Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La Stampa

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AA. VV. 6 occorrenze

Lei è molto, abbastanza, poco o per nulla soddisfatto dell'attuale governo?

Ma la squadra di Fontolan ha denunciato i soliti mali, dopo un avvio abbastanza promettente, che si possono sintetizzare in una fragilità strutturale con difesa talvolta ballerina, poca penetratività in attacco, insufficiente filtro a centrocampo. Sul piano tecnico l'undici di Rosa si è espresso sicuramente meglio, ma non ha affondato più di tanto i colpi. Il momento migliore del Borgosesia è stato quando si è trovato in vantaggio e ha dovuto rincorrere. Ha sfoderato, unitamente ad una decisa reazione, anche delle pregevoli azioni. La rete del pareggio è stata comunque favorita da una ingenuità dei Setaioli, che consentiva a Misso di battere Montorfano. Era il 38'. La Guanzatese aveva coronato il suo buon avvio con il gol del vantaggio al 15'. Cagliani si è fatto trovare pronto sul passaggio di Contartese mettendo il pallone alle spalle di De Giorgi. Nulla da fare per l'estremo difensore laniero. Sull'1-1 le due antagoniste si sono quasi adagiate. Nella ripresa, qualche sussulto da una parte e dall'altra ma cosa di poco conto. Tuttavia la Guanzatese ha avuto l'occasionissima a 5' dal termine con Pettiti. Entrato in area ha calciato con precipitazione sbagliando nettamente la mira.

I piccoli candidati al sacramento si sono mostrati abbastanza disciplinati e tranquilli; tutti tranne uno, in un elegante vestitino di raso bianco, che non ha voluto a nessun costo rinunciare al biberon durante la celebrazione. I piccoli, secondo l'antico rito della Chiesa, sono stati unti prima con l'olio dei catecumeni e poi con il «crisma». «Ecco, sei contento?», ha chiesto Papa Wojtyla a ogni bimba e bimbo subito dopo averli bagnati con l'acqua benedetta. Il fonte battesimale adoperato per la cerimonia di ieri è quello che la diocesi di Roma ha regalato al Papa in occasione dei suoi cinquant’anni di sacerdozio, il primo novembre scorso.

Sul secondo piano, quello morale, ci pare che, fra tante dispute odierne, non sia abbastanza sentito l'aspetto morale, o, più largamente, etico-politico che dovrebbe sempre riconoscersi alla base di ogni nuova Costituzione. Su questo secondo aspetto del problema mi rifarei alle giuste considerazioni fatte ieri da Barbara Spinelli e Angelo Panebianco. E aggiungiamo che in certe astiose polemiche, e inversioni troppo repentine di schieramenti o di argomenti, e reticenze e calcolate ambiguità o schermaglie, sembra quasi di cogliere un deliberato e spregiudicato proposito di occultare i motivi profondi del proprio agire. E si profila il dubbio che i mezzi e gli scopi effettivi non siano veramente quelli dichiarati e ostentati. Per queste ragioni, ci pare che sia preferibile il lavoro più modesto, circoscritto, semplificato di una Commissione parlamentare, entro un termine preventivamente fissato, rispetto all'altra ipotesi, certo più solenne ma anche troppo complessa, di una Assemblea Costituente. A questo punto, mi pare che una conclusione si imponga. Ognuno parli e agisca apertamente e lealmente. Non ci facciamo certo troppe illusioni su un facile sbocco della via che sarà, in un modo o nell'altro, prescelta: se il dialogo o lo scontro. Né sarebbe serio affidarsi a più o meno probabili previsioni. Tutte le carte sono ancora da giocare. Ma una cosa ci sembra fin da questo momento essenziale. E il nostro discorso è rivolto prima di tutto all'Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini ma anche all'opposto schieramento di centro-sinistra. Nessuna «pregiudiziale», di contenuto o di forma, può essere proposta (per l'appunto, come pregiudiziale); nessun vincolo preventivo, su qualsiasi tema, come sarebbe la pretesa - esplicita o vaga o larvata - di una forma qualsiasi di presidenzialismo o semipresidenzialismo, o altre condizioni preclusive o, al contrario, impositive. La Commissione parlamentare deve aprirsi senza limiti preventivi e, una volta aperta, discutere di tutto. Se tale non è, in partenza, la precisa volontà di tutti, sarebbe inutile, e anche pericoloso appigliarsi a questa via con dannata al fallimento. E allora? È chiaro che l'unica soluzione è quella dell'art. 138 della Costituzione: non entusiasmante, certo, ma inevitabile. Ricordiamoci tutti, e soprattutto, che, quale che sia la via prescelta, ci troviamo tutti di fronte a problemi gravi e indilazionabili, che premono inesorabili sul nostro avvenire. Non c'è bisogno di enumerarli. Non si tratta di escogitare furbesche e soltanto apparenti vie o viottoli di compromessi formali, ma di ben altro: ascoltare la voce della ragione, e ritrovare lo slancio che animò la grandissima maggioranza degli italiani nella primavera del 1945 e che si trasfuse in questa nostra Costituzione: non sempre attuata, ma ancor viva e dunque emendabile, pur con tutti i segni di invecchiamento e le insufficienze venute alla luce. Altro, per ora. non ci sentiamo di dire.

