Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Astronomia

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J. Norman Lockyer 17 occorrenze

Sono disseminati sopra una estensione larga tre volte circa la distanza che in media separa la Terra dal Sole; sono tutti piccolissimi e, tranne i principali, non superano in isplendore le stelle di 10a grandezza: soltanto uno di essi, Vesta è abbastanza grande da diventar qualche volta visibile all'occhio nudo, quando si trova nella sua maggior

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Colle osservazioni del 1896 e del 1898 fu possibile calcolare del pianeta un'orbita abbastanza precisa, e per mezzo delle posizioni di Eros da essa determinate ritrovare il pianeta in altre fotografie del cielo eseguite anteriormente a cominciare dal 1903. Dimostrano esse che nell'ottobre del 1893 il pianeta era di decima grandezza, che il suo splendore crebbe rapidamente fino a diventare di settima grandezza nel gennaio del 1894, che nel marzo successivo era già di nona soltanto, che poco dopo verso la fine dell'aprile, era tornato di decima. Permisero esse una ulteriore elaborazione dell'orbita del pianeta alla quale attese l’astronomo italiano E. Millosevich, che pose inoltre a base dei proprii calcoli le migliaia di osservazioni fatte in molte specole nel 1898, nel 1899, nel 1900 e nel 1901.

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I primi quattro sono i galileiani; hanno tutti un diametro maggiore di quello della Luna, e per ciascuno di essi il seguente quadro numerico dà: la distanza dal centro di Giove espressa in raggi equatoriali di questo; la durata della rivoluzione intorno a Giove espressa in giorni, ore, minuti primi e secondi; il diametro espresso in chilometri, e in numeri ancora abbastanza incerti.

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Allorchè la Terra si trova nel punto E della sua orbita, il satellite N è per essa Terra nel suo passaggio; il satellite M sta, prima per essere occultato, poi per eclissarsi ed emergere dal cono d'ombra abbastanza lontano dal disco di Giove; il satellite O, sempre per la Terra in E, non è visibile, perchè eclissato ed. occultato nel medesimo tempo.

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Nello stato attuale della scienza tutte queste cose non si possono però ritenere abbastanza dimostrate; meteoriti e stelle cadenti sono certamente corpi cosmici, ma, se sieno o non una stessa cosa, rimane per il momento insoluto.

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Queste possono avere differenti ampiezze; alcune volte sono tali da eccedere le dimensioni dei maggiori continenti terrestri; in qualche rara occasione sono grandi abbastanza da essere vedute senza cannocchiale, cioè coll'occhio semplicemente protetto da un vetro convenientemente affumicato.

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Le statistiche meteorologiche delle nostre regioni, e di quelle che in generale hanno latitudini abbastanza boreali poco dimostrano, le perturbazioni locali fra noi tendendo fino ad un certo punto a mascherare gli effetti delle variazioni delle radiazioni solari. Pare ad esempio che nel clima nostro al crescere delle macchie solari corrisponda un aumento della temperatura dell'aria, ma i due aumenti non sono simultanei, il massimo relativo della temperatura seguendo di tre anni circa quello delle macchie. Pare che nell'occidente di Europa abbiansi in corrispondenza del minimo delle macchie estati più calde, inverni più freddi e che l’amplitudine annua della temperatura sia negli anni corrispondenti a un minimo di macchie più grande che nelle epoche di massimo delle macchie stesse. Pare in generale che i massimi di macchie sieno accompagnati da più copiose pioggie e da più intensi commovimenti della nostra atmosfera: che le stagioni nostre però seguano in qualche modo le vicende delle macchie solari non si può ancora afferrnare in modo assoluto ma solo con opportune riserve.

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Il numero delle macchie in un dato istante visibili sul Sole varia di anno in anno in modo regolare e periodico, prendendo nell'intervallo di undici anni circa un valore massimo ed uno minimo; v'è in altre parole nell'apparizione delle macchie solari un periodo undecennale è opinione di molti che le macchie del Sole abbiano un certo influsso sulla temperatura dell'atmosfera terrestre e sul nostro tempo, ma quale sia il carattere di questo influsso, quale ne sia la misura non si sa ancora, la relazione che corre fra, i due ordini di fatti essendo tutt'altro che semplice.Le statistiche meteorologiche delle nostre regioni, e di quelle che in generale hanno latitudini abbastanza boreali poco dimostrano, le perturbazioni locali fra noi tendendo fino ad un certo punto a mascherare gli effetti delle variazioni delle radiazioni solari. Pare ad esempio che nel clima nostro al crescere delle macchie solari corrisponda un aumento della temperatura dell'aria, ma i due aumenti non sono simultanei, il massimo relativo della temperatura seguendo di tre anni circa quello delle macchie. Pare che nell'occidente di Europa abbiansi in corrispondenza del minimo delle macchie estati più calde, inverni più freddi e che l’amplitudine annua della temperatura sia negli anni corrispondenti a un minimo di macchie più grande che nelle epoche di massimo delle macchie stesse. Pare in generale che i massimi di macchie sieno accompagnati da più copiose pioggie e da più intensi commovimenti della nostra atmosfera: che le stagioni nostre però seguano in qualche modo le vicende delle macchie solari non si può ancora afferrnare in modo assoluto ma solo con opportune riserve.Più probabile è la connessione del magnetismo terrestre colle macchie del Sole; una relazione certamente esiste fra, le macchie stesse e le variazioni diurne dei nostri magneti, ma anche qui trattasi di relazioni complesse delle quali solo la scienza avvenire finirà per conquistare la chiave che la contemporanea ancora non possiede..

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si può concepire, le emanazioni del radio e dei corpi radio-attivi in generale aprono una nuova e feconda via anche alla Fisica solare, e permettono di tentare dell'energia termica del Sole una spiegazione nuova, abbastanza fondata, ma non ancora dai più accettata.

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I pianeti delle stelle, se esistono, difficilmente possono essere abbastanza illuminati dal loro corpo centrale per rendersi visibili a noi da così straordinarie distanze.

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La prima classe di variabili è quella delle stelle nuove; di esse or ora si trattò abbastanza a lungo nel paragrafo precedente.

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Questa agglomerazione gigantesca di stelle forma nel cielo un anello continuo, sebbene irregolare di densità e di forma; il Sole occupa nell'interno dell'anello una posizione abbastanza centrale; altre stelle son disseminate con minor frequenza al di fuori, nell’interno e da ambo i lati dell'anello.

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Per giudicare dell'importanza che hanno i diversi spettri stellari osservati, bisogna conoscere due fatti che nella Spettroscopia si ritengono abbastanza dimostrati ed indubitabili.

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Di questi sistemi doppii se ne conoscono oramai parecchie migliaia; però solamente in cinquecento o seicento. di essi il moto è abbastanza rapido, perchè lo si sia potuto accertare nei non molti decenni dacchè s'incominciò a studiarlo.

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Per qualche tempo le si son viste soltanto durante le eclissi totali di Sole, la loro luce non essendo abbastanza intensa per vincere la luce diurna diffusa nella nostra atmosfera.

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Parmi così abbastanza spiegata la diversità del cielo stellato in due epoche opposte dell’anno.

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Il lettore conosce ora abbastanza la Terra e i rapporti che essa, come pianeta, ha col Sole, poichè ne ha studiato il duplice movimento di rotazione e di rivoluzione, causa il primo per la quale ogni 24 ore si alternano il giorno e la notte, ragione il secondo per la quale ogni anno si succedono sempre nello stesso ordine le quattro stagioni.

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