Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbasso

Numero di risultati: 36 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Giovanna la nonna del corsaro nero

204910
Metz, Vittorio 2 occorrenze
  • 1962
  • Rizzoli
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
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Pagina 150

Pagina 211

Cipí

206578
Lodi, Mario 2 occorrenze
  • 1995
  • Edizioni E. Elle
  • Trieste
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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C'erano proprio tutti: c'era la dolce Cippicippi, c'era Chiccolaggiú, c'erano anche i curiosi, i passeri che avevano gridato «abbasso Cipí» il giorno dell'assemblea sull'albero grande; e in un angolo, nascosta e trepidante, c'era Mamí. Il vento arrivò, arrivò come una furia, fece il giro del cortile, si fermò un momento sopra la Torre fumante e disse: — Dunque voi volete una prova... una prova sicura... vediamo un po'...! Cosí dicendo parti di scatto, infilò la testa nel buco del signore della notte e vi entrò tutto con un sibilo acuto che fece tremare i calcinacci delle pareti. Poi ne usci trascinando con sé tutto quel che c'era dentro: polvere, avanzi di ossa, piume lacerate... — Il vestito dei miei piccoli! — gridò Cippicippi, riconoscendo le piume dei suoi figli. E scoppiò in un pianto dirotto. Mentre Chiccolaggiú e le altre madri cercavano fra le piume quelle dei propri cari, il vento gridò: — Ecco la prova. Vi basta? — E se ne andò rapido come era venuto, senza pretendere un ringraziamento, a continuare il suo lavoro. Nel buco si sentiva il signore della notte brontolare. Le madri e i passeri gridavano disperati: — Assassino! Mascalzone! Esci di lí e te la daremo noi una lezione! Ma Cipí cosí disse: — Amici, le parole di offesa non servono a nulla. Ora che abbiamo la prova e che abbiamo individuato il nostro nemico, dobbiamo trovare il modo di cacciarlo via. — Cacciamolo subito! — disse uno. — Ricordate che il mostro ha un becco uncinato e artigli potenti contro i quali nulla possono il nostro piccolo becco e la nostra forza, — avvisò Cipí. — Ma noi siamo tanti! — esclamò Chiccolaggiú con gli occhi stravolti. — Spargeremo dell'altro sangue! — ammonì Passerì. — Compagni, un'idea! — esclamò Cipí. — Sentiamo! — dissero i passeri stringendosi attorno a lui. — Il mostro ha bisogno di mangiare perché, come avete visto, non è vero che si nutre di ombre di comignoli; ebbene, noi dobbiamo fare un patto: nessuno deve piú incantarsi alle sue parole e nessuno degli altri passeri deve venire sul nostro tetto di notte, e se vorrà venire noi lo cacceremo a beccate! Cosí, preso dalla fame, il mostro se ne dovrà andare, se non vorrà morire nel buco. — È giusto! — disse Cippicippi, — ma bisogna essere tutti d'accordo. — Chi accetta la proposta venga con me, - disse Cipí volando sul grande albero. Tutti lo seguirono. Sul grande albero si stabilirono i turni delle sentinelle e cosí per una, due, tre, cinque, dieci notti, quando il signore della notte mandava fuori le stelline a dire: — Venite con noi nel regno della felicità, venite... venite... — nessuno l'ascoltava e guai a chi si avvicinava. La dodicesima notte, sfinito dalla fame e pieno di vergogna, il mostro dovette cedere: usci dal buco, prese il volo, spari silenzioso nella notte e da quella volta non lo videro mai piú.

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. — Abbasso Cipí. È un bugiardo! Viva il signore della notte! — risposero altri. A morte! — Calma! Calma! Sul grande albero si scatenò in breve una tremenda confusione: passeri che credevano a Cipí e altri che credevano al signore della notte cominciarono a offendersi e a calunniarsi e Cipí non riusciva a calmarli: dalle parole passarono alle beccate e ci fu qualcuno che nella rissa perdette alcune piume. — Fate la pace! Basta, — supplicava Cipí, ma nessuno l'ascoltava. Col cuore spezzato si ritirò sul carabiniere di sinistra seguito dai pochi passeri che gli avevano creduto e da lí osservò quelli rimasti; alcuni lo guardavano con occhio torvo e fra essi c'erano tante madri, compresa Chiccolaggiú che, con la testa fra le ali, singhiozzava cosí forte da far sussultare il ramo.

