Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il Plutarco femminile

217477
Pietro Fanfano 1 occorrenze
  • 1893
  • Paolo Carrara Editore
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Donna illustre una che, nata di famiglia nobilissima e veramente illustre, non si vergogna di abbassarsi a far lavori d'ago ed a ricamare? Mi perdoni la signora direttrice; ma, io come io, a metterla per questo tra le donne illustri ci avrei i miei riveriti dubbj." Molte delle ragazze a queste parole cominciarono a chiacchierare sotto voce tra loro, ed a sghignazzare; e la direttrice, con aria piuttosto grave, alla nobil fanciulla rispose così: "Signorina, ella ha uno strano concetto della nobiltà. La nobiltà è cosa buona in sè ,e da tenersene; ma quella sola e vera nobiltà che si acquista con opere e fatti egregj della propria persona. Coloro che si vantano della nobiltà ereditaria sono stolti, perchè si vantano di meriti non propri, ma de' loro antenati; e sono poi vituperosi quei nobili di origine, che la nobiltà acquistata da' loro vecchi deturpano, o con l' ozio, o con opere men che degne e men che onorate. Nelle donne poi il vantarsi della nobiltà originaria è cosa anche più sciocca, perchè più raramente che gli uomini possono acquistar la nobiltà vera con atti ed opere egregie della propria persona, come fanno gli uomini, o con la toga, o con la penna, o con le armi. Lo sanno per altro, signorine, qual è la nobiltà vera nelle donne? l'essere ottima madre di famiglia, l'educare i figliuoli ad ogni civile virtù, ed attendere al buon governo della famiglia, come dicemmo qualche giorno addietro; e non l'attendere a vanità. La madre dei Gracchi l'avranno sentita ricordare da' loro maestri per esempio delle buone madri. Essa era delle più grandi matrone di Roma; e pure lo sanno qual era il suo maggior vanto? Ascoltino. Una ricca matrona venne una volta dalla Campania a Roma, e andò a visitare questa madre de'Gracchi, la quale si chiamava Cornelia, ed era figliuola del grande Scipione. Quella matrona di Campania era altera della sua nobiltà, della sua ricchezza; e come sogliono tutte le donne vane cominciò a parlare e far pompa de' suoi ricchi gioielli, mostrando desiderio che Cornelia le mostrasse i suoi; al qual desiderio Cornelia umanamente rispose che tra poco glieli farebbe vedere: nè passò molto tempo che i due suoi figlioletti tornarono tutti festosi da scuola. Allora Cornelia, abbracciatili e baciatili amorosamente, gli presentò alla sua orgogliosa visitatrice dicendole: "I miei gioielli ed i miei ornamenti son questi; ed ogni mia cura ed ogni mio pensiero lo spendo attorno a loro." Le quali parole fecero ben vergognare quella donna vana, che andò via tutta confusa. Venendo ora al particolare dei lavori d'ago e di ricamo della Irene da Spilimbergo, non credo che la censura della signorina meriti neppure risposta: le dir� solo, per non uscire da Roma antica, che quei Romani, i quali furono il primo popolo del mondo, tanto più pregiavano le loro donne quanto più attendevano a casa; e si reputò il più grande elogio che possa, farsi ad una donna quella iscrizione posta sopra il sepolcro di una matrona laqual diceva: Domi mansit, lanam fecit che vuoi dire: Bado a casa, filo la lana; ...scarmigliata e scalza, seguitò il marito, conducendo seco il fratello... Parte I - XXII e il nostro Dante celebra con lodi altissime le antiche donne nobili Fiorentine che tornavano dallo specchio senza il viso dipinto, e stavano contente al fuso e al pennecchio..." Qui si udì come qualche suono di riso tra le fanciulle; e la direttrice non fu tarda a continuare: "Non vo' mica dire con questo che anche loro abbiano a filare la lana; ma vo' dire che a niuna donna, anche nobilissima, si disdicono i lavori muliebri, e che anzi meritano lodi altissime quelle che non se ne vergognano, e volentieri gli esercitano."

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