Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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IL RE DEL MARE

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Salgari, Emilio 1 occorrenze

Vedendo però sir Moreland, avevano subito abbassato le armi, levandosi i cappellacci di tela cerata. - Capitano, - riprese il capo. - Quando siete approdato? - Ieri sera assieme a mia sorella e a questo mio compagno. Siamo sfuggiti ad un tremendo naufragio, - disse sir Moreland. - Vi condurremo a Mangalum e vi offriremo larga ospitalità. D'altronde non rimarrete a lungo fra noi. - Deve approdare qualche nave? - Un piccolo legno da guerra che ci parve inglese, è stato segnalato sulle coste settentrionali dell'isola. L'uragano, però scoppiato subito dopo la partenza dei pirati, deve averlo respinto al largo. - Quando l'avete veduto? - Ieri sera, un po' prima del tramonto. Sarebbe il vostro? - No, perchè il mio è affondato a quaranta miglia da qui, parecchie ore prima che giungesse l'altro. - Davate la caccia al corsaro? - Lo cercavo. - Che disgrazia! Se foste giunto prima ... Quei ladroni non avrebbero osato importunarci. - Li riprenderemo più tardi. - Ma ... scusate capitano, voi dite che quest'uomo è vostro amico? - È vero, - disse sir Moreland. - Si è salvato insieme a me e a mia sorella. - Eppure somiglia ad uno di quei ladroni. - Quest'uomo è un onesto negoziante di Labuan. - Ah! - fece il capo della scialuppa. Darma in quel frattempo era giunta. Gli isolani, vedendola, la salutarono cortesemente e l'aiutarono ad imbarcarsi. Yanez che era rimasto impassibile, si era accomodato a prora tentando di accendere, senza riuscirvi, una delle sue sigarette. Era però una tranquillità fittizia, anzi era molto preoccupato dall'imminente arrivo di quella piccola nave da guerra annunciata dall'isolano. - Gli affari s'imbrogliano, - mormorava. - Quest'anglo-indiano si riprenderà senza dubbio la rivincita, conducendomi prigioniero su quella nave, se non mi accade di peggio. Questi isolani mi guardano con certi occhi! Dubito che abbiano bevuto la storiella di sir Moreland. La scialuppa si era frattanto scostata dalla spiaggia. Quattro uomini avevano presi i remi, il quinto si era messo a prora accanto a Yanez ed il capo alla barra del timone. Era quest'ultimo un bel vecchio molto barbuto e molto abbronzato, che ricordava a Yanez uno dei quattro consiglieri del governatore. Forse non s'ingannava, perchè l'isolano di quando in quando fissava i suoi occhi azzurri sul portoghese e con vera ostinazione. Nondimeno non aveva, almeno fino allora, manifestata apertamente alcuna diffidenza, nemmeno verso Darma, anzi le aveva offerto il posto d'onore a poppa e le aveva messa sulle spalle la sua casacca di tela cerata, onde difenderla dagli spruzzi delle onde. Fuori del bacino, il mare era ancora agitato. Frequenti cavalloni sollevavano bruscamente la scialuppa, scrollandola brutalmente e precipitandola improvvisamente in profondi avvallamenti. I rematori, però, tutti robustissimi e abituati a quelle lotte che durano quasi eterne intorno a quelle isole, sempre battute dai cavalloni e dai venti impetuosi del sud, lottavano vigorosamente, senza sgomentarsi per l'impeto dei marosi. Giunti al largo, fuori dalle scogliere, issarono una piccola vela triangolare e la scialuppa, meglio equilibrata, si mise a filare con velocità notevole verso Mangalum già non troppo lontana. Durante il viaggio, gli isolani non avevano pronunciata una sola parola. Di frequente però il capo guardava di sottecchi i tre pretesi naufraghi, fermando sempre lo sguardo su Yanez. La traversata fu compiuta felicemente, quantunque verso Mangalum le onde si mostrassero più violente che altrove, e dopo il mezzodì la scialuppa approdava all'estremità della piccola baia. - Scendete, - disse il capo, aiutando Darma. - Vi troverete meglio qui che sulle roccie dell'isolotto. Aveva pronunciato quelle parole con un accento quasi beffardo e che non era sfuggito a Yanez. - Questo vecchio volpone deve avermi