Pagina 96

I ragazzi della via Pal

208177
Molnar, Ferencz 7 occorrenze
  • 1929
  • Edizioni Sapientia
  • Roma
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Soltanto Barabas, ghignando, si dichiarò all'opposizione: — Abbasso Colnai! II presidente allora continuò: — Se il signor segretario vuol mantenere la carica di segretario deve fare con noi il giuramento dell'impegno segreto perchè se il professore Raz viene a sapere che... A questo punto Nemeciech s'accorse di Ghereb che stava aggirandosi fra le cataste di legname. «Quando Ghereb se ne sarà andato, pensò, tutto sarà finito... Finite le fortezze, finito il campo... Ma se Boka riuscisse a commuoverlo chissà che non abbia a pentirsi...» II biondino quasi piangeva di rabbia e si permise di interrompere il presidente: — Signor presidente, io non ho tempo. Devo andarmene. Vais allora gli domandò severo: — Il segretario avrebbe forse paura? II segretario teme forse che se veniamo scoperti, anch'egli sarà punito? Ma Nemeciech non lo ascoltava più. Era tutto intento a spiare Ghereb il quale appiattato dietro il legname aspettava il momento propizio per andarsene... Nemeciech allora senza rispondere una parola piantò in asso l'assemblea, strinse la giacca e via per il campo fino alla porticina. L'assemblea ammutolì. E nel silenzio sepolcrale il presidente disse con voce cupa: — I signori soci han tutti veduto il contegno di Ernesto Nemeciech! Io dichiaro Ernesto Nemeciech vigliacco! — Approvato! — disse in coro l'assemblea. Colnai anzi ribattè: — Traditore! Richter chiese agitato la parola: — Propongo che il vile traditore il quale lascia la società nel momento del pericolo, sia espulso e nel protocollo segreto venga qualificato come traditore! — Approvato! — dissero in coro i presenti. E il presidente emanò la sua sentenza nel silenzio generale: — L'assemblea dichiara Ernesto Nemeciech vigliacco e traditore, lo destituisce dalla carica di segretario e lo espelle dalla società! Signor conservatore del protocollo! — Presente! — rispose Lesik, — Segni nel protocollo che l'assemblea ha dichiarato traditore Ernesto Nemeciech scrivendo il suo nome tutto in lettere minuscole. Un mormorio corse fra gli intervenuti. Questa era, per statuto, la pena più grave che si potesse infliggere. Molti si raggrupparono attorno a Lesik che sedette in terra appoggiando il quaderno da dieci soldi sulle ginocchia: quel quaderno era il protocollo della società, e con enormi scarabocchi vi scrisse: «ernesto nemeciech è traditore». Così la Società dello Stucco ha privato del suo onore Ernesto Nemeciech. E intanto Ernesto Nemeciech, o se preferite, ernesto nemeciech, correva in via Chinorsi dove abitava Boka in un modesto appartamento a pianterreno. Entrò di galoppo sotto il portone e s'incontrò con Boka. — Oh, bella! — esclamò Boka — Che vieni a fare qui? Nemeciech raccontò ansimando quel che aveva scoperto e tirava Boka per la giacca perchè si affrettasse. E corsero entrambi al campo. — Hai visto e sentito tutto quanto mi racconti? — chiese Boka mentre correvano. — Visto e sentito. — E Ghereb c'è ancora? — Se facciamo presto, lo troviamo, spero. Vicino alle Cliniche dovettero fermarsi perchè Nemeciech prese a tossire. — Vai tu — disse —, vacci da solo... lo... devo tossire... E tossiva forte. — Sono raffreddato — disse a Boka che non si moveva —. Mi sono raffreddato al- l'Orto Botanico. Sono cascato nel lago, ma non sarebbe stato niente. Era l'acqua della piscina che era fredda. Mi sono gelato fino alle ossa. Svoltarono in via Pal e proprio allora la porticina si apriva e Ghereb ne usciva in fretta. Nemeciech afferrò Boka: — Eccolo! Boka fece portavoce della mano e gridò con voce squillante che rimbombò nella pace della viuzza: — Ghereb! Ghereb si fermò, voltandosi. Quando riconobbe Boka rise a lungo. E se la svignò, sempre ridendo. Tra le case di via Pal la risata risuonò stridula: Ghereb si beffava di loro. I due ragazzi rimasero come inchiodati. Ghereb era scomparso ed essi sentivano che tutto era perduto. Non dissero più una parola e s'avviarono verso la porticina del campo. Dal di dentro giungeva il frastuono allegro dei giocatori che si scambiavano le palle e l'evviva dei soci al nuovo presidente della Società dello Stucco! Nessuno lì dentro sospettava di non essere più in casa propria, nel proprio territorio. Quel breve tratto arido e scabro di terreno di Pest, quello spiazzo rinchiuso tra due case d'affitto, significava per la loro anima infantile la libertà, lo sconfinato, a mezzogiorno prateria americana; nel pomeriggio pianura magiara; sotto la pioggia, oceano; d'inverno, polo nord, insomma l'amico loro compiacente che si trasformava in quel che volevano per divertirli! — Vedi — disse Nemeciech —. Non sanno niente! Boka abbassò il capo e mormorò: — Non sanno niente! Nemeciech si fidava di Boka. Non disperava vedendosi vicino l'amico intelligente e prudente. Ma si spaventò quando scorse la prima lagrima negli occhi di Boka e quando sentì che il presidente, lo stesso presidente gli diceva con profonda tristezza e con voce esitante: — Ed ora che si fa?

