Questo saggio è dedicato, principalmente, a discutere una tesi, ancora molto diffusa nella filosofia del diritto, e adottata da Vittorio Villa nel suo importante libro, Una teoria pragmaticamente orientata dell'interpretazione giuridica: la c.d. "analisi composizionale del significato", ossia l'idea secondo cui il significato consta di due componenti separate e/o separabili - variamente denominate frastico e neustico, senso e forza, contenuto descrittivo e modo, ecc. Contro tale tesi l'a. sostiene che essa sia inutile se non dannosa, sia in generale, sia con specifico riguardo alla teoria elaborata da Vittorio Villa. Alla base di tali critiche vi è, soprattutto, la convinzione secondo cui quella in esame costituisce una stipulazione teorica che deve essere abbandonata se non si mostra proficua; un argomento simile viene, poi, impiegato dall'a. anche a favore di una versione del contestualismo più radicale rispetto a quella propugnata da Villa.
Sarà, pertanto, definitivamente "abbandonata" l'infelice previsione normativa introdotta dalla legge n. 228/2012, che risulta, invece, in contrasto con i principi sanciti dalla Suprema Corte. In sede di attuazione della delega dovranno, quindi, essere individuati con chiarezza i principali "punti fermi" della giurisprudenza di legittimità.