Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandono

Numero di risultati: 18 in 1 pagine

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Le strategie degli organismi sovranazionali ed internazionali per l'accessibilità al lavoro delle persone con disabilità - abstract in versione elettronica

144765
Persechino, B.; Laurano, P.; Chiarello Ciardo, S.; Manca, S.; Vitali, S.; Bonifaci, G.; Iavicoli, S. 1 occorrenze
  • 2014
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I disabili, infatti, tendono a sperimentare un elevato tasso di disoccupazione, di sottoccupazione, guadagni inferiori e, spesso, un abbandono prematuro del mercato del lavoro. Permangono, inoltre, problemi di accesso fisico al posto di lavoro e ai trasporti, oltre a pregiudizi ed erronee convinzioni da parte di colleghi, datori di lavoro e dell'ambiente professionale in generale. L'Unione europea è impegnata a raccogliere ed analizzare esempi di buone prassi e ha basato da sempre i suoi interventi su tre elementi fondamentali: la garanzia di diritti individuali per combattere la discriminazione, l'eliminazione di ostacoli ambientali, la promozione di un'inclusione attiva delle persone con disabilità. Le Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate, OMS [Organizzazione Mondiale della Sanità] e ILO [Organizzazione Internazionale del Lavoro], hanno avuto il merito di introdurre la disabilità all'interno del paradigma dei diritti umani con la Convenzione del 2006, che interviene su diversi aspetti, tra cui l'inserimento professionale ed il mantenimento del posto di lavoro. Le successive strategie internazionali, tra cui anche il nuovo Piano d'Azione europeo per la disabilità 2010-20, si sono basate proprio sul quadro culturale e normativo convalidato dalla Convenzione per i diritti delle persone con disabilità. Dalla rassegna delle strategie internazionali, emerge comunque che, nonostante i molti progressi raggiunti a favore del miglioramento della qualità di vita delle persone disabili, è necessario un impegno ancora più grande per poter eliminare del tutto le barriere che ancora impediscono a molti di lavorare e contribuire allo sviluppo economico e sociale.

Giurisdizione e competenza in materia penale - abstract in versione elettronica

145141
De Robbio, Costantino 1 occorrenze
  • 2014
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"reati informatici" (per tali intendendosi sia le fattispecie classiche di reato, laddove commesse mediante mezzi informatici, come accade per la diffamazione via Internet, che le nuove fattispecie "necessariamente" informatiche come l'accesso abusivo a sistemi informatici) è infatti il totale abbandono dell'unicità spaziale della scena del crimine. Agente e persona offesa possono in questo tipo di reati essere situati anche a migliaia di chilometri di distanza; azione ed evento del reato possono ricadere in circondari se non in ordinamenti giuridici differenti. Tali peculiarità, tali da stravolgere i concetti di "locus" e "tempus commissi delicti", hanno spinto gli interpreti a rimodellare i tradizionali istituti della giurisdizione e della competenza, in specie quella per territorio. Il presente scritto, dopo una prima parte dedicata all'adattamento dei due istituti alle nuove forme di illecito penale, prende in considerazione il concreto atteggiarsi dei problemi di competenza e giurisdizione nei reati di associazione per delinquere, nelle truffe "on line", nelle frodi informatiche, nel "phishing" e nella diffamazione via Internet.

La disputa sull'adozione degli embrioni umani. Linee per una riflessione filosofica - abstract in versione elettronica

145917
Pessina, Adriano 1 occorrenze
  • 2014
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Il dilemma etico, ritenere o no moralmente legittima l'adozione degli embrioni in stato di abbandono, è analizzato all'interno di prospettive che condividono come premesse sia il riconoscimento dello statuto personale dell'embrione umano, sia una valutazione moralmente negativa delle tecniche di generazione extracorporea. Lo scopo è quello di verificare la coerenza interna tra queste premesse e la tesi della adottabilità degli embrioni, facendo riferimento a due possibili modelli interpretativi: quello che pone la vita come valore assoluto e quello che considera la vita un valore fondamentale.

Profili giuridico-penali del rifiuto delle cure - abstract in versione elettronica

146077
Cornacchia, Luigi 1 occorrenze
  • 2014
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Il Codice della trasparenza e il nuovo regime di conoscibilità dei dati pubblici - abstract in versione elettronica

146287
Bonomo, Annamaria 1 occorrenze
  • 2014
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Le nuove forme della tutela del paesaggio: autolimiti delle amministrazioni e proporzionalità delle scelte - abstract in versione elettronica

146781
Marzano, Patrizia 1 occorrenze
  • 2014
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La metamorfosi dei diritti umani. Dal nuovo Sinai di Hannah Arendt alla nuova torre di Babele - abstract in versione elettronica

