Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il nuovo governo civile e le nostre autonomie

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Credaro avrà abbandonato il nostro paese, avrà guarito o la fama dell’uomo, se i suoi amici hanno torto, o l’uomo stesso, se i suoi avversari hanno ragione. Ma l’accusa che ci si fa di perdere di mira gli interessi generali del paese, per il nostro punto di vista particolare è affatto infondata.

Una conferenza dell'on. Degasperi a Merano. Il contraddittorio coi socialisti

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Ammettiamo che, essendosi abbandonato il criterio assoluto dell’autodecisione e del principio nazionale, l’Italia, seguendo l’esempio delle nostre nazioni, si è adattata ad una soluzione di compromesso, in cui è commisto anche il criterio della difesa strategica. Noi trentini, che abbiamo invocato alla Camera austriaca il principio dell’autodecisione, non lo smentiamo di fronte a nessuno, per quanto converrà pur ammettere che una sua rigida applicazione per ogni lembo di territorio, per ogni città, per ogni villaggio, senza tener conto d’altri punti di vista, potrebbe condurre in pratica all’assurdo. Ma dovevamo noi nel momento in cui si rivelava che tutte le nazioni nel consesso di Parigi ricorrevano in misura ben maggiore a questo criterio di difesa strategica, con l’animo ancora atterrito per il pericolo corso esigere - anche se fosse stato in nostro potere - che proprio l’Italia, la quale si atteneva ad esso in una misura ben più trascurabile, vi rinunziasse? Proprio l’Italia che per secoli fu teatro delle invasioni dei popoli nordici, in causa anche della debolezza dei propri confini? Dal nostro punto di vista, quando alcuni di noi furono richiesti del loro parere personale, era doveroso ci limitassimo a dire che la questione della frontiera settentrionale era questione che andava risolta dai rappresentanti gl’interessi di tutta la nazione e dal punto di vista di questo legittimo interesse generale, non con riguardo alle nostre esperienze locali, le quali ci hanno permesso tuttavia di aggiungere: in ogni caso meno tedeschi ch’è possibile. Siamo qui dunque sul terreno delle relatività umane e ci basti a dire che l’Italia è più vicina alla soluzione ideale di qualsiasi altro Stato europeo. Confrontino del resto i tedeschi il loro atteggiamento col nostro. L’oratore ricorda qui, per non andar più indietro, i postulati del congresso di Sterzing del maggio 1918. A questo congresso i rappresentanti dei partiti tirolesi domandarono ad unanimità l’annessione all’Austria dell’altipiano dei 7 e 13 comuni, della valle superiore dell’Adda e dell’Oglio, di gran parte della provincia di Venezia e di Udine. Essi proclamavano l’indissolubilità e l’unità del Tirolo da Kufstein fino alla chiusa di Verona, ed il reciso diniego di ogni autonomia «del terzo meridionale della provincia, il cosiddetto Tirolo meridionale»; incameramento delle sostanze dei fuorusciti; vescovo e seminario tedesco e «completa trasformazione della scuola nel Tirolo italiano introducendo il tedesco, come oggetto obbligatorio». L’oratore vuol ricordare questo non per consigliare rappresaglie, ma appunto per dimostrare che la stampa tedesca avrebbe oggi il dovere di essere più modesta. Quando i tedeschi hanno chiesto l’autonomia, la maggioranza dei trentini ha risposto che non intende opporsi a che i tedeschi sul terreno delle autonomie locali, che i trentini reclamano anche per sé, abbiano un’amministrazione separata. I trentini non hanno mai consigliato una politica repressiva e mentre durante la guerra i tirolesi inveirono contro i nostri deputati confinati - basti ricordare l’on. Conci tenuto lontano dalla Giunta e costretto ad abbandonare perfino il convegno d’Innsbruck ove si dovevano discutere provvedimenti contro la fame — questi stessi deputati non ebbero difficoltà ad intervenire in favore di un deputato dietale, tirolese. Questo il contegno nostro, conclude l’oratore, che ci dà diritto di deplorare il contegno di certa stampa. Certo che noi non potremo mai permettere che agl’italiani dell’Alto Adige venga ostacolato il loro libero sviluppo, in nome di una dottrina di Monroe che si vuole applicata a tutto il territorio sopra Salorno. Infine un’enorme differenza — rileva il dr. Degasperi — esiste ancora in favore dei tedeschi al confronto di quella ch’era la situazione nostra rispetto allo Stato. Noi eravamo in Austria sudditi, essi in Italia sono cittadini. Sopra noi regnava l’inquisizione del pensiero, ché non ci era lecito esprimere nemmeno la nostra simpatia verso la nostra nazione e ci si educava all’ipocrisia, esigendo da noi dichiarazioni di patriottismo. I tedeschi, invece, hanno potuto liberamente proclamarsi repubblicani, criticare nei loro giornali il trattato di S. Germain, proclamare le loro riserve e proteste di diritto statale. Ai tedeschi resta libero di usare di tutte le armi della libertà politica e della democrazia; e se quest’uso non è pieno in questo periodo di transizione, come non è nemmeno per i trentini, presto verrà il tempo in cui potranno eleggere i loro rappresentanti. Si mettano francamente e apertamente su questo terreno, lascino le diatribe infeconde e nel pieno esercizio delle libertà politiche impareranno ad apprezzare le garanzie civiche che offre lo Stato italiano e ad amare l’Italia, che non conoscono ancora. Questo in sunto quanto espose in forma piana e senza pretese nella prima parte della sua conferenza l’on. Degasperi.

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