Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Sulla fina anatomia degli organi centrali del sistema nervoso

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Camillo Golgi 34 occorrenze

Quelli appartenenti alla parte delle cellule che dirigesi verso l'esterno, invece attraversano, mantenendosi sempre robusti, (sebbene continuino a somministrare rami laterali), tutto lo spessore della lamina grigia circonvoluta (formando il così detto Stratum radiatum di Kupffer e Meynert) e arrivati in prossimità del confine esterno dello strato, le loro suddivisioni diventano più numerose e così presto riduconsi a ramuscoli abbastanza minuti (non mai finissimi), i quali finiscono mettendosi in rapporto colle numerose cellule connettive, che si riscontrano nella zona marginale di questo strato, come si riscontrano nella zona superficiale di tutte le circonvoluzioni (V.Tav. XVI. a e XXI. a).

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All'infuori dei casi di sviluppo eccezionale nei quali le strie grigie del corpo calloso sogliono essere in tutto il decorso abbastanza regolari, quasi costantemente nell'andamento di esse notansi delle irregolarità, che sempre sono più marcate nella metà anteriore.

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Chiuderò questa nota semplicemente ricordando che nel cavallo e nel bue, le strie grigie sono molte pronunciate, e nelle sezioni verticali, presentano aspetto di due abbastanza ben distinte circonvoluzioni. Nel cane, invece, le parti in discorso sono rappresentate da due eminenzette nascoste sotto il gyrus fornicatus del quale sembrano quasi un'emanazione, sebbene ne sieno sempre disgiunte da un solco e da vasi che in tal solco si insinuano.

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Il cervello di coniglio, ove la commessura si presenta in forma di un ben distinto e tondeggiante cordoncino, presenta il terreno più opportuno per la verifica di siffatta particolarità; qui infatti si può abbastanza facilmente rilevare che i fasci del cordoncino in discorso, espandendosi, in parte vanno verso la corteccia del lobo frontale, in parte invece, la minore, entrano nel lobo frontale, ivi comportandosi nel modo che dirò appresso.

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Il tessuto cartilagineo e, meglio ancora, il tessuto mucoso del corpo vitreo di individui giovani, offrirebbero un'immagine abbastanza esatta della struttura della nevroglia.

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Nella prima il reticolo sarebbe abbastanza spiccato, corrispondendo la grandezza delle sue maglie alla grossezza delle fibre nervose; nella seconda, e specialmente nella superficie del cervello, il reticolo avrebbe tale finezza, che per riconoscerlo occorrerebbero le più favorevoli circostanze e l'uso dei più forti ingrandimenti; gli elementi nervosi sarebbero disposti entro le maglie di questo tessuto spugnoso fino ed irregolare.

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Se non che, mentre una delle figure che degli elementi in questione ne venne lasciata da Deiters corrisponde abbastanza esattamente al vero (cellule a corpo poco distinto, dal cui contorno in ogni direzione emana un grande numero di prolungamenti filiformi, flessibili ed assai lunghi), d'altra parte la descrizione e gli apprezzamenti che della fina costituzione del tessuto connettivo dei centri nervosi egli fa nel testo del lavoro, sono lontani dall'avere altrettanta esattezza. Evidentemente sviato da preconcette idee teoriche sulla costituzione del tessuto connettivo ordinario, egli perfino mostrasi incerto se agli elementi che descrive spetti la dignità di vere cellule; e per essere sicuro di non cadere in un'inesattezza nella designazione, vuole che per essi venga usata la non compromettente espressione di equivalenti cellulari. Dichiara poi essere estremamente inverosimile che negli organi centrali esistano cellule, con spiccato carattere cellulare, le quali non siano di natura nervosa, ed asserisce doversi ascrivere allo stroma connettivo

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Anche le cellule bipolari, che pure nei preparati per dilacerazione si presentano abbastanza numerose, si possono considerare in genere come cellule a corpo allungato, fusiforme, le cui ramificazioni si verificano ad una distanza notevole, dalla parte mediana del corpo cellulare.

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Se si fa astrazione del senso fisiologico, nel qual senso tutte le cellule nervose centrali sarebbero monopolari, giacchè è sempre uno solo il prolungamento che serve alla funzione specifica della trasmissione centripeta e centrifuga, può dirsi che in generale le cellule nervose sono multipolari, cioè provvedute di 3-4-5 prolungamenti; ma sono pure abbastanza frequenti quelle che ne sono fornite di 10-15-20 ed anche più.