146981
Cardia, Carlo 1 occorrenze
  • 2014
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La rinunzia alla proprietà e ai diritti reali di godimento - abstract in versione elettronica

147001
Bellinvia, Marco 1 occorrenze
  • 2014
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.); la disparità di trattamento che si creerebbe altrimenti rispetto ai beni mobili, dei quali è indiscutibile la possibilità di abbandono; l'espresso riferimento contenuto negli artt. 1350 e 2643 c.c. L'effetto di tale rinunzia è l'acquisto dell'immobile in capo allo Stato ai sensi dell'art. 827 c.c. Si tratta di un acquisto a titolo originario, che costituisce effetto solo indiretto e mediato della rinunzia, e che trova fondamento nella legge. La rinunzia alla proprietà ha natura di negozio unilaterale non recettizio, per il quale è da escludersi un potere di rifiuto da parte dello Stato. L'atto in questione deve avere forma scritta ed è soggetto a trascrizione ai sensi dell'art. 2643, n. 5, c.c. Il riferimento agli effetti di cui all'art. 2644 c.c. risulta incoerente rispetto al carattere puramente abdicativo della rinunzia. Quanto alle modalità di trascrizione, sembra preferibile la tesi secondo la quale la rinunzia, stante la sua natura abdicativa, debba essere trascritta unicamente contro il rinunziante. La rinunzia, oltre alla proprietà esclusiva, può riguardare anche la quota di comproprietà, trattandosi del medesimo diritto. Il codice civile prevede espressamente ipotesi di rinunzia alla quota. Tra queste, in particolare, viene in rilievo la rinunzia liberatoria di cui all'art. 1104 c.c., che si caratterizza per la circostanza che alla rinunzia al diritto reale si accompagna la dismissione di una situazione debitoria. Molto diverse sono, infatti, la fattispecie della rinunzia abdicativa e quella della rinunzia liberatoria della quota di comproprietà. La prima determina puramente e semplicemente l'abdicazione della quota di cui il soggetto è titolare, senza ulteriori effetti negoziali propri dell'atto posto in essere. Da ciò consegue che il condomino, mentre non sarà tenuto a corrispondere le spese concernenti la cosa comune per il tempo successivo alla rinunzia in quanto egli non risulterà più essere proprietario della stessa, rimarrà tenuto all'adempimento di tutte le obbligazioni inerenti la cosa, sorte fino al giorno della rinunzia. Nella rinunzia liberatoria, invece, all'effetto abdicativo si accompagna, per espressa previsione del legislatore, un effetto estintivo dell'obbligazione. In questo caso, dunque, il condomino, rinunziando alla propria quota, dismette il diritto di cui è titolare al fine di liberarsi da tutte le obbligazioni inerenti la cosa, non solo (come è ovvio) per il futuro, ma anche per quelle già sorte. Con riferimento alla rinunzia liberatoria, la dottrina ritiene che essa abbia carattere recettizio. Ciò trova spiegazione non tanto nella dismissione del diritto reale, quanto piuttosto nell'effetto eccezionale di liberazione dal debito. Effetto (anche in questo caso solo indiretto) di tale rinunzia è l'espansione delle quote degli altri condividenti. Anche la rinunzia abdicativa alla quota di comproprietà determina tale fenomeno di espansione o accrescimento. Si tratta, infatti, di una conseguenza della natura della comunione e, come sempre, non costituisce un effetto diretto della rinunzia, bensì solo indiretto e mediato. Sembra da escludere la possibilità di un rifiuto dell'accrescimento da parte degli altri contitolari. Il rifiuto, quale rimedio generale contro le altrui intrusioni nella propria sfera giuridica, opera solo con riferimento agli atti che producono come effetto diretto tale intrusione. Nel caso in esame, invece, manca una diretta alterazione della sfera giuridica altrui. Sarebbe inoltre foriero di gravi inconvenienti pratici immaginare una comproprietà con lo Stato. Ovviamente resta salva la facoltà da parte dei restanti condividenti di rinunziare a loro volta alla propria quota, così come accresciuta. Coerentemente alla sua natura abdicativa, anche la rinunzia alla quota ha natura di negozio unilaterale non recettizio. L'assenza dell'effetto liberatorio e della possibilità di rifiuto escludono la necessità della conoscenza altrui ai fini dell'efficacia del negozio. Resta comunque fortemente opportuna tale conoscenza in un'ottica di reciproca correttezza. Anche la rinunzia in esame va trascritta e valgono le stesse considerazioni fatte in relazione alla proprietà esclusiva. Con riferimento ai diritti reali di godimento, può anzitutto osservarsi che il diritto di superficie, in quanto disponibile, è suscettibile di rinunzia. Nessun dubbio si pone con riferimento alla fase antecedente la costruzione dell'edificio. Più controversa, invece, è la rinunzia alla proprietà superficiaria. Per alcuni, distinguendosi tra proprietà superficiaria e proprietà separata, tale rinunzia non sarebbe possibile, avendo ormai il diritto