riconosciuto, - mormorò il portoghese. - Se non torna presto il Re del Mare l'avventura non finirà certo bene per me. Sir Moreland si è messo in un bello imbarazzo. Anche l'anglo-indiano doveva essersi accorto di aver giuocato una pessima carta, poichè appariva molto preoccupato. Gli isolani tirarono sulla spiaggia la scialuppa onde non venisse guastata dalla risacca, la quale si faceva sentire violentissima anche dentro il bacino, si gettarono sulle spalle i fucili e raggiunsero sollecitamente i naufraghi, circondandoli. - Dove ci conducete? - chiese sir Moreland, il quale diventava sempre più inquieto. - A casa mia, - rispose il capo. Nessun isolano era uscito dalle abitazioni scaglionate lungo il declivio. Probabilmente non si erano accorti del ritorno della scialuppa o avevano preferito starsene nelle loro capanne, ricominciando a piovere. Il capo attraversò il piazzale e condusse i naufraghi in una casetta di bella apparenza, costruita parte in legno e parte in pietra, sul cui tetto a punta sventolava uno straccio rosso, l'avanzo di qualche bandiera inglese. Aprì la porta ed invitò l'inglese, Yanez e Darma ad entrare, poi, mentre i suoi uomini armavano precipitosamente i fucili, volgendosi verso un vecchio che stava fumando in un angolo, presso la finestra, gli chiese, indicandogli Yanez: - Signor governatore, conoscete quest'uomo? Guardatelo bene e ditemi se non è uno di quelli che ci rubarono la provvista di carbone affidataci dal governo inglese. - Ah! Briccone! - esclamò il portoghese, furioso. Il vecchio si era prontamente alzato guardando Yanez, il quale già colla sua invettiva si era tradito. - Sì, è lui che ci ha imposto la consegna del carbone! - gridò il governatore. - Ora non ci sfuggirai, mio caro, e ti faremo appiccare dai marinai inglesi e sull'albero più alto della loro nave. Pirata! - Io, pirata! - esclamò Yanez alzando il pugno. Sir Moreland fu pronto ad intervenire. - Nessuna violenza quando si trova qui un capitano di Sua Maestà la Regina d'Inghilterra. Il vecchio che pareva non si fosse nemmeno accorto, fino allora, della presenza dell'anglo-indiano, lo guardò con stupore. - Chi siete voi? - chiese. - Guardate l'abito che indosso ed i gradi che brillano ancora sulle mie maniche. - È approdata la vostra nave? - La mia è stata affondata dopo un terribile combattimento, al largo di Mangalum, dalle artiglierie del corsaro. - Non appartenete a quella che ci è stata segnalata ieri sera? - No, perchè sono stato raccolto sulle scogliere dell'isolotto. - Insieme a quest'uomo? - chiese il governatore, il cui stupore aumentava. - Sì, insieme a lui ed a questa miss, salvata da noi durante l'uragano. - E voi, capitano inglese, eravate insieme ai corsari! Là! là! Voi siete un ben abile commediante, ma io non sono così sciocco da credere alle vostre chiacchiere. - Ci aveva prima narrato di essere naufragato, - disse uno degli isolani. - Vi affermo, sul mio onore, che io sono James Moreland, capitano della marina anglo-indiana, ed ora ai servigi del rajah di Sarawak, - disse il giovane comandante. - Datemi le prove e allora vi crederò. - Non posso darvene alcuna per ora essendo la mia nave andata a picco. - E quest'uomo? Come si trova con voi, mentre due giorni or sono era con quei pirati? - Si è salvato con me in una scialuppa, durante l'abbordaggio, mentre la nave corsara veniva trascinata al largo dall'uragano e la mia affondava. - Sareste invece voi il capo di quei pirati nella pelle d'un inglese? - Vecchio! - urlò Yanez. - Finiscila di chiamarci pirati. Questo è un capitano anglo-indiano. - Siete dei pirati. - Che cosa ti ho preso io? - Il carbone. - Era del governo e non tuo. - E gli animali. - Che vi sono stati pagati, - ribattè Yanez che perdeva la sua solita flemma. - Avete ancora in tasca la tratta su Pontianak, ne sono sicuro, mentre avremmo potuto portarveli via tutti, senza pagare una sola sterlina. - E voi credete perciò che io vi lasci andare? - disse il governatore con un sorriso ironico. - La nave inglese