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Un numero abbastanza notevole di prolungamenti si dirige anche in direzione orizzontale, insinuandosi tra fibra e fibra, con decorso serpentino. Le cellule appiattite in queste sezioni si presentano per lo più di fronte, quindi nella loro massima ampiezza e si vedono immediatamente applicate al contorno di una fibra nervosa, o di un fascetto di fibre nervose, se si tratta di località in cui queste siano di piccolo calibro. I loro prolungamenti, appiattiti o filiformi, si addossano spesso così esattamente alle fibre, e sono per la massima parte di una finezza così grande, che occorre la massima attenzione per riconoscerli; spesso è solo smovendo in vario senso il preparato che possiamo convincerci che i nuclei, quà e là disseminati in mezzo ai fasci di fibre nervose, appartengono a lamelle cellulari.

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Né soltanto le più vicine cellule effettuano siffatte connessioni, ma eziandio quelle situate a notevole distanza dai vasi; abbastanza di frequente ben anco accade che lo stesso prolungamento, dividendosi a poca distanza della sua origine, s'inserisce in più punti molto distanti di uno stesso vaso od anche a tronchi vasali diversi. L'inserzione di regola si effettua mediante una espansione, la quale talora ha forma conica ed è ben delimitata, talora invece è tenuissima e senza limite chiaro, in guisa che quasi direbbesi essa passi a costituire una membranella perivascolare. Nei capillari e nelle arterie minori, non provvedute di una distinta avventizia, l'inserzione sembra abbia luogo direttamente sulla parete endoteliare dei primi, o sulla sottile tonaca muscolare delle seconde; anche in questi casi dall'insieme delle espansioni dei prolungamenti cellulari d'inserzione, sembra risulti un rivestimento continuo, immediatamente applicato alla parete vasale propria, il quale rivestimento in certo modo rappresenterebbe una specie di membranella avventizia anista.

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Le cellule degli strati profondi sono in prevalenza tondeggianti ed abbastanza regolari, hanno nuclei rotondi, sostanza cellulare assai scarsa, molle e finamente granulare; i prolungamenti sottilissimi e molli offrono parimenti un aspetto finamente granulare, che richiama quello delle ultime ramificazioni dei così detti prolungamenti protoplasmatici delle cellule nervose.

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Per esempio nulla v'ha che autorizzi ad escludere che la neurocheratina sia in parte legata anche alle cellule nervose, alcuni dati anzi porterebbero a farlo ammettere; come pure, come dirò appresso, già esistono dati abbastanza precisi per ritenere che il tessuto epiteliare in senso stretto (epitelio del canal centrale), nella formazione dello stroma di sostegno degli organi nervosi abbia una considerevole e diretta partecipazione. Verosimilmente la soluzione di alcuni dei quesiti che su questo terreno si presentano, non potrà essere data che coll'appoggio di ulteriori più approfondite indagini istochimiche ed embriologiche.

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Infatti mediante tal metodo, non soltanto il corpo cellulare coi primi suoi prolungamenti, ma ben anco le più fine diramazioni di questi vengono poste in evidenza, con una chiarezza che non ha riscontro con quanto poté sin qui esser ottenuto con altri metodi di preparazione, per quanto accuratamente applicati; collo stesso metodo, la colorazione nera può essere ora limitata a pochi gruppi cellulari, ora estesa a gruppi abbastanza considerevoli, e qualche volta può ben anche ottenersi generale a tutta una provincia del sistema nervoso centrale.

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Tenendo conto delle particolarità del procedimento che andai esponendo, si comprende come possa verificarsi abbastanza di frequente che la reazione interessi solo una parte dei pezzi, che, ad esempio manchi negli strati superficiali, dove infatti più frequentemente che altrove non si trova che un irregolare precipitato, ed esista invece negli strati profondi o viceversa. Ricordando ciò, qualora accadesse che nelle prime sezioni di saggio, appartenenti agli strati superficiali, si presentasse nulla di interessante, non si dovrà senz'altro ritenere che la reazione sia fallita; essendo anzi frequente il caso che preparati siffatti, ove la reazione è scarsa e nei quali non si incontrano che poche isolate cellule, riescano fra i più dimostrativi riguardo alle particolarità concernenti i singoli elementi.

