La deontologia ha recepito i messaggi della bioetica ed ha abbandonato la funzione di puntuale inventario delle leggi e delle regole attinenti la professione, mentre essa ha acquisito dignità di sostegno e di guida ad una buona pratica medica. Ma questa attenzione è recente, oppure è rintracciabile anche nei codici di deontologia medica pubblicati in Italia nel corso del XX secolo? L'analisi dei codici di deontologia medica italiani ha messo in evidenza uno specifico interesse per i temi propri della bioetica a partire dal 1978. Non si tratta, però, solo della scelta dei temi. La riflessione deontologica ha fatto propria anche la metodologia bioetica. Per cui i codici danno indicazioni sull'agire del medico partendo da un ben preciso riferimento antropologico: il rispetto della persona umana e dei suoi diritti. Ciò nonostante, la soggettività dei diritti non è riconosciuta prima della nascita, quindi sono giustificati sia l'aborto sia le tecniche di fecondazione artificiale. Inoltre, la dignità professionale del medico non è sempre salvaguardata, infatti, in nome del rispetto dell'autonomia, essa viene subordinata alle decisioni del paziente. Questo rappresenta un paradosso dei codici deontologici, i quali hanno come scopo principale quello di vietare i comportamenti dannosi per il "buon nome" della categoria.