Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbassa

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Nuovo galateo

189777
Melchiorre Gioja 3 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
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Ora in generale s' abbassa il prezzo delle cose tutte a misura che il bisogno di vendere a più palesi segni si mostra nel venditore. Alla pulitezza e pudicizia deve unirsi la convenienza, e ciascun sesso, ciascuna età, ciascuna condizione e magistratura deve di particolari abiti adornarsi: quindi é condannabile l' uomo che s' abbassa a vestire abiti donneschi, e a guisa, di femmina si abbellisce; perciò dà prove di poco senno un vecchio che si presenta cogli ornamenti, co' vezzi e colle pretensioni de damerini. . . Non offende l'altrui sguardo, ma scema rispetto alla sua carica un ecclesiastico che passa il suo tempo ne' caffé, e vi comparisce

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E' compatibile una donna che, priva di bella dentatura, ride solo cogli occhi; ma é ridicolo chi affetta sempre quel gesto che fa di più sfavillare la gemma che ha in dito; é noioso chi alza, abbassa, rivolge iristancabile il capo per mostrare il pennacchio che gli ondeggia sul cappello. Si dica lo stesso di chi agita tra irrequiete dita

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Anche il contadino, a modo d'esempio, s'affretta a raccorre una moneta od altra cosa che vi è fuggita di mano; egli si abbassa, onde togliere a voi l'incomodo d'abbassarvi: ci è qui un risparmio di pena nell'esecuzione d'un desiderio; e questo risparmio non è figlio di stabilita convenzione, ma dell'indole delle nostre facoltà. Allorchè, al teatro, quelli che si trovano nelle file posteriori gridano a quelli delle anteriori, levatevi il cappello, lo fanno forse per convenzione? No certo. Il desiderio di partecipare al comune spettacolo è ragionevole e legittimo, come ragionevole e legittimo si è il principio che il piacere della maggior parte non debb'essere distrutto dalla minore, nè dimezzato. Nel codice della pulitezza v'ha certamente alcune pratiche arbitrarie e convenzionali, come ve n'ha ne'codici civili; ma la massima parte dei precetti a risparmiare sensazioni incomode o memorie afflittive, e produrre idea lusinghiere o piaceri morali, è diretta. Si può riguardare come convenzionale, a cagion d'esempio, l'uso europeo che, per torre di mezzo le dispute, guarentisce il diritto di restar sul marciapiede a chi ha la destra verso il muro; giacchè quasi con uguale ragione si poteva lo stesso diritto alla sinistra guarentire. Ma questa convenzione alla legge del comodo e dell'incomodo va soggetta. Infatti camminando voi a cavallo con persona più meritevole parimenti a cavallo, la convenzione vuole che le lasciate la destra e siate qualche passo indietro. Nel caso però che la strada fosse alquanto sdrucciola o sassosa a destra, voi dovreste cambiar luogo; e se il vento cacciasse contra il vostro compagno la polve sollevata dal vostro cavallo, voi, in vece di stare indietro, dovreste procedere avanti. Per la stessa ragione sarete il primo a tentare il guado d'un fiume e a passarlo, sì per servire di guida al compagno, e si per non aspergerlo d'acqua o di fango. Si vede spesso la convenzione cedere al comodo negli stessi usi che da'carrettieri, cocchieri, postiglioni si osservano. Infatti una vettura, per esempio, la quale stia aspettando d'essere caricata o scaricata, benchè abbia il muro alla sua sinistra, costringe quelle che vanno o che vengono a scostarsi dalla loro linea, e talvolta a retrocedere; giacchè se ella dovesse moversi, a misura che un'altra sopraggiunge, si renderebbe talvolta il carico e lo scarico impossibile. Se si riduce la pulitezza a pratiche arbitrarie e convenzionali, più inconvenienti ne emergono: 1.