Lo stralisco

208606
Piumini, Roberto 16 occorrenze
  • 1995
  • Einaudi
  • Torino
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Il libro della terza classe elementare

211566
Deledda, Grazia 1 occorrenze
  • 1930
  • La Libreria dello Stato
  • Roma
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Scrivo a destra del 7 la cifra 5 del dividendo, o, come si dice, abbasso il 5, e formo così il numero 75. L' 8 nel 75 sta 9 volte; scrivo 9 sotto il tratto orizzontale alla destra del 2. Trovo il prodotto di 9 per 8 ed ho 72; lo sottraggo dal 75 ed ho 3 come resto. L'operazione è terminata; il quoziente è 29, il resto 3. Più concisamente il calcolo può esser disposto come qui a fianco e si opera dicendo: 8 nel 23, 2 volte con I' avanzo di 7; scrivo 2. 7 preposto a 5 dà 75; 8 nel 75, 9 volte con avanzo di 3. Scrivo 9 accanto al 2, ed il 3 sotto il 5; il quoziente è 29, il resto 3. ESEMPIO II. - Sia da dividere 934 per 7. Nel caso attuale, alla sinistra del dividendo basterà staccare una cifra sola, 9. E si dirà: il 7 nel 9 sta 1 volta; scrivo 1. 7 per 1, 7; 9 meno 7, 2. Abbasso la cifra 3 ed ho 23. Il 7 nel 23 sta 3 volte, scrivo 3. 7 per 3, 21; 23 meno 21, 2. Abbasso il 4 ed ho 24. Il 7 nel 24 sta 3 volte; scrivo 3. 7 per 3, 21; 24 meno 21, 3. Il quoziente è 133, il resto 3. Più concisamente si dirà: 7 nel 9, 1 volta con avanzo di 2; scrivo 1. 2 preposto a 3 dà 23 ; 7 nel 23, 3 volte; con avanzo di 2; scrivo 3. 2 preposto a 4 dà 24; 7 nel 24, 3 volte con avanzo di 3. Scrivo 3 al quoziente e 3 sotto il 4; il quoziente è 133, il resto 3. ESEMPIO III. - Sia da dividere 607 per 3. In forma concisa si dirà: 3 nel 6, 2 volte con avanzo 0; scrivo 2. 0 preposto a 0 dà 0; 3 nel 0, 0 volte con avanzo 0; scrivo 0. 0 preposto a 7 dà 7; 3 nel 7, 2 volte con avanzo di 1. Scrivo 2 al quoziente, 1 sotto al 7. Il quoziente è 202, il resto 1. 33. Per intender bene come si deve procedere per eseguire la divisione nei casi che ci restano da trattare, è utile tener presente la semplice regola che insegna a trovare il numero delle cifre del quoziente senza eseguir la divisione. Essa è la seguente: Assegnati il dividendo e il divisore di una divisione e supposto che il dividendo non sia minore del divisore Se il dividendo fosse minore del divisore, il quoziente sarebbe naturalmente 0., si immagini di staccare alla sinistra del dividendo il minimo numero di cifre che occorre per formare un numero non minore del divisore, e si conti quante sono le cifre rimanenti. Il loro numero aumentato di 1 è il numero delle cifre del quoziente. Così nella divisione di 235 per 8 abbiamo trovato un quoziente a due cifre, perchè, fatto nel dividendo il distacco voluto dalla regola, in esso non rimaneva che una cifra sola; nelle divisioni di 934 per 7 e di 607 per 3 abbiamo trovato quozienti a tre cifre, perchè, fatti nei dividendi i distacchi voluti dalla regola, in ciascuno di essi rimanevan due cifre. E passiamo ora a considerare il caso delle divisioni col