Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Carlo Darwin

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Michele Lessona 12 occorrenze

Poi le specie le quali sono state simultaneamente modificate, si ritrovano in contatto colla varietà primiera, per tal modo modificata; ma a un tal punto esse sono abbastanza differenti e non possono più mescolarsi insieme. La cosa va in ben altro modo nelle isole. Ivi, ordinariamente confinati entro a valli anguste e entro a zone ristrette, gli individui si possono raggiungere e possono in tal modo distruggere ogni varietà in via di costituirsi. Si è senza dubbio in questo modo che certe particolarità, o certi vizii di linguaggio, dapprima particolari al capo di una famiglia, si estendono con questa famiglia a diventare comuni a un intero distretto. Se questo distretto è separato, isolato, se non hanno vi continui rapporti coi distretti vicini che riconducano costantemente il linguaggio alla sua purezza primiera, da questa deviazione linguistica nascerà un dialetto. Quando segue che certi ostacoli naturali, le foreste, la configurazione del suolo, anche il governo, vengano a collegare anche più strettamente fra loro gli abitanti nel distretto di cui parliamo, questi si separeranno anche più schiettamente dai loro vicini; il loro dialetto si fisserà e diventerà una lingua perfettamente distinta."

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Un po' in là c'è la casa, una di quelle solide costruzioni del secolo passato, tanto caratteristiche per la campagna inglese, non molto bella, né grande, ma spaziosa e comoda; poi il giardino con delle stufe per la coltivazione di piante esotiche, abbastanza vasto per un privato; e poi entrate nel parco, nella silenziosa campagna; estesi prati di quella freschezza, di quella verzura smagliante, che il mezzodì non conosce, alberi così sani e cosi alti, qua e là piccoli gruppi di bei cavalli e di vacche che quando passate alzano lentamente la testa a guardare il forestiero coi loro occhi limpidi e scuri, e poi tornano tranquilli a pascere; e nell’aria quella leggiera vaporosità, che ammorbidisce ogni contorno del paesaggio, come un velo sul volto di una donna. Nella casa quel comfort che a noi pare lusso, mentre in Inghilterra non significa se non che un uomo colto si trova in regolate condizioni finanziarie; un'amabilissima famiglia; libri, strumenti, ecco l’insieme pacifico dal fondo di cui staccasi l’alta e serena figura di Darwin. Soltanto chi ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente può intendere il fascino che esalava là sua anima pura e semplice. C'era qualche cosa della gentilezza e dell'ingenuità di un fanciullo in quell'uomo forte, che gli dava una grazia inesprimibile. Intorno a lui era un'atmosfera piena di rispetto e di simpatia.

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abbastanza meschino a cui l’uso politico ha ridotto questa parola, ma era liberale in quel magnifico senso che intendevano i trecentisti: un uomo largo di mente, largo di cuore e largo di mano.

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Sebbene avesse raccolto un grande corredo di fatti a sostegno delle sue idee, non gli pareva mai di averne abbastanza e andava sempre procrastinando il giorno di una pubblicazione preliminare. Forse avrebbe ritardato indefinitamente, forse, come quei grandi artisti ignorati di cui taluno narra che abbiano accarezzato tutta quanta la vita un concetto senza mai incarnarlo, avrebbe proseguito sempre nelle sue ricerche senza creder mai di essere arrivato al punto di poterne parlare, se non fosse sopraggiunta una circostanza, la quale fece si che i suoi amici insistessero presso di lui più del consueto ed egli finisse per arrendersi.

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Per buona ventura il Darwin visse ancora dopo la pubblicazione del volume intorno alla origine delle specie, abbastanza per poter pubblicare tutti quegli altri lavori che egli ne considerava come il complemento. Ma anche quando non avesse potuto far ciò, il volume intorno alla origine delle specie avrebbe bastato a dar salde fondamenta alla nuova teoria e avrebbe portato quel grande rivolgimento nelle menti e quel grande progresso nel sapere umano che appunto ne derivarono.