La Juve, per bocca di Moggi, smentisce tutto, ma tra l'allenatore ed il giovane attaccante ci sarebbe stato un diverbio abbastanza acceso durante l'intervallo. Vieri è entrato al 25' del primo tempo per sostituire Roksic. Una prestazione senza squilli in perfetta sintonia con quella dei compagni. Ma alla ripresa del gioco Vieri non c'era più, al suo posto Amoruso. Ha poi spiegato Lippi: «Non devo raccontarvi quello che succede negli spogliatoi. Si è trattato di una scelta tecnica, mi serviva un giocatore come Amoruso che tenesse palla e portasse fuori area gli avversari». Spiegazione più che accettabile, ma pare che Vieri non abbia gradito la sostituzione. Lo dimostra il fatto che a fine partita se ne è andato scuro in volto passando dalla porta di servizio. Secondo la testimonianza di chi si trovava negli spogliatoi (anche gli atalantini ex compagni di Vieri), c'è stato un burrascoso faccia a faccia fra Lippi e il centravanti, durante il quale l'allenatore avrebbe rivolto a Vieri alcuni appunti sul suo atteggiamento in campo. Il giocatore, uno dalla battuta pronta, avrebbe reagito e Lippi l'avrebbe quindi punito con l'esclusione. E non sarebbe neppure la prima volta che fra i due c'è tensione. Qualche mese fa Vieri si lamentò del turn over e ne pagò le conseguenze finendo in tribuna. Fatti che la Juve nega categoricamente. Dopo la versione di Lippi, arriva in fotocopia quella di Moggi in rappresentanza della società: «Sono tutte fantasie. Lippi voleva tirare fuori l'Atalanta dalla sua area e ha deciso che Amoruso fosse il giocatore più adatto per farlo». Una spiegazione convincente e in ogni caso l'unica ufficiale. Comunque anche con Amoruso la situazione non si è sbloccata e la Juve ha confermato di avere grossi problemi in zona gol. Una rete nelle ultime tre partite non è bottino da squadra che punta allo scudetto ed è la prova che dalla prossima stagione occorrerà rimpolpare degnamente l'attacco. Shearer o no. Lippi non si preoccupa: «La squadra ha lottato e costruito occasioni. Ho poco da rimproverarle. Manca la lucidità, ma abbiamo fatto tutto il possibile. La verità è che non si può essere al massimo per 11 mesi l'anno. L'uscita di Boksic si è fatta sentire. L'Atalanta era chiusa, lui è uno che apre le difese». Ma aggrapparsi alla mancanza di Boksic è un alibi che gli altri bianconeri non vogliono accettare. Il più deciso nel negare l'indispensabilità dell'attaccante è Del Piero, che risponde risentito a chi gli fa notare questo particolare: «Ho visto una Juve che ha creato tantissimo. Mi pare troppo semplice e neppure tanto giusto spiegare l'assenza di gol con la mancanza di un punto di riferimento in attacco. Non abbiamo segnato, ma non perché è uscito Boksic. Non credo che questa scarsità di gol sia un fatto preoccupante, ma comunque deve farci riflettere». Anche Deschamps è d'accordo: «Aggrapparsi a Boksic mi pare una scusa che non regge. La verità è che problemi in attacco ne abbiamo sempre avuti e adesso che non siamo al meglio della condizione le cose sono peggiorate. Diciamo che è andata bene così. Noi qualcosa abbiamo creato, ma loro hanno colpito due pali». Non ci fosse stato Peruzzi poteva finire peggio. Il portiere, nel secondo tempo anche libero d'emergenza, spiega: «Domenica era colpa mia, oggi non mi sento il più bravo». E Ferrara conclude. «Non so se stiamo pagando il dopo Tokyo, ma il momento è delicato. Dobbiamo stare uniti, cercare di limitare i danni».

