederla. - La dama, per far parlare di lei e mostrare a qual segno era amata, aveva esposto a pericolo la vita del suo amico. In generale é indiscreto chi ricerca un servizio che reca più incomodi a chi lo eseguisce, che vantaggi a chi lo riceve. Montaigne vuole che tra gli amici il linguaggio sia franco e senza velo; che le parole colpiscano al segno che mira il pensiero: Tu sei uno stolto, tu sogni, tu deliri, e simili. » L'amicizia non é » abbastanza virile e forte, egli dice, se nelle » dispute si spiega con riservatezza e con timore; » giacchè, come dice Cicerone, non si può disputare » senza condannare il sentimento del proprio » avversario. Chi si oppone alle mie idee (segue » a dire Montaigne) punge la mia attenzione, » non eccita la mia collera; io vo incontro » a quello che m'instruisce contraddicendomi: la » causa della verità deve essere comune all'uno » e all'altro, e superiore alla vanità d'entrambi. » Io sono più fiero della vittoria che guadagno sopra » di me, quando mi piego alla forza delle regioni » che mi vengono opposte, che quando mi » riesce di vincere il mio avversario per la sua » debolezza ». Si può rispondere a Montaigne che il discorso, per essere franco, non è necessario che sia ingiurioso, e che la verità non perde alcun diritto quando è presentata con modi gentili. Voi dite che i triangoli d'un triangolo non sono uguali a due retti: io vi contraddico tosto e dimostro che dite un errore; ma aggiungerò io un solo grado di forza alla mia dimostrazione regalandovi il titolo di stolto? Questo titolo irrita il vostro amor proprio, ma non illumina il vostro intelletto. Invece di questo paragrafo, la 3.ª edizione ha quest'altro: » Tutti diranno in generale che Montaigne ha » ragione, ma nel caso pratico quasi tutti si mostreranno » più ligi agl'interessi della loro vanità » che agl'interessi dell'utile pubblico e del vero, » e per non sentirsi offesi nell' amor proprio rinuncieranno all'amicizia .»

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Quest'uso che riscoteva un dazio sul commercio dell'amicizia, che poneva ostacoli all'ospitalità, che nella casa d'un amico faceva pagare un pranzo al prezzo quadruplo di quello che si sarebbe pagato in casa d'un locandiere, quest'uso incivilissimo obbligava molte persone a dichiarare che non erano abbastanza ricche per accettare pranzo da tale o tal altro milord. Questo dazio, che era in vigore nello scorso secolo anche in Olanda, si pagava sotto gli occhi del padrone, il quale non s'accorgeva o non voleva accorgersi che era cosa sommamente inurbana il volere alimentare de'servi con contribuzioni forzate imposte all'ospitalità ed all'amicizia. Gli Scozzesi furono i primi ad abolire quest'uso nel 1760, con grande scandalo de'servi, i quali non mancarono d'invocare le venerate pratiche de'maggiori, e declamare contro la corruzione del secolo, e ripetere nel loro gergo » Declina il mondo e peggiorando invecchia ».

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Nuovo galateo. Tomo II

194595
Melchiorre Gioia 3 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Non può abbastanza censurarsi, perché contraria alla confidenza e quindi all'allegrezza, la smania di coloro che vogliono conoscere tutti gli affari altrui, saperne le più minute circostanze, e dei nomi chieggono notizia e de' luoghi e, per trarvi di bocca qualche cosa di più, pria fingono di non avere ben inteso, poi vi dimandano schiarimento ad un dubbio; ora vi piantano avanti un sospetto come infallibile, e, vedendo che lo rispingete, mostrano di ricredersi passando al sospetto opposto; e dalla nuova vostra negativa o meraviglia fatti accorti, si ripiegano sopra sè stessi per ritornare all'attacco; e o con gran pompa di tolleranza v'invitano ad aprir l'animo, o con improvvisa ed isolata interrogazione vi sorprendono; e tenendo gli occhi fissi sopra di voi, cercano di leggervi nel volto l'impressione che fanno i loro discorsi; la quale, paragonata e unita alla vostra risposta, serve loro di via per giungere al vero. Questa curiosità conduce i ciarlieri, i parabolani, gl'invidiosi, i tristi per tutte le case, i palchi, i caffè, onde raccogliere e raccontare

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.° Dalle parole che non sono abbastanza moltiplicate né abbastanza particolari per essere sempre esatte, e corrispondere alle varie modificazioni dei sentimenti. Quindi tutto ciò che si dice e si scrive, essendo suscettivo di varietà indefinita, non deve recare meraviglia se a costanti opposizioni va soggetto. Tra le cause delle dispute e sotto questo articolo, fa d'uopo accennare la mania di spiegare i fatti prima d'essersi accertati della loro esistenza, e per cui si disputa con tanto maggior calore, quanto che ciascuno parla, come si dice, in aria, e si batte con strali di nebbia. Nel 1593 corse rumore che essendo caduti i denti ad un fanciullo di sette anni nella Slesia, gliene era sorto uno d'oro al posto d'uno de' molari caduti. Horstius, professore di medicina nell'università di Helmastad, scrisse nel 1595 la storia di questo dente, e pretese ch'egli era in parte naturale, in parte miracoloso, e che era stato spedito da Dio a questo fanciullo a fine di consolare i Cristiani afflitti per le vittorie dei Turchi. Figuratevi quale consolazione poteva recare ai Cristiani un dente d'oro, e quale rapporto poteva unire un dente e i Turchi. Nello stesso anno, affinché questo dente non mancasse di storici, Rullandus ne diede una nuova storia con nuovi commenti. Due anni dopo, Inglosterus, altro dotto tedesco, scrisse contro il sistema esposto da Rullandus, il quale rispose con una profonda arcibellissima replica, come è ben naturale di supporre. Un altro dotto d'eguale calibro raccolse tutto ciò che era stato detto sopra questo dente meraviglioso, e vi aggiunse il suo parere. A tante belle opere altro non mancava se non che la cosa fosse vera, cioè che il dente fosse d'oro. Quando un orefice l'ebbe esaminato, risultò che questo preteso dente d'oro era una foglia di oro destramente applicata al dente; ma si cominciò a disputare e comporre de' libri, poscia si consultò l'orefice. Un accademico di Berlino, membro d'altre accademie, in una geografia pubblicata nel 1821, parlando della provincia Lodigiana, dice che ivi si fabbrica il celebre formaggio detto parmigiano; nel che ha ragione: ma il bello si è che aggiunge che questo formaggio si forma col latte di asina. Se queste grazioso aneddoto è creduto, possiamo aspettarci dalla Germania una ventina di dissertazioni sui nostri formaggi d'asina!!. La frase dalla Germania fu levata dalla 4.a ediz.

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Il lettore che non fosse abbastanza persuaso dei vantaggi che ho attribuito alle conversazioni ed in generale allo spirito di socievolezza, è pregato a sospendere il suo giudizio sino all'articolo secondo, ove esaminerò gli usi e i costumi de' tempi barbari e semibarbari, ne' quali di socievolezza non v'era quasi traccia.

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