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Ne fanno fede abbastanza le figure corredanti questo lavoro, le quali, lungi dal riprodurre con artificiale finezza le forme che s'osservano nei preparati, certamente da questo punto di vista stanno al di sotto del vero. Qui invece voglio rilevare gli inconvenienti del metodo, per dire poi della serie d'espedienti che possono essere applicati per ovviarli. — Il lungo tempo che deve trascorrere dall'immersione dei pezzi nel bicromato all'epoca in cui può essere ottenuta la reazione (del che non raro risultato è che i pezzi cadano in dimenticanza); le incertezze derivanti dal periodo di tempo molto diverso che impiegano i pezzi a raggiungere il conveniente indurimento; le differenze di condizione in cui si trovano i diversi strati del medesimo pezzo, sono tutte circostanze che rappresentano altrettanti inconvenienti ai quali importerebbe di poter riparare.

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Ho tentato anche questa prova, valendomi della stufa Wiesnegg, che io manteneva alla temperatura di 20-25 c. e posso dire con favorevole risultato, per altro solo nel senso di potere, accorciando di molto il periodo di immersione nel bicromato, ottenere la reazione molto prima di quanto s'ottiene col metodo ordinario, ed entro un periodo abbastanza determinato. Infatti, dai pezzi collocati nella stufa ho potuto ottenere la reazione dopo soli otto o dieci giorni di immersione, vedendola poi continuare, alcun poco perfezionandosi, fino ai 15-20 giorni. Ciò, se si vuole, rappresenta un vantaggio dal punto di vista di poter ottenere con sicurezza, entro un tempo abbastanza breve, certi preparati di dimostrazione. Il vantaggio però certamente non s'estende anche nel senso della finezza dei risultati, giacché in tutti i preparati di questo genere la reazione è sempre rimasta un po' grossolana; è per ciò che non venni incoraggiato ad insistere molto in questo genere di prove, tanto più che, mentre il vantaggio dell'abbreviamento del periodo di immersione nel bicromato può essere ottenuto con tutta sicurezza mediante altri spedienti più semplici, il fatto che nella stufa, senza aver raggiunto la desiderabile qualità di indurimento, i pezzetti presto oltrepassano il periodo utile per la riescita della reazione, costituisce un inconveniente non insignificante.

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Per ottenere, mediante il successivo passaggio dei pezzi nella soluzione di bicloruro, una colorazione nera abbastanza fina di un numero più o meno grande di elementi nervosi qua e là disseminati, bastano pochi giorni di immersione nel bicromato (6-8 e meno ancora, anzi un accenno di reazione 10 si può ottenere anche nel tessuto cerebrale fresco, direttamente immerso nella soluzione di bicloruro); un periodo certamente assai opportuno per ottenere fini e diffusi risultati è quello che decorre tra il 20.° ed il 30.° giorno. Per altro anche indurimenti molto maggiori (di 2, 3, 4 mesi e più), lungi dal riescire inadatti per la reazione, in molti casi pare costituiscano una condizione favorevole per l'ottima riuscita del processo. Ricordo, tra l'altro, d'aver ottenuto la reazione con una finezza che fu oggetto di ammirazione, in alcuni cervelli interi, che da quasi un anno stavano nella soluzione di bicromato.

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. – Siffatte cellule fanno parte dello strato granulare e nel gatto e nel coniglio, quando la reazione nera è ben riescita, possono esser vedute in quantità abbastanza considerevole. – Le ramificazioni dei prolungamenti protoplasmatici (neri) in buona parte arrivano fino al confine superiore dello strato molecolare. – Il prolungamento nervoso (rosso), colle continuate e sempre più minute suddivisioni, dà luogo ad un complicatissimo intreccio, che nel senso verticale s'estende dall'uno all'altro confine dello strato dei granuli, e nel senso della larghezza va a confondersi coll'intreccio risultante dalla suddivisione di altre cellule vicine appartenenti alla stessa categoria (Veggasi la tavola VIII).

