Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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Sul clima di Vigevano. Risultati di osservazioni fatte in questa città per 38 anni (1827-1864) dal cavaliere Dott. Siro Serafini calcolati e dedotti da G. V. Schiaparelli

536231
Schiaparelli, Giovanni Virginio 7 occorrenze
  • 1868
  • Francesco Vallardi
  • Milano
  • meteorologia
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Come applicazione delle precedenti ricerche esamineremo qual grado di verità abbia l’opinione assai divulgata, che dallo stato del cielo osservato nel quarto o nel quinto giorno della luna possano ricavarsi dei presagi abbastanza sicuri sopra il carattere generale del tempo nell’intiera lunazione. Questa opinione si riassume nel proverbio:

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In secondo luogo escluderemo dal calcolo della serenità i dieci primi giorni della lunazione, siccome quelli, su cui la persistenza della serenità del quarto e del quinto giorno, può avere qualche influenza; e supporremo che i rimanenti giorni, dall’undecimo in avanti, siano liberi dalla medesima, nel che pare che siamo giustificati abbastanza dalle ricerche precedenti.

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Le indicazioni dell’osservatore sono in generale abbastanza precise per non lasciar dubbj essenziali circa alla classe cui il vento appartiene. Sebbene in questa classificazione entri un poco d’arbitrio, tuttavia quando si seguiti costantemente un medesimo sistema si può giungere a risultati utili, siccome i numeri seguenti faranno vedere.

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I venti delle classi II, III, IV serbano sempre fra loro dei rapporti abbastanza costanti. Per ciò che riguarda la classe V (gli oragani), il loro numero è troppo piccolo, perché si possa dimandare qualche regolarità nella loro distribuzione. I venti della classe I (venti deboli) nelle loro proporzioni si accordano discretamente colle altre classi; ma il loro numero assoluto è minore che per la classe II: cosa che è poco probabile accada realmente in natura. La spiegazione di questo fatto sta senza dubbio in ciò, che i venti deboli di raro attraggono l’attenzione dell’osservatore, il quale per lo più non li registra, se non quando sono accompagnati da altre notevoli circostanze. Non dovremo quindi riguardare i numeri della colonna seconda come rappresentanti la frequenza assoluta dei venti deboli: tutt’al più si può trarne indizio per la loro frequenza relativa nei varii mesi dell’anno.

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I numeri annui hanno un andamento abbastanza regolare, il quale si manifesta, a partire dal 1853, fino al 1864, con un aumento veramente straordinario. Ciò si nota ancora meglio nella colonna XV, che dà i numeri annui perequati di 5 in 5. Negli ultimi anni la forza complessiva dei venti è quasi triplicata rispetto a quella che aveva luogo verso il 1848.

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Ma tali conclusioni non emergono in modo abbastanza sicuro.. Passiamo dunque ad argomenti di maggior importanza.

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La distribuzione delle grandini secondo i mesi non offre altro di rimarchevole, che un minimum abbastanza pronunziato nel mese di giugno: mentre due massimi sembrano aver luogo in maggio ed in luglio. Ciò nullameno il più grande furore della grandine succede in agosto, e giustamente nella prima decade. Infatti ripartendo le grandini devastatrici secondo i mesi della loro caduta, si trova:

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Topografia e clima di Milano

541716
Schiaparelli, Giovanni Virginio 4 occorrenze
  • 1881
  • Francesco Vallardi
  • Milano
  • meteorologia
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La distribuzione delle grandini secondo i mesi non offre altro di rimarchevole che un minimum abbastanza pronunziato nel mese di giugno; mentre due massimi sembrano aver luogo in maggio ed in luglio. Ciò nullameno le più grandi devastazioni della grandine succedono in agosto e precisamente in principio di esso. Il numero medio delle grandinate annuali è 1,8, cioè circa nove ogni cinque anni; due volte ogni cinque anni si posson riguardare come devastatrici, le altre essendo minute e di poca conseguenza. Questi sono i numeri medi. Ma anche la grandine, come gli altri fenomeni atmosferici, è soggetta a molta irregolarità da un anno all'altro. Nei quattro anni consecutivi 1851-52-53-54 non fu notata neppure una volta la grandine a Vigevano, mentre dei rimanenti 34 anni nessuno ne fu immune. Altri quattro anni ebbero fino a 4 grandinate per ciascuno. Di 68 grandini osservate tre caddero prima di mezzodì, 63 dopo mezzodì e due volte di notte.

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Questa legge è un po' meno spiccata nell'inverno che nelle altre stagioni, ma è abbastanza generale; e si può compendiare dicendo che nelle ore più fredde della giornata si ha maggior proporzione di venti alpini fra O e NNE che nelle ore più calde, dove la prevalenza del SO o del NE è quasi assoluta.

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La forza del vento è in media a Milano quella che corrisponde a 5 chilom. di velocità oraria: il suo massimo diurno è fra mezzodì e le 4 pomeridiane, il suo minimo cade ad ore molto variabili intorno alle 6 del mattino; l'uno e l'altro pare coincidano abbastanza bene coll'epoca della massima e della minima temperatura, ritardando od avanzando con questa; l'andamento non è in generale molto diverso da quella della temperatura. Lo stesso sembra avvenire anche per il periodo annuo, le minime velocità medie coincidendo con gennajo e febbrajo: ma nel resto dell'anno si hanno divergenze ed irregolarità, provenienti senza dubbio da ciò che le osservazioni di un solo anno non sono sufficienti a stabilire con precisione l'andamento del fenomeno.

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La conclusione è abbastanza chiara. Né la temperatura, né l'umidità né la pioggia mostrano durante il periodo undecennale quell'alternativa ben pronunziata di aumento e di diminuzione, che tanto evidente risulta per le macchie solari e le escursioni dell'ago di declinazione magnetica. Le differenze che s'incontrano, sono irregolari e sono dovute a quelle variazioni accidentali, da cui numeri di questa specie non possono mai essere immuni. Così per es. la forte media 1216mm della pioggia, che corrisponde al terzo anno del periodo, supera tutte le altre per la ragione che in essa media entra l'anno 1872, il più piovoso per Milano, che sia stato sperimentato a memoria nostra:

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