Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbassarsi

Numero di risultati: 10 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Come devo comportarmi?

172251
Anna Vertua Gentile 1 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Non mette mai nessuno nel caso di abbassarsi dinanzi a lui. Non fa mai inutili osservazioni per non offendere l'altrui suscettività. Non combatte opinione altrui; pensa che a voler correggere la gente di tutte le assurdità a cui crede, non si finirebbe pure vivendo gli anni di Matusalemme. Nel conversare si astiene da qualunque osservazione critica, perchè sa che offendere gli uomini è cosa facile ed è invece difficile, anzi impossibile, correggerli. Siccome desidera che la sua opinione trovi credito, la enuncia freddamente e spassionatamente; e ciò perchè i suoi espressi giudizi siano attribuiti alla saggia ragione, non ad un impeto che proceda da volontà. Non si abbandona mai a lodare sè stesso quando anche ne avesse qualche diritto. La vanità è cosa tanto comune e il merito tanto raro, che uno il quale anche indirettamente si loda, si fa credere che abbia parlato solo per vanità, e viene tacciato di millanteria. Difficilmente scopre mancanze o difetti, ma spesso si entusiasma alle altrui abilità e virtù. Non giudica mai. Delle persone e delle cose vede solamente il lato buono. Non sparla mai della gente nè si permette che altri lo faccia in sua presenza. Ha per la donna un tenero rispetto. Quando c'è lui, nessuno osa offenderla con volgarità, insinuazioni, motti piccanti Con l'esempio ed il contegno impedisce che in sua presenza si taglino i panni a dosso alla signora tale e alla tal'altra assenti. Nella donna egli rispetta la memoria della madre, la innocenza della sorella, la virtù della sposa. Per lui la donna è la parte eletta dell'umanità; la compagna gentile e affettuosa, educatrice assennata, la grazia che addolcisce la forza, il conforto nel dolore, l'aiuto valido e sicuro nelle disgrazie. Non l'offende con complimenti esagerati che dicono la poca stima della sua intelligenza; non la vagheggia con la stupida assiduità di uno che si prefigge di vincere una debolezza; non la tratta come una cosa bella e futile che si cerca di conquistare con l'arte delle sdolcinature e delle moire. Il timore di urtare la sua delicatezza, lo tiene sempre all'erta; dà alla sua voce un tono gentile e carezzevole, alle sue parole l'impronta del rispetto sincero. Non lusinga mai la vanità delle fanciulle, nè tenta di far entrare nei loro ingenui cuori, delle speranze irrealizzabili. La triste gloria di destare un sentimento in un'anima innocente, egli la considera come colpa grave e la, biasima acerbamente negli altri. In qualunque luogo si trovi, il gentiluomo mostra il rispetto che sente verso la donna. Le lascia sempre la destra lungo la via; nei trams si vergognerebbe di star seduto mentre una donna dovesse star ritta per mancanza di posto. Nei carrozzoni del treno le cede il posto d'angolo e non si permette la confidenza d'interrogarla curiosamente. Se il carrozzone è per i fumatori, prima di accendere il sigaro chiede il permesso alla signora o alle signore che fossero con lui. Apre e chiude i vetri quando ne mostrano desiderio, le aiuta a scendere, a salire, a mettere al posto borse e pacchi. Per la strada, se incontra una signora o una signorina, che conosce, le saluta con cortesia e rispetto, facendo di cappello. Questo nostro uso, che gli uomini debbono salutare per i primi le signore, a me pare un abuso di libertà. . Non dovrebbero forse essere le donne le prime a salutare invitando quasi l'uomo a rispondere?... Andando in un salotto ove sieno molte persone radunate, va direttamente a inchinarsi con garbo dignitoso davanti alla padrona di casa, e le stringe la mano, se gli viene offerta. Ora torna di moda il baciare la mano alle signore; moda gentile e ossequiosa che alla donna educata piace sempre. Poi con un inchino, saluta tutti gli altri e siede a un posto qualunque. In quanto al tenere i guanti o no, o lasciare il cappello in anticamera, come si usa adesso, o a reggerlo in mano, o salutare piegando il busto e il capo, o solamente il capo, o baciare la mano delle signore, o stringerla solamente, sono rose, che, siccome vanno soggette a cambiamenti, il gentiluomo fa secondo l'usanza del momento. Al ballo, il giovine gentiluomo si guarda bene di invitare una signorina, senza prima farsi presentare a lei stessa e a chi l'accompagna. E finito il ballo la riconduce tosto al suo posto presso la mamma o ad altri che ne facessero le veci, inchinandosele dinanzi rispettosamente e ringraziandola prima di lasciarla. Il giovine gentiluomo sa che è sconveniente fermare una signora lungo la via, per chiederle della sua salute o altro; e che è addirittura ineducato e imprudente fermare una signorina che sia sola. Nell'un caso e nell'altro, saluterà con atto rispettosissimo, per mostrare a chi vede, la sua deferenza per la signora e la signorina, che vanno in giro sole, sicure di sè stesse e della stima di chi le conosce.