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S'aggiunga che riguardo al punto d'emanazione ed alla successiva direzione, per le diverse categorie di cellule, esistono abbastanza determinate leggi, vale a dire negli stessi gruppi cellulari, il filo in questione emana da corrispondenti punti del contorno delle cellule; per altro in proposito sonvi abbastanza numerose eccezioni.

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. – Siffatte cellule solitarie di forma svariata nel cervelletto dell'uomo sono abbastanza frequenti.

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Alla distanza accennata spesso presenta una lieve tortuosità, di poi talora mantiensi per qualche tratto ancora semplice, più frequentemente subito dopo la tortuosità cominciano ad emanare dei filamenti laterali; e tal fatto dell'emanazione di rami laterali continua, a tratti abbastanza regolari, fin dove la riescita della reazione nera permette di seguire il prolungamento. Questo poi conserva la sua regolarità e levigatezza, ma assume un decorso lievamente tortuoso (forse per effetto del raggrinzamento del tessuto) e così non è raro di poterlo vedere attraversare tutto lo spessore della corteccia cerebrale e ben anco internarsi nello strato delle fibre nervose (in molti casi ho potuto seguirlo fino alla distanza di 600 ed anche 800 µ); fino a tale distanza mi fu dato vederne spiccare dei filamenti. Quanto allo spessore, offre notevoli differenze; talora a partire dalla accennata tortuosità non offre rilevanti variazioni di diametro, ed arriva nello strato delle fibre nervose in forma di ben spiccato filamento; con molto maggior frequenza, invece, man mano che somministra rami laterali, con insensibile gradazione va sempre più assottigliandosi, acquistando infine una incommensurabile finezza.

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Dissi che in tutto il suo decorso, il prolungamento nervoso di tratto in tratto, a distanze abbastanza regolari, somministra dei fili laterali; relativamente a questi aggiungerò ora, che essi, con regola quasi costante, emanano ad angolo retto, e, seguendo il decorso, si vede che alla lor volta, in modo analogo al filo d'origine, somministrano rami laterali, i quali parimenti continuano a suddividersi in fili di 3.°-4.°-5.° ordine, sempre più fini, passando da ultimo, talora a grande distanza dall'origine, in filamenti di estrema finezza. Da tutte queste ramificazioni dei diversi prolungamenti nervosi risulta naturalmente un intreccio estremamente complicato, esteso in tutta la sostanza grigia. Che dalle innumerevoli suddivisioni risulti, mediante complicate anastomosi, una rete nello stretto senso della parola, e non un semplice intreccio, è cosa assai probabile; si sarebbe anzi portati ad ammetterlo dopo l'esame di alcuni miei preparati; però che ciò sia veramente lo stesso fatto dell'estrema complicazione dell'intreccio non permette di assicurarlo.

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Io non esito ad asserire che le particolarità istologiche esposte nel precedente capitolo, nell'insieme rappresentano un corredo di dati, i quali già ne possono permettere di formulare intorno al difficile problema che ne sta davanti, delle leggi abbastanza precise e sicure. Certo è, che se non possiamo senz'altro dichiarare il problema come già risolto, possiamo dire però, che al completamento del quadro, non mancano che alcuni particolari d'importanza secondaria.

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Per rischiarare codesta questione dobbiamo specialmente tener conto dei risultati delle ricerche sul midollo spinale, organo sul conto del quale abbiamo abbastanza esatte conoscenze così sulla fina costituzione anatomica, come circa le funzioni legate alle principali parti che lo costituiscono.

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Pertanto negli organi centrali del sistema nervoso, ammettiamo bensì che le fibre nervose abbiano origine in due diversi modi, però dobbiamo ritenere in pari tempo che entro gli strati di sostanza grigia, le parti che in certo modo rappresentano le radici delle due categorie di fibre, non sono indipendenti, ma esiste fra esse un legame abbastanza intimo.

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Argomenti risultanti da accurati studi sulla distribuzione dei due accennati tipi di cellule danno già abbastanza valido fondamento al giudizio, che le cellule del primo tipo siano di natura motoria o psicomotoria e che quelle del secondo tipo, siano invece sensorie o psico-sensorie.