° La pulitezza perde qualche grado di pregio; 2.° Riesce più difficile ad appaiarsi e ritenersi; 3.° Sorgono dubbi in ogni nuova combinazione di cose; 4.° Mancano le norme per giudicare gli usi e le consuetudini. Per le cose dette è chiaro che la pulitezza, considerata nel suo scopo e ne'suoi mezzi, non differisce dalla morale, fuorchè nella gradazione. Chi, per esempio, dà un bicchiere di vino a persona assetata, eseguisce un atto di misericordia; chi dà la chiave del suo palchetto a chi brama d'assistere ad una rappresentazione teatrale, eseguisce un atto di pulitezza. Nell'un caso e nell'altro v'è cessazione d'un dolore o soddisfacimento d'un bisogno; ed è questo dolor cessato che costituisce il principal merito dell'azione. Nel 1.°caso v'è un dolore più forte; men forte nel 2.°: ma il più e il meno non cambiano la specie. Voi che mi negate 20 lire di cui mi siete debitore, venite accusato d'ingiustizia, perchè mi private de'piaceri che colle 20 lire potrei procacciarmi. Voi scrivete senza motivo ragionevole cinque ponderose lettere ad un povero uomo , e lo costringete a pagare 4 lire per ciascuna, sicchè il danno ch'egli ne sente sale in tutto a lire venti; ciascuno vi taccerà d' indiscrezione, d'inurbanità, non già per convenzione, ma pel danno suddetto che nell'uno caso e nell'altro è uguale; anzi suoi essere maggiore nel secondo, giacchè il dispiacere di sborsare, in parità di circostanze, è maggiore del dispiacere di non ricevere. Le virtù vincono in grandezza e, per cosi dire, in peso la pulitezza; ma questa vince quelle nella frequenza de'suoi atti. Non è possibile nè a tutti nè sempre d'essere generosi; ma è possibile a tutti e sempre d'essere puliti. L'occasione d'esercitare modi gentili si rinnova parecchie volte alla giornata, sicchè la frequenza all'importanza supplisce. In somma la pulitezza è il fiore della morale, la grazia che l'abbellisce, il colore che amabile la rende ed amena. Fa d'uopo confessare che la pulitezza non sempre si presenta abbracciata alla morale; e l'uomo più pulito non è sempre il più morigerato. Il popolo chinese è il popolo più cerimonioso, e nel tempo stesso il più falso tra quanti vivono sulla terra; e, senza andare alla China, ciascuno giornalmente s'avvede che con gentilissimi complimenti sanno titillare l'altrui amor proprio anco gli scroccatori di professione. Quindi un illustre scrittore italiano dice: « Altro infine non è » la pulitezza che l'arte d'ingannare sè medesimi » coll'apparente sacrifizio della propria all'altrui » volontà, talchè non è raro che gli uomini » più puliti siano i più perfidi. Alle quali lagnanze si può andare incontro colle seguenti considerazioni: 1.° Una bella pittura può sussistere sopra un muro fracido, sdruscito, cadente: questa combinazione di cose scema forse il pregio generale della pittura? Le monete false, che non di rado sulla piazza appariscono, distruggon forse l'utilità e la necessità delle monete legittime? Perché la vipera s'asconde talvolta fra l'erbe e i fiori, cessiamo noi di pregiare i fiori e l'erbe? Spogliandoci de' modi gentili, e l'apparenza assumendo o la realtà della rozzezza, ci allontaniamo noi dalla perfidia? Un vizio divien forse manco nocivo, a misura che con maggiore sfacciataggine ed impudenza si mostra? 2.° Parecchi de'nostri sentimenti, se compariscono alla luce, offendono gli astanti, o ci fanno scopo all'altrui motteggio: l'arte che c'insegna a velarli non sarà ella un'arte stimabilissima? Infatti molti litigi che dividono le famiglie, molti odii che covano nell'animo i cittadini, la maggior parte de'duelii che alla giornata succedono, da un detto offensivo, da un atto impulito, da una semplice mala grazia traggono non di rado origine.