esaurito i suoi effetti. Potrà esserci, semmai, una normale rinunzia al diritto di proprietà. Per altri; invece, negandosi la distinzione sopra indicata, tale rinunzia sarebbe possibile. Conseguenza di tale atto è il ripristino del principio dell'accessione e dunque l'acquisto della costruzione da parte del proprietario del suolo. Quanto al diritto di enfiteusi, nessuna peculiarità presenta, sotto il profilo della rinunziabilità, il diritto spettante al concedente. Maggiore attenzione merita invece la posizione dell'enfiteuta. Per alcuni egli potrebbe liberamente rinunziare al proprio diritto. Secondo l'impostazione preferibile ciò sarebbe possibile, invece, nel solo caso espressamente previsto dalla legge (art. 963 c.c.: perimento parziale del fondo). Tale limitazione alla facoltà di rinunzia si giustifica per la natura del diritto dell'enfiteuta, caratterizzato dalla presenza di un profilo obbligatorio, di cui non è possibile la dismissione in mancanza di una norma espressa o del consenso del creditore. Nessun dubbio si pone circa la rinunziabilità del diritto di usufrutto, la quale trova espressa conferma, tra l'altro, nell'art. 2814 c.c. Si tratti di un negozio unilaterale, per alcuni recettizio; per altri, condivisibilmente, non recettizio, stante il suo effetto puramente abdicativo. Anche in questo caso sussistono comunque le ragioni di opportunità della comunicazione al nudo proprietario, già evidenziate in precedenza. L'effetto (sempre solo indiretto e mediato) del negozio abdicativo è, in questo caso, l'espansione della nuda proprietà. Trattandosi di un effetto legale non è ammissibile un rifiuto da parte del nudo proprietario. Secondo l'opinione prevalente in dottrina ed in giurisprudenza l'atto in esame può configurarsi quale liberalità indiretta, laddove ne ricorrano i presupposti. Anche i diritti di uso e di abitazione appaiono suscettibili di rinunzia, stante il rinvio alla disciplina dell'usufrutto. La servitù si estingue per rinunzia. Per alcuni si tratterebbe di un atto bilaterale a carattere attributivo. Prevale la tesi della natura unilaterale, in coerenza all'effetto puramente abdicativo del negozio. Per alcuni avrebbe carattere recettizio; per altri, condivisibilmente, non sarebbe recettizio sempre in virtù della sua natura abdicativa. Possono determinarsi effetti peculiari laddove il fondo dominante risulti gravato da altri diritti reali minori. Sono necessarie la forma scritta e la trascrizione. Diverso rispetto alla rinunzia alla servitù è l'istituto, particolarmente controverso, dell'abbandono del fondo servente. Tecnicamente si tratta di un atto di rinunzia e non di abbandono. Per alcuni esso avrebbe natura di offerta di acquisto (teoria contrattualistica). Per altri sarebbe un'ipotesi di rinunzia traslativa. Altri ancora riconducono l'istituto in esame alle obbligazioni con facoltà alternativa. Esso determina un effetto dismissivo immediato (della proprietà del fondo servente) ed un effetto liberatorio, anche per il passato, dalle spese relative alla servitù. Secondo l'opinione prevalente, si tratta di un negozio unilaterale recettizio, stante la presenza dell'effetto liberatorio (come nell'ipotesi di cui all'art. 1104 c. c.). Il proprietario del fondo dominante può acquistare il fondo, essendo la rinunzia disposta a "suo favore": per alcuni occorre un atto di appropriazione o accettazione che avrà efficacia retroattiva. Per altri, invece, l'acquisto opererebbe automaticamente, salva la possibilità di rifiuto. Prevale la tesi per cui l'acquisto in esame sarebbe titolo derivativo, a differenza di quanto accade nelle ipotesi di rinunzia abdicativa. In caso di acquisto, comunque, la servitù si estingue per confusione. In conclusione, esaminato l'atteggiarsi della rinunzia abdicativa rispetto ai diversi diritti reali, la stessa manifesta alcuni tratti comuni caratterizzanti. Si tratta, anzitutto, di un negozio unilaterale non recettizio, che non richiede accettazione né deve essere portato a conoscenza di terzi. Lo stesso, inoltre, è causalmente diretto unicamente alla dismissione del diritto soggettivo. Eventuali conseguenze per i terzi sono effetti solo riflessi e ordinamentali del negozio in esame. E ciò contribuisce a spiegarne il carattere non recettizio. La generale rinunziabilità se riguarda i diritti, non così gli obblighi. Nei casi in cui esiste una posizione di debito (come nel diritto di enfiteusi ovvero nelle fattispecie di rinunzia liberatoria, quali quelle di cui agli artt. 1070 e 1104 c.c.) la rinunzia assume una fisionomia diversa. Occorre, infatti, una espressa previsione di legge affinchè il debitore possa spogliarsi del debito senza il consenso del creditore. Stante il pregiudizio che questi risente, la dichiarazione di rinunzia deve inoltre essergli portata a conoscenza (e ciò trova conferma anche nella disciplina della remissione del debito, art. 1236 c.c.), assumendo pertanto natura recettizia.