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Riguardo al prolungamento nervoso, abbastanza frequentemente queste cellule presentano una deviazione da quella che può dirsi legge generale; mentre di regola questo prolungamento, esce da quella parte delle cellule che è rivolta verso le fibre nervose, invece nelle cellule in discorso, frequentemente esso emana dalla parte opposta, avviandosi verso la superficie della corteccia. Circa all'ulteriore decorso, presenta differenze: in alcuni casi si ripiega per uniformarsi al decorso degli altri; molto più frequentemente, decomponendosi in tenuissime fibrille, va a confondersi colla rete nervosa diffusa. Pertanto, circa il prolungamento nervoso di queste cellule, il fatto che decomponendosi in tenuissime fibrille in certo modo esso perde la propria individualità per confondersi colla rete diffusa, può dirsi normale, mentre, come vedemmo, è eccezionale per gli altri tipi cellulari.

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Circa la direzione, osservo come abbastanza frequentemente le cellule veggansi

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Anche qui ho potuto molte volte accompagnare il prolungamento, che rappresenta la continuazione dell'apice delle piramidi e sue divisioni (le quali nel tragitto sono abbastanza numerose ed in forma dicotomica), fino all'arrivo nello strato connettivo sottomeningeo.

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Finalmente devo pur notare che anche nello spessore dello strato molecolare esistono, sebbene in scarso numero, delle cellule connettive abbastanza ben pronunciate, i cui prolungamenti, emanando dagli opposti poli del corpo cellulare, portansi verticalmente o verso la superficie libera, o verso lo strato dei granuli.

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Vi abbondano invece le fibre (prolungamenti delle cellule connettive), le quali, attraversandolo radialmente in tutta la sua larghezza, vi formano una siepe abbastanza fitta (V.Tav. XII).

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Indipendentemente dallo studio morfologico, i risultati che io posso presentare intorno a questa parte del cervello, a mio credere offrono uno speciale interesse, sia perché rappresentano quanto di più fino e di più preciso oggidì si può asserire intorno alla questione generale dei rapporti delle fibre nervose coi gruppi cellulari, sia perché fa parte di tali risultati la storia abbastanza dettagliata di alcuni fasci di fibre nervose (dei quali ho potuto seguire il decorso, cominciando dalla loro origine da ben determinati strati di cellule, fino a grande distanza dal punto di partenza), tanto che parmi si possa sperare che, continuando le indagini sullo stesso indirizzo, si potrà forse arrivare a completarne la storia, e ad avere così qualche indizio intorno alla loro funzione ed a quella dei corrispondenti gruppi di cellule.

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Lo dice formato da piccoli corpi del diametro di 8 a 12 μ, da cui partirebbero uno o due tenuissimi processi, ed osserva come, identicamente alle cellule dello Stratum cellulosum, questi granuli formino uno strato abbastanza regolare.

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Manuale di Microscopia Clinica

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Giulio Bizzozero 16 occorrenze

Il coproggetti è una laminetta di vetro di diversa grandezza, di solito di 15-20 millimetri di lato, che è abbastanza sottile (circa un ottavo di millimetro) per permettere che anche gli obbiettivi forti possano essere aggiustati al preparato sottoposto. - Tanto il porta- quanto il coproggetti devono essere tenuti pulitissimi con pezzuole di tela.

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I diametri che riferisco sono i medî poichè è da notare che le diverse uova dello stesso parassita possono variare abbastanza notevolmente di grandezza.

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La testa della taenia solium è della grossezza di una piccola testa di spillo, rotondo-piriforme, con un rostro circondato da circa 26-32 uncini, e con 4 ventose abbastanza sporgenti da dare alla testa, vista di fronte, una forma quadrangolare. Talvolta il rostro è pimmentato. Alla testa segue un collo filiforme, poi comincia il differenziamento delle proglottidi. - La testa della taenia medio-canellata (Tav. 5a, fig. 42), invece, è più grossa (larga 2mm,5) dell’antecedente, è appiattita all’innanzi, manca di rostro e di uncini, ed ha 4 ventose spesso pimmentate, più sviluppate di quelle della tenia solium, che le danno una forma più spiccatamente quadrangolare. - La estremità anteriore del botriocefalo (Tav. 5a, fig. 43) è filiforme, ed è terminata da una testa a forma di amandorla, lunga 2mm, larga 1mm, in cui le ventose, allungate a guisa di fessura, stanno non già, come si credeva, lateralmente, ma sì sulla linea mediana (LEUCKART, p. 865).