non tarderà ad approdare e vedremo come ve la caverete con quel comandante. Io spero di vedervi ballare con un buon canapo al collo, l'ultima danza della morte. - Ed io vi dico che farete, per lo meno a me, le vostre scuse, - disse sir Moreland, il quale cominciava egli pure ad irritarsi. - Vi avverto intanto che se voi torcerete un capello a questa miss o a quest'uomo, farò bombardare il vostro villaggio dai cannoni inglesi, parola di James Moreland. - Bene, bene, - disse il governatore, sempre ridendo. - Soltanto rimarrete nostri prigionieri per diritto di guerra. Ah! Signori pirati, pagherete il carbone che il governo inglese ha affidato a noi e nuovamente le bestie. Non si prende a gabbo un uomo par mio. - Sia, lo vedremo, - disse sir Moreland. - Intanto segnalate alla nave da guerra, se è ancora in vista dell'isola, che avete delle comunicazioni importanti da fare. - Pare che abbiate molta fretta di farvi appiccare, - rispose il governatore. - Farò il possibile per accontentarvi. Si volse verso i suoi sudditi che avevano assistito al colloquio appoggiati ai loro moschetti, dicendo loro: - Ve li affido e badate che non vi fuggano. Ci sarà un premio da guadagnare oltre la riconoscenza del governo inglese. Nel magazzino e chiudete bene. - Andiamo, - disse il capo, spingendo ruvidamente Yanez verso la porta. - La commedia è finita per ora. L'anglo-indiano, il portoghese e Darma si lasciarono condurre via, senza tentare alcuna resistenza che sarebbe stata d'altronde inutile e pericolosa con quegli uomini rudi e brutali, e attraversata nuovamente la piazza, vennero introdotti in una massiccia costruzione di pietra che doveva servire di magazzino alla piccola colonia. Era uno stanzone lungo una cinquantina di metri quasi vuoto in quel momento, perchè non si vedevano che dei mucchi di pesce secco e dei barili contenenti forse dell'olio o della grassa, col tetto sostenuto da pilastri di pietra tenera estratta dalle colline dell'isola. - Avete fame? - chiese il capo. - Non mi spiacerebbe mangiare un boccone prima di venire appiccato, - disse Yanez, beffardemente. - A più tardi. Vi avverto intanto che al primo tentativo di fuga faremo fuoco contro di voi. Ciò detto rinchiusero la porta, sprangandola al di fuori. Sir Moreland, Yanez e Darma, meno spaventati di quanto si potrebbe supporre, si guardarono l'un l'altro, quasi sorridendo. - Che ne dite di quest'avventura, sir Moreland? - chiese finalmente la giovane. - Che se la nave inglese incrocia veramente nelle acque dell'isola finirà presto, - rispose il capitano. - Per voi, ma non per noi. - E perchè miss? - Quando i vostri apprenderanno che noi siamo corsari non ci appiccheranno? - O per lo meno ci condurranno a Labuan per essere giudicati, - disse Yanez. - Ciò farebbe certo piacere a quel governatore che ha dei vecchi rancori contro di me. - Cercherò di evitare che ciò possa succedere, - rispose il capitano. - Sarebbe pericoloso, specialmente pel signor de Gomera. - Vi metteremo in un grave imbarazzo, sir Moreland, - disse Darma. - Non lo credo, miss. E poi chi mi dice che il comandante di quella nave non sia un mio amico? In tal caso c'intenderemo facilmente. Il signor de Gomera si è comportato verso di me come un gentiluomo ed io non sarò da meno verso di lui. - Vi siete dimenticato l'avventura notturna a Redjang? - Astuzie di guerra, miss, e non ho serbato ràncore nè a voi, nè ai vostri protettori. - Siete troppo buono, sir Moreland. - Non sono nè migliore, nè peggiore degli altri. Ah! Un colpo di cannone era improvvisamente rimbombato al di fuori, facendo tremare le pareti del magazzino. - Una nave da guerra! - esclamò l'anglo-indiano. - È il Re del Mare o quella che attendono gli isolani? - si chiese Yanez. - Lo sapremo presto. Entrambi si erano slanciati verso la porta, percuotendola a calci e gridando: - Aprite! Vogliamo vedere gli inglesi a sbarcare! - Silenzio! - tuonò una voce minacciosa. - Se sforzate la porta faccio fuoco!

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