Qualche ulteriore riflessione su un tema sfuggente: la giusta causa di revoca di amministratori (ed organi di controllo) - abstract in versione elettronica

147311
Bertolotti, Angelo 1 occorrenze
  • 2014
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La trasformazione costituzionale - abstract in versione elettronica

147863
Fioravanti, Maurizio 1 occorrenze
  • 2014
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Il centro della trasformazione è collocato nel progressivo abbandono della concezione "politica" della Costituzione, come complesso di principi da attuare essenzialmente per via legislativa, a favore di una concezione che privilegia la giurisdizione come strumento prioritario di concretizzazione dei principi costituzionali.

Rimodulazione organica delle aliquote IVA: un progetto per l'immediato futuro - abstract in versione elettronica

148893
Centore, Paolo 1 occorrenze
  • 2014
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Il Libro Bianco della Commissione europea del 2011 sul futuro dell'IVA affronta il problema dell'armonizzazione del sistema delle aliquote IVA in una prospettiva di superamento del regime transitorio e di abbandono della prescrizione relativa all'introduzione del regime definitivo, caratterizzato dal metodo di tassazione generalizzata all'origine, siccome previsto dall'attuale art. 402 della direttiva 2006/112/CE. La Commissione ha lanciato nel 2012 una Consultazione pubblica sulla revisione delle aliquote nel sistema normativo dell'IVA europea, che si inserisce nel quadro della revisione delle norme che regolano l'imposta, in previsione del passaggio al regime definitivo. Le considerazioni svolte nel Libro Bianco sulle aliquote seguono da vicino quelle relative al regime delle esenzioni, considerando che la manovra sull'aliquota altro non è che un metodo di applicazione di un'esenzione, se non totale, quanto meno parziale.

L'art. 42-bis del T.U. espropriazione e l'(auspicabile?) tramonto del risarcimento per equivalente al vaglio delle Sezioni Unite - abstract in versione elettronica

149007
Barilà, Enzo; Artaria, Riccardo 1 occorrenze
  • 2014
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Facendo seguito all'entrata in vigore dell'art. 42-bis del D.P.R. n. 327/2001, le ordinanze in commento hanno rimesso alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, ed all'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, di stabilire se sia giunta l'ora del definitivo abbandono di due importanti strumenti tecnici (trasferimento della proprietà mediante occupazione acquisitiva, ovvero per rinuncia abdicativa del proprietario), di governo della complessa materia dell'espropriazione sostanziale. Venendo meno tali strumenti, parrebbe preclusa al privato la possibilità di ottenere, a titolo di risarcimento del danno, il controvalore in denaro del proprio fondo illegittimamente trasformato. Il lavoro si interroga sulle problematiche indotte dal nuovo assetto regolatorio prospettato, valutandone i limiti, e suggerendo alcuni possibili rimedi.

L'impugnazione della sentenza dichiarativa di fallimento - abstract in versione elettronica

149665
Macagno, Gian Paolo 1 occorrenze
  • 2014
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Genitorialità responsabile: abbandono, ripensamento e riconoscimento del figlio prima della chiusura del procedimento di adozione - abstract in versione elettronica

150182
Carbone, Vincenzo 1 occorrenze
  • 2014
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Genitorialità responsabile: abbandono, ripensamento e riconoscimento del figlio prima della chiusura del procedimento di adozione

Gli amministratori di società pubbliche e il danno erariale - abstract in versione elettronica

150237
Macchia, Marco 1 occorrenze
  • 2014
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La donazione con riserva di disporre tra il Codice civile del Regno d'Italia e il Codice civile del 1942 - abstract in versione elettronica

151373
Semproni, Antonio 1 occorrenze
  • 2014
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Il meccanismo applicativo del credito d'imposta per i nuovi investimenti - abstract in versione elettronica

151675
Ferranti, Gianfranco 1 occorrenze
  • 2014
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Economia comportamentale e responsabilità medica - abstract in versione elettronica

151693
Rombi, Patrizia; Romano, Alessandro 1 occorrenze
  • 2014
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La trama complessiva si propone di offrire spunti di riflessione sull'opportunità, ormai invalsa nella prassi, di un effettivo abbandono dell'originaria distinzione tra interventi c.d. di routine e quelli di difficile esecuzione.

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