Pagina 176

Per essere felici

179597
Maria Rina Pierazzi 1 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
  • paraletteratura-galateo
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Allora, se la fidanzata ha già ricevuto l'anello e i doni dello sposo, si farà premura di restituirli, come pure restituirà le fotografie, le lettere, infine tutto ciò ch'ella ebbe in dono, senza abbassarsi a recriminazioni o a rimproveri. Gli accessi isterici non hanno mai rimediato a nulla; anzi hanno sempre imbrogliato le situazioni che potevano risolversi semplicemente e silenziosamente. Anche i doni già ricevuti dagli amici e dai conoscenti saranno restituiti dalla signorina, accompagnati da un biglietto in cui ella accennerà come per speciali ragioni il matrimonio non si effettua più, e che perciò ella si crede in dovere di rimandare l'oggetto ricevuto pur conservando la miglior affettuosa riconoscenza per l'atto gentile di cui fu fatta segno.

Pagina 195

Galateo ad uso dei giovietti

183800
Matteo Gatta 1 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
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Se entrate nella casa di un Turco per ragione di visita o per interessi, dovete pure piegarvi alle costumanze orientali; accettare la lunga pipa dal bocchino d'ambra e il caffè che subito vi sono recati, e quand' anche la positura per voi riesca incomoda, incrociare le gambe e accoccolarvi sui morbidi cuscini, ripetendo tra voi stessi, come una giaculatoria, l'antico proverbio: « Paese che vai, usanza che trovi. » Ma le consuetudini a cui l'uomo ha il diritto di non abbassarsi sono quelle che offendono il sentimento della sua dignità e che formano il corredo di un barbaro o semibarbaro dispotismo. Tali sono per recarne qualche esempio, il camminare a ritroso uscendo dalla sala di ricevimento del gran sultano di Costantinopoli; il prosternarsi ginocchioni e toccar quasi colla faccia il suolo al cospetto degli imperatori della China e del Giappone e d'altri principi dell'Asia e dell'Africa. Le relazioni coi popoli civili e le rimostranze dei potentati d'Europa hanno fatto scomparire o modificare, almeno pei loro rappresentanti, siffatti usi di un cerimoniale cortigianesco e servile che mette l'uomo a livello del bruto.

Pagina 19

Come devo comportarmi. Le buone usanze

184863
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
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Perchè ciò sia possibile, il cavaliere deve scostare alquanto il gomito dal fianco, per non stringer troppo il braccio della sua dama; egli deve anche tener conto, della statura di essa, abbassarsi leggermente se è piccola, sollevarsi un po', al contrario, se è più alta di lui. Egli si asterrà rigorosamente dal far dei gesti col braccio occupato.

Pagina 27

Nuovo galateo

189967
Melchiorre Gioja 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Donde risulta che il segno naturale e caratteristico della venerazione si è lo abbassarsi, lo accorciarsi del corpo. Nell'uno estremo di questa espressione si vede l'uomo che si conguaglia, per cosi dire, alla terra su cui si butta bocconi perdendo tutte le dimensioni della sua altezza. Nell'estremo opposto si vede l'uomo che appena china il capo, od anco piega semplicemente la mano, con cui accenna, per la conformità del movimento sostituito, il chinar del capo o del tronco. « Non ho udito mai né di popolo nè di condizione » d'uomini, i quali si dessono ad intendere di mostrar » rispetto e riverenza col tener ritto capo e tronco, » e quasi sforzarsi di crescere l'altezza di tutto il corpo ; » come al contrario non ho udito mai d'altri a » cui la superbia non facesse appunto estollere il capo » od allungar il corpo sino a reggersi in punta di » piedi e vie meglio parere di sovrastare altrui. E » ben la intese Dante che domò col, sasso la cervice » de'superbi usi tenerla sempre ritta:

