Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonassimo

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Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188476
Pietro Touhar 1 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Sarebbe poi grando scortesia l'abbandonarsi a smoderato giubbilo in faccia ad un avversario sfortunato, e daremmo luogo a giudicare sinistramente di noi se ci abbandonassimo a trasporti di malumore quando la sorte persiste ad esserci contraria; chè in tal caso dobbiamo invece sapere scherzare piacevolmente sulla nostra stessa disdetta. Qualsivoglia astuzia o soverchieria nel giuoco, allorchè abbia il fine di procurare la vincita, è un furto manifesto. Nel giuoco, del pari che in ogni altra faccenda grave o leggera, è necessaria la più specchiata probità; e sarebbe offesa all'onestà, alla delicatezza, il procurar di conoscere con modi illeciti il giuoco dell'avversario, per cavarne profitto. Se nascesse qualche disparere, non vi ostinate a sostenere la vostra opinione contro il giudizio degli spettatori imparziali ed esperti; e sottomettetevi di buon grado alla loro decisione dopo avere spiegato garbatamente le ragioni della vostra pretesa. Se un vostro compagno di giuoco avesse fatto qualche sbaglio, vi sarà lecito farnelo accorto a suo tempo, senza peraltro darvi aria di volerlo rimproverare od ammaestrare, che sarebbe azione affatto sconveniente per chi vuol mostrarsi bene educato. Quando la sorte vi fosse stata contraria, voi manchereste, non occorre dirlo, alla buona creanza, se vi mostraste invidiosa della fortuna dell'avversario. Parlando della vostra perdita, essendochè non potrà mai essere considerevole, fatelo sempre in modo da non lasciar trapelare nemmeno l'ombra del rammarico o del dispetto. Ove poi vi accorgiate di non potervi mantenere impassibili ad una perdita comunque lieve, astenetevi dal giocare, se non volete correre il rischio di assomigliarvi a coloro che pensano un quarto d'ora, che parlano fra' denti, che smuovono la sedia, che si mordono le labbra, che si arricciano i capelli, che battono il tempo col piede, che suonano il tamburo sul tavolino, prima di risolversi a un colpo un po' dubbio; od anche a coloro che imputano la disgrazia al posto che hanno scelto, alla persona che hanno vicina o a qualsivoglia altra fantasticaggine. La giocondità insomma e l'indifferenza sì per la perdita che per la vincita, rendono dilettevoli le oneste ricreazioni di questo genere. Queste avvertenze possono parere superflue per le fanciulle che mai o di rado si troveranno nel caso di cedere alla funesta passione del giuoco; ma siccome ad alcune pur potrebbe avvenire di correre un tempo questo rischio, così abbiamo voluto premunirle; tanto più che anche dai giuochi puerili e leciti alle fanciulle, e nei quali conviene usare proporzionatamente parlando le stesse cautele, nascer potrebbe una passione pericolosa e capace di guastare il miglior carattere. Il giuoco in conclusione, o è da proscrivere addirittura, o è da considerare qual semplice passatempo ricreativo; e perciò non bisogna mai farne una grave occupazione. Dobbiamo: Astenerci dal giuoco di somma rilevante, e quindi essere indifferenti sì alla perdita che alla vincita; accogliere la decisione delle persone disinteressate in caso di disparere; astenerci da qualunque giuoco ove non ci riesca di sopportare impassibilmente la perdita; far sì che il giuoco sia una ricreazione, non un'occupazione. Non dobbiamo: Ridurre il giuoco a speculazione; giubbilare per la vincita o rattristarci per la perdita; farci lecita la benchè minima soverchieria nel giuoco; notare con tono di rimprovero gli sbagli del compagno; lasciare il giuoco innanzi il tempo quando siamo in vincita; mostrarci astiose della buona ventura dell'avversario.

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