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I sistematici avranno solo da decidere (e ciò non sarà sempre facile) se ogni data forma sia abbastanza costante e distinta dalle altre forme, da essere suscettibile di una definizione; e quando possa definirsi, se le differenze siano abbastanza importanti da meritare un nome specifico. Quest’ ultimo punto diverrà una considerazione assai più essenziale che oggi non sia; perché le differenze, per quanto piccole, fra due forme qualsiasi, quando non siano connesse da gradazioni intermedie, sono considerate dalla maggior parte dei naturalisti come sufficienti ad elevare le due forme al rango di specie. Quindi noi saremo costretti a riconoscere che la sola distinzione possibile fra le specie e le varietà ben marcate consiste in ciò; che queste ultime sono attualmente collegate da gradazioni intermedie, mentre al contrario le specie furono in tal guisa collegate in epoca più antica. Per conseguenza, senza rigettare la considerazione della esistenza presente di gradazioni intermedie fra due forme qualsiansi, noi saremo condotti a pesare con maggiore accuratezza e a dare un valore più forte all'attuale complesso delle differenze che passano fra le medesime. Egli è molto probabile che le forme ora conosciute generalmente come semplici varietà, possano in seguito meritare un nome specifico, come la Primula vulgaris e la Primula veris; ed in tal caso il linguaggio comune ed il linguaggio scientifico saranno in armonia. Insomma, avremo da trattare le specie come si trattano i generi da quei naturalisti che ammettono essere i generi combinazioni puramente artificiali, fatte per comodità.

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Anche la scienza ha i suoi uomini che guardano sempre all'indietro perché non sanno guardare innanzi, che non hanno né abbastanza coraggio né sufficiente discernimento per liberarsi dall’incubo della più logora tradizione.

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Lo studio fisico e morale che fa il Darwin di quei fuegiani a bordo insieme agli inglesi, e i fatti che racconta seguiti dopoché essi furono riportati a casa loro, costituiscono uno dei brani più piacevoli e ammaestrativi di questo suo libro che io non so ripetere abbastanza quanto per ogni verso sia ammaestrativo e piacevole.

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Strane piante vestono quelle isole che nelle parti più elevate hanno una vegetazione abbastanza rigogliosa, e le popolano i più strani animali. L'uomo non vi pose mai ferma dimora. Vi approdarono di tratto in tratto filibustieri e balenieri, vi si allogarono un due o trecento banditi della repubblica dell'Equatore.

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Il ministro ammirò il progetto del Canevaro e se ne commosse e non fu avaro di parole ad esprimere la sua ammirazione; ma gli spiegò pure che una colonia di quella fatta aveva bisogno di essere sostenuta e all'uopo protetta con tutta l'efficacia da un governo abbastanza forte per non indietreggiare in faccia a nissuna evenienza, e che egli non si sentiva di impegnarsi in una tale impresa.

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Quei primi osservatori credettero e fecero credere che le formazioni madreporiche si incominciassero a produrre a grandi profondità sottomarine salendo poi a mano a mano fino alla superficie e abbastanza rapidamente. Questa credenza diede luogo a strani timori. Si calcolò che in un dato tempo una grande parte dello spazio occupato dalle acque marine avrebbe finito per essere riempita dalle formazioni madreporiche, e che le acque avrebbero quindi dovuto riversarsi e sommergere isole e continenti producendo modificazioni profonde sulla superficie della terra e nella vita delle piante, degli animali e dell'uomo. Ciò ora è dimostrato falso. Gli scandagli praticati dagli ufficiali del Beagle e riferiti dal Darwin, che ne fu testimone oculare, dimostrano che la profondità consueta al disotto della superficie dove i polipi coralligeni cominciano le loro costruzioni è a diciotto metri. A trentasei metri se ne trova appena traccia, non se ne trova più traccia al disotto di cinquantaquattro metri.

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Quando l'erba è abbastanza alta, il bestiame niata mangia colla lingua e col palato come le bovine comuni; ma durante le grandi siccità, quando muoiono tanti animali, quelli della razza niata soffrono maggiormente, e sarebbero distrutti se non fossero accuditi; perché il bestiame comune, come i cavalli, può mantenersi in vita, brucano colle labbra sui rami degli alberi e nei canneti; i niata non possono far questo tanto bene perché le loro labbra non si congiungono, e quindi si è osservato che muoiono prima del bestiame comune. Questo fatto mi ha colpito come una buona prova della difficoltà che abbiamo a giudicare, dai costumi ordinarli della vita, in quali circostanze, che si presentano solo a lunghi intervalli, si possa determinare lo scarseggiare o lo estinguersi di una specie."

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