L'Inter, guardinga e abbastanza solerte nel far scattare il fuorigioco, è braccata a uomo. Boghossian segue Djorkaeff, Colonnese si appiccica a Ganz, Baldini fa ombra a Branca. La squadra di Hodgson, in sgargiante maglia arancione, subisce pei lunghi tratti. Dopo il minuto di raccoglimento per le vittime dell'alluvione e 20' di studio in cui l'esasperato tatticismo spazza via ogni speranza di spettacolari accadimenti, il Napoli preme sull'acceleratore. Pagliuca sventa in corner su Aglietti (22'), para a terra su Cruz (24'), vola su un missile di Beto (39'). Il Napoli non ha fortuna. Il vento, poi, è nemico terribile per chi cerca traiettorie volanti. Djorkaeff, in difficoltà a sganciarsi e a combinare qualcosa di utile alla causa nerazzurra, entra male su Ayala ma è graziato dall'arbitro che farà lo stesso con Boghossian all'inizio di ripresa. La trappola per il Napoli scatta al 44' quando Winter si invola sulla fascia sinistra senza trovare adeguata opposizione. Il tocco per Djorkaeff è trasformato dal fantasista in una larga apertura verso Branca. Baldini permette al centravanti (al rientro al posto di Zamorano) di agganciare, sistemarsi il pallone e battere a rete. Ne esce fuori un tiro non perfetto, forse questo fatto, unito a un piazzamento infelice, inganna Taglialatela che viene battuto in maniera ridicola. Alla ripresa il signor Bazzoli, che sembra ignorare l'uso dei cartellini gialli per alcuni interventi sulle gambe (pochi a dire il vero), ammonisce subito Beto che si sistema mi pallone - il vento cambia di colpo le traiettorie con la mano. Il brasiliano si fa cogliere poco dopo nello stesso errore e paga con l'espulsione. Napoli in dieci e mezz'ora per sperare. Simoni ha già inserito Caio, prova anche con Caccia ed Esposito. Gli imitatori di Beto (da Djorkaeff a Zanetti) pagano il mani con il giallo, l'Inter corre ai ripari richiamando Bergomi. E tutto lascia presagire che la partita finisca senza altri sussulti. Invece Djorkaeff, a 2' dal termine, converge al centro su passaggio di Fresi e conclude con un destro rasoterra di rara precisione che supera Taglialatela, fa sponda nel palo e gonfia la rete. Persino dalla curva, che per un'ora e mezzo ha insultato Pagliuca, giungono timidi applausi. Il colpo del francese legittima una vittoria che, fino a quel momento, appare un vero e proprio furto. La risposta di Caccia allo scadere, una giravolta a mezza altezza che evidenzia la staticità di Galante e le insicurezze di Paganin, ravviva l'incontro per i 4' di recupero. Galante sventa al 49' l'ultima palla gol capitata a Pecchia.

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