divisore a due cifre ed il quoziente ad una sola cifra. ESEMPIO I. - Sia da dividere 97 per 25. Qui il quoziente ha una sola cifra, perchè per formare un numero non minore del 23 bisogna considerare entrambe le cifre del dividendo; quindi il numero delle cifre che restano nel dividendo è 0 e 0 + 1= 1. Per trovare il quoziente si veda quante volte il 2 sta nel 9. Vi sta 4 volte; ebbene, il quoziente 22 o è 4 o è minore di 4. Per provare se è veramente 4 si procede nel modo che segue. 2 per 4, 8; 9 meno 8, 1; 1 preposto a 7 dà 17; il 5 nel 17 non sta 4 volte; ciò significa che il quoziente non è 4. Proviamo 3. 2 per 3, 6; 9 meno 6, 3; 3 preposto al 7 dà 37; il 5 nel 37 sta anche più che 3 volte. Ciò significa che il quoziente è 3. Scrivo 3 sotto il tratto orizzontale; moltiplico 25 per 3; il prodotto 75 lo sottraggo da 97; e la differenza, 22, è il resto della divisione. ESEMPIO II. - Sia da dividere 234 per 37. Anche in questo caso il quoziente ha una sola cifra, perchè per formare un numero non minore del 37 bisogna considerare tutte le cifre del dividendo. Per trovarlo si dirà: il 3 nel 23 sta 7 volte; il quoziente è 7 o minore di 7. Proviamo il 7. 3 per 7, 21; 23 meno 21, 2; 2 preposto a 4 dà 24; il 7 nel 24 non sta 7 volte; dunque 7 è da respingere. Proviamo il 6. 3 per 6, 18; 23 meno 18, 5; 5 preposto al 4 dà 54; il 7 nel 54 sta più che 6 volte; dunque 6 è da accettare. Scrivo 6 al posto del quoziente. Il prodotto di 37 per 6 è 222. 234 meno 222, 12. Il quoziente è 6, il resto 12. ESEMPIO III. - Sia da dividere 126 per 15. Anche questa volta il quoziente ha una sola cifra; ma adesso il numero rappresentato dalla prima cifra del divisore, cioè 1, sta 12 volte in quello formato dalle prime due cifre del dividendo. Ebbene, in questo caso nel far le prove non si incomincerà dal 12. ma dal 9. Quindi si dirà: 1 per 9, 9; 12 meno 9, 3; 3 preposto al 6, dà 36; il 5 nel 36 non sta 9 volte, dunque 9 è da respingere. Proviamo 8. 1 per 8. 8; 12 meno 8, 4; 4 preposto al 6 dà 46; il 5 sta nel 46 anche più che 8 volte; dunque 8 è da accettare. Il prodotto di 15 per 8 è 120. 126 meno 120, 6. Quindi il quoziente è 8, il resto 6. 34. Divisioni col divisore e il quoziente a due cifre. ESEMPIO I. - Sia da dividere 805 per 38. In questo caso il quoziente ha due cifre, perché per formare un numero non minore del divisore basta staccare dal dividendo le prime due cifre; quindi il numero delle cifre che restano nel dividendo è 1, e 1 +1 = 2. Ebbene, si compia la divisione di 80 (numero formato dalle dette prime due cifre) per 38, procedendo al modo che è stato illustrato negli esempi precedenti. Si trova come quoziente i 2 e come resto 4. Adesso si scriva alla destra del 4 la terza cifra, 5, del dividendo ; con che si ottiene 45, e si divida 45 per 38. Si trova come quoziente 1 e come resto 7. Ebbene, per la divisione proposta di 805 per 38: il quoziente è 21, ossia esso ha per cifre quelle dei quozienti delle due divisioni parziali ora