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Devo però far notare, che allorchè le cellule protoplasmatiche dell’alveolo patologicamente si moltiplicano, esse non rimangono disposte fra le cellule lamellari (in modo da meritare il nome di cellule intercalari (Schaltzellen) col quale vengono da molti designate), ma ora occupano il lume dell’alveolo, ora formano uno strato abbastanza regolare disteso sulla superficie interna delle cellule lamellari (Tav. 5a fig. 45). Il che, unito al fatto del diverso modo di comportarsi nell’infiammazione, costituisce una differenza non piccola fra l’una e l’altra forma di cellule; certo maggiore di quella dovuta puramente ad azione meccanica, come vorrebbe stabilire il KÜTTNER.

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Sono di colore bianchiccio, giallo-rossiccio, o grigio-perla; abbastanza resistenti alla trazione, ma fragili; di solito concentricamente stratificati, e solidi o cavi, col lume riempito di aria o di muco. Al microscopio appaiono constare della solita massa splendente, fibrinosa, che racchiude vario numero di leucociti, di gocciole di grasso, e rari globuli rossi: talvolta anche epitelî bronchiali.

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Al microscopio in essa si notano: a) globuli sanguigni rossi in quantità variabile, generalmente copiosi, che, trovandosi sparsi abbastanza uniformemente nel liquido, gli impartono il colore summenzionato; non di rado diffondono il loro colore nel liquido che li circonda e diventano, così, meno visibili; b) leucociti in buon numero; c) grossi epitelî polmonari con pigmento, grasso o mielina. Generalmente, massime sul finire della malattia, predominano gli epitelî fortemente distesi da gocciole di mielina, e gli ammassi di queste ultime; d) scarsi epitelî tracheo-bronchiali; e) frequentemente coaguli fibrinosi bronchiali ramificati, non di rado così grossi da essere già visibili ad occhio nudo.

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Si è per questo, che non può essere abbastanza raccomandato al medico l’esame delle orine anche in quei casi, in cui i reni non attirano direttamente l’attenzione a sè; cosi facendo, gli accadrà talvolta di poter scoprire e guarire alcune di quelle malattie renali che, come la nefrite diffusa od interstiziale cronica, combattute più tardi (quando, cioè, vennero rivelate dagli edemi, ecc.) lasciano ben poca speranza di successo.

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La dosatura dello zucchero si fa con abbastanza precisione per mezzo del liquido di FEHLING, il quale venne recentemente modificato da PAVY allo scopo di renderlo più atto ad essere conservato. Il metodo si fonda sulla proprietà che ha lo zucchero diabetico in soluzioni alcaline di solfato di rame di ridurre l’ossido di rame ad ossidulo. Se nella soluzione c’è dell’ammoniaca, l’ossidulo di rame, invece di precipitare, si scioglie incoloro. Ciò succede rapidamente quando si operi a caldo L’operazione, adunque, consiste in ciò, che ad una determinata quantità di liquido di PAVY riscaldato si aggiunge a poco a poco dell’orina (di solito diluita): e si cessa dall’aggiungere quest’ultima quando il liquido di PAVY, originariamente azzurro, è del tutto scolorato.

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Nella degenerazione grassa dei reni, infatti, noi vediamo ammassi di goccioline di grasso (contenute nelle cellule epitaliali o libere) le quali, benchè piccole, sono però abbastanza grosse per mostrare i loro contorni oscuri ed il centro brillante. - Ben diverso è il caso, invece, di quelle strane orine, così eccezionalmente rare per noi, e frequenti nei paesi caldi, dette, dal loro aspetto, orine chilose (Galacturia). In esse l’adipe è, come nel chilo, in istato di così minuta divisione, ch’esso non presenta più il suo aspetto, la sua rifrangenza caratteristica. Invece delle solite goccioline non si vedono che minutissime molecole presentanti il movimento browniano; fra esse si riscontrano dei leucociti e dei globuli rossi. Le orine chilose per l’aspetto possono a tutta prima confondersi colle purulente; lasciandole in riposo, però, si manifesta una notevole differenza: le purulente si rischiarano lasciando posare un sedimento, mentre le chilose si mantengono opache com’erano appena emesse. L’orina chilosa per aggiunta di etere o di cloroformio diventa quasi trasparente. Essa ordinariamente contiene anche albumina e fibrina; quest’ultima talvolta in tanta quantità, che si formano dei coaguli non solo fuori, ma talvolta anche dentro le vie orinarie. - Il grasso dell’orina chilosa è di origine finora ignota.

