Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le belle maniere

179810
Francesca Fiorentina 1 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Quel tuo improvviso arrossire e impallidire, quel tuo abbassar gli occhi, quel tuo rincincignare la carta che hai nelle mani, quel tormentarti la catena dell'orologio, quel balbettare un"no" quando devi dire un"si"e viceversa, quell'augurare"buona sera"in piena mattina e"buon giorno"sotto un cielo stellato, tutto il tuo contegno quando ti trovi fra gente estranea, o appena un po' fuori della tua usata intimità, mi dà l'impressione d'un vero malessere fisico. T'occorre una matassina di seta, e nel negozio ove tu sei solita a comprare non la trovi? Non osi entrar in un altro e disturbare per così poco. Sei invitata a partecipare a un'opera buona? Il cuore ti dice"corri", ma ti trattiene il pensiero di trovarti fra persone che non conosci e con le quali ignori come trattare. Sai perfettamente la lezione? il viso severo del professore, che so? quegli occhiali che dànno una certa durezza al suo sguardo, ti fan confondere le idee:tu chini la testa, pronunzi qualche monosillabo, balbuziando perfino, e poi ti fermi, in mezzo al silenzio stupito delle tue compagne. Devi fare due volte di séguito la stessa strada per esserti dimenticata qualche cosa? Svolti la prima cantonata e ti attardi in un lungo giro, affannandoti magari, per ritornare al negozio che t'era lontano pochi passi. Giuliana mia, quanti ostacoli ti prepari per l'avvenire, se non modifichi a tempo il tuo carattere! Non credere che ti possa convertire soltanto l'età; tu devi aiutare l'opera sua, tentare con ogni sforzo di superare la tua timidezza. E come? Entra in un negozio pieno di gente anche senza necessità, per una cosa da nulla; incàricati tu di chiedere a un estraneo un piacere per un'altra persona; pensa, quando parli a superiori, ch'essi potrebbero giudicarti una giuccherella o, peggio, una gattamorta; e infine, se proprio la tua timidezza dipende da eccessiva modestia, da troppo scarso sentire di te, da sfiducia nelle tue forze, allora cerca di metterti al tuo vero posto verso te stessa, riconosci i doni che t'ha dati natura, non crederti orribile mentre sei graziosa, non scipita se hai una certa intelligenza, non goffa se invece la tua personcina è svelta e ben fatta. Non bisogna però esagerare nella compiacenza del giudizio di noi stessi. Guai! Allora ci capiterebbe qualche disillusione. Io conosco una certa signorina, la quale si mostra timida, restia a farsi vedere, impacciata ne' modi, incerta nel discorso, proprio come te. Ma il suo contegno non ha le stesse cagioni del tuo:la sua modestia assomiglia alla tua come una perla falsa a una vera. Lei si crede intelligentissima e dubita di non mostrarlo abbastanza; s'attribuisce una bellezza meravigliosa e teme di velarla; ha la velleità di voter possedere una pronunzia infallibile, e ha soprattutto la sicurezza d'essere proprio lei il centro dell'universale attenzione. Pròvati, Giuliana mia, a cominciare un discorso fra molte persone, così alla buona, come parleresti in famiglia, e poi, a un tratto, immàginati che tutti stieno ad ascoltare te sola, che guàrdino te, che osservino la tua pronunzia, i tuoi gesti. Patatrac! Non saprai più azzeccarne una buona:le mani ti peseranno sulle ginocchia come un impaccio qualunque, ti si farà una confusione nella mente, e le parole ti s'appallottoleranno in una maniera pietosa. Questo avviene a quella signorina ch'io conosco, la quale ha pure la smania d'umiliarsi per essere esaltata. "Sono così sciocca! . . . vorrei esser bella, ma purtroppo. . . ". Ma una volta gliene capitò una carina davvero. Un signore, serio e schietto, a cui certe ipocrisie accartocciavano i nervi e quel fare melenso faceva venire il latte a' ginocchi, al sentirsi dire, con una voce smorente fra un pallore e un arrossamento repentini: - "Lei sa parlare così bene! Chi sa che cosa dirà di me, che non so spiccicar due parole come si deve! " - non potè trattenersi, e le spifferò il suo"te la do io! "lasciando scivolare tranquillamente la risposta: - Non è mica necessario essere degli oratori! Del resto lei è una donna, e certe deficienze può compensare con altre intime virtù che non appaiono a prima vista. Le ci voleva! La falsa modestia della signorina le suggerì di riparare alla sua sconfitta, dando una solenne smentita; ma le parole che le vennero sulle labbra uscirono con un gorgoglio di rabbia e di rancore, e sembrarono cincischii d'un balbuziente. Così a te, Giuliana, come a quella tal signorina, io vorrei insegnare un segreto efficacissimo a darci quella sicurezza spontanea ch'è di grande aiuto nelle nostre azioni e ne' nostri discorsi. Non ricordatevi troppo di voi, nè per pensare bene, nè per giudicarvi male; fate come l'ondina del mare, che si perde nell'infinita massa acquea, e talvolta trae dai raggi più vivo luccichìo e tal altra lo cede alla compagna vicina, e ora si solleva e ora ricade giù perchè un'altra la superi, e non s'illude che il sole debba illuminare lei sola o che sempre a lei tocchi d'innalzarsi su tutte. Perchè i vostri occhi sono sempre fissi su di voi, credete che tutti gli altri occhi debbano prendervi di bersaglio ma se cesserete di guardarvi con tanta compiacenza, vi libererete nello stesso tempo da quella stolta illusione che grava su di voi come un incubo e, con la semplicità spontanea, ritroverete la franchezza delle azioni, impacciata prima dalla mania di scambiare per giudice ogni vostro simile. Ma non vorrei che le mie fanciulle mi fraintendessero. Io son del parere che uno zinzino di timidezza nella donna, e specialmente nella donna ancora in boccio, non disdica affatto; anzi direi che una donna, senza quel certo granello di peritanza, è come un uomo senza forza, come un bimbo senza purezza. Il pronto affluire del sangue alle guance d'una fanciulla sorpresa nella sua ingenuità è naturale come lo scatto violento d'un uomo offeso nell'onore d'una cara persona. E io, mentre tento di riscuotere quelle di voi, fanciulle, che troppo si lasciano vincere dalla loro timidezza ammiro le altre che la limitano a un gentile riserbo, a un freno puramente fisico dell'animo ancora inesperto, ma consapavole di se stesso e della propria inferiorità di fronte ad altri, a una delicata titubanza, ch'è d'aiuto nel vigilare i propri atti e nel fortificare il proprio animo contro le cattive tendenze. Questo sia, o Giuliana, il tuo pudore; ma non eccessivo a tal punto da divenire dannoso.

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