compiute, nell'ordine in cui sono state trovate: il resto è 7, ossia è il resto della seconda divisione parziale. In pratica l'operazione si dispone come è indicato dallo schema qui a fianco. ESEMPIO II - Sia da dividere 954 per 26. Anche in questo caso il quoziente ha due cifre; cerchiamolo, compiendo l' operazione secondo Io schema che si segue nella pratica. Distacco alla sinistra del dividendo il minimo numero di cifre che occorre per formare un numero non minore del divisore. Ottengo così 95. Divido 95 per 26. 2 nel 9, 4 volte. 2 per 4, 8; 9 meno 8, 1; 1 preposto al 5 dà 15; il 6 nel 15 non sta 4 volte. Dunque la cifra 4 è da respingere. Proviamo 3. 2 per 3, 6; 9 meno 6, 3; 3 preposto al 5 dà 35; il 6 nel 35 sta più che 3 volte; dunque la cifra 3 è da accettare. Scrivo 3 al posto del quoziente; moltiplico 26 per 3 e il prodotto, 78, lo sottraggo da 95. Ottengo come resto 17. Abbasso dal dividendo la cifra 4 e formo così il numero 174. Divido 174 per 26. 2 nel 17, 8 volte. Provo 8. 2 per 8. 16; 17 meno 16, 1; 1 preposto a 14 dà 14; il 6 nel 14 non sta 8 volte ; dunque 8 è da respingere. Provo 7. 2 per 7, 14; 17 meno 14. 3; 3 preposto al 4 dà 34; il 6 nel 34 non sta 7 volte; dunque anche 7 è da respingere. Provo 6. 2 per 6, 12; 17 meno 12, 5; 5 preposto al 4 dà 54; il 6 nel 54 sta anche più che 6 volte; dunque 6 è da accettare. Scrivo 6 al posto del quoziente alla destra del 3. Moltiplico 26 per 6 e il prodotto, 156, lo sottraggo da 174. Ottengo come differenza 18. L'operazione è terminata; il quoziente è 36, il resto 18. ESEMPIO III. - Sia da dividere 795 per 39. Anche in questo caso il quoziente ha due cifre; la prima, 2, si trova dividendo 79 per 39, con che si ha come resto 1. Abbassata alla destra di 1 la cifra 5 del dividendo si forma il numero 15. Dividendo 15 per 39 si ha come quoziente 0 e come resto 15; dunque il quoziente della divisione proposta è 20, il resto 15. 35. Eseguita una divisione, se ne verifica l'esattezza, ossia se ne fa la prova, moltiplicando il divisore per il quoziente e aggiungendo il resto al prodotto così ottenuto. Se non si sono commessi errori, il totale della somma sarà eguale al dividendo.

Pagina 398

Narco degli Alidosi

214056
Piumini, Roberto 2 occorrenze
  • 1987
  • Nuove Edizioni Romane
  • Roma
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Tutti per una

214980
Lavatelli, Anna 2 occorrenze
  • 1997
  • Piemme Junior
  • Casale Monferrato (AL)
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Pagina 108

Pagina 27

le straordinarie avventure di Caterina

215644
Elsa Morante 2 occorrenze
  • 2007
  • Einaudi
  • Torino
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Pagina 30

Pagina 45

Il ponte della felicità

218934
Neppi Fanello 1 occorrenze
  • 1950
  • Salani Editore
  • Firenze
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Al tempo dei tempi

219360
Emma Perodi 1 occorrenze
  • 1988
  • Salani
  • Firenze
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