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Innanzi tutto è necessario la massima precisione nel misurare le quantità di sangue e di soluzioni che devono essere mescolate fra loro: e a questo scopo non solo si avrà la maggior cura all’atto del misurare, ma altresì si baderà a che la goccia di sangue, onde si usa, evaporando non si condensi, o che la pipetta misuratrice del sangue non sia abbastanza asciutta e così via. Ove si badi a tutto ciò, gli errori prodotti dalla misurazione son così piccoli da poter essere posti in non cale.

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Se il sangue non s’è adoperato in troppa quantità, i globuli sono abbastanza lontani l’uno dall’altro perchè la loro numerazione si possa fare agevolmente. Se la goccia è troppo abbondante non è buon metodo di sminuirla applicando ad un lato del coproggetti un pezzetto di carta bibula che l’assorba, poichè, essendo i leucociti appiccaticci, essi aderiscono tenacemente al vetro del preparato; sicchè la carta bibula assorbe prevalentemente i globuli rossi ed il liquido, ed altera, quindi, il rapporto numerico fra gli elementi. È preferibile, perciò, distruggere il preparato e farne un altro con minor quantità di sangue. Con un po’ di abitudine si riesce facilmente a valutare la quantità necessaria.

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I globuli rossi in certe malattie presentano delle modificazioni di forma e di costituzione, le quali non sono, però, abbastanza caratteristiche per servire come argomento sicuro di diagnosi. Tempo fa si credeva, che queste modificazioni fossero assai più frequenti di quel che non si ammetta ora; e questa erronea opinione traeva origine da errori di osservazione; che non si teneva abbastanza calcolo delle alterazioni che i globuli subiscono per l’evaporazione, l’aggiunta di soluzioni improprie, ecc. Quando, perciò, si vorrà fare l’esame del sangue, converrà raccogliere e coprire lestamente la goccia che si vuol esaminare; se si vuol diluirla, impiegare un liquido indifferente; se si desidera continuare a lungo l’esame, impedire l’evaporazione col chiudere il preparato mediante una striscia di olio disposto all’intorno del coproggetti.

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Due specie di questi microfiti, però, hanno forma abbastanza caratteristica da permettere di riconoscerli con certezza. In questo caso l’esame microscopico del sangue è il fondamento più certo della diagnosi.

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Esso è basato sulla constatazione delle strie d’assorbimento che producono nello spettro le soluzioni abbastanza diluite di sostanza colorante del sangue.

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Nel primo caso il liquido avrà la costituzione sopradescritta del pus; nel secondo caso esso potrà anche avere un aspetto purulento, benchè di solito abbia un colore grigio-brunastro per la decomposizione della sostanza colorante del sangue; l’esame colle lenti, però, vi dimostrerà l’assenza dei corpuscoli purulenti, e, in loro vece, granuli di pigmento, granuli albuminosi e grassi risultanti dalla disaggregazione degli elementi rammolliti del tumore, e, talora, qualcuno di questi stessi elementi abbastanza ben conservato per poter gettare un po’ di luce sulla natura della neoformazione. Questa sorta di esame deve quindi essere fatto colla massima cura.

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In questa affezione (Tav. 2a, fìg. 24), che passa spesso inosservata, e che è abbastanza comune, i peli della barba esaminati ad occhio nudo presentano 1, 2, 4 e più nodetti bianchi, disposti a diversa distanza l’uno dall’altro, a livello dei quali facilmente il pelo si rompe. Questi nodetti sono dovuti ad uno sfibramento della sostanza corticale del pelo, e il color bianco dipende dall’aria raccolta nelle cavità che ne risultano; quando il pelo si rompe, la sua estremità non è tagliata di netto, ma è tutta sfibrata. Ho studiato cinque casi di questa malattia; in tutti la barba era a peli grossi ed ispidi; in nessuno (concordando in ciò con altri osservatori) ho potuto trovare qualche parassita o qualunque altra causa che spiegasse l’alterazione.

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