Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbassa

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Manuale Seicento-Settecento

259944
Argan, Giulio 1 occorrenze

Nei suoi passi migliori abbassa le tinte, semplifica la composizione, riduce la descrizione a poche note discrete e significative. Ritrae senza falsa pietà od ostentazione dell’orrido morti, morenti, deformità e piaghe: non per fare del realismo, ma per una sorta di intrepidezza morale, di simultaneo rispetto per la verità e per il, prossimo. Lo stesso atteggiamento, ma con più scoperte note di pietismo, si nota nel Morazzone. È coetaneo del Caravaggio e certamente ne vide le opere a Roma, dove dimorò alla fine del secolo: il luminismo del San Francesco in estasi è un’interpretazione benché unilaterale ed espressionistica, del luminismo caravaggesco. Ma la medesima spinta religiosa che nel Caravaggio porta alla rivolta morale porta il Morazzone ad un conformismo devozionale, che non cessa d’essere tale per il fatto di atteggiarsi ad ascetismo fanatico. Tanto artificioso, benché inconscio di esserlo, da poterlo ritrovare tale e quale, o quasi, in un altro pittore, FRANCESCO DEL CAIRO (1607-1665).

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Saggi di critica d'arte

261990
Cantalamessa, Giulio 1 occorrenze
  • 1890
  • Zanichelli
  • Bologna
  • critica d'arte
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Combatte risoluto, ma tranquillo, come chi è certo della vittoria, e abbassa lo sguardo sul nemico, che gli si divincola al piede, con un’alterezza olimpica, da farci pensare che il gentil seme latino, con immutato ideale artistico, ricorra sempre per istinto allo stesso linguaggio dei grandi antichi, e che questo sia il più eletto, il definitivo modo di esprimersi. Ma Guido, dipingendo quella figura, non ha potuto, o non ha voluto, deporre del tutto il ricordo del S. Michele che il Calvari avea dipinto per la cappella Barbazzi in San Petronio; quadrò che ha molto sofferto, ma in cui si può anche adesso ravvisare una delle più felici ispirazioni di questo fiammingo devoto all’arte italiana ed a Bologna.

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Scultura e pittura d'oggi. Ricerche

266627
Boito, Camillo 2 occorrenze
  • 1877
  • Fratelli Bocca
  • Roma-Torino- Firenze
  • critica d'arte
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L’altra, più giovine, abbassa gli occhi a terra pudicamente, ma, benché non apra le labbra, pure muove tutto il volto ad un sorrisetto pressoché impercettibile, e s’indovina che non le sfugge una sillaba sola, un solo gesto del poeta. Ma il vecchiotto cavaliero, terzo ascoltatore, non ha di questi rispetti umani; si rovescia indietro e sghignazza, aprendo la bocca e stringendo volpescamente le palpebre, come se il frollo libertino dicesse, con l’acquolina in bocca: ho capito, ho capito!

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La donna s’incurva dinanzi e abbassa il capo per riparare la faccia, e non ostante socchiude gli occhi e raggrinza i muscoli del volto, come si fa quando s’alza un fastidiosissimo polverìo. La fanciullina si copre il viso con il braccio e sgambetta. Le vesti svolazzano. S’indovina che con il vento corre la tempesta. E non di meno questo non pare un gruppo nato così grande, poichè l’impressione è giusta, ma lieve e più adattata ad un perfetto bozzetto che ad un compiuto lavoro.

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