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Nuovo galateo. Tomo II

194919
Melchiorre Gioia 1 occorrenze
  • 1802
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Ma se qualche gusto sensuale ci cattiva in modo isolato; s'egli acquista la forza d'un vero bisogno; allora egli soffoca ogni altro sentimento e ci abbassa al grado degli animali, i quali in nulla più si distinguono dall' uomo morale fuorché in questa cieca ed assoluta dipendenza da un istinto dominatore. L' esperienza dimostra che gli uomini dotati delle più felici disposizioni, di talenti distinti ed anche di virtù stimabili, s'abbrutiscono del tutto, se troppo imprudentemente all'impeto delle loro inclinazioni sensuali si abbandonano; ed altri non arrivano giammai al grado di perfezione intellettuale e morale al quale sembrano chiamati dalla sensibile superiorità de' doni che dalla natura avevano ricevuto. Osservate Antonio, pensate all'eminenza del suo genio come guerriero, come oratore, come politico, e ricordatevi la vergogna e l'infelicità del suo destino. Antonio sarebbe forse stato uguale a Cesare, certamente vincitore d' Ottavio, se meno dall'impeto del suo temperamento si fosse lasciato dominare e da' suoi gusti sensuali. Tra tutte le sensualità quelle che più istupidiscono lo spirito, sono l'ubbriachezza e la ghiottoneria. Combinando gli antecedenti riflessi colle idee esposte nel capo 1.°, non resteremo sorpresi, se, rimontando il corso de' secoli, ritroveremo l'ubbriachezza e la ghiottoneria dominanti presso tutti i popoli barbari e semi-barbari, principalmente ne' climi freddi, uniti ai sozzi e feroci vizi che le accompagnano. 1.° (Secolo XVIII) Nelle isole occidentali della Scozia si riguardava come atto di coraggio il bere finché si fosse ubbriaco. Gli abitanti occupavano 24 e talvolta 48 ore a bere. Alle porte di queste orgie si trovavano due uomini muniti di barella, i quali l'uno dopo l'altro trasportavano gli ubbriachi alle loro case. In Edimburgo (almeno sino al 1779) davasi tutti gli anni un concerto per soscrizioni nel giorno di Santa Cecilia. Le più belle dame della città vi erano con speciale biglietto invitate. Dopo il concerto i soscrittori si univano in una taverna e cenavano insieme. Collocavasi sulla tavola una cassetta la quale portava il nome d'Inferno. Si presentavano i biglietti delle dame che avevano assistito al concerto, e l'una dopo l'altra si proclamavano. I biglietti di quelle che non trovavano alcun campione pronto a bere per salvarle, venivano gettati nella cassetta; e quegli che beveva di più (purchè potesse terminare quella bravura bevendo in un solo fiato un gran bicchiere che chiamavasi S.Cecilia, e che d'ordinario rovesciava ubbriaco sul suolo il bevitore più potente) era autorizzato ad andare il giorno appresso dalla sua dama, presentarle il suo biglietto, gloriandosi d'avere avuto l'onore d'ubbriacarsi per salvarla. Ciò che é più strano si è, che quand'anco ella non avesse avuto relazione alcuna con lui, egli era sempre ben accolto, gentilmente ringraziato, ed invitato a rinnovare le sue visite a suo piacere. Ho conosciuto delle dame, dice Odier che racconta il fatto, in onor delle quali uno di questi bravi avea bevuto 17 in 18 bottiglie di punch (giacché non il vino, ma il punch serviva a questo stravizzo), e le quali altamente se ne gloriavano. Le Grand d'Aussy che scriveva verso la metà del secolo XVIII, ricordando l'antico costume vigente in Francia di costringere i commensali a bere, e le leggi che lo condannarono, aggiunge: « II tempo non ha potuto guarirci di questa riprensibile » stravaganza. La si trova tuttora in molte » parti del regno ed in più d'una classe. Fu anche » un tempo in cui, quando taluno assisteva ad un » pranzo di bevitori, e ricusava di bere come essi, » il costume voleva che gli si tagliasse il cappuccio » a segno d'insulto». Anche dopo la metà del suddetto secolo i Francesi cantavano a mensa una canzone, ciascun ritornello della quale in ciascuna strofa, citando Ipocrate, dichiarava

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