Pagina 174

Saper vivere. Norme di buona creanza

193412
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 2012
  • Mursis
  • Milano
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Vi sono momenti, vi sono ore, in cui un lavoro fra le mani, sotto gli occhi, è di una necessità assoluta: esso è una scusa, un pretesto, un diversivo, un derivativo; esso è una salvezza, per esso gli occhi possono abbassarsi o alzarsi come vogliono, le mani sono occupate, la persona sembra scomparsa: esso calma i nervi, regola la voce, mette delle pause sapienti nella conversazione. Una donna che ricama, è venti volte più padrona di se stessa, accanto a un uomo, che una donna, la quale non fascia nulla: una donna, che fa l'uncinetto, è molto più la padrona di suo marito, che non una donna disoccupata... Io non approfondisco il soggetto, perché voi già lo avete tutto inteso, care lettrici: il lavoro è, dunque, un'arma di difesa e di offesa, in villeggiatura. E chi di voi vorrebbe andare alla guerra, senza corazza e senza spada?

Pagina 128

Galateo morale

197459
Giacinto Gallenga 3 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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Esso non deve abbassarsi nelle sue requisitorie ad imitare la mimica e il linguaggio di un attore da scena, a costo di venire fischiato, se non dal pubblico presente al dibattimento, dalla pubblica opinione giustamente indignata, dal sentimento della pubblica morale offesO. Per ogni reo esso deve ammettere una presunzione d'innocenza, come deve abbandonare tantosto l'accusa, allorché dal corso del processo questa innocenza viene sufficientemente stabilita. Esso non deve voler vincere ad ogni costo, avesse a restarne contaminata la stessa giustizia nel cui nome esso dice di combattere. Esso non deve far ispreco di facondia, di astuzia, di sofismi per intorbidare le intelligenze dei giurati ed ottenere ad ogni modo, dalle loro non sempre illuminate coscienze, una sentenza di condanna, come non deve sfogarsi di dare ad una semplice colpa le apparenze di un delitto; come non gli è lecito scherzare, per far pompa di spirito, sulla libertà, sull'onore, sulla vita di un suo concittadino.

Pagina 259

Ma fatta astrazione dal principio che rappresenta, e considerando soltanto il militarismo negli individui, diremo che il medesimo può elevarsi fino alla perfetta cavalleria nei Baiardi, nei Turenna, nei Duguesclin, nei Gustavi Adolfi, negli antichi duchi di Savoia che oltre all'essere soldati senza paura potevano pur dirsi cavalieri senza macchia; ovvero abbassarsi fino ai Mourawieff, agli Hainau, ai Narvaez, aiDe-Failly, ai St-Arnaud, agli Hudson Lowe; abbassarsi fino a rappresentare la parte dello sgherro che non isdegna insanguinare le armi nelle carni dei cittadini; abbassarsi fino al pretoriano e al giannizzero che non hanno di militare fuorché l'assisa, e che osano menar cinico vanto di facili stragi ottenute in grazia di armi perfezionate su deboli ed inermi schiere di sventurati patrioti. Il militare rozzo, prepotente, brutale è il sostegno della barbarie e del dispotismo. Esse esiste in quei paesi dove le faci della civiltà e della libertà non penetrarono ancora con la loro luce, o vennero soverchiate dai colpi di Stato della reggia o della piazza. Vediamo il soldato assumere modi selvaggi ed insolenti là dove ha preso il predominio l'anarchia ovvero dove re e ministri spinti dalla libidine di tiranneggiare, impazienti d'ogni freno che ne moderi in qualche modo gli eccessi, cercano accaparrarsi con privilegi, con carezze, con ingiuste concessioni l'appoggio soldatesco; del quale poi si valgono a stromento di oppressione delle libertà cittadine, a violare impunemente leggi e costituzioni, e trascinare il paese in guerre inconsulte col vano pretesto di rialzarne la potenza e la gloria, in realtà per consolidare a vantaggio proprio, col rinforzo del militarismo, un dominio pericolante a spese delle fortune e del sangue dell'intiera nazione.

