Un sacello, in quel punto, avrebbe interrotto la continuità prospettica dei quattro bracci della croce, ingombrato lo spazio vuoto sotto la cupola michelangiolesca; e una piccola architettura, nella grande, avrebbe riprodotto la scala delle grandezze, abbassato il tono dello spettacolo architettonico proprio dove avrebbe dovuto raggiungere l’acme, nel punto più sacro. Capovolge i termini della questione: invece di un'architettura impiccolita progetta un «oggetto», un baldacchino processionale, ingrandito: come se una folla di fedeli in processione l’avesse portato fin la e là si fosse arrestata, alla tomba dell’Apostolo. Così, invece di un «calando», si avrà un «crescendo»: una sorpresa, una scossa psicologica, un balzo dell’immaginazione. Ma non soltanto questo: le quattro aste del baldacchino, quattro poderose colonne bronzee ritorte, si avvitano nello spazio vuoto, lo mettono in vibrazione con il loro ritmo elicoidale e i riflessi del bronzo e dell’oro. E un fulcro che suggerisce una rotazione: alla centralità michelangiolesca, il Bernini ha sostituito una circolarità spaziale, un moto d’espansione, a spirale.
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