Pagina 370

Quel grand'uomo non credeva di abbassarsi mettendo a parte la sua compagna dei suoi progetti, dei suoi timori, della sue speranze. Oh quante sciocchezze, quanti errori, quanti rimorsi si verrebbero a risparmiare, se la moglie venisse più sovente consultata! L'uomo è dominato talvolta dal dispetto, dall'ira, e si lascia in questi casi trascinare a commettere azioni imprudenti e riprovevoli di cui non tarda a pentirsi, appena gli è tornata la calma nel seno. Ma se prima di abbracciare una violenta risoluzione egli si abbocca colla moglie, questa gli farà conoscere con quella forza di persuasione che da l'affetto l'inconseguenza del suo procedere, e i tristi effetti di cui può essere cagione; e torna poco a poco alla mente agitata del marito quella riflessione, quella pacatezza che deve ognora procedere una importante decisione. Dicono i S. Proverbii che la moglie prudente viene da Dio. Perché dunque tenere in non cale, colui che ha la ventura di possederlo, un simile tesoro? perchè non approfittarne e stringere, con quelle saggie confidenze, l'affetto che nasce dall'estimazione? Alcuni sciocchi mariti non danno veruna importanza alle cure poste dalla moglie nel tenere in sesto la casa. Considerano questo zelo, questa passion per l'ordine, per la pulizia come una mania, non altro; ed anco qualchevolta ne ridono, quando non se ne mostrano impazienti. E non pensano costoro che con quelle cure minute le donne fanno un considerevole guadagno; giacché in tal modo nulla si guasta, nulla si perde, nulla si consuma inutilmente; sono meno frequenti, perchè più difficili a nascondersi, i furti, gli scialacqui per parte dei servitori. La polvere, la ruggine non ha alcuna presa sui mobili, sugli arnesi: il tarlo non si mangia gli abiti e va dicendo. Vi par poco tutto questo, o mariti?

Pagina 42

Eva Regina

203653
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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Certe signore che pure avrebbero intelligenza e abilità da far fruttare, se ne astengono per una specie di pudore, parendo ad esse, quasi, d' abbassarsi se si dedicassero a un' opera proficua. Mentre il lavoro non umilia, ma nobilita : non abbassa, ma innalza, perchè è pace, conforto, dovere. Una madre di numerosa famiglia non può, convengo, lasciare in abbandono la propria casa per attendere a un lavoro estraneo che non le renderebbe quanto la sua poca sorveglianza detrae ai suoi ; ma se una donna che possa farsi aiutare da qualche parente nelle cure domestiche, o possa sbrigarle in breve, trova qualche ora libera, che male c' è se le impiega a dar lezione, a ricamare, a dipingere, a far fiori, a scrivere a macchina, dietro un compenso, piuttosto che uscir a zonzo a far dei vani desideri dinanzi alle vetrine o recarsi in qualche salotto a far della maldicenza? Conosco una signora in posizione modesta, la quale dando lezioni di pianoforte raccoglie in capo all'anno una sommetta che le permette di passare un mese al mare coi suoi bambini senza ricorrere al portafogli del marito. Ella dona ad essi salute e vigore, a sè un igienico riposo, fine che non potrebbe conseguire se non si adoperasse o che costerebbe al suo compagno un non lieve sacrifizio. Conosco un' altra signora che provvede le sue toilettes col ricavo d' un' industria ch' ella medesima ha iniziato e dirige attivamente. Una delle mie più care amiche seconda il marito nell'insegnamento, contribuendo e non per poca parte, al benessere della sua famigliuola. Inoltre questi guadagni conferiscono alla donna una libertà maggiore, mentre è sempre un po' umiliante per essa dover ricorrere per ogni più piccola spesa, al marito che tante volte fa pesare il beneficio. Il modo per aumentare le proprie rendite, non è però sempre in un accrescimento di guadagno. Consiste anzitutto nella regola, nel risparmio, nella previdenza ed anche... nel coraggio.

Pagina 326